La conoscenza progredisce pian piano: intervista a Piero Angela

La conoscenza progredisce pian piano: intervista a Piero Angela

Le interviste

 

WLG In Italia, all’Università, si studiano prevalentemente le materie umanistiche, mentre invece il mercato richiede tecnici, ingegneri, ecc. Che dire invece della scuola intermedia? Secondo lei è meglio passare subito alle materie tecniche e scientifiche o prima prepararsi bene con gli studi classici?

PA Le faccio il mio caso personale: io ho fatto il liceo classico a Torino, negli anni quaranta. Era un liceo dove andavano i ragazzi di buona famiglia. Il liceo classico era considerato il migliore perché dava una cultura letteraria ecc, mentre al liceo scientifico andavano dei ragazzi che avevano un indirizzo quasi più ‘professionale’. Si dice poi che all’Università chi ha fatto il classico fa bene anche le materie scientifiche, perché ha una mente più aperta… Questa cosa non è assolutamente vera: quello che è vero è che i ragazzi portano con sé la cultura della famiglia, qualunque cosa facciano. Le do subito la controprova: io ho abitato moltissimi anni in Francia; i miei figli sono nati lì ed hanno iniziato gli studi lì e poi hanno continuato a fare il liceo francese fino all’università. Bene, al liceo francese, ci sono quattro tipi di sezioni, nello stesso liceo, che sono: la A letterario, la B l’economico, la C il matematico, la D il biologico. Allora, le famiglie che da noi avrebbero mandato i figli al liceo classico li mandano al settore C: il matematico, perché hanno questa predilezione. Allora, quelli che non vanno bene li mettono nella ‘A’: il letterario. La fierezza in Francia delle scuole di prestigio non sono scuole come la Sorbona: sono l’Ecole polytechnique da cui escono ministri e presidenti del Consiglio,ecc o l’Ecole Normale d’Administration. Queste sono le grandi scuole francesi, non quelle letterarie. Allora vede, quando lei cambia l’obiettivo, si capisce che quello che conta non è tanto il tipo di scuola, quanto la famiglia che c’è dietro, che crea dei risultati diversi. Non credo che il liceo classico prepari meglio del liceo scientifico: dipende molto da come si fa la scienza… La scienza nella scuola viene trattata come una specie di scaffalatura in cui c’è il reparto biologia, il reparto chimica, il reparto fisica. E’ molto tecnico, poco filosofico: in realtà se lei si pone le grandi domande della filosofia, chi siamo, da dove veniamo, ecc. Da dove veniamo è l’universo, cioè astrofisica, la nascita dell’uomo è la nascita attraverso l’evoluzione paleontologica, la biochimica per la formazione della vita, la neurologia per il cervello, la fisica per l’atomo. Cioè, le grandi risposte dei filosofi naturalisti del passato, oggi le danno le conoscenze scientifiche. Vede, in questo senso l’insegnamento della scienza è oggi molto carente: perché non si danno i significati, si danno solo le nozioni.

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WLG A proposito di quello che diceva, mi viene in mente il creazionismo… Lei sa che in America, che è un Paese piuttosto laico e secolarizzato, in questo momento in molte scuole si è tornati ad insegnare il creazionismo, dimenticando l’apporto di Darwin. Che ne pensa di questa cosa?

PA Dipende dal tipo di religiosità che ha l’America, che è una religiosità di tipo protestante evangelico, puritano, molto legato, letteralmente alla Bibbia. C’è quindi una tendenza a prendere alla lettera la Bibbia, mentre già nella cultura cattolica c’è una tolleranza maggiore, c’è una visione più metaforica di certi insegnamenti. Quindi si passa da una visione un po’ più ‘allargata’ che è quella cattolica, perché poi la religione cattolica, sia pure con qualche difficoltà, ha accettato i meccanismi dell’evoluzione affermando però che c’è dietro un livello divino. Mentre invece non dico i ‘protestanti’, perché vi sono molte forme di protestantesimo, però quelli che sono più fondamentalisti sono quelli che prevalgono in tanti aspetti della politica ed anche nella politica dell’istruzione.

WLG Vorrei restare in America, per chiederle qualcosa della ‘fuga dei cervelli’ di cui l’Italia è protagonista, in un certo senso… Qualcuno dice maliziosamente che in Italia non si riesce ad avere una vera politica della ricerca perché gli Stati Uniti hanno interesse ad assumere dei ricercatori italiani: sono molto motivati e bene istruiti, il tutto a spese del nostro Stato.
Secondo Lei c’è un fondo di verità?

PA Intanto va detto che è utilissimo per qualunque ricercatore andare a passare un periodo all’estero, perché anche solo imparare l’inglese è importante, poi conosce il mondo internazionale, ecc. Quindi, il fatto che i giovani vadano fuori dal loro Paese non è un male, anzi è un bene: il problema è che non possono più rientrare, perché qui non trovano le condizioni che hanno trovato fuori. Anzitutto le risorse, ma non è solo questo, trovano un ambiente che premia il merito. Da noi questo non accade e questa è la grande pietra al collo che abbiamo in tutti i campi, compreso quello della scienza. D’altra parte forse l’insuccesso dello sviluppo della scienza in Italia lo si misura addirittura in modo inverso: cioè quanti pochi ricercatori stranieri abbiamo in Italia. Se lei va in America vede che lì i laboratori sono pieni di ricercatori stranieri; qui in Italia non c’è nessuno, tranne in alcuni Istituti come l’Istituto di Veronesi o quello di Garattini, che sono Istituti internazionali dove hanno ricercatori stranieri che vengono qui ad imparare. La struttura della ricerca nelle Università da noi è ingessata da tanto tempo e soffre di mali antichi, il primo dei quali è la mancanza di meritocrazia.

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WLG Problemi di ‘familiarità’, di nepotismo?

PA Si, ma al di là di questo, qui i ci sono ragazzi, stanno al seguito del professore per anni, anni e anni, poi cercheranno di avere il posto e quindi quando arriva uno bravo… Ci si dice, ma questo è uno che aspetta da anni, che sta soffrendo… Cè questo modo di pensare, del ‘volemose bene’.

WLG Ora vorrei chiederle qualcosa sulla qualità della vita: molti si lamentano dei tempi moderni; inquinamento, effetto serra, fonti energetiche in esaurimento, stress… Secondo lei si viveva davvero meglio ‘quando si stava peggio’?

PA Guardi, io ho scritto tante volte nei miei libri che io non vorrei essere un contadino dell’Ottocento o un interrogato dalla polizia del Settecento, un carcerato del Seicento, un malato del Cinquecento… Chi vuole, si accomodi! La vita è raddoppiata in un secolo, è migliorata, è scomparsa la fatica fisica, c’è stata l’emancipazione femminile, la gente è più istruita, la donna si è liberata, ha potuto studiare, quando si ha un male, in ospedale lo si può curare, c’è l’anestesia… Se qualcuno preferisce non avere queste cose, vada pure.

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WLG Lo stress a questo punto, è il male minore!

PA Certo! Ma credo che di stress ce n’era molto anche in passato.

WLG E ora vorrei chiederle del problema dell’acqua. Ormai è opinione comune che le prossime guerre verranno combattute non tanto per avere il controllo del territorio, ma per avere quello sull’acqua. Come può essere evitato questo scontro tra popoli, per potersi approvvigionare d’acqua senza doverla sottrarre al Paese confinante?

PA Quì bisogna intendersi, perché l’acqua è un problema grandissimo e noi non lo stiamo affrontando. Però, io ricordo che partecipai ad una riunione con persone sensibili ai problemi dell’ambiente. Era il periodo, negli anni settanta, in cui cominciò una grande siccità nel Sahel, che è la zona ai confini del Sahara e l’Africa subsahariana. C’era una fortissima siccità e quindi si temeva per le popolazioni, che avevano sete. E allora si diceva: e pensare che in Norvegia ogni salmone ha a disposizione milioni di litri d’acqua, mentre in Africa la gente muore di sete. Cosa vuol dire tutto questo? Che non si può trasportare la Norvegia nel Sahara: ci sono zone che hanno grandi risorse idriche ed altre che ne hanno meno. E poi c’è un problema del clima, che adesso sta cambiando o comunque si teme che cambi. Ci sono dei problemi interni ad ogni Paese. Poi ci sono zone in cui si contendono i fiumi, i laghi… Qui sorgeranno i conflitti.

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WLG Parliamo di progressi scientifici. Secondo lei la scienza ha fatto i maggiori progressi nello studiare l’infinitamente grande, come il cosmo o le galassie, oppure ciò che ci è più vicino? Siamo riusciti a comprendere la natura delle stelle ma, sorprendentemente, non siamo riusciti ancora a decifrare il linguaggio dei gorilla, che ci sono così simili…

PA La conoscenza è una cosa che progredisce pian piano. Se lei pensa a cosa si sapeva cento anni fa o duecento anni fa del mondo, dell’atomo. del cervello o della cellula, è una cosa enorme quello che si è capito. Poi la ricerca non finisce mai e si capiranno altre cose… Quindi tutto va avanti parallelamente.

WLG Quindi anche nella comprensione della psicologia animale prevede che si faranno dei progressi significativi?

PA Guardi, progressi ne sono stati fatti nel campo dell’etologia. In cinquant’anni ce ne sono stati tanti. Naturalmente credo che quello è un campo in cui c’è poca ricerca e poi è un campo molto difficile e molto vasto. La sperimentazione, come lei sa in psicologia non è come nella chimica o la fisica, che si fa misurando. Non è una scienza quantitativa, anche se lo è in parte.

WLG A proposito di scienze esatte… Mi sembra che nelle sue trasmissioni lei preferisca avere più spesso dei consulenti psichiatri anziché degli psicologi: pensa che la psicologia sia una scienza ancora troppo poco ‘esatta’ ?

PA Veramente no. Diciamo di no. Psichiatri ne ho raramente avuti; può capitare quando si parla di malattie. Lo psichiatra è quello che per definizione è medico: il primo referente dunque è lo psichiatra. Di solito però le persone che vengono a parlare di queste cose sono psicobiologi, più che psichiatri o psicologi, perché il funzionamento della mente è legato alle scoperte della biologia, del sistema nervoso, della biochimica cerebrale e di tutto quello che in qualche misura influenza il comportamento. Tutte queste cose fanno parte soprattutto della psicobiologia che guarda non solo alla mente, ma anche al cervello.

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WLG Lo scorso anno è stato celebrato il centocinquantesimo anno dalla nascita di Freud: secondo lei la psicoanalisi è stato un grande bluff o si è scoperta una scienza che ha cambiato le sorti dell’umanità? Cosa pensa della psicoanalisi e delle psicologie del profondo? Pensa che, tutto sommato, potremmo anche farne a meno?

PA No, non mi azzardo a dire questo. Leggo però che ci sono molte critiche a questo approccio psicoanalitico. Sono state utilizzate delle formule che spiegavano tutto: certamente l’apporto di Freud è stato importante perché è stato il primo a guardare alla mente in modo nuovo rispetto al passato, però io ricordo quando ho scritto un libro, che si intitolava ‘La macchina per pensare’ ed ero andato a parlare con dei neurologi ad Harvard, i quali mi spiegavano che il modello di Freud era completamente sbagliato, perché al suo tempo del cervello non si sapeva niente. A proposito dei sogni, per esempio la sua era una visione del cervello contraria a quella che si ha oggi. Non si sapeva niente dei neuroni , di tutta la parte dei trasmettitori chimici, delle strutture fini di tutta la parte della rete neurochimica. La mia impressione è che la psicoanalisi ha avuto un approccio tecnico, ma non scientifico, nello studio della mente.

WLG In Italia vi sono tradizioni secolari che non accennano a perdere di significato: per esempio lo scioglimento del sangue di San Gennaro, che è ancora nei titoli di apertura dei TG. Perché la gente attribuisce a queste cose ancora così tanta importanza?

PA Perchè la religione permea la cultura di un Paese, specialmente in Italia, quindi questi episodi che possono apparire un po’ strani fanno parte di antiche tradizioni. Certamente non è che abbia un significato scientifico… Vedo però che lì vanno anche tutti i politici…

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WLG Eh, si. E’ una bella passerella. Ricordo con piacere una sua lunga inchiesta sui fenomeni paranormali…

PA Si, si. C’è un gruppo, la CICAP… Non so se la conosce…

WLG Si, si certamente.

PA Un ricercatore ha spiegato che questa liquefazione del sangue di san Gennaro può essere realizzato con sostanze che cambiano di stato col calore.

WLG A tutto c’è una spiegazione…

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Chi è Piero Angela?

Nato a Torino nel 1928, Piero Angela è entrato in Rai come cronista e collaboratore del Giornale Radio. Dal 1955 al 1968 è stato corrispondente del Telegiornale da Parigi e successivamente da Bruxelles. Con Andrea Barbato ha presentato la prima edizione del Tg delle 13.30 e nel 1976 ed è stato il primo conduttore del Tg2. Nel corso degli ultimi 30 anni Piero Angela ha inventato e realizzato centinaia di programmi con le formule più diverse. Oltre a riunire in serie i documentari naturalistici (Quark speciale e il Mondo di Quark), ha creato nel 1980 la rubrica scientifica Quark.
Per la Rai ha realizzato La macchina meravigliosa, Il Pianeta dei Dinosauri e Viaggio nel cosmo, girate anche in lingua inglese e vendute in oltre 40 paesi in tutto il mondo, dall’Europa all’America, dai paesi arabi all’Asia Cina inclusa. Nel 1995 è nato Superquark, l’ultimo della serie dei programmi di scienza natura e tecnologia . Nel 1999 ha condotto uno spazio dedicato alla cultura all’interno del programma Domenica In. Ha scritto più di trenta libri alcuni dei quali tradotti in inglese, tedesco e spagnolo, con una tiratura di oltre due milioni e mezzo di copie. Per la sua attività ha ricevuto sei lauree honoris causa.

Ulteriori notizie su Piero Angela possono essere trovate su Superquark

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