Coppie miste: cosa sono, come farle funzionare
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Coppie miste: uno sguardo a questo fenomeno nel mondo
Iniziare una relazione con una persona di diversa etnia e religione è sempre più frequente di questi tempi, anche se in genere solleva ancora molti pregiudizi. La coppia mista deve infatti affrontare ostacoli socio-economici e culturali di varia natura : segregazione residenziale, reti sociali, modelli di inclusione nel mercato del lavoro, pregiudizi, ecc. (Lam 1988; Kalmijn 1998; Furtado 2012; Potârcă e Mills 2015)
Le unioni miste tuttavia sono viste classicamente come massimo indicatore di integrazione sociale (Gordon 1964; Alba e Golden 1986).
Si nota in genere che gli immigrati con più anni di residenza nel paese di destinazione e migliori competenze linguistiche hanno maggiori probabilità di unirsi a nativi (Adserà e Ferrer, 2015). Infatti, quando la persona immigrata è abbastanza integrata si osserva che immigrati e nativi adottano criteri di selezione del partner simili a quelli delle coppie native : comunanza di stili di vita, omogamia educativa, piccola differenza di età, ecc. (Furtado e Theodoropoulos 2011)
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Negli Stati Uniti, un censimento del Pew Research Center ha rilevato che la percentuale di matrimoni “misti” negli Stati Uniti è aumentata dal 3% dal 17% nel 2015, per cui si può dire che una su cinque delle nuove coppie che si formano è ormai “interracial” (Pew, 2017). D’altro canto però, una su cinque delle persone intervistate sopra i 65 anni non approva queste unioni.
La buona notizia è che gli americani più giovani sono ormai favorevoli ad accettare matrimoni fra persone di etnie diverse. Una misura che riflette un forte cambiamento sociale, visto che la percentuale dei non-neri che hanno affermato di opporsi al matrimonio di un familiare con una persona di colore è scesa dal 63 per cento del 1990 al 14 percento nel 2016 (Pew).
Nella sola area metropolitana di Chicago la percentuale delle coppie miste raggiunge addirittura il 19% (Pew).
Gli asiatici e gli ispanici presenti negli Stati Uniti sono di gran lunga i più propensi a sposare qualcuno di etnia diversa. Quasi un terzo degli asiatici americani e circa un quarto degli ispanici americani che hanno contratto matrimonio lo hanno fatto con una persona di diversa etnia.
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Tra gli altri risultati dello studio:
- Gli uomini di colore hanno il doppio delle probabilità di sposarsi con donne di colore, mentre le donne asiatiche hanno molte più probabilità di sposare un nero rispetto agli uomini asiatici.
- L’accoppiamento interetnico più comune è una persona ispanica sposata con una persona “bianca” (42 per cento).
Le altre più comuni sono le coppie in cui un coniuge è bianco e l’altro è asiatico (15%), e quelle in cui uno dei coniugi è bianco e uno è multirazziale (12%).
- Il matrimonio misto è leggermente più comune tra le persone più istruite, specialmente per quanto riguarda gli ispanici. Quasi la metà degli ispanici americani laureati sono sposati in matrimoni misti, rispetto al 16% di chi ha un diploma di scuola superiore o minore istruzione.
- Il 39% degli americani intervistati ritiene che il matrimonio misto sia una buona cosa, il 9% pensa che sia una brutta cosa e il resto dice che non fa differenza.
Da queste statistiche americane, tratte dal Chicago Tribune potremmo dunque concludere che sicuramente c’è ancora ostilità in America nei riguardi della coppia mista, soprattutto fra le persone più anziane.
Tra i più giovani i matrimoni fra persone di etnie diverse sono abbastanza accettati. La differenza la fa il livello culturale: è la cultura che evidentemente permette di comprendere quanto si possa essere simili, al di là delle apparenze. Con la cultura cadono buona parte dei pregiudizi razziali, e questo dovrebbe spiegarci molte cose rispetto al fenomeno stesso del razzismo.
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Anche in Europa i matrimoni misti sono in aumento.
Ad esempio, in Francia i matrimoni misti sono aumentati dell’8% dal 1950 al 2015. Dagli ultimi dati pubblicati da Statistics transalpine (ISEE), vediamo che i matrimoni tra francesi e marocchini, algerini e tunisini costituiscono il 37% del totale dei matrimoni misti.
Gli altri matrimoni misti sono con altri europei (22%) e, in misura minore, con africani sub-sahariani (14%). Un quadro che, osserva l’autrice dello studio Vanessa Bellamy, riflette l’evoluzione del flusso migratorio dagli anni ’50 ad oggi e segnala una crescita, seppure lenta, del livello di integrazione con gli immigrati e con le seconde generazioni di origine nordafricana.
In Inghilterra e Galles nel 2011, 2,3 milioni di persone erano coinvolte in un matrimonio interetnico. (dati ONS) Ciò significa che in 10 anni questi matrimoni sono aumentati del 2%. Secondo i risultati, di tutti i gruppi etnici quelli che si sposano più frequentemente fra di loro sono bianchi e caraibici, bianchi e africani neri, bianchi e asiatici.
I partner meno desiderati dai britannici bianchi sono quelli provenienti dal Bangladesh (7%), dal Pakistan (9%) dall’India (12%). Le donne di etnia cinese hanno una maggiore probabilità (39%) di contrarre matrimonio interetnico rispetto agli uomini cinesi (20%). Gli uomini arabi hanno maggiori probabilità (43%) delle donne arabe (26%) di essere coinvolti in una coppia mista.
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Per quanto riguarda la situazione in Italia, facciamo riferimento ai dati presentati dall’Istat in un Convegno tenutosi nel 2006.
In Italia si osserva una forte crescita di matrimoni misti, soprattutto fra il 1996 e il 2006, con unioni miste in cui il partner straniero era la donna, proveniente da Paesi dell’Europa dell’est, in particolare Romania e America Latina.
Le coppie miste hanno un’alta frequenza di casi in cui lei è laureata e lui ha la licenza media ed è di età matura (più di 35 anni).
Le differenze per età e livello di istruzione, rispetto alle coppie native, si riducono sostanzialmente se la donna era cittadina europea al momento del matrimonio.
Per quanto riguarda i figli di coppie miste, sembra che solo i figli di madre non occidentale siano svantaggiati rispetto ai figli di due nativi: questi figli infatti è improbabile che si iscrivano ad un liceo. Questo ci fa capire quanto sia importante la cultura e l’emancipazione femminile anche nell’educazione e nella crescita di un figlio.
Ed ora, qualche suggerimento per far funzionare al meglio la coppia mista:
- Non cercare di convertire il/la partner alla propria religione, anche perché la cosa è controproducente: un conto infatti è credere in qualcosa perché viene da una convinzione interiore, un conto è farlo per compiacere un’altra persona.
- Quando ci si sposa (in genere con cerimonie separate per ciascuna religione, o con riti che comprendono liturgie di entrambe le religioni), si deve essere consapevoli di essere una coppia ‘particolare’, che troverà difficoltà maggiori delle altre nell’inserimento e nelle pratiche sociali.
- Il rapporto di coppia dovrà essere curato e conservato con il doppio o il triplo delle attenzioni che occorrono alle coppie formate da persone che appartengono alle stesse culture e religioni.
- Decidere sempre in due e, qualora vi fosse disaccordo, discutere e negoziare fino ad arrivare ad una decisione accettabile per entrambi.
- Valorizzare le differenze, sia nel credo religioso, sia nelle abitudini di vita, può diventare la marcia in più della coppia mista.
- Evitare le inopportune e spesso pesanti ingerenze dei parenti acquisiti nella vita di ciascun partner: una coppia mista, per sopravvivere, farà bene ad allontanarsi dalle rispettive famiglie d’origine, per evitare incomprensioni e discussioni.
- Quanto alle feste religiose, la cosa ideale è quella di rimanere fedeli alle proprie tradizioni, rispettando e onorando quelle dell’altro, anche senza parteciparvi attivamente.
Il problema maggiore della coppia mista riguarda sicuramente l’allevamento dei figli.
In mancanza di decisioni che rispettino entrambi i punti di vista dei genitori, è ragionevole pensare che la religione prevalente con la quale poter far crescere i propri figli sia quella del luogo dove si vive, anche per consentire loro di avere le stesse abitudini e credenze dei propri compagni e amici, in modo che l’inserimento sociale sia ottimale e la famiglia, nel suo insieme, non viva nell’isolamento sociale e nell’infelicità.
Dr. Walter La Gatta
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Autori: Dr. Giuliana Proietti - Dr. Walter La Gatta
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