Dai figli non si divorzia: intervista a Anna Oliverio Ferraris

Dai figli non si divorzia, intervista a Anna Oliverio Ferraris

Le interviste

 

GP Come prima cosa farei anche a lei la stessa domanda ‘frivola’ che ho già fatto alla Prof. Vegetti Finzi, riguardo all’uso del cognome del marito: come mai, ora che ci siamo liberate di questo obbligo anagrafico, alcune donne importanti, come lei, continuano ad usarlo?

AOF Mah, così, per abitudine. In realtà le donne continuano ad avere sempre il cognome del padre e quindi il cognome resta sempre ‘una cosa maschile’ in ogni caso… Mi ricordo che quando mi sono sposata ho pensato che cambiavo molto della mia vita (abitudini, città ecc.) e dunque mi sono detta: toh! Cambiamo anche il cognome… Una specie di avventura. Poi qualche volta mi pento, perché ‘Oliverio’ viene sempre storpiato con ‘Oliviero’, ‘Olivero’.. però è anche il cognome di mia figlia (e di mio marito!) e la gente ormai mi conosce così. Però è giusto quello che lei dice, anche se in realtà sarebbe più giusto che ognuno potesse scegliersi il cognome, o del padre o della madre (anche se creerebbe qualche problema all’anagrafe).

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GP Giustissimo. Penso anch’io che bisognerebbe poter scegliersi il cognome.
Cambiamo argomento e parliamo di matrimoni. Perché secondo lei una coppia su tre in Italia decide di separarsi?

AOF Io ho fatto una ricerca su 60 figli adulti di separati e divorziati, che è alla base del libro ‘Dai figli non si divorzia’ e ho visto che i motivi possono essere diversi. Quelli che decidono di divorziare nei primi anni evidentemente scoprono un’impossibilità di andare d’accordo su certe questioni di base. Altri invece, quelli che divorziano più tardi, possono farlo per altri motivi. Può esserci un’incompatibilità che emerge col tempo, può essere un tradimento. A volte anche motivi di ordine economico (uno dei due era dedito al gioco e dunque portava alla rovina la famiglia). In un altro caso la moglie scopre che il marito di cui era innamorata e con il quale andava perfettamente d’accordo (non ci sarebbe stato nessun motivo)… però lui abusava delle figlie, delle bambine… Se però le separazioni sono in aumento è perché le donne si sentono più libere di lasciare il marito. Una volta era molto difficile per una donna rendersi autonoma. Per le donne della generazione di mia madre era impossibile, se non per poche, perché la maggioranza dipendeva economicamente dal marito.

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GP In un certo senso possiamo dunque attribuire all’emancipazione femminile il crollo dell’istituzione matrimoniale?

AOF E’ più facile che sia la donna a prendere la decisione di separarsi. Anche se non vanno d’accordo con la moglie e hanno un’altra storia, molti uomini preferirebbero non affrontare il problema, accantonarlo e mantenere la famiglia come punto fermo nella loro vita; nella moglie questi uomini vedono ‘la casa’, ‘la base sicura’, una specie di seconda mamma…

GP Le donne sono più intransigenti dunque…

AOF Non si può mai generalizzare perché i casi possono essere molto diversi l’uno dall’altro. Il fatto nuovo è che, rispetto a madri e nonne, le donne delle ultime generazioni hanno spesso un’attività lavorativa e una conoscenza del mondo che consentono loro di essere autonome dal marito sia sul piano economico che sociale.

GP Una volta giunti alla separazione, che consigli possiamo dare ai genitori, per cercare di fare in modo che i figli non ne abbiano a soffrire?

AOF Dovrebbero fare uno sforzo per mettersi nella pelle dei figli, cercare di vedere le cose dal loro punto di vista, perché sono pochi i figli favorevoli alla separazione. Lo sono, qualche volta, i più grandi che si rendono conto che non c’è più rimedio, che è meglio per tutti se papà e mamma si separano. La maggioranza pensa invece che siccome i genitori hanno formato la famiglia, dovrebbero trovare anche il modo per andare d’accordo. Possono anche pensare che un genitore abbia torto o che abbiano torto tutti e due, ma non per questo vogliono allontanarsi dall’uno o dall’altra. Occorre capire che i figli hanno un’ottica diversa dagli adulti. L’attaccamento che hanno sviluppato con entrambi è un legame importante e non si deve metterli contro l’ex coniuge o giocare con i loro sentimenti. I bambini soffrono, naturalmente, anche quando la separazione avviene in un clima civile, perché cambiano le abitudini e lo stile di vita; ma soffrono ancor di più quando le ostilità invece di finire continuano nel tempo.

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GP Mi sembra che lei abbia fatto una ricerca sui figli dei separati, per capire se, nel tempo sono riusciti o meno a rimarginare questa ferita…

AOF Si, il 33% dei figli afferma di essersi abituato ‘in poco tempo’ (però in questo gruppo sono compresi anche i figli che al momento della separazione avevano meno di 5 anni, cioè i più piccolini, che in genere sono quelli che si abituano più rapidamente, anche perché hanno avuto un minore periodo di vita in comune col genitore che esce di casa). Il 28% ‘tra uno e due anni’. ‘Molti anni’ il 25%. Il 6% ‘non mi sono mai abituato’. Abituarsi nel giro di uno o due anni è la normalità. I genitori non dovrebbero farsi la guerra: la separazione dovrebbe porre fine a tensione, litigi, recriminazioni, accuse… invece gli scontri spesso continuano per anni.

A volte dietro gli scontri ci sono problemi psicologici dell’uno o dell’altra, immaturità, difficoltà a separarsi. Qualcuno litiga per tutta la vita e questo, paradossalmente, diventa un modo per mantenere un legame con l’ex, sia pure basato sul risentimento o sull’odio. Chiarire queste problematiche con un psicologo può essere utile e qualche volta può anche portare al recupero del rapporto, si impara a conoscersi megli, a comunicare in modo diverso. Una cosa è il visibile, cioè quello che appare in superficie, ma molto più importante è l’invisibile, cioè quello che non appare e di cui spesso non si ha una chiara consapevolezza.

GP Secondo recenti dati ISTAT, sempre più figli nascono al di fuori del matrimonio, come mai?

AOF Per motivi diversi. Sono liberi di scegliere, non c’è più l’obbligo di sposarsi. Altri sono cauti, soprattutto se i loro genitori non andavano d’accordo o si sono separati. Altri ancora non sono disposti a convivere per obbligo se non si amano più, perciò scelgono fin dall’inizio un legame più “leggero”.

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GP In qualche modo non vogliono rischiare…

AOF La vita si è allungata e un’unione rischia di durare molto più che in passato: se non si va d’accordo la convivenza può diventare molto pesante. Diciamo dunque che è un po’ nell’ordine delle cose, si capisce perché molti scelgono questa soluzione.

GP Insomma, è una forma di adattamento all’ambiente…

AOF Si, un adattamento alle mutate condizioni di vita, tra cui una maggiore indipendenza delle donne.

GP Lei ha scritto un libro, Arrivano i nonni. Volevo chiederle, questo fatto che i bambini crescano con queste figure piuttosto anziane, anche se i nonni oggi sono più giovanili…

AOF Sono più giovanili, non più giovani. Questo perché i figli si fanno più tardi e dunque i nonni, dal punto di vista anagrafico, sono più anziani dei loro nonni, però si considerano “adulti maturi” non “vecchi”: fisicamente stanno meglio rispetto ad un tempo, per tanti motivi: la medicina, i denti, le ginnastiche, le cure estetiche, una vita più sana… sono anche più dinamici, sono abituati a viaggiare e nella loro vita hanno assistito a moltissimi cambiamenti, per esempio la rivoluzione informatica.


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GP Non saranno troppo saggi per allevare dei bambini piccoli?

AOF Ma i nonni son sempre stati saggi per definizione (anche se poi nella realtà non sempre lo sono come si dice, per fortuna!). Nella prima metà del Novecento lo erano ancora di più: c’erano dei ventenni che sembravano dei trentenni, anzi, volevano sembrare dei trentenni; non c’era ancora l’idea di dover rimanere sempre adolescenti, c’era anzi il desiderio di entrare il più rapidamente possibile nell’età adulta, di assumersi delle responsabilità per poter avere un ruolo nella società e nella famiglia.

GP Quindi lei non vede male questo fatto che i figli vengano affidati ai nonni e crescano con loro…

AOF I figli devono essere educati dai genitori. I nonni coadiuvano. Siccome oggi molte donne lavorano, la presenza dei nonni può essere importante in alcuni momenti della giornata, in certi giorni della settimana. Quando la mamma era casalinga, era lei ad occuparsi a tempo pieno dei figli, ma se la mamma sta fuori mattina e pomeriggio, il nonno può creare quel clima caldo, può fornire quella presenza di cui i bambini hanno bisogno. Deve però cercare di coordinarsi con i genitori, di non sostituirsi a loro.

GP Negli Stati Uniti stanno lanciando dei programmi nelle scuole per convincere i ragazzi all’astinenza sessuale, anche per prevenire i rischi di AIDS e le gravidanze fra giovanissime. Lei cosa ne pensa? E’ una buona strategia, un programma da copiare anche in Italia o potremmo fare di meglio?

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AOF Dipende con quali motivazioni… Meglio non farsi trascinare dalle mode del momento, tipo ‘io faccio sesso perché lo fanno gli altri’. L’ideale è seguire i propri ritmi invece di entrare in competizione con i propri coetanei o accettare supinamente i modelli imposti dai media. Bisogna però anche dire che i giovani di questi anni sono bombardati fin da bambini da stimoli sessuali: ne sono pieni gli schermi, ne sono piene le pubblicità, ne è pieno internet e non è facile per loro sottrarsi a questo tipo di pressione.

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GP Cosa pensa in generale dei PACS?

AOF Nei PACS non ci vedo niente di strano: per le coppie eterosessuali come per quelle omosessuali. Penso che delle persone adulte dovrebbero essere libere di scegliere tra matrimonio o PACS. Succede già in altri Paesi europei. Noi siamo frenati dalla Chiesa che ha delle…. problematiche sessuali irrisolte.
Per quanto riguarda gli omosessuali, se un tempo sembravano ricercare soprattutto la “trasgressione”, la promiscuità, oggi molti ricercano una vita più ordinata, un legame. Non trovo nulla di disdicevole in questa aspirazione.

GP E per quello che riguarda le adozioni?

AOF Per quello che riguarda le adozioni bisogna valutare di volta in volta l’adeguatezza dei genitori, ciò che possono offrire ai figli non solo dal punto di vista concreto ma anche e soprattutto psicologico, il che vale anche per le coppie eterosessuali. L’omosessualità è legata a fattori individuali, spesso biologici, e il fatto che i genitori siano omosessuali non implica che il figlio sarà omosessuale.
Ci sono però altre problematiche emergenti e per questo consiglierei di leggere sul numero in edicola (Maggio 06 n.d.r.) di ‘Psicologia Contemporanea’ l’articolo che ho scritto con un mio collaboratore sulle coppie lesbiche con figli, sia avuti da un rapporto eterosessuale precedente, sia con la fecondazione artificiale.

Personalmente ho delle grosse riserve sulla scelta di mettere al mondo dei figli con fecondazione artificiale e padre anonimo. Molte di queste donne invece considerano il donatore di sperma alla stregua di un donatore di sangue e non vogliono neppure conoscerne l’identità; ma non è la stessa cosa: a partire dai sei-sette anni un bambino, anche se è affezionato alle sue due mamme, incomincia a porsi il problema del padre, vuole sapere chi è, dov’è, come si fa per andarlo a trovare… per capire il mondo e le persone ha bisogno anche di un modello maschile, non solo di figure femminili.

GP E’ meglio forse essere allevati da due donne omosessuali piuttosto che da due uomini?

AOF Difficile dirlo, i fattori che entrano in gioco sono molti e diversi.
Nello studio di cui le parlavo, ci sono dei figli ormai adulti che parlano del rapporto con le loro due mamme lesbiche. C’è chi dice di essere affezionatissimo alle sue mamme. Il problema non è quello. E’ che però – dice – per tutta la mia giovinezza io ho sempre cercato anche un padre, un modello maschile, perché io sono uomo, non sono una donna e dunque avevo bisogno di relazionarmi anche con un uomo. Anche per le femmine è importante poter relazionarsi con un adulto maschio. Una ragazza spiega: ‘io non capivo perché mia madre volesse stare insieme ad un’altra donna. Insomma, c’ero io, che sono una donna, quindi ero molto gelosa di questa nuova compagna della mamma. C’è stato un periodo di incomprensione…’ E’ più comprensibile per un bambino che la mamma abbia un legame con un papà, un maschio, perché così capita a tutti, piuttosto che con un’altra donna.

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GP Certo. È più difficile da accettare…

AOF Il confronto con la società esterna, con i coetanei, i compagni di scuola, non è facile e allora vanno molto sostenuti dai genitori, i quali devono spiegare il perché, il per come, ma soprattutto rassicurarli…

Giuliana Proietti

 

Dr. Giuliana Proietti

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CHI E’ ANNA OLIVERIO FERRARIS?

Psicologa e psicoterapeuta è nata a Biella e ha studiato a Milano e a Torino. Dal 1980 è professore ordinario di Psicologia dello sviluppo all’Università “La Sapienza” di Roma. E’ autrice di saggi, articoli scientifici e testi scolastici in cui affronta i temi dello sviluppo, dell’educazione, della famiglia, della scuola, dei rapporto con la tv e i nuovi media. E’ stata membro della Consulta Qualità della Rai e del Comitato Nazionale per la Bioetica. Collabora con il “Tuttoscienze” (La Stampa), Psicologia Contemporanea, Mente & cervello, Prometeo, Scuola dell’infanzia e altre riviste.

Volumi pubblicati:

Il significato del disegno infantile Boringhieri, Torino 1973
Lo sviluppo comparato del comportamento (con A. Oliverio) Boringhieri, Torino, 1974
Psicologia: i motivi del comportamento umano Zanichelli,Bologna 1976 (1° ed), 2002 (6a ed.)
Il bambino in casa e a scuola Zanichelli, Bologna, 1977
Maschio-Femmina. Biologia, psicologia, sociologia nel comportamento sessuale (con A. Oliverio) Zanichelli, Bologna 1978
Psicologia della paura Boringhieri, Torino 1980 (1° ed.), 1998 (2° ed)
L’alba del comportamento umano (con A. Oliverio) Laterza, Roma, 1983
L’assedio della paura Editori Riuniti, Roma 1983 e 1998
1 ritmi della vita Editori Riuniti, Roma 1983
Il bambino e l’adulto Laterza, Roma 1986
La scienza e l’immaginario (con A. Oliverio) Editori Riunití, Roma 1986
L’uomo e la macchina Editori Riuniti, Roma 1987
Nei labirinti della mente (con A. Oliverio) Laterza, Roma 1989 (1° ed.), 1998 (2° ed)
Determinanti storico-sociali dell’individuo R. Cortina, Milano 1990(1° ed),1992 (2° ed)
Crescere. Genitori e figli di fronte al cambiamento R. Cortina, Milano 1992 (1° ed.), 1999 (4° ed.)
Insegnare la TV Valore Scuola, Roma 1994
La persona, la sessualità, l’amore. Corso di educazione sessuale (con A. Oliverio) Loescher, Torino 1994
Zone d’ombra. Storie di normale psicopatologia Giunti, Firenze 1995
TV per un figlio Laterza, Bari 1995 (1° ed), 2004 (2° ed),
Introduzione alla psicologia dello sviluppo (con Bellacicco, Costabile e Sasso), Laterza, Bari 1997 (1° ed.), 1999 (2° ed)
Il terzo genitore. Vivere con i figli dell’altro Raffaello Cortina, Milano, 1997
Grammatica televisiva. Pro e contro la tv Raffaello Cortina, Milano 1997
Una tv per crescere Comitato tv e minori Tecnodid ed., Napoli 1998
Il volto e la maschera. Il fenomeno della pedofilia e l’intervento educativo (con B. Graziosi) Valore Scuola. Roma 1999
La macchina della celebrità Giunti Editore, Firenze 1999
Il mondo delle scienze sociali (con A. Oliverio) Zanichelli, Bologna, 2000
Le domande dei bambini. Rizzoli, Milano, 2000; BUR, 2003.
Pedofilia: per saperne di più (con B. Graziosi) Laterza, Roma e Bari, 2001
Il cammino dell’adozione. Rizzoli, Milano, 2002.
Capire il comportamento (con A. Oliverio) Zanichelli, Bologna 2003
La forza d’animo. Rizzoli, Milano, 2003. (BUR, 2004)
Le età della mente. Rizzoli, Milano, 2004. (BUR, 2005)
Dai figli non si divorzia. Rizzoli, Milano, 2005.
Prova con una storia. Fabbri, Milano, 2005.
Arrivano i nonni. Rizzoli, 2005
Non solo amore. I bisogni psicologici dei bambini. Giunti, Firenze, 2005.

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