Paul Gauguin: una biografia

Paul Gauguin: una biografia


Eugène Henri Paul Gauguin nacque il 7 giugno 1848 a Parigi da Clovis Gauguin, redattore de “Le National”, giornale di tendenza repubblicana, e da Aline Marie Chazal. I genitori della mamma erano André, un incisore e Flora Tristan y Moscoso, scrittrice peruviana, socialista.

L’anno successivo la nascita del primogenito, la famiglia Gauguin lasciò Parigi per raggiungere il Perù, dove viveno i parenti di Aline; durante questo viaggio però Paul Gauguin perse il padre. Quando Paul aveva 7 anni, insieme alla sorella e alla madre, tornò in Francia, ad Orleans. A 17 anni, fallito l’esame di ammissione alla scuola navale, decise di imbarcarsi su un mercantile in rotta per il Sud America.

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L’anno successivo un’altra tragedia familiare: morì infatti la madre, Aline, ed i figli vennero affidati ad un tutore, G. Arosa. Nel 1868, a 19 anni, Paul si arruolò in marina e partecipò alla guerra franco-prussiana: una guerra durata tre anni, dopo la quale Gauguin decise di trasferirsi a Parigi.

Il tutore gli trovò un lavoro come agente di cambio. A 25 anni Gauguin incontrò – e sposò – Mette Sophie Gad, una ragazza danese, appartenente alla buona borghesia luterana. Dopo un anno nacque il loro primo figlio, che chiamarono Emile; dopo di lui arrivarono altri quattro bambini. Nel 1874 la famiglia Gauguin si trasferì in Danimarca, presso i parenti di lei, ma Paul non riuscì a trovare un lavoro stabile.

Nel frattempo ‘l’imbrattatore di tele’, come Gauguin ebbe ad autodefinirsi in uno dei suoi ultimi lavori, partecipava alla quarta esposizione impressionista su invito di Pissarro. I rapporti con la moglie si erano fatti difficili, per cui Paul riversò sulla pittura tutti i suoi interessi. Nel 1880 espose i suoi quadri alla quinta mostra impressionista ed aprì uno ‘studio’ per dipingere. Nel 1881 ancora una mostra degli Impressionisti, la sesta, cui Gauguin partecipò con otto tele e due sculture. Nel 1882 Gauguin era ancora un pittore “dilettante” e un agente di cambio di professione; partecipò comunque alla settima mostra impressionista.

La crisi della Borsa del 1883 lo costrinse a lasciare l’impiego presso l’agenzia di cambio. Nel 1884 Gauguin provò a stabilirsi con la famiglia a Rouen, ma ben presto Mette tornò a Copenaghen; Paul la raggiunse, mettendosi a fare il rappresentante. Nel 1885 Gauguin espose i suoi quadri a Copenaghen, senza ottenere successo da parte della critica.

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Il lavoro precario ed i rapporti difficili con la moglie lo portarono a questo punto a cambiare nettamente rotta. Gauguin decise di tagliare i ponti con la famiglia e con la sua condizione borghese, per dedicarsi esclusivamente all’arte. A fargli prendere questa decisione contribuirono grandemente l’amicizia con Schuffenecker e la protezione del suo tutore Arosa, che gli aveva insegnato tecniche e segreti dell’arte contemporanea.

Nel 1885 tornò a Parigi con il figlio Clovis, malato. A causa delle ristrettezze che lo tormentavano ormai da tempo, Gauguin fu costretto ad attaccare manifesti per curare il figlio Clovis. Poi, un periodo a Pont-Aven e la conoscenza con i fratelli Van Gogh.

Nell’Aprile del 1887 Gauguin si recò una prima volta ai tropici, assieme all’amico Laval, scoprendo una grande passione per i paesaggi della Martinica, un mondo ancora vergine e autentico, dove visse quattro mesi.

I rapporti con la famiglia erano mantenuti solo dalla corrispondenza epistolare. Gauguin continuava a dichiarare affetto per i figli, anche se, di fatto, li aveva ormai abbandonati.

Poco prima della partenza per la Martinica, Gauguin così scriveva alla moglie: “Quello che voglio anzitutto è fuggire da Parigi, un vero deserto per chi è povero. Vado a Panama per vivere da selvaggio. Conosco, a una lega da Panama, un’isoletta (Taboga) nel Pacifico, è quasi disabitata, libera e fertile. Porto colori e pennelli e mi ritemprerò lontano da tutti”.

Dal punto di vista artistico, le sue tele cominciarono a mostrare colori più puri e più intensi. I soldi però finirono subito e a Novembre fu costretto a tornare in Francia.

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Qui visse un periodo di intensa attività artistica tra gli incontri con i simbolisti al Caffé Voltaire e le mostre al Caffé Volpini e all’Hôtel Druot. A questa fase risalgono “Il Cristo giallo”, “Il Cristo verde”, “La lotta di Giacobbe con l’angelo” e “La belle Angèle”. Nel novembre 1888 Gauguin si stabilì ad Arles con Vincent Van Gogh

L’incompatibilità di carattere tra i due e l’instabilità psichica di Vincent resero la convivenza impossibile. Gauguin ripartì per Parigi all’indomani del gesto disperato di van Gogh di tagliarsi un orecchio.

In quei mesi Gauguin dipinse alcuni capolavori di assoluta nitidezza, ricchi di evocazioni religiose e mistiche, di cui il più noto è la Visione dopo il sermone che, esposta l’anno dopo a Parigi e a Bruxelles, fu considerata immediatamente una sorta di manifesto pittorico del simbolismo, sia per il soggetto religioso e visionario, sia per l’uso antiaccademico del colore.

All’inizio del 1890 Gauguin era di nuovo a Parigi, dove si proponeva di racimolare il denaro necessario per partire per Tahiti. Lo stesso anno l’amico Van Gogh si suicidò.

Nel Febbraio 1891 fu organizzata un’asta di sue opere, e nell’Aprile Gauguin partì per Papeete, dove giunse in giugno. L’ambiente non gli piacque molto e così si trasferì prima a Pacca e poi a Mataiea.
Appena arrivato dipinse numerose tele. Cominciò il libro Ancien Culte Mahorie. L’anno successivo tornò in Francia per curarsi e perché nuovamente al verde. L’unica ricchezza che si portava dietro erano le sue tele.

A Parigi organizzò una mostra personale di tele tahitiane, con scarso successo. Lo stesso anno andò a trovare la famiglia per l’ultima volta. Procuratosi altro denaro, nel 1895 ritornò a Tahiti.

“Parto per starmene tranquillo, libero dalla civiltà. Voglio fare dell’arte semplice, molto semplice; per questo ho bisogno di ritrovare le mie forze a contatto con la natura ancora vergine, di vedere solo selvaggi e vivere la loro vita, senz’altra preoccupazione che tradurre con la semplicità di un bambino le fantasie della mente con gli unici mezzi veri ed efficaci: quelli dell’arte primitiva”.

Anche a Tahiti il pittore era assillato da problemi economici e poi era un uomo ormai malato: l’ulcera alle gambe, la sifilide, la debolezza cardiaca, un’infezione agli occhi, l’abuso di alcool e di morfina lo costringevano a lunghe e ripetute degenze all’ospedale di Papeete.

Il suo stato fisico e mentale si degradava rapidamente. La notizia della morte della amatissima figlia Aline, nel 1896, lo raggiunge nel pieno di una crisi depressiva, che culminò nel 1898 con un tentativo di suicidio. Lo stesso anno trovò lavoro come disegnatore per i Lavori Pubblici a Papeete.

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Nel 1899 gli nacque un altro figlio, che chiamò ancora Emile, come il suo primogenito, dalla sua compagna indigena Pahura. Nel 1900 morì anche il figlio Clovi. Cominciò a lavorare sporadicamente, a causa dello stato di salute.Nel 1901 lasciò Tahiti per Hiva Oa, nelle Isole Marchesi, dove fece costruire una casa: la “Maison du Jouir”.

”Credo che lì l’elemento completamente selvaggio, la totale solitudine, mi daranno prima di morire un ultimo fuoco d’entusiasmo che ringiovanirà la mia immaginazione e che rappresenterà la conclusione del mio talento”. E veramente, nei due anni che ancora visse, Gauguin dipinse a Hiva Oa i suoi ultimi capolavori. “Il cavallo bianco”, “Fanciulle Tahitiane con fiori di mango”. Cominciò a scrivere anche numerosi saggi.

Morì a Hiva Oa l’8 maggio 1903 probabilmente di crisi cardiaca; il suo amico indigeno Tioko circondò il suo corpo di fiori e lo cosparse di olio profumato. Il vescovo locale Martin fece distruggere le opere, a suo giudizio colpevoli di oscenità.

Dr. Giuliana Proietti

 

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