Noi tutti ci muoviamo in una bolla d’aria che ci protegge e che rappresenta il nostro “spazio personale”, secondo le leggi della prossemica. Ma la bolla intorno a noi non ha per tutti la stessa dimensione… Le persone che proiettano il loro spazio personale troppo oltre il proprio corpo, o oltre l’estensione del proprio braccio, sembrano più propense a sperimentare la paura claustrofobica.
Lo afferma un nuovo studio, che sarà pubblicato sulla rivista Cognition e che è uno dei primi a concentrarsi sui meccanismi percettivi della paura claustrofobica.
“Abbiamo scoperto che le persone che hanno una maggiore fobia claustrofobica hanno un esagerato senso dello spazio personale”, ha affermato la psicologa Stella Lourenco, che ha guidato la ricerca. A questo punto è difficile dire se è la distorsione nella percezione dello spazio che porta alla fobia, o se è l’esatto contrario: può dipendere da entrambe le cose.
Tutti sperimentano una qualche paura claustrofobica, ma vi è una vasta gamma di differenze individuali. Circa il 4 per cento delle persone infatti soffrono realmente e specificamente di claustrofobia, il che è causa di attacchi di panico, vissuti in luoghi chiusi e scuri, come possono esserlo una galleria un ascensore.
La claustrofobia è spesso associata ad una esperienza traumatica, come il rimanere bloccati in un ascensore per un lungo periodo. Tuttavia,non tutte le persone che hanno sperimentato eventi traumatici in spazi ristretti sviluppano poi una vera claustrofobia: secondo i ricercatori qui potrebbe intervenire, a fare la differenza, il concetto del vissuto individuale dello spazio personale.
Dr. Giuliana Proietti, psicoterapeuta, Ancona
Fonte: Eurekalert
Immagine:Mila Zinkova, Wikimedia
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Dr. Giuliana Proietti
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La claustrofobia è uno stato di ansia o addirittura di panico graduato in relazione alla maggiore o minore sensibilità fisica della persona. Questa può essere diversa da soggetto a soggetto sia per motivi genetici comunque determinatisi, sia per esperienze negative acquisite nella prima infanzia o di carattere traumatico acquisite anche successivamente. La dimensione dello spazio personale o bolla intorno a noi, diversa e variabile per ognuno, potrebbe anche essere conseguenza inconscia di queste esperienze negative,oltre che ovviamente acquisizione genetica o comunque naturale predisposizione. La conclusione della psicologa Stella Lourenco pare orientata anche in questo senso,non escludendo il contrario, frutto dello studio di cui trattasi.