Il mondo ha bisogno di saggezza, non solo di intelligenza

Rivoluzione in Libia, in Egitto, in Tunisia. Il Medio Oriente e il Nord Africa stanno affrontando un cambiamento senza precedenti: le dittature si sbriciolano e il popolo reclama la democrazia.

Ma che ne sarà di queste legittime aspirazioni democratiche, in futuro? Si creeranno nuovi regimi, magari più autoritari di quelli che c’erano? Nessuno può dire, oggi, cosa ci riserva il futuro, ma si può però parlare del presente: di cosa avrebbe bisogno oggi il mondo, per riservare alle persone maggiore benessere, sociale e personale? “Quello di cui il mondo ha bisogno ora, soprattutto di questi tempi, è una maggiore saggezza”, osserva Dolores Pushkar, docente nel Dipartimento di Psicologia della Concordia University e membro del Centro per la ricerca sullo sviluppo umano.

Tutte le nazioni hanno bisogno di un leader saggio, ma in particolare il Medio Oriente e il Nord Africa hanno bisogno di leader non solo saggi, ma anche aperti a prospettive nuove, che siano in antitesi con l’egoismo espresso dai dittatori del passato. “La saggezza è qualcosa da cui la società trae benefici nel suo complesso, ma che sa offrire benefici anche alle singole persone”, continua la ricercatrice.

La Pushkar si interessa di quanto sta avvenendo nel mondo, in quanto la maggior parte della sua ricerca si è concentrata sul benessere umano e sulla soddisfazione di vita, convincendosi che la saggezza svolge un ruolo centrale in entrambe le cose. Recentemente ha pubblicato un saggio che si intitola: What Philosophers Say Compared with What Psychologists Find in Discerning Values: How Wise People Interpret Life (ciò che dicono i filosofi paragonato a ciò che gli psicologi hanno scoperto sui principali valori: come le persone sagge interpretano la vita).

“La saggezza e l’intelligenza non sono la stessa cosa”, ha sottolineato la docente canadese, affermando che solo il 5 per cento della popolazione può essere definita veramente saggia. La riflessione su di sé e l’insight avanzato iniziano solo dopo l’adolescenza, con la maturazione del cervello.

Come potremmo dunque definire la saggezza, questa cosa così importante, che insegna ad essere soddisfatti della vita e a far fronte alle situazioni difficili dell’esistenza ? Non esiste una definizione unica di saggezza, dice la Pushkar, ma le sue caratteristiche di base includono sicuramente la conoscenza, la comprensione profonda della natura umana, la contentezza per la vita, l’empatia e la flessibilità nel vedere i problemi da punti di vista altrui.  Le persone sagge inoltre possono vedere il lato positivo di una situazione negativa: i saggi sono sempre aperti a percorrere nuove strade, a guardare oltre.

Molti studi hanno dimostrato che uno stress pressante e prolungato, in casi come il genocidio o gli abusi sui minori, fa avvertire un tale senso di ingiustizia che può di fatto impedire alle persone di scegliere la via della saggezza. “Più lo stress è intenso e travolgente, meno probabilità hanno le persone di sviluppare la saggezza dall’esperienza,” dice la Pushkar, citando ricerche effettuate dopo grandi calamità e guerre. “Le avversità croniche possono distruggere la saggezza”.

La Pushkar sottolinea che le persone sagge spesso sposano il senso comune – ma ciò che le rende comunque mediamente più intelligenti è la loro capacità di seguire i propri valori, di metterli in pratica.

In tutto questo il genere sessuale non c’entra: se gli uomini, per secoli, sono stati considerati più saggi delle donne è solo perché essi hanno avuto accesso all’istruzione, cosa che era negata alle donne. Ecco perché i vecchi saggi erano tutti uomini.

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L’età è un altro fattore irrilevante nel raggiungimento della saggezza. Alcune persone riescono ad essere sagge prima di altre, dice ancora la professoressa, ed ecco perché nel loro gruppo di ricerca queste persone, indipendentemente dall’età, vengono definite “le vecchie anime“, dal momento che “sono più veloci nell’imparare ciò che porta ad una vita migliore”.

Etezadi e Pushkar hanno studiato in particolare il benessere tra gli anziani, scoprendo che le persone tendenzialmente ottimiste sono in genere più sagge dei propri coetanei pessimisti. “Abbiamo scoperto che le persone che sono più sagge riescono a mantenere più a lungo un senso di felicità”, dice Etezadi, mentre “le persone che nutrono maggiore amarezza nei confronti della vita sono quelle che non hanno saputo trarre lezioni positive dalla loro esperienza”.

Questo studi vengono sostenuti dai Canadian Institutes of Health Research, il Social Sciences and Humanities Research Council of Canada and Quebec’s Fonds de recherche sur la société et la culture.

Fonte:
Concordia University,What The World Needs Now? More Wisdom, via Medical News Today

Dr. Giuliana Proietti, psicoterapeuta, Ancona

Immagine:Yogi Nils, Wikimedia

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