Break – Ossa Rotte

In questi giorni mi è capitato di leggere un libro sull’autolesionismo, di Hannah Moskowitz (opera prima di una sedicenne sicuramente dotata, sia per la scrittura, che per la psicologia).

Il libro si chiama Break, Ossa rotte e parla di un ragazzo, Jonah, che ha una vita familiare molto difficile: lui ha 18 anni e suo fratello, al quale è molto legato, ne ha 16. Jesse, il fratello di Jonah, soffre di molte allergie e, da un momento all’altro, potrebbe avere uno shock anafilattico e morire. I loro genitori sono sull’orlo di una crisi di coppia da diverso tempo, tanto che hanno messo al mondo un terzo figlio, Will, per cercare di ritrovare un’intesa. Il progetto si è rivelato però un boomerang, in quanto il bambino, che nella storia ha otto mesi, non fa che piangere e vomitare, creando tensioni e confusioni, in una famiglia già molto provata, sotto molti punti di vista. Infatti, il protagonista della storia, Jonah, come forma di evasione a questa difficile situazione familiare ed anche a causa di profondi sensi di colpa vissuti nei confronti del fratello malato, si dà come obiettivo quello di rompersi tutte le ossa del corpo, nella convinzione che, così facendo, le sue ossa si rinforzino e lui stesso diventi una persona più forte. Per questo si lascia cadere dallo skate, si lancia in una piscina vuota, si martella le dita dei piedi e compie altre imprese del genere. Naturalmente qualcuno se ne accorge e il protagonista viene mandato in un ospedale psichiatrico…

Non vi racconto il finale, qualora voleste leggervi il libro, ma tanto basta per parlare di quanto una convinzione assurda, come quella di rompersi volontariamente le ossa del corpo per rendersi più forti, potrebbe insinuarsi nella fragile mente di un ragazzo adolescente con problemi, e portarlo a praticare atti di violenza contro sé stesso, mettendo a rischio la sua salute, oltre che la sua vita.

Il pericolo di questi comportamenti è anche nel contagio sociale: chi ha il coraggio di colpirsi potrebbe essere visto dai suoi pari come un eroe, come una persona speciale, che non teme il dolore.

Il romanzo tenta di apporofondire, anche dal punto di vista psicologico, i vari personaggi e le relazioni fra di loro: ci riesce solo in parte, visto che molti aspetti vengono trattati con estrema superficialità. Ad esempio, non si capisce perché il bambino di otto mesi pianga continuamente (non è normale che un bambino pianga non-stop giorno e notte, a meno che non abbia qualche problema…), così come non si capisce come faccia il protagonista, con tutte le sue ossa rotte, a continuare a fare una normale vita sociale e, ad un cero punto, perfino una mezza partita a pallacanestro. Non si sa molto dei suoi rapporti conflittuali con i genitori, della sua infanzia con il piccolo Jesse. Certamente ci sono delle ingenuità e delle superficialità ma, visto che si tratta dell’opera prima di una sedicenne, direi che esse vanno sicuramente perdonate.

Per concludere, consiglierei la lettura del romanzo solo a soggetti adulti che si interessano del problema dell’autolesionismo, mentre eviterei assolutamente di regalare il libro ad un adolescente con problemi, nella speranza che il libro lo aiuti a risolverli… Si rischia infatti di farlo finire in ospedale, con le ossa rotte.

Dr. Giuliana Proietti, psicoterapeuta, Ancona

Titolo Break – Ossa Rotte
Autore Hannah Moskovitz
Pagine 288
Prezzo € 14,50
Uscita 13 Aprile 2011
ISBN 978-88-09-75905-3

Immagine: copertina del libro

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