Lou Andreas Salomè

Lou (forma abbreviata di Louise) nacque a San Pietroburgo il 12 Febbraio 1861, figlia del Generale Gustav von Salomé e di Louise Wilm. Il padre era originario della Francia del Sud, ma si era trasferito a San Pietroburgo a sei anni, a seguito della cacciata degli Ugonotti (protestanti francesi di fede calvinista). All’epoca della nascita di Lou era al servizio dei Romanov, che lo avevano fatto diventare un aristocratico per il suo valoroso comportamento durante l’insurrezione polacca del 1830. La madre di Lou veniva invece da una ricca famiglia di industriali dello zucchero. La coppia ebbe sei figli e Lou arrivò ultima, dopo cinque maschi: per questo era la cocca del papà. Il rapporto con la madre invece fu sempre difficile, perché la signora Louise non vedeva di buon occhio il carattere ribelle e anticonformista della figlia.

Lou del resto era cresciuta in un ambiente spiccatamente maschile, anticonvenzionale e intelligente: non amava i balli dell’aristocrazia russa e preferiva dedicarsi agli studi. A questi fu introdotta da Hendrik Gillot, pastore dell’ambasciata olandese a S. Pietroburgo, un intellettuale piuttosto anticonformista, soprattutto sui temi della religione. Quando Gillot si innamorò della sua giovane allieva, si rischiò lo scandalo, in quanto il pastore si era messo in testa di chiedere il divorzio alla moglie per poi sposarsi con Lou.

In seguito a questa storia e poiché Lou soffriva di tubercolosi, la signora Louise decise di andare a Zurigo, dove la figlia avrebbe potuto seguire delle lezioni presso una delle poche Università che ammetteva le donne fra gli studenti. Nel settembre 1880 dunque le due donne raggiunsero Zurigo, dove Lou intraprese lo studio della storia dell’arte e della teologia. Durò poco: infatti, le cattive condizioni di salute della ragazza spinsero madre e figlia a cercare un clima ancora più favorevole, in Italia.

Nell’inverno 1881-1882 Lou e la madre vennero in Italia. Le due donne fecero una tappa a Roma per visitare un’amica, Malwida von Meysenbug, scrittrice ed ardente rivoluzionaria, di idee molto radicali. Malwida era a sua volta amica di un filosofo allora quasi sconosciuto, Friederich Nietzsche, che nella sua casa di Sorrento aveva scritto il libro “Umano, troppo umano”.

Quando arrivarono a Roma Lou e la madre, in casa di Malwida vi era un altro ospite, il filosofo Paul Rée, di origine ebraica, ma ateo. Rée si interessava molto di psicologia ed era un seguace di Schopenhauer. Aveva vissuto insieme a Malwida e all’amico Nietzsche mentre quest’ultimo scriveva il suo libro a Sorrento e lo aveva molto aiutato nel mettere a punto alcuni concetti. (Per questo Nietzsche gli era molto riconoscente e gli attribuiva i ‘diritti di paternità’ dell’opera).

Rée si innamorò immediatamente di Lou e di lei scrisse molto all’amico Friederich Nietzsche. Anche Malwida scrisse a Nietzsche, con queste parole: “Una fanciulla molto singolare (Rée dovrebbe averGliene scritto), la cui conoscenza, come in altri casi, io devo al mio libro, mi sembra sia giunta nel pensiero filosofico all’incirca agli stessi risultati cui è giunto Lei”
Anche Nietzsche si innamorò di Lou. Resta famosa la frase che le sussurrò al momento dell’incontro: “Da quali stelle siamo caduti per incontrarci qui?“.

I due cominciarono a conversare di filosofia e trovarono molte affinità nel modo di vedere le cose. Scrive Nietzsche: “La cosa più utile di quest’estate sono state le mie conversazioni con Lou. Le nostre intelligenze e i nostri gusti sono profondamente affini – e d’altra parte vi sono tanti contrasti che noi siamo l’un per l’altro i più istruttivi oggetti e soggetti di osservazione. Finora non ho conosciuto nessun altro che sapesse trarre dalle sue esperienze una tale quantità di cognizioni oggettive…. Vorrei sapere se si è mai data un’apertura filosofica come quella che esiste tra noi“.

Nel mese di Aprile le due signore russe decisero di tornare in Patria e si spostarono verso Nord. Nietzsche e Rée le raggiunsero a Milano ed insieme si diressero per una breve vacanza sul lago d’Orta. Nel pomeriggio, la signora Salomé e Rée decisero di andarsi a riposare e così Nietzsche ebbe finalmente la possibilità di restare solo con Lou. Pare che in quella occasione i due si siano scambiati un appassionato bacio sul Monte Sacro, presso il lago d’Orta. (“Ti devo il più bel sogno della mia vita” scrisse in seguito Friederich a Lou, ricordando quei momenti).

Lou era attratta dal nuovo amico, ma nello stesso tempo c’era in lui qualcosa che la respingeva. Friederich aveva 38 anni, ben 17 più della ragazza e sebbene non potesse non sapere che anche l’amico Paul era interessato a Lou, non si fece scrupolo nell’avanzare alla nobildonna russa diverse proposte di matrimonio, tutte respinte.«Io sento in Lei altro che questi moti. Rinuncio volentieri ad ogni intimità e vicinanza, se solo posso esser certo di questo: che siamo concordi là dove le anime comuni non arrivano». Ricordando i bei momenti del lago d’Orta disse: «…quella volta a Orta avevo deciso in cuor mio di fare partecipe Lei per prima della mia intera filosofia. Ah, lei non immagina quale decisione fosse quella: credevo che non si potesse fare dono più grande. Un’impresa di lunghissima lena…».

Indubbiamente la relazione con Lou fu molto importante per lui, tanto che nel 1884 Nietzsche giunse addirittura a scrivere: «…di tutte le conoscenze che ho fatto, una delle più preziose e feconde è quella con Lou. Soltanto dopo averla frequentata sono stato maturo per il mio Zarathustra».

nietzscheCominciò dunque in questo periodo un rapporto a tre, fra Nietzsche, Rée e Lou. Lo ricorda una famosa foto in cui i due uomini tirano una carrozza guidata da Lou, che tiene in mano una frusta. Si potrebbero ipotizzare chissà quali rapporti trasgressivi fra loro: in realtà sembra vivessero tutti come fratelli, ma di più non è dato sapere, dal momento che anche nelle lettere che i tre si scambiarono non vi sono elementi che facciano immaginare nulla, al di là di una profonda amicizia. Il rapporto fra Nietzsche e la Salomé si interruppe burrascosamente dopo soli due anni dall’incontro.

Lou e Rée continuarono invece a vivere insieme a Berlino e a Vienna per altri tre anni, dopo di che, nel 1886, Lou si fidanzò con il professore di lingue orientali a Göttingen, Friedrich Carl Andreas, cui si unì in “matrimonio bianco” l’anno successivo.

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Lo sposo aveva 41 anni, la sposa 26. Paul Rée non riuscì mai a superare questo abbandono e nel 1901 morì tragicamente in un fiume.

Nel 1894 la Salomé, ormai distante affettivamente da quella tormentata relazione, pubblicò un libro su Nietzsche: Nietzsche. Una biografia Intellettuale, descrivendolo come un musicista di grande talento, un pensatore dallo spirito libero, un genio religioso e un poeta nato. Lou Salomé dunque , ancor prima di conoscere Freud e la psicoanalisi, riuscì a fornire dell’amico Nietzsche una profonda descrizione psicologica, presentandolo come un soggetto diviso, destrutturato nelle innumerevoli tonalìtà emotive che lo pervadevano.

In quel periodo la Salomé era molto attiva: scriveva saggi, opere di narrativa, critiche teatrali, recensioni, articoli su varie riviste. La sua intensa attività intellettuale la portava a spostarsi nelle principali città in cui ferveva lo spirito di fine secolo: Berlino, Monaco, Parigi, Vienna.

In questo periodo volle conoscere il sesso e l’occasione le fu data da un certo Dr. Friederich Pineles, un fisico viennese. Questa scappatella non mise tuttavia in crisi il matrimonio di lei, che continuò e durò formalmente 43 anni.

Nel 1897 Lou conobbe il giovane poeta Rainer Maria Rilke, che aveva all’epoca solo 22 anni (lei 36). I due ebbero un intenso rapporto sentimentale e spirituale, ma nel 1901 Lou decise di chiudere la relazione perché sentiva che Rilke dipendeva troppo da lei. I due si lasciarono, ma non smisero di scriversi e rimasero legati dall’affetto (come testimoniato dalle lettere pubblicate successivamente nell’Epistolario 1897 – 1926).

Nel 1902 Lou ricominciò a vedersi con il Dr. Pineles: doveva essere una storia poco impegnativa, ma dopo una vacanza con lui nel Tirolo, la Salomé si accorse di essere incinta. Il bambino tuttavia non nacque: non è chiaro se vi sia stato un aborto spontaneo o procurato, ma certamente il fatto che lei fosse una donna sposata pesò notevolmente in questa vicenda. Lou decise che non sarebbe mai diventata madre; riprese la relazione con Pineles, fece con lui altri viaggi, ma si guardò dal restare nuovamente incinta e rifiutò tutte le sue proposte di matrimonio. Alla fine Pineles la lasciò.

Nel 1911 Lou aveva 50 anni: fu in questa stagione della vita che incontrò Sigmund Freud, di cui divenne confidente, amica e forse anche amante (come lei stessa confidò a Jung), oltre che amica della figlia Anna. Ciò che sappiamo con certezza è che Freud la stimava moltissimo, visto che la cita ben sette volte nella sua opera omnia. La frequentazione del creatore della psicoanalisi, le sue idee, la sua scienza, la coinvolsero moltissimo, soprattutto nella sua aspirazione di conoscenza profonda del proprio sé.

Nel 1911 Lou partecipò al congresso della società psicoanalitica di Vienna, dopodiché iniziò i suoi studi e la formazione sotto la direzione di Freud stesso.Gli anni successivi saranno da Lou totalmente dedicati alla psicoanalisi, sia con il lavoro terapeutico che con quello di ricerca. Scrisse diversi articoli dedicati a sessualità, desiderio e felicità raccolti nell’antologia “La materia erotica”, nei quali analizza approfonditamente il complesso edipico femminile. Nel 1931, in onore del Maestro, che compiva 75 anni, pubblicò il libro: Il mio ringraziamento a Freud.

Nonostante questo, quello che rimane di lei è considerato in genere di scarsa importanza nella storia della psicoanalisi.

Dopo l’avvento del nazismo la psicoanalisi visse un momento difficile, essendo considerata ‘scienza giudea’; la Salomé continuò tuttavia ad esercitare la professione fino all’ultimo, restando accanto al marito Andreas. Nel 1937, a 76 anni, morì nel sonno. Fu tumulata nella tomba del marito a Göttingen. Poco tempo dopo la Gestapo sequestrò tutte le sue pubblicazioni (12 romanzi, un saggio sui personaggi di Ibsen e gli scritti di psicoanalisi).

Dott.ssa Giuliana Proietti

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