Aquazen: di cosa si tratta?
Un tuffo dove l’acqua è più blu.
… Ed eccoci immersi in un’altra dimensione. Uno spazio fluido, molecole idriche che accarezzano ogni singolo millimetro quadrato della nostra pelle. I sensi si aprono a infinite percezioni, il corpo esplora questo nuovo-antico ambiente con rinnovato piacere. E così che ogni estate si rimette in scena l’incontro con l’acqua. Negli spazi sicuri delle piscine, nelle profondità misteriose del mare…Ogni volta una scoperta, non solo di liquidi orizzonti ma delle nostre risorse e di grandi emozioni.
L’apnea, la via più naturale ed ecologica all’esplorazione del mare, sta diventando la disciplina preferita di molti atleti e semplici appassionati di immersione. Non solo. L’apnea subacquea è prima di tutto educazione del respiro: una scuola che porta lontano. Si impara il controllo della mente, si conoscono meglio il proprio corpo e le sue reazioni, si vivono stati di coscienza particolari, si potenziano attenzione e concentrazione.
A stare in apnea oggi si impara in poche ore, con esercizi “dolci” di consapevolezza del respiro basati sul pranayama, il metodo yoga di respirazione. Ma il respiro è solo il primo passo: per indurre la “risposta di rilassamento” è necessario affidarsi al potere della mente. Si utilizzano tecniche come il training autogeno, oppure si ricorre al registro immaginativo, cercando di trovare un equilibrio interno basato su ricordi positivi. Per chi ha paura gli esercizi si affrontano nelle calde acque termali. Le persone imparano a percepire l’origine delle tensioni, a coordinare i movimenti e attraverso esercizi di maternage, a fidarsi dell’acqua. E di solito un corso di un week end è sufficiente per superare il problema.
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Una volta apprese le regole dell’apnea si apre una porta su dimensioni che solo da poco, e grazie ad apparecchiature sofisticate, gli scienziati hanno iniziato a esplorare. Ma che ci danno un’idea delle potenzialità del nostro corpo e della mente. Nell’apnea subacquea si vivono stati molto simili a quelli della meditazione: il corpo passa da un comportamento ergotropico, cioè di dispendio di energia, a una modalità trofotropica, di salvaguardia dell’energia. Il battito rallenta, l’attività cerebrale si fa più lenta e sincronizzata, anche il metabolismo segna il passo. Tutto per risparmiare ossigeno salvavita grazie al diving reflex, una reazione che ci accomuna a delfini e balene e che, per qualcuno, è la prova delle nostre origini acquatiche. Così, in apnee subacquee spinte anche fino a 6 minuti di sospensione del respiro, sganciato dalle forze terrestri e immerso in un universo senza suoni, l’individuo si ripiega su se stesso, in uno stato per molti versi simile al sonno ma cosciente. La disciplina dell’apnea è un percorso evolutivo che porta a diventare più centrati e concentrati, e a gestire meglio le emozioni e le situazioni stressanti.
L’acqua è femmina, rendiamole omaggio
Il primo tra gli psicoanalisti ad addentrarsi nel mondo simbolico dell’acqua è stato Sandor Ferenczi. Allievo e amico di Freud ha esplorato nel suo libro Thalassa le origini della vita sessuale riconducendole alla ricerca della riconnessione con la madre-oceano da cui tutti noi deriviamo. Poi Gaston Bachelard (Psicanalisi delle acque) ha indagato i simbolismi della purificazione, della morte e rinascita legate all’acqua. L’acqua è un elemento carico di significati cosmici, simbolici, mitici. Nei sogni è simbolo dell’inconscio e del mondo emotivo, ma soprattutto rappresenta il femminile, la fertilità, l’energia materna e accogliente del contatto con il liquido amniotico. Il contatto con l’acqua ci rigenera, ma non solo: fa parte del nostro io più profondo. Ecco perché dobbiamo imparare a rispettare e amare questo elemento vitale.
Rossana Cavaglieri
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Rossana Cavaglieri è una giornalista che da anni si interessa di salute e benessere e scrive per le maggiori testate nazionali.