L’errore per cui le cose negative dipendono sempre dall’altro

Quando due persone si mettono insieme uniscono due individualità e le fondono. In questo modo la coppia crea una sua propria individualità, che la distingue dal resto del mondo, e si trasforma in una sorta di animale a quattro zampe in cui i due partner diventano ormai indistinguibili singolarmente.

Volendo usare un’altra metafora, è come se due persone che possiedono un euro ciascuna decidessero di usare le loro monete per prenderne una da due: il risultato è che stando insieme hanno lo stesso valore, ma se un giorno vorranno dividersi non avranno più due monete da un euro, ma una moneta da due euro spaccata in due. Ovvero non avranno più nulla. Si tratta di un patto scellerato, sbagliato nei suoi fondamenti, fatto da due persone immature che hanno pensato di crescere utilizzando ‘pezzi’ dell’altro: vivere insieme deve essere una scelta e non una costrizione.

Ma la coppia non è un monumento statico alla forza dell’amore, la coppia è un sistema complesso, che funziona in termini di cambiamento e che è sempre alla continua ricerca di un equilibrio; è inoltre un sistema aperto, che subisce gli effetti ed i condizionamenti provenienti dall’esterno: per questo richiede una continua rinegoziazione delle regole, dei ruoli da svolgere al suo interno. Spesso dunque accade che la coppia, come la maionese, ‘impazzisca’: che fare? Molte sono le possibilità: buttare la maionese impazzita nel secchio dell’immondizia, cercare di recuperarla aggiungendo un ingrediente nuovo, oppure andare al negozio e comprarne un’altra pre-confezionata. E così avviene con il rapporto di coppia in crisi: che farne? Buttare via tutto? Provare a recuperarlo? Trovarsi un amante?

Chi decide di riprovarci non deve pensare che la colpa del fallimento sia tutta nel/nella partner.
Se A infatti si comporta in un certo modo a causa del comportamento di B, bisogna pur rendersi conto che B si comporta in un quel modo perché influenzato a sua volta dal comportamento di A, il quale a sua volta risponde ad un comportamento di B e così via. Si tratta insomma di una causalità circolare A->B->A ecc. in cui i due membri della coppia reciprocamente si influenzano.

Quando gli schemi che regolano la relazione sono troppo rigidi, può essere necessario, come dicevamo per la maionese, aggiungere un nuovo ingrediente che funga da stimolo per avviare un processo di cambiamento. Questo processo può comportare una rinegoziazione delle regole della coppia, un riavvio della individuazione personale, per riprendersi in mano ciascuno il suo euro, e cercare di stare insieme non perché da soli non si vale nulla, ma perché ognuno ha una sua potenzialità da esprimere nella coppia. In molte casi va bene pensare in termini di ‘noi’, come nel rapporto con i figli e con altre persone esterne alla coppia, mentre in altri è bene pensare in termini di ‘io’. Quando ci si accorge che nella coppia non c’è più emozione, che la continua litigiosità porta ad una persecuzione reciproca, occorre riacquistare la propria autosufficienza e cercare di trovare delle strade alternative di comportamento. E’ sbagliato pensare che tutto dipenda dall’altro.

Pensiamo alla vita sessuale dei due partners, che in genere è la cartina di tornasole della buona salute della coppia : spesso le donne non hanno voglia di avere rapporti ed attribuiscono al partner il loro calo del desiderio. “Non voglio essere amata perché tu non mi fai sentire ‘amabile’” è il discorso ricorrente. Dunque, più non mi sento amata, tanto più non posso essere amata, tanto più non mi sento amata ecc. ecc. Una prigione, un tunnel senza luce. Ma qualcosa questa donna in realtà potrebbe fare: se non può far si che l’altro faccia di sé una persona amata, può almeno costringere sé stessa a diventare una persona ‘amabile’, portando un elemento nuovo, che influirà e cambierà il meccanismo circolare che domina il rapporto.

Quando la coppia è in crisi, entrambi i partners stanno male: se uno sta male ed uno sta bene significa che uno è ancora mentalmente nella coppia e mentre l’altro ne è fuori. Lo si vuole richiamare, riavvicinare? Si può, ma non certamente con le accuse, i pianti, i musi, ecc. Questo tipo di richiami al negativo, o attraverso il negativo, sono destinati a fallire.

Se si vuole trovare nell’altro un determinato tipo di attenzioni, dobbiamo fare in modo di dargliene per primi, perché in un rapporto circolare, tutto quello che si dà, ritorna. E non è vero che non si ha questo potere: basta pensare a quello che si può fare, quando si vive una crisi, per far peggiorare l’altro: e se si provasse invece a cambiare l’altro in positivo, partendo da… sé?

Rif. Bibliografico: Cancrini/Harrison, Potere in amore, L’ed

Giuliana Proietti

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