Fare bei sogni

Il sogno si verifica in genere durante i cicli di sonno REM (Rapid Eye Movement), cioè quando gli occhi si cominciano a muovere rapidamente,  il battito cardiaco accelera, la pressione arteriosa aumenta, e il respiro diventa meno regolare. Nella fase REM il cervello si attiva come quando è impegnato in un’attività intellettuale e, per evitare che il corpo compia movimenti pericolosi ed incontrollati durante i sogni, vi è una sorta di paralisi dei muscoli corporei. Questa fase si presenta circa 6 volteper notte.

Ancora non si è ben capito perché sognamo, anche se una delle migliori teorie ritiene che il sogno permetta il consolidamento della memoria.

Il sogno è spesso influenzato dalla percezione delle situazioni corporee e ambientali: sentire il bisogno di urinare può portarci ad immaginare scene in cui questo bisogno fisiologico possa trovare soddisfazione, oppure sentire freddo può portarci a sognare di essere in montagna, durante una tormenta di neve. Allo stesso modo, nei sogni possono comparire i desideri sessuali rimossi.

Vi sono poi gli incubi, 0 “sogni brutti”, quelli che ci vanno svegliare nel sonno, in uno stato di grande ansietà. Questi sogni in genere esprimono l’elaborazione inconscia di un malessere, di una preoccupazione che si vive nel momento presente, o di eventi traumatici che non si riesce a dimenticare.

I sogni belli sono molto frequenti, ma spesso non si ricordano, anche se al risveglio alzano il tono dell’umore. A volte, quando ci si addormenta, si desidererebbe lasciarsi andare ad un bel sogno, anche se in realtà sognare è come andare al cinema a vedere un film che altri hanno scelto per noi. C’è un modo per pilotare i propri sogni?

William Dement, massimo esperto mondiale sui sogni e fondatote del dipartimento «Sleep Research and Clinical Programs» della Stanford University ritiene che alcuni piccoli accorgimenti possano aumentare le probabilità di fare un bel sogno.

Ad esempio, ci si può far aiutare da un’altra persona a percepire gli stimoli giusti, che possano permetterci di attivare la relativa attività onirica:un modo potrebbe essere quello di spruzzare nella stanza del dormiente determinati aromi che riconducano la persona alle sue esperienze piacevoli del passato, oppure fargli ascoltare dei suoni, o delle voci particolari che possano procurare a chi dorme un senso di benessere e pace interiore.

Secondo il ricercatore inoltre, dormire al buio potrebbe causare incubi più frequenti, rispetto a quando si dorme con uno spiraglio di luce.

Inoltre, vi è anche un problema di memoria: perché alcune persone ricordano bene i sogni ed altre mai?

Gli studi condotti a Stanford su un campione di volontari hanno mostrato che i soggetti risvegliati durante la fase REM (rapid eye movement)  sono stati in grado di ricordare buona parte del contenuto dei proprio sogni, mentre praticamente nessuno dei soggetti svegliati dopo 15 minuti dalla fine del sonno in fase REM ha ricordato di aver sognato.

Questo perché l’area del cervello preposta allo spostamento delle informazioni dall’archivio della memoria a breve termine a quello della memoria a lungo termine è praticamente spenta durante il sonno profondo. Dunque, c’è maggiore possibilità di ricordare i sogni se ci si sveglia prima che le informazioni vengano cancellate dalla «memoria a breve termine» (durante il sonno REM vi è un’attività elettrica intensa dei circuiti nervosi da cui dipendono le memorie recenti).

In conclusione, per fare bei sogni occorre lasciarsi andare a stimoli e ricordi positivi; per ricordarli invece occorre svegliarsi durante o subito dopo la fase REM. I grandi sognatori sono dunque le persone che si svegliano frequentemente nel corso della notte, senza averne chiara consapevolezza.

Dr. Giuliana Proietti

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Pexels

 

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