Orgoglio: a cosa serve questa emozione?

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L’orgoglio è un’emozione che ha suscitato interesse, dibattito e confusione nel corso dei secoli, perché il concetto è carico di sfumature sia positive che negative, a seconda di come viene vissuto e manifestato. Da un lato, infatti, può essere una fonte di forza, motivazione e realizzazione personale che fa sentire degni di rispetto e ammirazione per le proprie realizzazioni e virtù, dall’altro può trasformarsi in un veleno emotivo, alimentando l’arroganza, la presunzione e la separazione dagli altri. Vediamo di conoscerlo meglio.

A cosa si riferisce il termine “orgoglio”?

Il termine orgoglio si riferisce ad un forte senso di autostima e fiducia nelle proprie capacità, unito alla gratificazione conseguente all’affermazione di sé, di un proprio importante risultato, o di quello di un gruppo con cui ci si identifica. L’orgoglio può essere anche riferito alla persona che non vuole rinunciare al riconoscimento dei propri meriti o dei propri diritti. L’orgoglio che eccede ogni limite e non ha riscontri nella realtà prende il nome di superbia, mentre un orgoglio immotivato può essere ricondotto ai comportamenti di vanità e arroganza.

Quando si prova questa emozione?

Quando si parla di “orgoglio positivo”, ci si riferisce a quella sensazione di soddisfazione e realizzazione che si prova quando si raggiunge un obiettivo desiderato. È il senso di autostima e di valore personale che deriva dal riconoscimento delle proprie capacità e qualità.

Dall’altro lato, c’è l'”orgoglio negativo”, che è spesso associato all’arroganza, alla presunzione e alla superiorità. Questo tipo di orgoglio si prova quando si ha un senso distorto di sé e si sente la necessità di confrontarsi con gli altri per sentirsi superiori.

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Come si esprime l’orgoglio nel linguaggio del corpo?

Di solito l’orgoglio produce un’espressione fisica riconoscibile: un leggero sorriso, accompagnato da testa inclinata all’indietro, petto in avanti, braccia alzate, schiena dritta: un atteggiamento simile a quello dei mammiferi in posizione dominante. Parlando di orgoglio si fa infatti spesso riferimento a termini come “gonfio”, “pieno”, “a testa alta”, “con la schiena diritta” ecc.

Come considera l’orgoglio la religione cristiana?

L’orgoglio, inteso come superbia, è uno dei sette peccati capitali, accanto a Ira, AvariziaInvidia, Gola, Accidia (negligenza), Lussuria.

La psicologia come considera l’orgoglio?

La psicologia considera l’orgoglio negativo (lo hybris greco, che significa  letteralmente “tracotanza”, “eccesso”, “superbia”, “orgoglio” o “prevaricazione”) come una forma patologica di chiusura mentale, mancanza di empatia e disinteresse per i legami sociali. Diverso è il giudizio su quello positivo, che promuove fiducia e volontà di realizzazione.

In realtà si è anche osservato che le due emozioni in sé non sono così diverse fra loro: diversi invece possono essere i modi che le persone hanno di di relazionarsi con gli altri e di comunicare ciò che provano.

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L’orgoglio può essere sinonimo di appartenenza?

Si. La maggior parte delle situazioni che suscitano alti livelli di orgoglio sono di natura “sociale”, quando l’orgoglio significa anche appartenenza: a un gruppo, a una famiglia, a una nazione.

A cosa può essere servito l’orgoglio nella nostra lunga evoluzione?

Da una prospettiva evolutiva, la tendenza a provare l’orgoglio probabilmente ha giovato ai nostri antenati in vari modi. Innanzitutto, motivando le persone a raggiungere obiettivi socialmente desiderabili, questa emozione può motivare le persona ad impegnarsi per il bene comune e a  “resistere” per salvare le proprie idee, in misura maggiore rispetto a chi non ha dei valori in cui credere. Naturalmente, in tali casi, l’orgoglio può anche apparire come testardaggine e scarsa flessibilità.

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Cosa comporta l’essere persone orgogliose nel mondo del lavoro?

Nel lavoro, l’orgoglio può portare a una preferenza per il lavoro di alta qualità, ma anche a una difficile posizione negoziale in caso di conflitto. Nel lavoro di gruppo la persona orgogliosa può ricorrere all’intimidazione o alla coercizione, facendo leva sulla emozione della paura che riesce ad incutere negli altri, minacciando la loro possibilità di accesso alle risorse (si pensi ad un datore di lavoro, che minaccia il suo dipendente di licenziamento!).

Come si riconosce la persona orgogliosa?

La persona orgogliosa è decisamente poco empatica e compassionevole ed anzi è piuttosto portata a competere con gli altri, per conquistarsi la posizione gerarchica che desidera all’interno della società. Questa ambizione, anche a livello intuitivo, si spiega benissimo con i benefici secondari derivanti dal successo sociale: chi arriva in alto, ha la possibilità di avere maggiore accesso alle risorse, partecipare alle decisioni del gruppo ed avere un ruolo nei conflitti che possono venire a crearsi. Questa emozione dunque è quella che permette di negoziare la propria posizione all’interno del gruppo, per la conquista di uno status più elevato.

L’orgoglio comporta sempre una certa distanza fra sé e gli altri, sia in positivo che in negativo.

Le persone orgogliose vengono infatti percepite come maggiormente “capaci” delle altre (Williams & DeSteno, 2009), ma a proposito di social skills, numerose ricerche hanno evidenziato che l’espressione sociale dell’orgoglio può apparire in forme assai diverse: come desiderio di dominanza, o di mero prestigio personale. (Tracy & Robins, 2007, Henrich and Gil-White 2001).

A cosa porta un orgoglio presuntuoso e superbo?

E’ la forma di orgoglio più antisociale che ci sia, associato con comportamenti sgradevoli, nevrotici e narcisistici. Quando l’orgoglio è esagerato, mette a rischio le relazioni sociali, o addirittura fa dubitare delle capacità intellettive della persona, nel senso che si potrebbe sospettare la sua incapacità di comprendere la realtà che la circonda (Tracy, Cheng, Robins, & Trzesniewski, 2009).

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Si può essere orgogliosi e disponibili verso gli altri?

Si. In questo caso, l’orgoglio sa esprimersi in modo corretto nelle relazioni interpersonali e dimostra, in chi ha questa abilità, una intelligenza particolarmente brillante nel saper conciliare la propria motivazione al successo con l’interesse e l’attenzione per gli altri.

Quale è l’emozione opposta dell’orgoglio?

E’ la compassione: se l’orgoglio allontana dagli altri, la compassione avvicina, rende le persone empatiche e desiderose di essere di aiuto agli altri, anche a costo di qualche sacrificio personale.

L’orgoglio permette un maggiore prestigio sociale?

Si. Avere un ruolo elevato nella gerarchia sociale migliora sicuramente la possibilità di prendere decisioni in autonomia, determina il rispetto che si riceve dagli altri, e di conseguenza fa salire anche l’autostima.

Anche quando le differenze sociali vengono ridotte al minimo, rimangono comunque delle differenze notevoli nelle gerarchie che comunque si vengono a formare. Il prestigio sociale è probabilmente nato quando gli umani hanno raggiunto l’abilità di acquisire delle conoscenze dagli altri membri del gruppo. Alcuni però, a differenza di altri, si sono distinti per la loro abilità nel cercare di selezionare le informazioni più utili, per l’apprendimento rapido e la facilità nel gestire le informazioni nel modo più appropriato.

Il prestigio sociale infatti si conquista con il lavoro e l’impegno personale. Gli individui orgogliosi che riescono anche ad essere gentili con gli altri, alla mano, grandi lavoratori, empatici, non dogmatici e con alta autostima, sono quelli che nella vita raggiungono i migliori risultati e che possono diventare dei modelli da imitare.

Naturalmente poi, in questa scalata verso l’alto, contano anche altre doti personali, come ad esempio gli attributi fisici, la salute, l’energia.

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Esiste anche l’orgoglio “ridicolo”?

Si. Non c’è niente di peggio per la reputazione sociale di una persona che mostrare atteggiamenti dominanti (aggressione, desiderio di manipolazione ecc.) senza possedere la capacità di intimidire gli altri. Anche puntare sul prestigio personale può rivelarsi inutile, se una persona non riesce ad essere percepita come in possesso di quelle capacità sociali e quei saperi che generano istintiva ammirazione negli altri.

Quando l’orgoglio assume una forma chiaramente patologica?

L’orgoglio può anche essere un sintomo di malattia psicologica: ad esempio in quei soggetti che desiderano essere ammirati e che mostrano disprezzo per la sensibilità degli altri: si potrebbe trattare di un disturbo narcisistico della personalità, così come di un disturbo antisociale. Entrambi questi disturbi, oltre ai sintomi già descritti, condividono una tendenza del soggetto ad essere eccessivamente testardo, disinvolto, superficiale, opportunista e non empatico. La differenza principale fra questi due disturbi sta invece nel fatto che il soggetto narcisista è meno impulsivo, aggressivo, invidioso o sleale verso gli altri di quanto non lo sia un antisociale.

Quanto conta la cultura del gruppo sociale di appartenenza?

Molto. L’orgoglio e il senso della realizzazione di sé hanno molto a che fare con la cultura del gruppo sociale d’appartenenza: per fare un esempio, mentre per i giapponesi il massimo orgoglio è rappresentato dall’aiutare il proprio gruppo a conseguire il successo, in America l’orgoglio si basa sulla consapevolezza del proprio valore personale. In altre società, come ad esempio in India, o nei Paesi di religione cristiana, l’orgoglio può essere visto come uno sgradevole difetto della personalità (nella religione cattolica è addirittura un peccato contro Dio).

L’orgoglio può essere utile in psicoterapia?

Si. In psicoterapia, l’orgoglio può essere utile per motivare il paziente all’impegno e alla determinazione necessari per superare i propri problemi.

Dr. Giuliana Proietti

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Dr. Giuliana Proietti - Dr. Walter La Gatta

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