Carl Rogers, uno dei fondatori della psicologia umanistica

Carl Rogers, uno dei fondatori della psicologia umanistica


Carl Rogers è uno psicologo conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo perché è stato uno dei padri fondatori della Psicologia Umanistica.

Nacque l’8 gennaio 1902 a Oak Park, nei dintorni di Chicago, in una famiglia protestante di rigida osservanza religiosa, dove non si beveva alcool, non si ballava, non si andava al teatro, non si giocava a carte, non si frequentavano gli amici: piuttosto si lavorava duramente. I genitori erano entrambi laureati e di buona origine sociale: il padre faceva l’ ingegnere civile e la madre la casalinga. Quarto di sei figli, di cui 5 maschi, Carl imparò a leggere prima ancora di andare all’asilo; durante l’infanzia studiò e lesse molto, anche come rifugio alla sua solitudine, tanto da meritarsi il soprannome di “professor Mooney” ricalcante la figura e il personaggio di una serie di cartoni animati allora particolarmente in voga.

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Nel 1914, quando Carl aveva 12 anni, la famiglia Rogers abbandonò la città ed acquistò una fattoria a 30 miglia da Chicago; il padre “incoraggiò i suoi figli ad avere occupazioni indipendenti e redditizie, così Carl ed i fratelli allevavano pulcini, agnelli, maiali e vitellini. Nel 1919 il futuro psicologo si iscrisse all’università di Wisconsin, non per studiare psicologia, bensì agraria, con l’intenzione di imparare a gestire ‘scientificamente’ una fattoria. Ben presto abbandonò quest’area di studi in favore della storia e della teologia. Dice Rogers: “da agricoltore scientifico a pastore, quale salto!”.

La scelta era probabilmente dovuta all’influenza del prof. Humphrey, insegnante di catechismo, che gli aveva permesso di sperimentare una forma relazionale assolutamente diversa dalla solitudine nella quale era fino ad allora vissuto. Il professore incoraggiava i suoi allievi all’autodeterminazione e si rifiutava di adottare un ruolo convenzionale di leadership. Frequentando questo gruppo Carl trovò le sue prime, vere amicizie.

Nel 1922, con un gruppo di studenti americani, partecipò in Cina ad una conferenza internazionale organizzata dalla Federazione Mondiale degli Studenti Cristiani: la permanenza in Cina, durata oltre sei mesi, permise a Rogers di chiarire a se stesso l’interesse per la religione: “…sentivo che certi problemi, il significato della vita per gli individui, mi avrebbero probabilmente sempre interessato, ma che non potevo lavorare in un campo in cui mi si richiedeva di credere in una dottrina religiosa specifica. Le mie opinioni erano già cambiate in modo straordinario, e potevano continuare a cambiare. Mi sembrava che sarebbe stata una cosa orribile “dover” professare una serie di opinioni per poter continuare la propria professione. Desideravo trovare un campo in cui avere la certezza che la mia libertà di pensiero non sarebbe stata limitata”. Il viaggio lo aiutò a discostarsi dai principi religiosi fondamentalisti della famiglia, capì che nel mondo vi sono tante religioni. Carl imparò a stare insieme agli altri, a condividere, ad accettare persone e situazioni molto diverse. Di questo parlò per lettera con i suoi familiari, i quali accolsero questa corrispondenza dalla Cina con crescente preoccupazione.


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Al ritorno si sposò, contro il volere della famiglia, con Helen Elliot e si trasferì a New York per frequentare un Seminario Teologico. Completò gli studi all’Università del Wisconsin e poi si laureò in filosofia alla Columbia University.

“Per i primi otto anni fui completamente immerso nell’esercizio di un servizio psicologico pratico, facevo diagnosi ed indicavo i mezzi di rieducazione per ragazzi delinquenti e ritardati che venivano inviati dai tribunali e dai centri sociali…; fu un periodo di relativo isolamento professionale, durante il quale mio unico interesse era quello di riuscire ad aiutare i clienti. Fui costretto a fronteggiare molti insuccessi, e ciò mi costrinse ad imparare. Avevo un solo criterio per giudicare qualsiasi metodo di trattare con questi bambini e coi loro genitori ed era: “é efficace quello che faccio?”. Mi rendo conto che cominciai allora a sviluppare i miei punti di vista dall’esperienza di ogni giorno”.

Nel 1939 pubblicò la sua prima opera: “The Clinical Treatament of the Problem Child” ed iniziò ad insegnare presso l’Università di Stato dell’Ohio. Il contatto quotidiano con i colleghi non fu sempre facile: “Sperimentai per la prima volta come un’idea nuova, che può sembrare a noi luminosa e splendida per la sua potenzialità, possa essere fortemente minacciosa per un’altra persona… Sentivo ad ogni modo che avevo qualcosa da dire e stesi il manoscritto di “Counseling and Psycoterapy” che esponeva quello che, secondo me, era l’orientamento più produttivo da dare alla terapia”.

Nel 1944 cominciò una collaborazione con l’Università di Chicago, che prevedeva anche l’organizzazione di un Centro di consulenza per gli studenti universitari, dandogli in tal modo la possibilità di continuare, da un lato, la sua ricerca teorica e, dall’altro, di verificarla quotidianamente nel rapporto clinico con i clienti.

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A Chicago si fermò 12 anni, con grande successo fra i pazienti anche se i colleghi non lo vedevano di buon occhio. Ad esempio l’Istituto di Psichiatria dell’Università apertamente negava ogni forma di collaborazione con Rogers.

Nel 1951 dà alla stampa “La terapia centrata sul cliente” che rappresenta una sintesi del suo pensiero. Finalmente l’Associazione degli Psicologi Americani cominciò ad apprezzare, che per molto tempo lo aveva osteggiato, ne cominciò a riconoscere i meriti e ad attribuirgli riconoscimenti ufficiali.

Nel 1956 Rogers è nominato presidente dell’Amenican Academy of Psychoterapy; nel 1957 ebbe la cattedra, all’Università dell’ Wisconsin, come professore di psicologia e psichiatria. Anche qui tuttavia i colleghi non lo accolsero a braccia aperte.

Con il suo quinto libro, ‘On Becoming a Person’, pubblicato nel 1961, raggiunse una fama tale che si sentì pronto a lasciare gli incarichi accademici per trasferirsi a La Jolla al Western Behavioural Sciences Institute, un’organizzazione non-profit, dove portò avanti le sue ricerche sulle relazioni interpersonali.

In seguito si appassionò moltissimo ai gruppi di incontro, imparando il valore della fiducia nella comprensione reciproca che si realizza nei piccoli gruppi. Era la stessa esperienza che aveva avuto come terapeuta negli incontri uno-a-uno che ora veniva trasferita ai gruppi. Egli divenne anche più capace di esprimere i propri sentimenti e la propria vulnerabilità. Cercò anche altri modi di applicare le sue teorie, ad esempio in ambito scolastico e lavorativo, ma anche sociale.

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Negli anni 70 e 80 viaggiò moltissimo cercando di portare le sue idee sul modo di affrontare le problematiche interpersonali in paesi dove vi erano i conflitti più gravi, quali l?irlanda del nOrd, il Sud Africa, la Polonia e la Russia.

Nel 1980 pubblicò : ‘A Way of Being’, che contiene fra l’altro una visione illuminata di quello che potrebbe essere il mondo domani. Nel 1985 riuscì a far incontrare i leader di 17 paesi in una conferenza ‘residenziale’, per farli parlare di pace nel mondo e disarmo nucleare.

Rogers morì il 4 Febbraio 1987, quando era stato appena nominato per il Premio Nobel per la Pace, a 85 anni.

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L’APPROCCIO ROGERSIANO

Presentandosi con un curriculum vitae su ‘La terapia centrata sul cliente’, Rogers enumera una serie di ‘scoperte’ che crede di aver fatto, sia relativamente a sé stesso, sia riguardo ai rapporti interpersonali di varia natura. Ecco alcune di queste ‘scoperte’:

. Occorre avere fiducia nell’intuizione interiore, che non è di natura intellettuale;
. La valutazione degli altri non può essere per noi una guida, semmai un semplice riferimento;
. L’esperienza è la massima autorità, essendo più sicura delle idee;
. .Quando si comunicano pensieri e sentimenti, si risveglia una risonanza molto forte negli altri;
. L’uomo è dotato di una forza costruttiva: quanto più si sente compreso ed accolto, tanto più tende a far cadere le false ‘facciate’ per muoversi in direzione del miglioramento.

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