Sessualità e Potere in Michel Foucault

Michel Faucault e la sessualità Alex Sandoval

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Cosa intende Foucault col concetto di “potere”?

Foucault intende una complessità di rapporti e strategie che prendono corpo negli apparati statali, nella formulazione della legge, nelle egemonie sociali.

Foucault ha messo in relazione sesso e potere?

Si. In Storia della sessualità (1976), Foucault ha indagato la relazione tra sesso e dispositivi di potere che hanno il compito di normarlo.

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Nell’età moderna quali sono i dispositivi di potere che hanno normato la sessualità?

Sono la spiritualità cristiana e i valori della società ottocentesca (borghese): queste visioni del mondo hanno prodotto una forte inibizione della sessualità individuale, tornando indietro rispetto al passato, ad esempio alle società greche e romane, in cui la sessualità era vissuta molto più liberamente.  Queste morali hanno spinto verso la negazione o il disconoscimento della sessualità, senza considerare che l’essere umano è, per natura, un essere sessuato.


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Quale è il ruolo della scienza nell’amministrare il potere sulla sessualità?

Secondo Foucault lo studio dei comportamenti sessuali, iniziato già nel Settecento, soprattutto dei comportamenti ritenuti “strani” o “pericolosi” per la società è stato oggetti di controllo e di intervento sulla società, per la definizione di comportamenti leciti o illeciti, normali o anormali. Il sapere istituzionale si è così legato al potere disciplinare.

Cosa indica il termine “bio-potere”?

Indica l’esercizio di controllo che il potere istituisce sul corpo, definendo perfino la relazione sociale che l’individuo intrattiene con i suoi simili, in quanto «prodotto dei dispositivi in cui è inserito». Tra il XVII e il XIX secolo il bio-potere si è sviluppato in due forme:

1) obiettivo: il corpo, il potenziamento delle sue attitudini, la crescita della sua utilità in relazione agli imperativi delle strutture nelle quali è inserito (anatomo-politica del corpo umano);

2) obiettivo: la popolazione, con controlli regolatori relativi ai fenomeni demografici, alla nascita e mortalità, al livello di salute o alla durata di vita.

Queste due forme di potere troveranno un’articolazione definitiva soltanto nel XIX secolo. Questo processo di integrazione mette in luce l’importante ruolo dello Stato, definito come una forma di potere sia individualizzante che totalizzante.

Cosa pensa Foucault della monogamia?

Pensa che sia un’emanazione della morale cristiana, che ha istituito anche il matrimonio, orientando la funzione della sessualità unicamente ai fini riproduttivi.

 

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In che modo la scienza si sarebbe sostituita alla morale cristiana?

Lo ha fatto attraverso nuove discipline, come la statistica, la demografia, la medicina, la psichiatria, la psicologia e la pedagogia. Tutte queste discipline hanno dato luogo al campo medico-psicologico delle “perversioni”, che ha di fatto sostituito le vecchie categorie morali della dissolutezza e dell’eccesso. Da qui il progetto medico-politico, di organizzare una gestione statale dei matrimoni, delle nascite e della sopravvivenza».

Cosa pensa Foucault della condizione della donna nella società borghese?

Foucault ritiene che la funzione di devota consorte e progenitrice per la continuità della famiglia, abbia causato la diffusione dell’isteria tra le donne appartenenti alle classi sociali più agiate. Difatti, citando Freud, Foucault asserisce che l’isteria sia stata certamente legata alla repressione dei desideri sessuali, in quanto regolati già nell’infanzia da una educazione poggiante su tabù e divieti repressivi.

La donna veniva considerata solo nel suo ruolo di madre, ruolo incompatibile con i caratteri della sensualità, del desiderio erotico e della sessualità, che l’uomo poteva cercare fuori dalla famiglia.

La società borghese è dunque «l’apogeo della repressione sessuale, del divieto, dell’inesistenza, del mutismo» e il binomio sapere-potere non solo ha prodotto verità, ma trasformato la società, mettendo in atto meccanismi di censura per ogni deviante dalle norme stabilite.

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Il bio-potere, controllando comportamento sessuale e salute, ha anche definito il ruolo della donna?

Certamente, identificandola principalmente nella donna-madre, garanzia di equilibrio sociale. La donna viene descritta come un essere fragile, non solo nella personalità, ma anche nel corpo (flusso mestruale). La differente biologia e sessualità del bambino e della bambina servono per demarcare socialmente funzioni e ruoli.

Nel campo sessuale, chi sono i devianti?

Sono coloro che non mettono in  atto comportamenti sessuali normati e pertanto vengono collocati nella sfera del patologico, della devianza, della disfunzione: comportamenti, dunque, da studiare e analizzare. Ad esempio la donna isterica, acida e nervosa, spesso non sposata e senza figli; l’uomo perverso che si dilettava in perversioni sessuali e il bambino masturbatore che occorreva reprimere e controllare.

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Perché il potere ha permesso che si parlasse tanto di sessualità?

Perché tante discipline se ne interessassero: sul piano biologico, psicologico, sociologico, giuridico e religioso, in modo da avere più argomenti per poterla reprimere.

Quale è il rapporto fra potere repressivo e famiglia?

La famiglia è basata su un sistema di legami poggianti sulla proprietà e la sovranità privata del capo-famiglia ed è la principale agenzia di controllo di un sistema più esteso, del quale fanno parte medici o psichiatri, il cui compito è studiare, analizzare e psicologizzare i rapporti familiari non consoni alle attese.

La famiglia ha dunque un potere disciplinare di correzione rispetto a quei comportamenti categorizzati come devianti: si pensi all’autoerotismo, considerato un problema rilevante per la salute fisica e psichica del bambino.

In questo modo si assiste alla isterizzazione del corpo femminile, alla pedagogizzazione della sessualità del bambino e alla sua educazione adulta, attraverso la patologizzazione della sessualità anomala.

In che modo il potere si serve della sessualità per “normalizzare” la società?

Nel momento stesso in cui in essa viene vista la causa del decadimento della moralità pubblica.

Fonte principale:

Dr. Giuliana Proietti

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