Padri gay: single, di colore e con figli nati in precedenti unioni

Più del 20% delle coppie omosessuali presenti negli Stati Uniti al momento stanno allevando dei figli  (Williams Institute, 2016), e ormai numerose ricerche hanno documentato questo tipo di esperienza genitoriale.

I genitori gay non hanno in genere vita facile: in primis diventare genitori attraverso l’adozione o la maternità surrogata può essere emotivamente, finanziariamente e logisticamente molto arduo (Gamson, 2015; Goldberg, 2012; Lewin, 2009), ma è anche difficile, a causa della eteronormatività, far riconoscere le proprie relazioni familiari (Dana, 2011; Prendergast & MacPhee, 2018; Ocobock, 2013) così come avere interazioni con le istituzioni sociali, come le scuole dei loro figli e con gli operatori sanitari (Goldberg, 2012; Mallon, 2004).

Nonostante questo, i discorsi pubblici più eruditi sulla paternità gay fanno spesso pensare che le famiglie con genitori omosessuali assomiglino all’ideale familiare standard nordamericano ( Bernstein e Reimann, 2001; Smith, 1993), dove i padri gay vengono rappresentati come famiglie bianche, borghesi e con due genitori. In realtà esistono molte situazioni, forse la maggioranza, che poco hanno a che vedere con questo quadretto familiare.

Per saperne di più su queste famiglie più emarginate, con genitori gay, possiamo attingere ai dati di un recente studio (Carroll, Gay Fathers on the Margins: Race, Class, Marital Status, and Pathway to Parenthood, 2018), che si è concentrato principalmente su tre categorie di padri gay:  single, di colore, e che hanno avuto figli nel contesto di precedenti unioni eterosessuali.

Le domande guida dello studio erano le seguenti:

  • Quali sfide affrontano i padri gay delle diverse minoranze sociali, che potrebbero non essere condivise da famiglie gay bianche, della classe media e sposate?
  • In che modo i padri omosessuali emarginati interpretano la loro rappresentazione all’interno della più ampia comunità di genitori gay?
  • In che modo i padri gay emarginati rispondono a queste sfide e costruiscono la capacità di recupero per se stessi e le loro famiglie?

Contesto teorico

Il discorso politico sulle famiglie gay in America, è stato particolarmente incline a “vendere un’identità”, sottolineando le somiglianze tra gli ideali di famiglia eterosessuali e quelli di genitori dello stesso sesso (Walters, 2001, 215).
Queste strategie sono riuscite a rendere accettabili le famiglie gay e a far avanzare la legislazione sui diritti civili per proteggere le famiglie con genitori omosessuali, ma hanno anche smorzato la diversità all’interno delle famiglie queer e in qualche modo hanno distorto la loro rappresentazione di sé, in modo da riflettere i pregiudizi presenti nella popolazione generale.

Genitori gay single

A partire dal 2016, il 32% delle famiglie americane con figli era guidato da un genitore single (U.S. Census Bureau, 2016), generalmente di sesso femminile. Gli uomini infatti esercitano da soli la genitorialità solo quando le madri sono considerate inadatte a tale funzione (il che predice esiti negativi per quanto riguarda la corretta educazione dei figli, come in Biblarz & Stacey, 2010; Goldscheider, Scott, Lilja e Bronte-Tinkew, 2015).

Le ricerche mostrano tuttavia che quando i padri hanno il compito di svolgere la funzione di genitori a tempo pieno, essi si dimostrano capaci di genitorialità in modo competente, sfidando la nozione che uomini e donne differiscano nelle loro capacità genitoriali (Biblarz & Stacey, 2010; Risman, 1986).

I genitori single “per scelta” sono quelli che intraprendono la genitorialità senza l’ausilio di un partner, spesso attraverso l’adozione o le tecnologie riproduttive (Graham & Braverman, 2012; Hertz, 2006). Le madri single per scelta tendono ad essere donne ben istruite e della classe media, con autonomia finanziaria e forti sistemi di supporto sociale, che consentono loro di costruire le loro famiglie nonostante lo stigma ancora presente nella società verso i genitori single (Bock, 2000, Hertz, 2006; Mannis, 1999).

Poco si sa invece sulle esperienze dei padri eterosessuali single per scelta, a parte il fatto che essi contraddicono gli stereotipi di genere e la nozione tipica della genitorialità, per cui questi nuclei vengono visti sostanzialmente come famiglie devianti che privano i figli delle madri (Johnson, 2017).

I padri gay single per scelta affrontano contraddizioni simili a questi stereotipi; tuttavia poiché i sondaggi rappresentativi a livello nazionale devono ancora includere misure adeguate per il riconoscimento dell’orientamento sessuale nei loro questionari, il numero di famiglie guidate da genitori omosessuali è sconosciuto (Williams Institute, 2009). Alcuni studi qualitativi sulla paternità gay hanno riguardato interviste a partecipanti gay e single, ma raramente le esperienze di padri gay single sono state al centro dell’attenzione dei ricercatori. Quello che si sa è che la presenza di ostacoli finanziari e sociali all’adozione e alle tecnologie riproduttive limitano il numero di queste famiglie alla classe sociale medio-alta, consentendo solo alle coppie gay più privilegiate di raggiungere la genitorialità (Boggis, 2001; Smock & Greenland, 2010). 

Genitori gay di colore

Nella categoria “di colore” sono normalmente inclusi gruppi etnici diversi (ad esempio, neri, latini e asiatici). Purtroppo in America le famiglie standard sono ancora quelle bianche, mentre le “altre” sono  le eccezioni alla regola (Smith, 1993). Nonostante gli Stati Uniti diventino sempre più etnicamente diversi, le ideologie relative alla razza e alla supremazia bianca continuano a creare sfide sostanziali per le famiglie di colore. Le famiglie nere, incasellate nella cosiddetta patologia del matriarcato presentano ancora stereotipi di genitori incapaci (Coles & Green, 2010; Hill Collins, 1992); allo stesso modo, le caricature culturali hanno soppresso la vasta diversità delle famiglie asiatiche e latino-americane, portando molti ricercatori a ignorare le questioni legali, politiche, e istituzionali che influenzano le dinamiche familiari delle famiglie “di colore”, sia native che immigrate (Baca Zinn & Wells, 2000; Ishii-Kuntz, 2010).

Nonostante il fatto che le famiglie bianche abbiano dominato le rappresentazioni dei media e la letteratura sulle famiglie queer (Rupple, Karpman, & Terres, 2018), sono le coppie omosessuali afroamericane e latino-americane ad avere maggiori probabilità di allevare dei figli nel loro nucleo familiare, rispetto alle coppie omosessuali bianche (Gates, 2015; Moscowitz, 2013). Lo studio più completo sui genitori gay di colore fino ad oggi, è quello di Moore (2011) il quale ha esaminato il modo in cui questioni di razza e di classe sociale influenzano le identità sessuali, le presentazioni di sé e gli schemi di formazione familiare. Moore ha scoperto che l’esperienza dello stigma spinge le madri lesbiche nere a cercare la rispettabilità sociale impegnandosi in sottoculture gay nere. Non si sa se queste stesse situazioni possano applicarsi anche ai padri gay di colore, compresi i padri gay latini e asiatici.

Genitori gay con precedenti unioni eterosessuali

I padri gay che passano alla genitorialità tramite l’adozione e la maternità surrogata sono più visibili di quelli che hanno avuto figli nel contesto di unioni precedenti con partner di sesso diverso. Ciò potrebbe essere dovuto all’enfasi del movimento gay e lesbo sulla genitorialità e sui diritti familiari, che ha ampliato le opportunità di adozione per le coppie dello stesso sesso. In realtà, la maggioranza delle coppie omosessuali alleva figli nati da precedenti relazioni eterosessuali (Goldberg, Gartrell e Gates, 2014). Le ricerche sui genitori gay con figli nati da precedenti unioni eterosessuali mostrano che essi sperimentano sensi di colpa e vergogna intensi, associati allo scioglimento dei loro matrimoni e alle difficoltà nel trovare l’accettazione all’interno delle sottoculture gay, a causa del loro status di genitori (Bozett, 1987).

Risultati dello studio

I padri gay in ciascuna delle categorie esaminate (single, di colore o con figli nati da precedenti unioni eterosessuali) sono consapevoli di non essere rappresentati dalle immagini dominanti della paternità omosessuale, e lamentano una carenza di risorse per le loro esigenze specifiche. Lo studio evidenza come i meccanismi di resilienza disponibili per i padri gay marginalizzati non abbiano risolto la loro marginalità, o le sfide associate alle loro posizioni sociali.

Sebbene i demografi non abbiano ancora stime per la percentuale di genitori omosessuali (Williams Institute, 2009),
ricerche precedenti indicano che le coppie omosessuali non-bianche hanno maggiori probabilità delle coppie omosessuali bianche di avere figli nella loro famiglia (Gates, 2015; Moscowitz, 2013), e che la maggior parte delle coppie omosessuali con figli hanno figli nati in precedenti relazioni eterosessuali (Goldberg et al., 2014).

Solo i gay più ricchi possono permettersi di costruirsi una famiglia attraverso l’adozione e la maternità surrogata, mentre i padri che hanno avuto i loro figli in relazioni eterosessuali sono i più frequenti, ma sono anche quelli che mostrano di avere le maggiori difficoltà, economiche e sociali,  fra i vari gruppi, a causa della fine del loro matrimonio e della impossibilità di essere accettati a pieno titolo nella comunità gay, proprio per la presenza dei figli.

I risultati mostrano che i padri gay single, di colore o che hanno avuto figli in precedenti unioni rappresentano situazioni marginalizzate, non solo nella società, ma anche all’interno della comunità gay. Queste famiglie queer ritengono che questo stato di cose, negativo per loro, sia dovuto principalmente al tentativo mainstream di trasmettere valori familiari che sono tipici della famiglia tradizionale bianca anche a situazioni che sono completamente diverse.

Dr. Walter La Gatta

Fonte:
Carroll, Gay Fathers on the Margins: Race, Class, Marital Status, and Pathway to Parenthood, Wiley Online Library

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