Carl Rogers, uno dei fondatori della psicologia umanistica
Carl Rogers è una figura centrale della psicologia umanistica, un movimento che, a partire dagli anni ’50, ha proposto una visione positiva e ottimistica della natura umana, ponendo l’accento su aspetti come la crescita personale, la realizzazione del potenziale e la ricerca del significato. Rogers, insieme a Abraham Maslow, è uno dei principali esponenti di questa corrente, nota anche come la “terza forza” in psicologia, in quanto si proponeva di superare i limiti del comportamentismo e della psicoanalisi, focalizzandosi sull’esperienza soggettiva, sull’autodeterminazione e sulla capacità dell’individuo di auto-realizzarsi. Conosciamolo meglio.
Chi era Carl Rogers?
Carl Ransom Rogers (1902-1987) è stato uno psicologo statunitense, fondatore della Psicoterapia Centrata sulla Persona, all’interno della corrente umanistica della psicologia.
- Infanzia e Adolescenza
Nacque l’8 gennaio 1902 a Oak Park, nei dintorni di Chicago, in una famiglia protestante di rigida osservanza religiosa, dove non si beveva alcool, non si ballava, non si andava al teatro, non si giocava a carte, non si frequentavano gli amici: piuttosto si lavorava duramente. I genitori erano entrambi laureati e di buona origine sociale: il padre faceva l’ ingegnere civile e la madre la casalinga. Quarto di sei figli, di cui 5 maschi, Carl imparò a leggere prima ancora di andare all’asilo; durante l’infanzia studiò e lesse molto, anche come rifugio alla sua solitudine, tanto da meritarsi il soprannome di “professor Mooney” ricalcante la figura e il personaggio di una serie di cartoni animati allora particolarmente in voga.
Nel 1914, quando Carl aveva 12 anni, la famiglia Rogers abbandonò la città ed acquistò una fattoria a 30 miglia da Chicago; il padre “incoraggiò i suoi figli ad avere occupazioni indipendenti e redditizie, così Carl ed i fratelli allevavano pulcini, agnelli, maiali e vitellini.
Nel 1919 il futuro psicologo si iscrisse all’università di Wisconsin, non per studiare psicologia, bensì agraria, con l’intenzione di imparare a gestire ‘scientificamente’ una fattoria. Ben presto abbandonò quest’area di studi in favore della storia e della teologia. Disse Rogers: “da agricoltore scientifico a pastore, quale salto!”.
La scelta era probabilmente dovuta all’influenza del prof. Humphrey, insegnante di catechismo, che gli aveva permesso di sperimentare una forma relazionale assolutamente diversa dalla solitudine nella quale era fino ad allora vissuto. Il professore incoraggiava i suoi allievi all’autodeterminazione e si rifiutava di adottare un ruolo convenzionale di leadership. Frequentando questo gruppo Carl trovò le sue prime, vere amicizie.
- Università
All’università studiò la cultura e la spiritualità orientale: questo background culturale lo portò a sviluppare la capacità di crescita di ogni persona e la convinzione che gli esseri umani fossero naturalmente spinti verso l’attualizzazione, cioè l’autorealizzazione.
- Viaggio in Cina
Nel 1922, con un gruppo di studenti americani, partecipò in Cina ad una conferenza internazionale organizzata dalla Federazione Mondiale degli Studenti Cristiani: la permanenza in Cina, durata oltre sei mesi, permise a Rogers di chiarire a se stesso l’interesse per la religione:
“…sentivo che certi problemi, il significato della vita per gli individui, mi avrebbero probabilmente sempre interessato, ma che non potevo lavorare in un campo in cui mi si richiedeva di credere in una dottrina religiosa specifica. Le mie opinioni erano già cambiate in modo straordinario, e potevano continuare a cambiare. Mi sembrava che sarebbe stata una cosa orribile “dover” professare una serie di opinioni per poter continuare la propria professione. Desideravo trovare un campo in cui avere la certezza che la mia libertà di pensiero non sarebbe stata limitata”.
Il viaggio lo aiutò a discostarsi dai principi religiosi fondamentalisti della famiglia, capì che nel mondo vi sono tante religioni. Carl imparò a stare insieme agli altri, a condividere, ad accettare persone e situazioni molto diverse. Di questo parlò per lettera con i suoi familiari, i quali accolsero questa corrispondenza dalla Cina con crescente preoccupazione.
Al ritorno si sposò, contro il volere della famiglia, con Helen Elliot e si trasferì a New York per frequentare un Seminario Teologico. Completò gli studi all’Università del Wisconsin e poi si laureò in filosofia alla Columbia University.
“Per i primi otto anni fui completamente immerso nell’esercizio di un servizio psicologico pratico, facevo diagnosi ed indicavo i mezzi di rieducazione per ragazzi delinquenti e ritardati che venivano inviati dai tribunali e dai centri sociali…; fu un periodo di relativo isolamento professionale, durante il quale mio unico interesse era quello di riuscire ad aiutare i clienti. Fui costretto a fronteggiare molti insuccessi, e ciò mi costrinse ad imparare. Avevo un solo criterio per giudicare qualsiasi metodo di trattare con questi bambini e coi loro genitori ed era: “é efficace quello che faccio?”. Mi rendo conto che cominciai allora a sviluppare i miei punti di vista dall’esperienza di ogni giorno”.
- Prime esperienze professionali
Nel 1939 pubblicò la sua prima opera: “The Clinical Treatament of the Problem Child” ed iniziò ad insegnare presso l’Università di Stato dell’Ohio. Il contatto quotidiano con i colleghi non fu sempre facile: “Sperimentai per la prima volta come un’idea nuova, che può sembrare a noi luminosa e splendida per la sua potenzialità, possa essere fortemente minacciosa per un’altra persona… Sentivo ad ogni modo che avevo qualcosa da dire e stesi il manoscritto di “Counseling and Psycoterapy” che esponeva quello che, secondo me, era l’orientamento più produttivo da dare alla terapia”.
Nel 1944 cominciò una collaborazione con l’Università di Chicago, che prevedeva anche l’organizzazione di un Centro di consulenza per gli studenti universitari, dandogli in tal modo la possibilità di continuare, da un lato, la sua ricerca teorica e, dall’altro, di verificarla quotidianamente nel rapporto clinico con i clienti.
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A Chicago si fermò 12 anni, con grande successo fra i pazienti anche se i colleghi non lo vedevano di buon occhio. Ad esempio l’Istituto di Psichiatria dell’Università apertamente negava ogni forma di collaborazione con Rogers.
- La terapia centrata sul cliente
Nel 1951 dà alla stampa “La terapia centrata sul cliente” che rappresenta una sintesi del suo pensiero. Finalmente l’Associazione degli Psicologi Americani cominciò ad apprezzare la sua opera, che per molto tempo aveva osteggiato, ne cominciò a riconoscere i meriti e ad attribuire a Rogers riconoscimenti ufficiali.
- Successo
Nel 1956 Rogers è nominato presidente dell’American Academy of Psychoterapy; nel 1957 ebbe la cattedra, all’Università dell’ Wisconsin, come professore di psicologia e psichiatria. Anche qui tuttavia i colleghi non lo accolsero a braccia aperte.
Con il suo quinto libro, ‘On Becoming a Person’, pubblicato nel 1961, raggiunse una fama tale che si sentì pronto a lasciare gli incarichi accademici per trasferirsi a La Jolla al Western Behavioural Sciences Institute, un’organizzazione non-profit, dove portò avanti le sue ricerche sulle relazioni interpersonali.
- Gruppi di Incontro
In seguito si appassionò moltissimo ai gruppi di incontro, imparando il valore della fiducia nella comprensione reciproca che si realizza nei piccoli gruppi. Era la stessa esperienza che aveva avuto come terapeuta negli incontri uno-a-uno che ora veniva trasferita ai gruppi. Egli divenne anche più capace di esprimere i propri sentimenti e la propria vulnerabilità. Cercò anche altri modi di applicare le sue teorie, ad esempio in ambito scolastico e lavorativo, ma anche sociale.
- Ultimi anni e Morte
Negli anni 70 e 80 viaggiò moltissimo cercando di portare le sue idee sul modo di affrontare le problematiche interpersonali in paesi dove vi erano i conflitti più gravi, quali l’Irlanda del Nord, il Sud Africa, la Polonia e la Russia.
Nel 1980 pubblicò : ‘A Way of Being’, che contiene fra l’altro una visione illuminata di quello che potrebbe essere il mondo domani. Nel 1985 riuscì a far incontrare i leader di 17 paesi in una conferenza ‘residenziale’, per farli parlare di pace nel mondo e disarmo nucleare.
Rogers morì il 4 Febbraio 1987, quando era stato appena nominato per il Premio Nobel per la Pace, a 85 anni. Poiché un premio Nobel non può essere assegnato a qualcuno che è morto, la nomina non poté essere confermata. Se avesse vissuto qualche anno in più, avrebbe forse ricevuto quel premio: i suoi ultimi anni furono certamente molto impegnati a sostenere la pace nel mondo.
Rogers credeva nella psicoanalisi?
No. Sebbene avesse una formazione psicoanalitica, Rogers trovava le tecniche psicoanalitiche insoddisfacenti, sia nei loro obiettivi che nella loro capacità di aiutare i bambini con cui lavorò nella prima parte della sua carriera.
Nella terapia rogersiana c’è anche il Taoismo?
Si, il Taoismo è qualcosa che Rogers aveva ben studiato, discusso e dibattuto durante il suo viaggio in Cina. In A Way of Being, Rogers (1980) cita il filosofo Lao Tsu, quando dice:
Se evito di intromettermi con le persone, si prendono cura di se stesse,
Se mi trattengo dal comandare le persone, si comportano bene,
Se mi trattengo dal predicare alle persone, esse migliorano se stesse,
Se evito di imporre alle persone, diventano se stesse.
Lao Tsu, 600 a.C. circa
Per Rogers la psicologia poteva cambiare il mondo?
Si. Rogers, come Maslow, voleva vedere la psicologia contribuire molto di più alla società che semplicemente aiutare le persone con disagio psicologico. Il suo sforzo fu quello di voler imparare a comunicare veramente, con comprensione empatica, sforzandosi anche di portare la pace nel mondo.
Cosa pensava Rogers della relazione genitore-figlio?
Secondo Rogers la natura di tale relazione può favorire l’autorealizzazione o impedire la crescita personale, così come determinare la natura della personalità dell’individuo e, di conseguenza, la sua struttura del sé e il suo adattamento psicologico.
Man mano che il bambino diventa consapevole di sé, sviluppa un bisogno di considerazione positiva. Quando i genitori offrono al bambino un rispetto positivo incondizionato, il bambino continua ad andare avanti di concerto con la sua tendenza attualizzante. Quindi, quando non c’è discrepanza tra l’autostima del bambino e la sua considerazione positiva (da parte dei genitori), il bambino crescerà psicologicamente sano e ben adattato.
Tuttavia, se i genitori offrono solo una considerazione positiva condizionata, se sostengono il bambino solo se segue i propri desideri e le proprie regole, il bambino inizierà a percepire il proprio mondo in modo selettivo; eviterà tutte quelle esperienze che non si adattano al suo obiettivo di ottenere una considerazione positiva. Il bambino inizierà quindi a vivere la vita di coloro che stabiliscono le condizioni di valore, piuttosto che vivere la propria vita.
Man mano che il bambino cresce e diventa più consapevole della propria condizione nel mondo, il suo comportamento si adatterà o meno alla propria struttura del sé. Se ha ricevuto una considerazione positiva incondizionata, tale che il proprio senso di sé e le sue esperienze di vita combaciano, il bambino sarà relativamente felice e ben adattato. Ma se il suo senso di sé e la sua capacità di ottenere considerazione positiva non corrispondono, il bambino svilupperà incongruenza.
Nel tempo, un’incongruenza eccessiva o improvvisa e drammatica può portare alla rottura e alla disorganizzazione della struttura del sé. Di conseguenza, è probabile che l’individuo sperimenti disagio psicologico che continuerà per tutta la vita (Rogers, 1959/1989).
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Quali sono i principi fondamentali della psicologia umanistica?
La psicologia umanistica si distingue per alcuni principi centrali che la differenziano dalle altre scuole psicologiche:
1. Focus sulla persona: L’essere umano è considerato un individuo unico, con potenzialità e capacità intrinseche di autorealizzazione. La psicologia umanistica si concentra sull’individuo come essere unico e irripetibile.
2. Libertà e responsabilità: L’individuo è ritenuto libero di scegliere il proprio destino e responsabile delle proprie scelte. La libertà è vista come una condizione essenziale per lo sviluppo personale.
3. Focus sull’esperienza vissuta: Questo approccio valorizza l’esperienza soggettiva come fonte primaria di conoscenza, considerando la consapevolezza dei propri sentimenti e pensieri un elemento fondamentale per il benessere psicologico.
4. Orientamento alla crescita: L’essere umano è considerato orientato naturalmente verso la crescita e il miglioramento di sé, spinto da una tendenza innata a realizzare il proprio potenziale.
Cosa intendeva Rogers con “Autorealizzazione”?
Per Rogers, l’autorealizzazione era una tendenza ad andare avanti, verso una maggiore maturità e indipendenza, o auto-responsabilità. Questo sviluppo si verifica per tutta la vita, sia biologicamente (la differenziazione di un ovulo fecondato nei molti sistemi di organi del corpo) che psicologicamente (autogoverno, autoregolazione, socializzazione, fino al punto di scegliere gli obiettivi della vita).
Carl Rogers credeva che per raggiungere l’autorealizzazione una persona dovesse trovarsi in uno stato di congruenza, quando il “sé ideale” di una persona (cioè chi vorrebbe essere) è congruente con il suo comportamento effettivo (immagine di sé).
Quali sono le persone “pienamente funzionanti” e come vivono?
Sono le persone che hanno sviluppato congruenza, che hanno ricevuto una considerazione positiva incondizionata durante lo sviluppo o che hanno sperimentato con successo una terapia centrata sul cliente: queste sono le “persone pienamente funzionanti”.
Queste persone, secondo Rogers, conducono una bella vita. La bella vita è un processo, non uno stato dell’essere, è una direzione, non una destinazione. Richiede libertà psicologica, ed è la naturale conseguenza dell’essere psicologicamente liberi tanto per cominciare.
Indipendentemente dal fatto che si sviluppi naturalmente, grazie a un ambiente domestico sano e di supporto, o che avvenga come risultato di una terapia di successo, la persona pienamente funzionante è sempre aperta a nuove esperienze, vive pienamente ogni momento ha più fiducia in se stessa, è creativa, si fida della natura umana e sperimenta la ricchezza della vita. La persona pienamente funzionante non è semplicemente contenta o felice, è viva.
Cosa si intende per “Terapia centrata sul paziente” e perché fu una novità?
Carl Rogers sviluppò uno degli approcci terapeutici più influenti della psicologia umanistica, conosciuti come “terapia centrata sul cliente” (o “terapia non direttiva”). In questo modello, il ruolo del terapeuta non è quello di interpretare o dirigere, ma di fornire un ambiente empatico, autentico e accogliente, che favorisca l’espressione autentica del paziente.
La terapia rogersiana presentava un approccio molto positivo per favorire la crescita personale, rispetto alla maggior parte delle altre discipline presenti in psicologia. Infatti, a differenza degli approcci esistenti nella psicoanalisi, che miravano a scoprire i problemi del passato, o delle terapie comportamentali, che miravano a identificare comportamenti problematici e controllarli o “risolverli” con l’associazione stimolo-risposta, la “terapia centrata sul cliente” di Rogers nacque dal semplice desiderio di aiutare le persone a muoversi in autonomia nella propria vita.
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Su quali principi si basa la “Terapia centrata sul Cliente”?
La terapia centrata sul cliente si basa su tre principi fondamentali:
1. Empatia: Il terapeuta si sforza di comprendere profondamente il mondo interiore del paziente, cercando di vedere il mondo dal suo punto di vista e di comunicare questa comprensione. L’empatia promuove la fiducia e incoraggia il paziente a esplorare liberamente le proprie emozioni.
2. Accettazione incondizionata: Rogers riteneva fondamentale che il terapeuta accogliesse il paziente senza giudicarlo, accettandolo in modo totale e incondizionato. Questa accettazione incondizionata permette al paziente di sentirsi libero di esprimersi senza paura di essere giudicato.
3. Congruenza: La congruenza, o autenticità, è la capacità del terapeuta di essere se stesso, senza maschere o finzioni. Questa trasparenza favorisce un ambiente di fiducia e dimostra al paziente che è possibile essere autentici.
La terapia centrata sul cliente parte dal presupposto che ciascun individuo abbia dentro di sé la capacità di risolvere i propri problemi e di raggiungere il proprio potenziale. L’obiettivo del terapeuta è di creare un clima che faciliti l’attualizzazione, ovvero il processo attraverso il quale una persona riesce a realizzare pienamente il proprio potenziale.
Cosa si intende per “campo esperenziale”?
Rogers credeva che le persone vivessero in un mondo privato in continua evoluzione, che lui chiamò il “campo esperienziale”. Ognuno esiste al centro del proprio campo esperienziale, e quel campo può essere pienamente compreso solo dalla prospettiva dell’individuo. Questo concetto ha una serie di implicazioni importanti.
In primis il comportamento dell’individuo deve essere inteso come una reazione alla sua esperienza e percezione del campo. L’individuo reagisce al campo come a un tutto organizzato, ed è quella la propria realtà. Il problema che questo presenta per il terapeuta è che solo l’individuo può veramente comprendere il proprio campo esperienziale.
Questo approccio è molto diverso dalla prospettiva freudiana, in cui solo lo psicoanalista addestrato e obiettivo può rompere i meccanismi di difesa e comprendere la base degli impulsi inconsci del paziente.
Cosa si intende per “concetto di Sé”?
Si intende la rappresentazione che una persona ha di sé stessa, delle proprie qualità e del proprio valore. Il Sé ideale rappresenta la persona che l’individuo desidera essere. Quando esiste una discrepanza significativa tra il Sé percepito e il Sé ideale, si genera uno stato di “incongruenza”, che può portare a insoddisfazione e disagio emotivo.
Secondo Rogers, la chiave per la realizzazione personale sta nel raggiungere una maggiore congruenza tra il Sé reale e il Sé ideale, processo che avviene naturalmente se l’individuo si trova in un ambiente accogliente e non giudicante. Questa realizzazione è favorita dalla “tendenza attualizzante”, ovvero la naturale inclinazione dell’essere umano a crescere e a sviluppare il proprio potenziale. Rogers credeva fermamente che questa tendenza fosse intrinseca a tutte le persone, seppur condizionata da esperienze e contesti che possono, a volte, soffocarla.
Come intendeva il potere Carl Rogers?
La capacità degli individui di fare le scelte necessarie per attualizzare il proprio sé e di compiere poi quelle scelte è ciò che Rogers chiamava “potere personale” (Rogers, 1977). Credeva che ci fossero molti individui autorealizzati che rivoluzionano il mondo confidando nel proprio potere, senza sentire il bisogno di avere “potere sugli altri”. Possiamo facilmente vedere l’influenza di Alfred Adler qui, sia in termini di potere creativo dell’individuo che di ricerca della superiorità all’interno di un sano contesto di interesse sociale.
La terapia centrata sul cliente è una terapia direttiva?
No. La terapia centrata sul cliente si basa sulla rinuncia al potere personale come a una chiara strategia nella relazione terapeutica:
…l’approccio centrato sul cliente è una consapevole rinuncia ed evitamento da parte del terapeuta di ogni controllo o decisione per il cliente. È la facilitazione dell’auto-proprietà del cliente e la strategia attraverso la quale ciò può essere raggiunto… sulla base del presupposto che l’essere umano è fondamentalmente un organismo degno di fiducia, capace di… fare scelte costruttive per quanto riguarda i successivi passi della vita, e agendo su quelle scelte.
(Rogers, 1977)
Quanto è stata importante la psicologia umanistica e il modello Rogersiano?
L’impatto della psicologia umanistica è stato profondo e duraturo, influenzando non solo la psicoterapia, ma anche altri ambiti come l’educazione, le relazioni interpersonali e il mondo del lavoro. In ambito educativo, per esempio, Rogers ha introdotto il concetto di apprendimento centrato sullo studente, in cui l’insegnante non è un’autorità direttiva, ma un facilitatore che incoraggia l’esplorazione autonoma degli studenti, riconoscendo il valore dell’esperienza soggettiva di ciascuno.
Nel contesto aziendale, la psicologia umanistica ha contribuito a sviluppare modelli di leadership che valorizzano le persone, ponendo l’accento sul benessere, l’empatia e l’autenticità. Molte organizzazioni moderne adottano modelli di management che si ispirano ai principi umanistici di Carl Rogers, promuovendo ambienti di lavoro collaborativi e rispettosi.
Cosa riteneva Rogers, di aver scoperto con il suo metodo?
Rogers stesso enumerò una serie di ‘scoperte’ che credeva di aver fatto, sia relativamente a se stesso, sia riguardo ai rapporti interpersonali di varia natura. Ecco alcune di queste ‘scoperte’:
. Occorre avere fiducia nell’intuizione interiore, che non è di natura intellettuale;
. La valutazione degli altri non può essere per noi una guida, semmai un semplice riferimento;
. L’esperienza è la massima autorità, essendo più sicura delle idee;
. Quando si comunicano pensieri e sentimenti, si risveglia una risonanza molto forte negli altri;
. L’uomo è dotato di una forza costruttiva: quanto più si sente compreso ed accolto, tanto più tende a far cadere le false ‘facciate’ per muoversi in direzione del miglioramento.
Quali sono i limiti di questo metodo?
Alcuni psicologi ritengono che l’approccio centrato sul cliente possa risultare troppo passivo in alcune situazioni e non offrire strumenti specifici per affrontare problematiche complesse come i disturbi psicologici gravi. Inoltre, il concetto di autorealizzazione e la tendenza attualizzante sono stati criticati per essere troppo ottimistici e poco realistici, in quanto ignorano le influenze socioculturali e ambientali che possono limitare la capacità di crescita e di scelta di un individuo.
Un’altra critica riguarda la mancanza di standardizzazione della terapia centrata sul cliente, che si affida all’intuizione e alla sensibilità del terapeuta senza procedure specifiche. Questo può rendere difficile valutare l’efficacia dell’intervento e confrontarlo con altri approcci terapeutici.
L’approccio di Rogers è ancora importante?
Si, l’approccio di Rogers ha anticipato e ispirato molti dei temi oggi presenti nella psicologia positiva, una corrente che, come la psicologia umanistica, si focalizza sullo studio delle condizioni che promuovono il benessere e la realizzazione personale. Rogers ha gettato le basi per un modello di psicoterapia che riconosce l’unicità e la complessità dell’essere umano, offrendo strumenti pratici e teorici per aiutare le persone a vivere una vita più piena e soddisfacente.
Dr. Giuliana Proietti
Autori: Giuliana Proietti - Walter La Gatta
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Dr. Giuliana Proietti
Psicoterapeuta Sessuologa
TERAPIE INDIVIDUALI E DI COPPIA
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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.
- Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
- Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.
Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.
Per appuntamenti:
347 0375949 (anche whatsapp)
mail: g.proietti@psicolinea.it
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