Mammoni e Bamboccioni su Psychology Today

Qualche tempo fa mi ha contattato una giornalista americana (o forse italo-americana), Raeleen D’Agostino, per chiedermi qualche spiegazione in più sulla figura del ‘mammone’ italiano e sul ‘bamboccione’ (sic!). L’articolo è stato poi pubblicato sul numero di Marzo di Psychology Today.

Ci sono infatti delle cose della cultura italiana che gli Americani non riescono proprio a comprendere. In particolare, si chiedono come possano dei ragazzi adulti restare volentieri nella famiglia di origine (invece di andare a vivere per conto proprio), e perché le madri italiane si attacchino così morbosamente ai loro figli (specialmente se sono maschi). Ho così cercato di spiegare che, almeno dal mio punto di vista, la motivazione principale di questo fenomeno sia da ricercare nella condizione storica della donna italiana. Infatti, fino a non molti decenni fa, le donne italiane non lavoravano fuori di casa (salvo eccezioni) e dunque non avevano autonomia economica. Una volta sposate, dovevano rimanere con il marito per tutta la vita, dal momento che il divorzio non c’era e comunque la separazione sarebbe stata oggetto di stigma sociale.

Queste donne, frustrate, depresse, non realizzate, riversavano tutto il loro amore sui figli, che diventavano il solo scopo della loro vita. Il figlio maschio poi, con il passare del tempo, tendeva a prendere idealmente il posto del padre e dunque diventava una sorta di marito, (con le stesse dinamiche di possessività e gelosia reciproca), ovviamente senza che in questo rapporto vi fosse compreso il sesso.

Oggi le cose per le donne italiane sono molto cambiate: le donne lavorano, c’è il divorzio e dunque i figli non rappresentano più per le mamme l’unico motivo della propria esistenza. In effetti l’attaccamento fra madri e figli maschi è assai meno morboso di un tempo; la madre italiana vive la sua vita, spesso con un uomo diverso dal padre dei suoi figli ed i figli hanno tutta la libertà di intessere relazioni, più o meno stabili, con più ragazze, senza che la madre intervenga per dare un parere, per criticare, per ostacolare.

Se in Italia ci sono sempre meno mammoni però, da qualche decennio è cominciata l’epoca dei bamboccioni. Mancava solo un termine adeguato che definisse con chiarezza questi figli ormai adulti e con qualche filo bianco fra i capelli, che non hanno alcuna intenzione di andarsene di casa (o semplicemente che non se ne possono andare, per le note difficoltà, che vanno dal diffuso precariato alla difficoltà di trovare un’abitazione, ecc.).

Il Ministro Padoa Schioppa, con una battuta per la verità poco felice, ha recentemente reso popolare il termine ‘bamboccione’, non proprio usuale in tutte le parti di Italia, ma che descrive abbastanza bene il personaggio in questione. Non a caso, il termine è già entrato nel lessico familiare di molte persone, se ne parla sui media e, come anche questo articolo dimostra, ha varcato anche i confini nazionali. Riporto dunque l’articolo di Psychology Today, in lingua originale e nella traduzione italiana.

Da: Psychology Today – Marzo 2008

Forever Mamma’s Boy
Home cooking and a tough economy keep Italian men in the nest

New York Graphic designer Danielle Oteri recalls meeting a striking 28-years-old adonis at an eatery in Sicily and lingering over a romantic glass of wine. But just when sweet poetry began to flow from his lips, a cell phone erupted into song. “Ehm… Just a minute” he whispered. “It’s Mamma. She wants to know when I’ll be home”. For Oteri, the Italian stereotype of mammismo-the exaggerated bond between Italian men and their mothers, was confirmed.
A whopping 37 percent of Italian men aged 30 to 34 still live with their parents-twice as many as women of the same ages – and Italy’s economic minister is losing patience. Tommaso Padoa-Schioppa’s latest proposal to stimulate the economy is to lure men toward autonomy with a tx break: “Let’s get those big babies out of the house”, he declared in October. The public reacted with outrage. “Staying with family at least assures a roof over your head” says attorney Beppe Serelli. “While it’s true Italy has a problem with sons never growing up in their mothers’ eyes” says Giuliana Proietti, a psychologist in Ancona, “never have our young adults been faced with such economic difficulty”. To Italians, with their history of strong family ties, there is nothing pathological about staying put until marriage, especially if one is unemployed.
“The traditional family unit was historically the only guarantee of survival in uncertain times” says Roberto Vincenzi, a professor of psychotherapy in Genoa. Vincenzi says the key factor that keeps Italy’s “figli per sempre” (sons forever) home in greater numbers than daughters is the son’s stronger attachments to their mothers. Proietti believes that mammismo has its roots in the traditional role of the Italian (and Latin) woman, who often felt unfulfilled before career and divorce were options. “She thus poured her love into her children. Over time, the son became a sort of husband to his mother, without the sexual component” she says. Vincenzi says the mother-son bond becomes pathological only when it impedes the son from growing up.
Economists Enrico Moretti and Marco Manacorda say Italian parents may be trying to impede the autonomy of their offspring. According to their research, Italian parents directly and indirectly financially bribe their children to remain home. “Italians, unlike parents from most other contries” Moretti says “like living with their grown children”. Raeleen D’Agostino

Figlio di Mamma per sempre
Cucina casalinga e difficoltà dell’economia italiana fanno restare i figli nel nido.

Danielle Oteri, che fa la designer grafica a new York, ricorda un suggestivo incontro con un bel ragazzo di 28 anni in un ristorante siciliano, mentre indugiavano su un romantico bicchiere di vino. Proprio mentre della dolce poesia iniziava a scorrere dalle labbra di lui, un telefono cellulare cominciava a squillare. “Ehm … Tra un minuto”, ha sussurrato lui. “E ‘ la Mamma. Vuole sapere quando sarò a casa”. Per Oteri, si è confermato lo stereotipo italiano del mammismo, il legame esagerato tra uomini italiani e le loro madri. Circa il 37 per cento di uomini italiani di età compresa tra 30 e 34 anni vive ancora con i genitori: il doppio rispetto alle donne della stessa età e il Ministro italiano dell’economia sta perdendo la pazienza. Tommaso Padoa-Schioppa per stimolare l’economia ha proposto una riduzione fiscale capace di spingere gli uomini verso l’autonomia: “Mandiamo i bamboccioni via da casa”, ha dichiarato in ottobre. L’opinione pubblica ha reagito con indignazione. “Vivere con la famiglia assicura almeno di avere un tetto sopra la testa”, spiega l’avvocato Beppe Serelli. “Se è vero che l’Italia ha un problema con i figli, che non crescono mai agli occhi delle loro madri” dice Giuliana Proietti, una psicologa di Ancona “è anche vero che non ci sono mai stati tanti giovani adulti di fronte a difficoltà economiche così gravi”.

Per gli italiani, con la loro tradizione di forti legami familiari, non c’è nulla di patologico nel restare in casa fino al momento del matrimonio, soprattutto se si è disoccupati. “La famiglia tradizionale unita è stata storicamente l’unica garanzia di sopravvivenza in tempi incerti”, dice Roberto Vincenzi, docente di psicoterapia a Genova. Vincenzi dice che il fattore chiave che crea in Italia “figli per sempre” (in italiano nel testo) che restano in casa in numero superiore a quello delle figlie è perché c’è un legame più profondo con le loro madri. Proietti ritiene che il mammismo trovi le sue radici nel tradizionale ruolo della donna italiana (e latina), che spesso si è sentita irrealizzata quando la carriera e il divorzio erano impossibili. “E così l’amore delle madri veniva riversato sui figli. Nel corso del tempo, il figlio diventava una sorta di marito per sua madre, senza la componente sessuale”, afferma. Vincenzi dice che il legame madre-figlio diventa patologico solo quando esso impedisce al figlio di crescere.

Gli economisti Enrico Moretti e Marco Manacorda dicono che i genitori italiani possono tentare di ostacolare l’autonomia della loro prole. Secondo la loro ricerca, i genitori italiani, direttamente e indirettamente, cercano di corrompere finanziariamente i loro figli per farli rimanere a casa. “Gli italiani, a differenza della maggior parte dei genitori di altri Paesi” dice Moretti “amano vivere con i loro figli grandi”. Raeleen D’Agostino

Dott.ssa Giuliana Proietti Ancona

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