Sessualità e disabilità

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La sessualità è parte integrante della personalità di ogni essere umano. Il suo pieno sviluppo dipende dalle soddisfazioni dei bisogni umani basilari come il desiderio di contatto, intimità, espressione emozionale, piacere, tenerezza e amore.
La sessualità si costruisce attraverso l’interazione tra l’individuo e le strutture sociali. 
L’intero sviluppo della sessualità è essenziale per il benessere individuale, interpersonale e sociale.

I diritti sessuali sono diritti umani universali basati sulla libertà, sulla dignità e sull’uguaglianza propri di ogni essere umano. Essendo la salute un diritto umano fondamentale, la salute sessuale deve essere un diritto umano basilare.

Carta dei diritti sessuali, Hong Kong, 1999

A27/A6

Sessualità e Pregiudizi

La sessualità riguarda tutte le persone, a prescindere dal genere, dall’età, dall’orientamento o dalle abilità. Essa è alla base di molti dei nostri pensieri, sentimenti, valori, credenze e relazioni.

Per questa ragione le credenze della società sulla sessualità dei disabili possono talvolta essere più invalidanti della disabilità stessa. Uno dei maggiori ostacoli, infatti, per le persone con disabilità è l’incomprensione sociale e la percezione che essi siano persone di fatto asessuate.

Molti ritengono che questo pregiudizio venga da una visione medica della sessualità, in cui il fattore determinante per avere una vita sessuale è la salute e la prestazione fisica. In realtà la sessualità non riguarda solo le prestazioni fisiche, ma anche la vicinanza emotiva e il piacere. Tra i bisogni fondamentali degli esseri umani infatti c’è quello di sentirsi graditi e accettati, dare e ricevere affetto, sentirsi apprezzati e condividere pensieri e sentimenti.

Oggi si guarda alla sessualità e alla disabilità da una prospettiva diversa, più sociale, la quale ritiene che le più grandi barriere che creano condizioni di esclusione del disabile non sono fisiche, ma attitudinali ed ambientali.
L’obiettivo di questo modello, quindi, è quello di cambiare la società per soddisfare le esigenze delle persone con disabilità, considerandole come cittadini uguali agli altri, invece di concentrarsi su ciò che li rende diversi dagli altri (Gannon & Nolan, 2006).


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La sessualità è più di un contatto genitale

La sessualità deve essere considerata più di un semplice contatto genitale, visto che può essere vissuta ed espressa in pensieri, fantasie, desideri, credenze, atteggiamenti, valori, comportamenti, pratiche, ruoli e relazioni. Inoltre, la sessualità è influenzata dall’interazione di fattori biologici, psicologici, sociali, economici, politici, culturali, etici, giuridici, storici, religiosi e spirituali. La sessualità può includere tutte queste dimensioni, ma non tutte sono sempre vissute o espresse.

La salute sessuale non è solo assenza di malattia

La salute sessuale e riproduttiva non è solo assenza di malattia ma è uno stato di benessere fisico, emotivo, mentale e sociale legato alla sessualità e alla riproduzione. La salute sessuale e riproduttiva (SRH) richiede un approccio positivo e rispettoso della sessualità e delle relazioni sessuali, così come la possibilità di avere esperienze sessuali piacevoli e sicure, senza coercizione, discriminazione e violenza. La salute sessuale e riproduttiva è un diritto umano fondamentale di ogni persona (Conferenza internazionale sulla popolazione e lo sviluppo, 1994).

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Disabilità: da cosa dipende

La disabilità  può essere dovuta a una causa genetica (ereditaria), altre volte dipende da difficoltà che si sono verificate durante il parto, oppure dopo una malattia o un incidente. Acquisire la disabilità richiede un processo di adattamento fisico e psicologico notevole: si tratta di modificare l’idea che si ha del proprio corpo, dello spazio intorno a sé, delle interazioni con gli altri, della propria autonomia.

Persone con disabilità: chi sono

Il termine “persone con disabilità “si applica a tutte le persone che hanno minorazioni fisiche, mentali, intellettuali o sensoriali a lungo termine che in interazione con varie barriere possono impedire la loro piena ed effettiva partecipazione nella società su una base di eguaglianza con gli altri.  (Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, 2006)

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Donne disabili

Il modello sociale di disabilità è un approccio che affronta con maggiore determinazione le disuguaglianze vissute dalle persone con disabilità. Tuttavia, è da ritenersi un modello ancora insufficiente in quanto dimentica che, nel gruppo emarginato dei disabili, le donne disabili rappresentano un sottogruppo ancora più emarginato: le donne disabili sono più povere, hanno minore accesso all’istruzione, devono affrontare interventi medici per controllare la loro fertilità e spesso vivono l’esperienza della violenza sessuale (Meekosha, 2005).

Diritto alla sessualità e ai servizi di salute sessuale per le persone con disabilità

L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (CRPD) nel 2006: si tratta di uno strumento particolarmente utile in quanto agli articoli 23 e 25 prevede esplicitamente il diritto alla sessualità e ai servizi di salute sessuale per le persone con disabilità quando ad esempio chiede di:

1) eliminare le discriminazioni contro le persone con disabilità in tutte le questioni che riguardano il matrimonio, la famiglia, la paternità e le relazioni personali, sulla base di eguaglianza con gli altri;

2) diritto di ogni persona con disabilità, che sia in età di matrimonio, di sposarsi e fondare una famiglia sulla base del consenso libero e pieno dei contraenti;

3) diritti delle persone con disabilità di decidere liberamente e responsabilmente riguardo al numero dei figli e all’intervallo tra la natalità di un figlio e l’altro;

4) di avere accesso in modo appropriato secondo l’età alle informazioni, in materia di procreazione e pianificazione familiare, e siano forniti i mezzi necessari a consentire loro di esercitare tali diritti, ecc.


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Falsi Miti

La sessualità dei disabili è spesso oggetto di falsi miti, come ad esempio:

1) tutte le persone disabili hanno gli stessi bisogni,
2) tutte le persone disabili sono eterosessuali,
3) tutte le persone disabili sono asessuate o iper-sessuali,
4) l’educazione sessuale incoraggia comportamenti sessuali scorretti,
5) le persone intellettualmente disabili sono incapaci di comprendere la sessualità,
6) le persone fisicamente disabili non sono in grado di avere rapporti sessuali,
7) le persone disabili non possono / non devono essere genitori, ecc.

Molte di queste credenze, piuttosto diffuse, sono totalmente false e riflettono pregiudizi ed ignoranza.

Disabilità e rapporto penetrativo

La sessualità viene vista erroneamente soprattutto come rapporto penetrativo, dimenticando che molto piacere può essere ricavato dal semplice guardare un corpo nudo, dall’accarezzarlo, oppure dal sentirsi accarezzati e coccolati. Questi piaceri potrebbero essere facilmente accessibili ai disabili, ma un forte tabù sociale impedisce di ritenere la sessualità dei disabili un vero problema.

Disabilità e Genitorialità

Va anche detto che gli individui disabili possono in molti casi avere relazioni sessuali “normali”: anche coloro che hanno lesioni spinali, con le dovute accortezze, possono godere di una normale vita sessuale,  così come essere in grado di avere dei figli. Inoltre, essi possono affrontare le responsabilità genitoriali come altri genitori normodotati.

La disabilità dopo il matrimonio e la sessualità

Il tasso di soddisfazione sessuale nelle coppie che hanno vissuto la disabilità dopo il matrimonio è più alto se la disabilità è stata affrontata dopo il matrimonio (Crewe & Krause, 1988). La disabilità affrontata prima del matrimonio fa si che uno dei partner diventi il caregiver dell’altro, con un impatto negativo sul rapporto di lunga durata. Se il partner con handicap è di sesso femminile, si registra una maggiore probabilità di divorzio.

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Rapporti affettivi e sessuali dei disabili con i normodotati

In uno studio di Miller et al. (2009) si è visto che i normodotati sono più disponibili ad intrattenere relazioni affettive e sessuali con persone con disabilità fisiche e meno disposti a stringere relazioni con persone con disabilità psichiche. Inoltre, i normodotati sembrano disposti ad avere rapporti con i disabili, ma non in relazioni a lungo-termine, che prevedono la possibilità di un matrimonio e della nascita di figli.

Disabilità psichiche

Le persone con disabilità intellettiva meritano un discorso a parte: queste persone in genere non hanno accesso all’educazione sessuale che viene impartita ai normodotati (ed è reso loro difficile frequentare spazi sociali nei quali incontrare gente e farsi degli amici di entrambi i sessi, come a scuola, nei bar o in altri locali pubblici).

La loro difficoltà dunque nasce anzitutto dal non aver potuto apprendere le regole sociali, cioè la differenza fra comportamenti pubblici e privati. Sono poi delle persone dipendenti da altri per molti aspetti della vita quotidiana, per cui mancano anche di fiducia in se stessi, seguiti come sono da accompagnatori che tendono a considerarli eterni bambini e persone che non devono accedere alla sessualità.

Disabilità e Care-Givers

Molto spesso i care-givers o badanti vedono la sessualità del disabile come qualcosa da temere e da tenere sotto controllo: i disabili non possono dunque comportarsi liberamente e spesso è loro negata la necessaria privacy anche per l’autoerotismo. Questo potrebbe comportare il bisogno del disabile di esprimere la sua sessualità in luoghi in cui non si sente controllato o oppresso, come nei parchi o nei luoghi pubblici, masturbandosi in pubblico, o molestando i compagni di gioco. Un altro problema è quello dell’accesso ai contraccettivi.

Ad esempio, i soggetti con sindrome di Down hanno una minore fertilità rispetto ai normodotati, ma altri sono invece fertili e a volte potrebbero anche desiderare di avere un figlio (per questo molte donne vengono sterilizzate a loro insaputa).

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Disabilità e Violenza Sessuale

Stesse difficoltà sono presenti per quanto riguarda l’informazione sulle malattie a trasmissione sessuale: spesso questi disabili sono oggetto di violenza sessuale e di stupro (specialmente le donne), per cui sarebbe invece opportuna una educazione sessuale per comprendere cosa è accettabile e cosa non lo è, nell’essere toccati da altre persone, imparando a protestare ed interrompere i comportamenti di abuso, quando fosse necessario.

Va detto che queste persone, avendo un grande bisogno di attività sessuale, oltre che di attenzioni e affetto, possono consentire inizialmente a delle attività sessuali compiute sul loro corpo, senza rendersi pienamente conto di quanto sta accadendo: le ricerche mostrano che le aggressioni sessuali sulle persone con disabilità mentale hanno minore probabilità di essere denunciate, per la difficoltà che hanno questi soggetti a comunicare con altri e a comprendere le dinamiche del comportamento abusante, data anche la conoscenza limitata che hanno della vita.

Dr. Giuliana Proietti

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Immagine:
Pexels


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