Quando il pene aveva le spine

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Quando il pene aveva le spine

Dr. Walter La Gatta

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Un nuovo studio ha scoperto che ad un certo punto della nostra storia evolutiva, l’uomo ha perso un tratto di DNA che serviva per produrre la crescita di spine sul pene.

La perdita genetica è solo una dei milioni di differenze che ci separano dal nostro parente più prossimo dei primati, lo scimpanzé: lo affermano dei ricercatori californiani dell’Università di Stanford, nell’articolo pubblicato sulla rivista Nature del 10 Marzo. Il team ha anche riportato la scomparsa di un altro interruttore genetico, per la regolazione della crescita del cervello: tale perdita potrebbe aver contribuito all’ampliamento del cervello umano.

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Molti studi hanno evidenziato le somiglianze tra gli esseri umani e gli scimpanzé: condividiamo infatti il 96 per cento del nostro genoma, secondo uno studio del 2005, pubblicato sempre su Nature. Vi sono tuttavia ancora milioni di differenze genetiche, che potrebbero spiegare le differenze tra noi e i nostri cugini primati.

David Kingsley e colleghi hanno confrontato il genoma dello scimpanzé, sequenziato nel 2005, con il genoma umano, sequenziato nel 2001, trovandovi milioni di differenze, ma in particolare vi sarebbero 510 segmenti di DNA presenti in molti altri animali, tra cui gli scimpanzé, che scompaiono negli esseri umani. Poiché le sequenze di DNA sono così ben conservate tra le specie, esse sono ancora funzionali (non si tratta insomma del così detto “DNA spazzatura “).
Dal momento che queste parti di DNA sono scomparse negli esseri umani, è probabile che esse siano la chiave di lettura delle particolarità della nostra specie.

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“La sfida ora è cercare di collegare le differenze individuate nei genomi, alle differenze presenti fra le diverse specie” ha affermato il co-autore dello studio Gill Bejerano, professore di computer science e biologia dello sviluppo a Stanford. La ricerca dunque si concentrerà soprattutto su quei geni con funzioni note che potrebbero essere collegati a un cambiamento fisico negli esseri umani.

Dei 510 geni che i ricercatori hanno esaminato, solo uno era un gene funzionante per la codifica di proteine, mentre le altre parti del genoma sono noncoding, cioè svolgono prevalentemente un ruolo di  regolamentazione, assicurando che i geni che codificano le proteine ​​si azionino e si fermino nel momento giusto.

I ricercatori hanno scoperto due particolari categorie di geni che mostrano una propensione alla scomparsa dal DNA: si tratta di geni legati allo sviluppo neurale e uno di loro normalmente serve per sopprime la crescita cellulare. Gli esseri umani hanno ancora questo gene, ma un frammento di DNA ad esso vicino è scomparso. In altri animali, questo frammento controlla l’espressione del gene in alcune parti del cervello.

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Quindi, la perdita del gene negli esseri umani “potrebbe essere uno degli eventi che hanno contribuito all’espansione della produzione di cellule nel cervello umano”, ha detto Kingsley. In altre parole, la variazione genetica potrebbe essere la ragione per cui gli esseri umani hanno un cervello così grande, rispetto ad altre specie.

La seconda categoria di geni che sembra aver subito delle perdite di materiale è un gruppo di geni recettori degli androgeni. Gli androgeni sono gli ormoni maschili, responsabili dello sviluppo, tra le altre cose, delle spine del pene negli animali.

Le spine del pene sono esattamente come le si possono immaginare: piccole spine sulla punta del pene di molti animali, fra cui i coleotteri, molti roditori, i primati, i pitoni.

Nelle specie che conservano le spine del pene, le femmine tendono ad accoppiarsi con molti maschi: l’utilità di queste spine potrebbe essere stata dunque quella di far scomparire lo sperma di un concorrente – o di ferire internamente la vagina della femmina, rendendola meno propensa ad accoppiarsi con altri. Ad ogni modo, la perdita delle spine sembra andare di pari passo con la scelta sessuale monogama.

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Se ad un topo viene interrotta la funzione del gene recettore degli androgeni, ad esso non si sviluppano le spine del pene e lo stesso potrebbe essere accaduto agli esseri umani, che hanno perso 60.000 coppie di base di DNA proprio accanto a quel gene (La coppia di base consiste di due molecole nucleotidi collocate una di fronte all’altra sui fili complementari di DNA).

Gli esseri umani si sarebbero dunque disfatti, durante l’evoluzione, di questo interruttore contenuto nei geni perduti, che dava luogo alla crescita di spine nel pene.

 

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I ricercatori hanno ancora una lista di 508 geni su cui concentrare la loro ricerca, ma vi sono ancora milioni di differenze genetiche non esaminate che potrebbero essere importanti per capire cosa potrebbe aver contribuito a farci diventare quelli che siamo.

Gli studi stanno ora tentando di riprodurre la perdita del gene di regolamentazione della crescita del cervello nei topi. Il cambiamento nelle dimensioni del cervello dei topi dovrebbe rivelare quanto sia stata importante la perdita di questo materiale genetico nell’evoluzione dei cervelli più grandi.

“La disponibilità di sequenze del gene completo permette anche di confrontare gli esseri umani con altri nostri “parenti”, ha detto Kingsley. Il genoma di Neanderthal, per esempio, mostra la stessa perdita di entrambi i geni di regolazione della crescita del cervello e delle spine del pene. Questo avrebbe un importante significato, poiché i Neanderthal sono noti per avere un cervello di grandi dimensioni ed inoltre potrebbero essersi incrociati con gli umani, come recenti ricerche hanno dimostrato.

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Fonte:

How Men Lost Their Penis Spines, Live Science

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