Freddie Mercury: una biografia

Freddie Mercury: una biografia


Farrokh Bulsara, meglio conosciuto come Freddie Mercury, nacque nell’isoletta di Zanzibar, il 5 Settembre del 1946, da Bomi, e Jer, entrambi di origine iraniana. Bomi lavorava come cassiere per il ministero della giustizia britannico. La coppia aveva anche una figlia femmina, Kashmira, nata nel 1952. Nel 1954, a otto anni, Freddie fu mandato a studiare alla scuola inglese di St Peter a Panchgani, poco distante da Bombay. Nel College gli amici cominciarono a chiamarlo Freddie ed in seguito anche la famiglia adottò questo nome per il piccolo Farrokh.

L’educazione impartita dalla scuola era tipicamente inglese: ai ragazzi si faceva giocare a cricket, hockey ed altri sport. Freddie si distinse come campione di tennis da tavolo a dieci anni. Altre materie in cui brillava erano quelle artistiche. Sicuramente preferiva la musica allo studio, tanto che il Direttore del College, accortosi del talento del piccolo Bulsara, scrisse ai suoi genitori per consigliare loro di far seguire al figlio dei Corsi di musica. Essi acconsentirono e Freddie cominciò a studiare piano, con impegno e determinazione.

Entrò nel coro della scuola, prendendo parte a tutte le esibizioni, sia musicali che teatrali. Nel 1958, con altri amici del College formarono il gruppo degli ‘Hectics’, nel quale Freddie suonava il piano. Nel 1962 terminò la Scuola e Freddie tornò a Zanzibar.

In seguito a dei tumulti avvenuti nell’isola, nel 1964, molti residenti lasciarono Zanzibar per andare a vivere in Inghilterra. Così accadde anche alla famiglia Bulsara, che andò a vivere presso dei parenti a Feltham, nel Middlesex, fino a che non trovarono una sistemazione migliore.

Come spesso accade, questo trasferimento improvviso fu un trauma per il futuro Mercury, che non riusciva ad integrarsi a Londra, a causa del suo accento coloniale e l’aspetto da straniero. Nel Settembre del 1964 il ragazzo si iscrisse nel vicino Politecnico per prendere il grade A in arte e potersi poi iscrivere al College. Nel 1966 Freddie infatti fu accettato all’ Ealing College Of Art, per studiare grafica.


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Continuava ad interessarsi di musica ed in particolare gradiva le sonorità di Jimi Hendrix, di cui divenne grande fan, tappezzando con suoi ritratti tutte le pareti della sua camera. Si trasferì poi a Kensington, che era in quegli anni un ambiente particolarmente favorevole per chi si interessava di arte, in un appartamento affittato dall’amico Chris Smith, il quale racconta: ‘La prima volta che sentii Freddie cantare rimasi molto colpito. Aveva una voce potentissima e sapeva suonare benissimo il piano’.

Nel 1969 il futuro Mercury lasciò il College con il suo diploma in arte e design e qualche commissione per qualche annuncio da elaborare per la stampa locale. Si spostò nell’appartamento di Roger Taylor con il quale aprì un tipo di negozio molto in voga in quegli anni, in cui si vendevano oggetti artistici fatti da lui e dai suoi amici, abiti vittoriani e vestiti di seconda mano.


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Nell’estate del 1969 Freddie conobbe un gruppo di Liverpool, gli Ibex, con Mike Bersin, John Trupp Taylor e Mick Miffer Smith; dopo dieci giorni Freddie aveva scritto per loro delle canzoni e cominciato a seguirli nei loro tour. Il 25 Agosto gli Ibex apparvero nel ‘Bluesology pop-in’, un evento open-air di cui parlò la stampa, pubblicando la foto di Freddie.

Già in quell’esibizione il futuro leader dei Queen aveva mostrato di saperci fare sul palco: non era solo la sua voce, bellissima, a conquistare il pubblico, ma anche il suo modo di muoversi sulla scena. Aveva carisma ed era un talento naturale; aveva una bella presenza e dei gusti musicali molto raffinati.

Il gruppo però si sciolse e Freddie cominciò a guardarsi intorno per formare un’altra band. Era il 1971 quando Brian May (chitarrista) e Roger Taylor (batterista) si unirono al progetto di Freddie e costituirono insieme con John Deacon al basso il gruppo dei Queen. Fu Freddy a scegliere il nome “Queen”perché voleva esprimere con un concetto regale e maestoso le ambizioni del gruppo, ma non possiamo non sottolineare il significato della parola nella sua accezione slang, che è “omosessuale”.

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Infatti il nostro, malgrado nel 1970 avesse incontrato Mary Austin, con la quale visse per sette anni e con la quale rimase per sempre amico, non nascose mai la sua omosessualità. Il periodo era poi quello dell’Imperialismo Glam e dell’ambiguità che aveva determinato il successo di personaggi come David Bowie, Lou Reed, Marc Bolan dei T.Rex. “Il glamour è parte di noi e vogliamo essere dandy”. Leggendarie sono le sue pose effeminate e narcisistiche.

In questo periodo Freddie si scelse un nome d’arte, “Mercury”, in onore del messaggero degli Dei.

Il primo pezzo dei Queen che entrò in classifica era suo (Seven Seas Of Rhye), così come il primo vero successo (Killer Queen) ed il più famoso hit dei Queen, “Bohemien Rhapsody” che rimase ai vertici della classifica per nove settimane. Si tratta in un certo qual senso di un brano rivoluzionario in cui si alternano spunti tratti da musica lirica e heavy metal in un perfetto connubio. Oltre ad essere una delle più belle canzoni rock c’è da segnalare il fatto che è la prima canzone accompagnata da un video clip.

 

La stampa specializzata non gradiva il gruppo, soprattutto per l’eccessivo istrionismo di Mercury sullo stage che serviva, a detta dei critici, a nascondere le carenze musicali e tecniche dei Queen.
Nel 1975 i Queen erano in Giappone, un paese del quale Freddie si innamorò perdutamente, tanto che collezionò per tutta la vita quadri e oggetti antichi di arte giapponese.

Nel dicembre del 1976 uscì °A day at the races” con il singolo “Somebody to love”che decretò il successo e la fama del gruppo. Poi arrivò “We are the champions”, che, concepita come canzone dell’orgoglio omosessuale, è diventata l’inno delle vittorie sportive in tutto il mondo.

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Nell’Ottobre del 1979 Freddie Mercury si esibì con il Royal Ballet, sulle musiche di Bohemian Rhapsody e Crazy Little Thing Called Love. Non aveva mai ballato, ma avrebbe sempre voluto farlo: fu un successo ed ebbe una standing ovation.
Nel 1980 il leader dei Queen decise, con grande autoironia, di adottare un look da macho, tagliandosi la folta chioma e facendosi crescere i baffi.

Negli anni ’80 ci furono altri hits: “Radio ga ga”, “A kind of magic”, “Under pressure” con David Bowie, “I want to break free”, “Who wants to live forever” per citarne qualcuno.

Nel 1982 i Queen decisero di prendersi una vacanza dal gruppo e decisero di non fare più tour per un anno. Freddie conobbe Georgio Moroder, che stava lavorando ad un rifacimento della colonna sonora del film Metropolis, del 1926. Da questa collaborazione nacque la canzone Love Kills.

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Nel 1983 “the bad guy”, come veniva ormai chiamato Freddie, andò a vedere Un ballo in Maschera, di Giuseppe Verdi e lì fu letteralmente ipnotizzato dalla voce di Montserrat Caballé, la cantante lirica spagnola.

Nel 1985 uscì il primo album come solista, dalla CBS Records. Il 13 luglio 1985 i Queen si esibirono in Live Aid, e fu la loro consacrazione a livello mondiale. Nel 1987 uscì un nuovo singolo, con un classico dei Platters: The Great Pretender.

Nel Marzo del 1987 Freddie volle incontrare a Barcellona l’ammiratissima Montserrat Caballé alla quale lasciò una cassetta con delle canzoni. La diva le apprezzò moltissimo e ne cantò una al Covent Garden di Londra. Freddie ne fu felicissimo. La collaborazione tanto desiderata con la cantante spagnola cominciò e si mostrò al mondo con il brano “Barcelona Barcelona”, un duetto inciso per le Olimpiadi nella sua città.

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Freddie sapeva di essere ammalato di AIDS, ma non voleva pensarci e continuava a lavorare con grande frenesia trasformando la sua abitazione in una clinica presa d’assalto ogni giorno da medici e infermieri.

Uscì in questo periodo il disco “Innuendo”. Soltanto il 23 novembre del 1991 il cantante annunciò pubblicamente di essere affetto da aids e fece appena in tempo, perché il giorno dopo morì nella sua casa di Kensington, in seguito ad una polmonite resa letale dal virus dell’HIV. Nell’ultimo video clip relativo al pezzo “The show must go on” il divo appariva infatti già segnato indelebilmente dalla malattia, ed il testo appariva profetico:

“Lo spettacolo deve continuare, sì lo spettacolo deve continuare – dentro il cuore mi sta spezzando – forse il mio trucco si sta sciogliendo, ma il mio sorriso continuerà a rimanere – qualunque cosa succeda lascerò tutto alla sorte -…fuori sta spuntando il giorno – ma dentro nell’oscurità sto morendo dalla voglia di essere libero…”

Il 20 Aprile del 1992 si tenne un concerto in suo onore allo Stadio di Wembley al quale parteciparono tutti i più grandi artisti, David Bowie, Elton John,Guns ‘N’Roses, il nostro Zucchero, George Michael, e i cui fondi sono stati raccolti per la Mercury Phoenix Trust, che si occupa della ricerca sull’AIDS. Nel 1995 i tre membri rimasti dei Queen pubblicarono l’album Made In Heaven, che comprende le ultime canzoni scritte e interpretate dal grande Freddie, un testamento postumo.

Lanfranco Bruzzesi

Imm. Wikimedia

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