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Intervista a Stephanie Buehler, sessuologa

Intervista a Stephanie Buehler, sessuologa

Intervista a Stephanie Buehler, sessuologa

Le interviste

 

GP Come mai ti sei interessata al campo della sessuologia?

SB Molte cose mi ci hanno portato. Sono cresciuta durante la cosiddetta “rivoluzione sessuale” a Los Angeles e ho ascoltato molte teorie sull’identità sessuale. Non ho imparato molto nella scuola di specializzazione, ma mi sono formata in un ambiente ospedaliero, rendendomi conto che alcuni dei pazienti avevano problemi di droga e alcol a causa di abusi sessuali, confusione e vergogna. Una volta raggiunta la specializzazione, ho lavorato con un endocrinologo che mi ha consigliato di formarmi nel campo della terapia sessuale. Questo campo mi è veramente interessato, ed ho iniziato a dedicarmi interamente a questo. Si tratta di un campo affascinante, e io non mi sono mai annoiata.

A21

Antoine de Saint-Exupery: una biografia
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Riconosci i tuoi desideri sessuali? Test
Riconosci i tuoi desideri sessuali? Test

GP In Italia non abbiamo la definizione di “terapeuta sessuale”, ma il professionista che si occupa di sessualità umana (e che pratica la terapia sessuale) è una “sessuologo clinico”. Leggendo articoli di autori americani, a volte trovo la definizione “Sex Therapist” e a volte “sessuologo clinico”. E’ la stessa cosa o ci sono differenze tra i due termini ?

SB Da quello che ne so io negli Stati Uniti, “terapeuta sessuale” si riferisce a qualcuno che ha raggiunto la specializzazione come professionista della salute mentale, come può essere uno psicologo o un assistente sociale. Il termine dovrebbe probabilmente essere “psicoterapeuta sessuale”, ma questo è troppo lungo per noi, ci piace accorciare tutto! Inoltre, non vi è nessuna scuola che ti porta a diventare un “sessuologo clinico”. Si tratta di un campo molto confuso per noi.

GP Perché, secondo te, le sessuologhe sono, in generale, più popolari dei sessuologi uomini? (Quando cerco un sessuologo in una rivista o nei social media, trovo solo donne.
Perché? Sembra che la nostra professione sia praticata solo da donne …)

Il desiderio sessuale nella donna infertile
Relazione presentata al Congresso Nazionale Aige/Fiss del 7-8 Marzo 2025 a Firenze. 

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SB In America, l’intero campo della psicoterapia è dominato dalle donne, e ne consegue che la maggior parte dei terapeuti sessuali siano di sesso femminile.

GP Perché hai scritto il libro “Ciò che ogni Psicoterapeuta avrebbe bisogno di sapere sul sesso” (“What Every Mental Health Professional Needs to Know about Sex“)?

SB Ho frequentato una scuola di psicologia nota per il suo rigore, ma non ho imparato nulla sulla parte del DSM che parla di disfunzioni sessuali. Questo, per me, era ridicolo. Quando ho deciso di saperne di più, ho scoperto che la maggior parte dei libri sull’argomento erano eccessivamente accademici e stringati, come se vi fosse una reale o immaginaria mancanza di rispetto per questi argomenti. Nei libri mancavano inoltre dei capitoli, e così il materiale non stava insieme molto bene. Io tengo un master di scrittura professionale presso la USC (University of Southern California), e un collega ha parlato con un redattore di una grande casa editrice riguardo alle mie capacità di scrittura. L’editore mi ha contattato per capire se avevo qualche idea per un libro, e questo è quello che ne è venuto fuori. Gli è piaciuto, e il resto è storia.

GP Come è fatto il libro?

SB Il libro è molto ampio, copre una vasta gamma di atteggiamenti e comportamenti sessuali. Al centro vi è l’ecosistema sessuologico (con riferimento a Bronfenbrenner), che aiuta a capire come il terapeuta pensa la sessualità di una persona che ha come paziente. Parla chiaramente dei tipi di difficoltà sessuali hanno le persone e come affrontare il trattamento. Credo si potrebbe dire che è un manuale sulla sessualità per terapeuti!

GP Dai feedback che hai ricevuto, quale parte del libro è stato la più apprezzata dagli psicologi?

SB Il fatto che il libro rende accessibile l’argomento della sessualità. Sembra anche che sia piaciuto la parte dello “Step Into My Office” (casi clinici) perché questo avvicina la terapia sessuale alla vita reale. Si tratta di un libro di riferimento, qualcosa che le persone possono tirare fuori dallo scaffale per cercare spunti: “Come faccio a affrontare questo problema? Come posso aiutare questo cliente?”


Terapie di Coppia online psicolinea

Tariffe Psicoterapia

GP Il tuo libro potrebbe essere utile anche per i medici generici? Essi sono in difficoltà quando devono parlare di sesso ai loro pazienti? Quali sono i tuoi suggerimenti?

SB È scritto soprattutto per i medici di medicina generale, perché credo che tutti i terapeuti dovrebbero essere in grado di chiedere ai loro clienti notizie circa la loro sessualità, e trattare i problemi più comuni, ad esempio, il calo del desiderio, dando informazioni e suggerimenti. Se un medico di medicina generale non riesce a parlare di sessualità, dovrebbe parlarne con un collega di fiducia o cercare una supervisione per capire perché gli è difficile, e come superare gli ostacoli.

GP Gli Stati Uniti sono un Paese profondamente multiculturale, multi-etnico e multi-religioso: dalla tua esperienza il sesso è ancora un argomento tabù? Soprattutto tra quale tipo di persone / coppie?

SB Siamo molto diversi, è vero. Nella mia pratica, vedo regolarmente persone provenienti dal Medio Oriente, dall’India, da tutta l’Asia, dal Sud America: da tutto il mondo, davvero. In molte culture, la religione domina la vita, e se la religione è sessualmente restrittiva, le persone spesso hanno difficoltà a trovare la gioia nella sua espressione. In particolare, una volta che arrivano negli Stati Uniti e sperimentano altri tipi di libertà, vogliono capire cosa significhi godere pienamente del sesso. Ma detto questo, noi abbiamo una popolazione molto conservatrice in America. A queste persone viene spesso detto di aspettare fino al matrimonio per avere rapporti sessuali, e poi sentono come di dover spingere un interruttore, passando dall’essere persone asessuate a persone pienamente attive sessualmente.

GP Qual è il problema più comune per cui le persone si rivolgono a te?

SB Livelli di desiderio non corrispondenti: uno dei partner ha più desiderio sessuale rispetto all’altro.

GP Qual è il futuro della nostra professione? Pensi che le tecnologie cambieranno la terapia sessuale tradizionale? Come?

SB Penso che il trattamento dei problemi sessuali diventerà sempre più “medicalizzato”. Lo vediamo già, con i giovani uomini tra i 20 e i 30 anni che cercano il Viagra invece che parlare con un terapeuta. Penso anche che ci sarà più telemedicina, e che le persone che non hanno avuto modo di rivolgersi ad un sessuologo possano riuscire a farlo online.

GP negli Stati Uniti è ancora Helen Kaplan l’autore più seguito per la terapia sessuale o si tende a cercare ispirazione da altri autori?

SB Helen Kaplan era una psichiatra e un’analista. Abbiamo ancora gli analisti, ma questa forma di terapia a lungo termine è caduta un po’ in disgrazia. Abbiamo oggi terapeuti più sistemici, me compresa, David Schnarch, e Esther Perel, che guardano l’intero sistema e non solo all’individuo come portatore del sintomo.

Giuliana Proietti

Intervento del 14-09-2024 su Sessualità e Terza Età
Dr. Giuliana Proietti

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Traduzione a cura di Giuliana Proietti
Leggi versione in inglese

Immagine:
Foto di Stephanie Buehler

Chiedere aiuto è il primo passo!

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Tariffe Psicoterapia

Giuliana Proietti
Dr. Giuliana Proietti

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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.

  • Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
  • Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.

Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.

Per appuntamenti:
347 0375949 (anche whatsapp)

mail: g.proietti@psicolinea.it

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  • 20 Mar 2017
  • Dr. Giuliana Proietti
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La forza delle donne: Intervista a Chiara Valentini

La forza delle donne: Intervista a Chiara Valentini

PSICOTERAPIA SESSUOLOGIA ONLINE
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ANCONA FABRIANO TERNI CIVITANOVA MARCHE E ONLINE

Chiara Valentini è una nota giornalista ( Corriere della Sera Panorama, L’Espresso, ecc.) e saggista: Le donne fanno paura (Il Saggiatore),  La fecondazione proibita, con prefazione di Stefano Rodotà (Feltrinelli), O i figli o il lavoro (Feltrinelli). Dopo essersi laureata con una tesi sul delitto d’onore, ha continuato a scrivere sui temi femminili  e sulla condizione della donna, ma anche ad occuparsi di  argomenti storici e politici. In questo campo il suo libro più noto è Enrico Berlinguer, biografia più volte ripubblicata del più amato segretario del PCI.

GP Ti sei laureata con una tesi sul delitto d’onore, dunque hai ben presenti le condizioni giuridiche che avallavano il diritto maschile di farsi giustizia da sé in caso di tradimento da parte della propria donna. Oggi il delitto d’onore non esiste più ma, con una nuova parola “femminicidio”, continuiamo a parlare dello stesso argomento… Che relazione c’è fra i due termini?

CV Il delitto d’onore e il femminicidio sono definizioni  che appartengono a due tempi molto diversi: il delitto d’onore faceva infatti parte del codice Rocco, il codice fascista, ed era basato sul concetto per cui l’uomo era il custode dell’onore familiare, inteso come integrità sessuale, non solo della moglie, ma anche delle sorelle e delle figlie. Quindi era una sorta di diritto di vita o di morte che il maschio aveva sulle donne della famiglia, e che gli consentiva di ottenere condanne di  solo pochi anni . Parliamo dunque di qualcosa di assolutamente arcaico, una visione del rapporto uomo-donna spaventoso. Il femminicidio invece è la definizione di qualcosa che ai nostri giorni si verifica con preoccupante frequenza ma che ha radici diverse. Nasce dal fatto che molti uomini sono ancora convinti che la moglie sia quasi una loro proprietà… Quando questa “proprietà” li pianta in asso possono scoppiare reazioni violente, fino all’omicidio. Penso che sia importante chiamare questi delitti femminicidi: le femministe hanno molto insistito sull’uso di questo termine perché è un modo per connotarlo, per non farlo passare per un omicidio qualsiasi. Il punto non è certo attenuare la pena ma al contrario scavare nelle modalità, mettere in luce le condizioni che hanno reso possibile quell’atto, i meccanismi sociali di difesa che non sono scattati . C’è una teoria tragicamente ironica sul femminicidio: l’assassino ha le chiavi di casa.Come dire che il colpevole va cercato quasi sempre fra le figure maschili più vicine alla donna: mariti, fidanzati o compagni  che hanno pieno accesso alla sua vita e alla sua intimità.
L’ assassino è una persona di cui lei purtroppo continuava a fidarsi, anche quando aveva già ricevuto minacce e violenze.  Oggi si è riusciti  a portare alla luce queste caratteristiche del femminicidio. Ma purtroppo queste storie si ripetono tragicamente, quasi con gli stessi dettagli.

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GP C’è un altro neologismo che vorrei discutere con te… Il “sessismo”. Sei d’accordo anche sull’utilizzo di questo termine?

CV Il sessismo se l’avessimo cercato su un dizionario di 50 anni fa non l’avremmo trovato. E’ una parola che nasce nel femminismo americano degli anni 50-60  e che si rifà a un altro “ismo”, il razzismo. Si tratta infatti di un atteggiamento ostile o addirittura persecutorio verso gruppi sociali che presentano particolari caratteristiche biologiche. Nel caso del razzismo le caratteristiche biologiche penalizzate riguardano il colore della pelle, nel caso del sessismo si tratta semplicemente di essere donne. Un classico  esempio di sessismo può essere considerato la disparità salariale, cioè il salario più basso della donna rispetto a quello maschile per lo stesso lavoro. In molti casi si verifica anche oggi, nonostante le tante leggi che hanno cercato di proibirlo. Un esempio messo in luce dalle studiose anglosassoni è invece il “soffitto di cristallo”, cioè la difficoltà delle donne a proseguire la loro carriera oltre quell’ostacolo invisibile che si presenta quando arrivano al livello in cui si esercita un potere reale.

In tempi più recenti però le donne sono andate avanti, anche oltre il famoso soffitto.Di fronte a questa avanzata, quasi per paradosso si è fatto strada un altro tipo di sessismo. Questo atteggiamento consiste nel prendersela con l’immagine stessa  della donna in carriera, con il suo corpo, perfino con il suo modo di vestire…Qualunque connotato di femminilità può diventare oggetto di attenzione morbosa, di critiche malevoli, di attacchi. Pensiamo alle donne in politica: in Italia ci sono donne carine, piacevoli, che hanno ottenuto incarichi  molto importanti. Pensiamo a due presidenti della Camera, Irene Pivetti nel campo della destra e la Boldrini  in quello della sinistra. Tutte e due all’altezza del ruolo, che però sono state coperte ogni giorno ( e nel caso della Boldrini continua ad esserlo) da valanghe di  messaggi e email insultanti  sessisti, per non parlare delle minacce di stupro e di altre violenze a sfondo sessuale. Assistiamo a casi di sessismo insultante anche verso donne di potere meno dotate fisicamente, e verso le donne anziane. Il rancore insomma è tanto per una donna bella che si permette di diventare importante, quanto per le donne non belle ma anche loro in carriera, che si cerca di ridicolizzare per ferirne l’autorevolezza. Questo fenomeno è molto più presente in Italia che in altri paesi. Ed è dilagato negli ultimi anni  anche grazie al potere del web.

GP Hai scritto un saggio sulla “fecondazione proibita”: quale è la tesi centrale di questo libro e cosa pensi dell’attuale legislazione italiana in materia?

CV Questo è un libro che mi ha particolarmente emozionato, perché l’oggetto di questa faccenda è una grande ingiustizia, che veniva consumata ai danni delle donne italiane, ma anche dei loro mariti e dei loro rapporti di coppia. Questo io lo sentivo con molta forza perché appartengo alla generazione che si era battuta per il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza. All’epoca ne avevamo sentite di tutti i colori: ci davano delle assassine, ci sbattevano sotto il naso i feti nella formalina, ci offendevano in mille modi. Sono cose che ti restano dentro, anche se passano gli anni… In questo altro caso invece chiedevamo semplicemente di usare  tecniche accettate in tutti i paesi civili, per mettere al mondo i figli che non riuscivamo ad avere. Ebbene, ci sono state risposte più o meno le stesse cose, più o meno dalle stesse persone e dalle stesse parti della società (destra cattolica integralista o medicina più conservatrice): voi non avete il diritto o la libertà di scegliere in nessun modo. Non potete decidere di non voler essere madri, ma non potete neanche decidere di volerlo essere. Era un accanimento veramente gratuito, fonte di tanto dolore inutile. Una cosa che mi  aveva molto colpito è il fatto della diagnosi pre-impianto degli embrioni, un esame non invasivo, che avrebbe permesso di mettere al mondo figli sani. E invece no: c’è stato un forte accanimento, che ha impedito alle coppie con anemia mediterranea o altre problematiche di  concepire figli non colpiti dalle loro patologie. Questi bambini hanno avuto poi una vita dura, come si sapeva bene. E’ intollerabile questo dolore inutile.

La nostra  è stata la battaglia di una minoranza: il mio libro era uscito nel 2004, subito prima del referendum per cancellare gli articoli più punitivi della legge 40, la legge Burka come era stata soprannominata: referendum che abbiamo perso. Ma le troppe ingiustizie di quella legge avevano portato alla nascita di tanti gruppi: quelli delle aspiranti madri, dei ginecologi, dei giuristi e degli avvocati. Questo movimento sociale che siamo riusciti a suscitare con forze limitate è stato, secondo me, quello che negli anni successivi ha consentito di smantellare quella legge, articolo dopo articolo. Non è rimasto in piedi quasi niente di quella legge… Quindi ce l’abbiamo fatta, ma si poteva evitare tanta fatica e tanta sofferenza.

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GP Un altro tuo libro molto importante è “O i figli o il lavoro”. Siamo oppressi da statistiche e previsioni catastrofiche sulla natalità, ma pochi si rendono conto che non si fanno figli perché le donne sono costrette a scegliere fra figli e lavoro.

CV Questo, fra i libri che ho dedicato al tema dell’emancipazione femminile, è quello che in qualche modo  ho sentito di più. Ci ho lavorato con grande empatia perché è un problema che io stessa avevo vissuto sulla mia pelle: io avevo una figlia piccola e allora per una donna tenere assieme una lavoro impegnativo e la maternità era una cosa veramente lacerante, di cui non si parlava quasi. Quando una donna doveva pensare alla carriera e alla maternità doveva vivere questo problema sulla sua pelle, in solitudine.  Ricordo la difficoltà o meglio, il dolore, nel dover scegliere fra mia figlia e l’andare a fare un servizio importante.  Per lavoro sono spesso andata all’estero, ho seguito i congressi di importanti partiti e fatti di cronaca drammatici come il terremoto dell’Irpinia. Incarichi che era impossibile rifiutare ma che mi hanno costretto a scegliere  fra lavoro e figlia. Non era facile. Quando mia figlia aveva, ad esempio, un esame, o doveva fare un saggio a scuola, insomma, quelle piccole cose che sono l’ossatura della vita familiare, non c’erano vie di mezzo: o una cosa o l’altra. Non c’erano mediazioni possibili.  Io ho sofferto, ma soprattutto credo ne abbia sofferto mia figlia. All’epoca eravamo in poche ad assentarci completamente per lavoro; siamo state delle pioniere, ma questo lasciava nei bambini un senso di abbandono per il fatto di non poter contare su una delle persone di riferimento. Ho fatto questo libro molti anni dopo, ed è stato con grande curiosità e passione che mi sono addentrata in questo mondo nella sua versione odierna.

GP Un altro tuo libro è “Le donne fanno paura”. Perché fanno paura?

CV Questo è stato il primo libro della serie dedicata alle donne. Era la fine degli anni ’90 e le donne erano in Italia degli strani personaggi, con una serie di record in positivo o in negativo, ma che tutti  più o meno andavano contro di loro. Per esempio le donne erano le più brave a scuola, si laureavano con voti più brillanti, ecc. però c’era la controfaccia del record negativo. Alla conferenza mondiale delle donne a Pechino siamo infatti risultate le donne che al mondo lavoravano più ore, sommando il tempo dedicato al lavoro domestico e extra domestico. Era infatti una fase in cui gli uomini ancora non collaboravano nei lavori domestici. Gli uomini hanno cominciato molto prima ad occuparsi dei bambini che dei lavori di casa. Questi sono arrivati molto dopo.

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Come vivere bene anche se in coppiaCome vivere bene, anche se in coppia
Autori: Dr. Giuliana Proietti - Dr. Walter La Gatta
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GP Cosa pensi inoltre delle giornaliste TV, sempre più sexy ed ammiccanti? Proponendosi così stanno ancora facendo le giornaliste o sono ormai delle intrattenitrici televisive?

CV Indubbiamente è vero che la bellezza è il passaporto quasi indispensabile, almeno in Italia, per fare questo mestiere. C’è poi il discorso dell’età; non so quale sia l’asticella, ma sicuramente è richiesto di essere giovani. Nello stesso tempo però c’è stato un dilagare, negli ultimissimi anni, di presenze televisive femminili nell’informazione TV. Dopo il fenomeno Gruber è venuto avanti un plotone di donne e ragazze, anche con nomi che non sono poi diventati notissimi, che però hanno fatto reportage dai teatri di guerra, dalle città assediate, o dai meeting internazionali. Sono sempre più spesso le donne a riferire cosa accade nel mondo, e questo secondo me non può non avere un’influenza anche sulla testa delle persone. I TG sono fatti quasi completamente da donne. C’è una femminilizzazione fortissima nei media italiani e in questo vedo  un aspetto positivo, anche perché queste giornaliste, oltre che belle, devono essere anche bravine… Non è che si può andare in onda e far due smorfie: devono per forza raccontare quello che sta succedendo e ti assicuro, io che ho fatto questo mestiere, sia pure per la carta stampata, è molto difficile avere per tempo tutte le informazioni, saperle organizzare nella testa, riferirle… E’ un mestiere non semplice.  Diverso è nella TV dello spettacolo, in cui, sono d’accordo, c’è un uso e un abuso del corpo femminile.

GP Hai dedicato molti articoli al tema della prostituzione. Sei favorevole a questa idea che oggi va per la maggiore, della creazione di luoghi chiusi dove svolgere questa professione?

CV Sono assolutamente contraria: non sarebbero le case di tolleranza di una volta, ma il meccanismo resta quello. La libertà delle donne viene comunque molto limitata. Finirebbero in un mondo da cui è difficile uscire. Poi c’è la tratta, con donne che vengono da altri paesi, spesso portate qui con l’inganno o con forme di costrizione, anche di tipo sentimentale, del tipo. “vieni con me in Italia che ci sposiamo” e poi queste donne finiscono sul marciapiede. C’è anche il problema delle minorenni, delle ragazzine che si prostituiscono. E’ un mondo pericoloso, che non può essere trattato con superficialità. La creazione di luoghi chiusi darebbe una specie di placet statale a questo fenomeno. In Svezia ad esempio la pensano al contrario. Sono andata lì per fare un servizio un po’ di anni fa, ho visto che dopo l’introduzione di una legge che punisce il cliente la prostituzione non è scomparsa, ma è diminuita. Quella legge  ha anche permesso una certa penetrazione, nel mondo maschile, del sentimento di vergogna per essere andati con una minorenne o con una ragazza che era lì contro la sua volontà. L’idea che poi potessero arrivare a casa delle citazioni giudiziarie per quello che avevano fatto ne aveva scoraggiato almeno una parte.

GP Che rapporto hai con il tempo che passa ? Sei favorevole a questa tendenza moderna che ci vuole tutti belli e giovani a vita?

CV La trovo penosa: penso che a ogni età le persone possono essere piacevoli e piacenti, e possano mantenere senza fatica i rapporti con gli altri, con gli amici e le amiche, con persone dell’altro sesso. Tutto questo però non può avvenire sulla base di una falsificazione dell’età. Le carte in tavola vanno messe comunque… Poi bisogna giocarle bene.

Il desiderio sessuale nella donna infertile
Relazione presentata al Congresso Nazionale Aige/Fiss del 7-8 Marzo 2025 a Firenze. 

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GP Hai scritto un libro anche su Enrico Berlinguer, un uomo quasi per niente virile, ma molto amato dalle donne. Come mai?

CV Lui era popolare fra le donne per ragioni anzitutto politiche. Fra l’altro Berlinguer ha aperto molti spazi alle donne in politica, a cominciare dal suo partito. Era rimasto molto colpito dalla capacità delle donne di fare delle cose importanti. Come quando si vinse il referendum sul divorzio: lui era convinto di perderlo, e invece si vinse, anche per il voto femminile, dato in grande maggioranza in quella occasione. Berlinguer aveva capito la forza delle donne, la loro modernità. Era un amore reciproco.

GP Oltre che di Berlinguer hai scritto la biografia di un personaggio molto diverso, Dario Fo. Lo hai conosciuto personalmente? Cosa rendeva secondo te speciale la sua relazione con Franca Rame?

CV Certo, ’ho conosciuto personalmente ed ho seguito per anni, passo passo, il suo lavoro, soprattutto quando fece la scelta di abbandonare il così detto teatro borghese e di fare il teatro di strada, di piazza. Io vivevo a Milano all’epoca ed ero molto appassionata a questo suo modo di fare teatro. Ero incantata dalle sue capacità di attore, dalle sue capacità creative, dalla capacità di trasformare tutto in teatro. Mi diceva sempre: ricordati che tutto è teatro nella vita. Con Franca avevano un rapporto veramente fortissimo, anche perché avevano, come coppia, una straordinaria divisione dei ruoli. Dario era quello che inventava, creava, ecc, Franca quella che teneva su la baracca, pur essendo brava anche lei come attrice.  Era lei che teneva su la compagnia, che si preoccupava di  trasformare i testi di Dario, che spesso erano dei canovacci, delle improvvisazioni, in testi scritti Se abbiamo una raccolta completa dei lavori di Dario Fo lo dobbiamo a Franca Rame. Anche dietro il Nobel Franca ha avuto un grande peso. Nella motivazione del Nobel del resto lei è citata come coautrice. Io ero una loro amica e ho avuto la fortuna di andare con loro su un piccolo aereo ad assistere in Svezia al Nobel. Erano una bella coppia, anche se Dario era un po’ un farfallone e Franca a volte ha sofferto molto.

Giuliana Proietti

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