La pornografia femminista

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Se pensate che tutte le femministe odino la pornografia e che i due concetti, di femminismo e pornografia, non possano mai essere in alcun caso assimilati, dal momento che rappresentano una contraddizione in termini, siete decisamente fuori strada.

Esistono infatti le porno-femministe, che si definiscono femministe di terza generazione, le quali si dedicano alla produzione di una pornografia non machista, che invita le donne a sperimentare le gioie del sesso senza divenire oggetti sessuali al servizio delle fantasie maschili.

Il mese scorso, come succede da alcuni anni, il gruppo si è dato appuntamento presso l’Università di Toronto, allo scopo di celebrare i crescenti successi di questo settore della pornografia (composto perlopiù da donne, ma non solo) con una cerimonia di premiazione e una conferenza che ha riunito accademici, studenti, critici culturali, lavoratori del sesso, attivisti, fans, interpreti, registi e produttori, per esplorare le affinità tra femminismo e pornografia, nonché il porno femminista come genere commerciale e come movimento.

Al meeting erano presenti, fra gli altri, anche Lisa Duggan, docente di Analisi sociale e culturale presso la New York University, storica e giornalista, considerata una delle voci più autorevoli del femminismo radicale, la premiata regista fotografa e pornostar Courtney Trouble e la regista Tristan Taormino.

Come spiega la Taormino nel suo sito, nel porno femminista viene rappresentata l’autentica sessualità femminile (ma anche la sessualità gay, lesbica, transgender, queer, bisessuale, e quella di altre “minoranze sessuali”) in un set in cui gli attori non si sentono minimamente forzati ed anzi, sono incoraggiati a divertirsi e a godersi i momenti in cui si gira il film.

Gli attori possono ad esempio mettersi d’accordo per decidere quali pratiche scegliere di sesso sicuro, utilizzando anche strumenti di protezione, come dighe, preservativi o guanti, e possono perfino scegliersi il partner di scena, oltre che decidere quali scene vogliono mostrare al pubblico e quali tagliare.

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Esteticamente, il porno femminista dispensa dalla massiccia visione di corpi femminili inquadrati unicamente per soddisfare lo sguardo maschile: nei loro film si vedono i corpi integrali di tutti gli attori coinvolti, oltre che i loro volti (e non solo i loro organi genitali!).

Se c’è una cosa che proprio non piace a questa nuova corrente è il porno tradizionale, che definiscono vecchio, noioso, falso, robotico, insulso e ripetitivo, oltre che umiliante per le donne.

I porno-femministi ritengono legittima la produzione di pornografia, purché essa si differenzi dal genere tradizionale (o “mainstream”) perché in primis vogliono evitare di perpetuare le narrazioni che normalizzano la violenza sessuale contro le donne e poi perché in queste produzioni al centro dell’attenzione sono le varie sfaccettature della sessualità e non più la sessualità maschile.

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Del resto, dicono, il femminismo è un movimento serio, che lotta per la trasformazione sociale e la liberazione dal patriarcato e una parte essenziale della liberazione della donna e consiste proprio nella liberazione sessuale. Il porno femminista vuole mostrare delle donne vere, che si sentono a loro agio davanti alla telecamera, ma anche libere di esprimere il disagio, se e quando c’è.

Anche il pubblico si differenzia da quello del porno tradizionale, anzitutto nei numeri, visto che la nuova corrente si rivolge ad una minoranza molto selezionata, in quanto si tratta di persone che fondamentalmente rifiutano le comuni categorie di genere e sessualità e cercano più ispirazione per il rapporto di coppia che per l’autoerotismo.

Se è vero che questa pornografia non è sfruttamento, non è violenza, non è sessismo e se è vero che è impossibile eliminare la pornografia, speriamo che il genere si affermi sempre di più e che mandi presto in pensione il non edificante “mainstream”, che ancora oggi va per la maggiore.

Dr. Giuliana Proietti

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Pubblicato anche su Huffington Post

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