Una lezione clinica alla Salpetriere (il quadro)

Una lezione clinica alla Salpetriere

Freudiana

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Una lezione Clinica presso la Salpêtrière (in francese: Une leçon clinique à la Salpêtrière) è un ritratto di gruppo del 1887 dipinto da André Brouillet (1857-1914). L’originale, uno dei quadri più famosi della storia della medicina, è appeso in un corridoio dell’Università Descartes di Parigi.

Il dipinto mostra il neurologo Jean-Martin Charcot mentre dà una dimostrazione clinica a un gruppo di studenti post-laurea. Molti dei suoi studenti sono riconoscibili: uno, ad esempio, è Georges Gilles de la Tourette, il medico che ha descritto la sindrome di Tourette .
L’opera è di grandi dimensioni, con figure quasi a grandezza naturale (290 cm x 430 cm) ed è dipinto con colori particolarmente brillanti. L’artista che lo ha dipinto, Brouillet, aveva all’epoca trenta anni.

Il quadro fu esposto per la prima volta nel salone dell’arte il primo maggio 1887 e, successivamente, fu acquistato dall’Académie des Beaux-Arts per 3000 franchi.

Nel dipinto è rappresentata una scena immaginaria di una lezione universitaria, basata però sulla vita reale, con personaggi reali, studiati in pose individuali. La sala della Pitié-Salpêtrière di Parigi in cui viene rappresentata la lezione non esiste più.

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Vediamo ora i particolari di questo quadro:

Sulla parete posteriore della sala di lettura si trova una grande opera a carboncino, disegnata dall’anatomista e artista medico Paul Richer, che riproduce la posa isterica catturata in una delle numerose fotografie scattate alla Salpêtrière.

L’opera  sullo sfondo si chiama Periode de contortions (“Durante le contorsioni”) e raffigura una donna in preda a convulsioni che assume quella che era considerata “la postura classica dell’isterico”, ad arco.

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Appoggiati sul tavolo, alla destra di Charcot, vi sono un martello per valutare i riflessi e quello che si pensa sia un apparecchio di elettroterapia di Duchenne.*
Ad eccezione dei quattro individui alla sinistra di Charcot, i partecipanti sono disposti in due archi concentrici: il cerchio interno mostra sedici dei colleghi medici (attuali ed ex) di Charcot, disposti in ordine inverso di anzianità, mentre la parte più esterna raffigura la generazione più anziana dei colleghi medici, insieme a filosofi, scrittori e amici di Charcot.

Sia Signoret (1983) che Harris (2005) hanno provato a identificare ciascuno degli individui raffigurati nel dipinto di Brouillet, per cui oggi sappiamo con precisione chi sono i personaggi dipinti.


Il gruppo dei cinque in cui si trova Charcot è composto (da destra a sinistra) da:

  • Mlle. Ecary, un’infermiera della Salpêtrière;
  • Marguerite Bottard, direttrice dello staff infermieristico della Salpêtrière;
  • Joseph Babinski (1857–1933), studente preferito di Charcot;
  • Marie “Blanche” Wittmann **, paziente di Charcot;
  • Jean-Martin Charcot stesso.

I sei seduti sul lato della finestra del dipinto sono (da destra a sinistra):

  • Paul Richer (1849-1933), artista e anatomista medico (autore del dipinto sulla parete di fondo);
  • Charles Samson Féré (1852–1907), psichiatra, assistente e segretario di Charcot;
  • Pierre Marie (1853-1940), neurologo;
  • Édouard Brissaud (1852–1909), neurologo e patologo;
  • Paul-Adrien Berbez (1859-?), medico, studente di Charcot e neurologo;
  • Gilbert Ballet (1853-1917), Chef de Clinique sotto Charcot alla Salpêtriè

I sei in piedi, sul lato della finestra del dipinto sono (da destra a sinistra):

  • Alix Joffroy (1844–1908), anatomo-patologo, neurologo e psichiatra;
  • Jean-Baptiste Charcot (1867-1936), figlio di Charcot, all’epoca studente di medicina e, in seguito, esploratore polare;
  • Mathias-Marie Duval (1844–1907), professore di anatomia e istologia;
  • Georges Maurice Debove (1845-1920), in seguito decano della facoltà di medicina;
  • Philippe Burty , collezionista d’arte, critico e scrittore;
  • Victor André Cornil (1837–1908), patologo, istologo e politico.

I restanti tredici individui sono (da sinistra a destra):

  • Théodule-Armand Ribot (1839–1916), psicologo;
  • Georges Guinon (1859–1932), neuropsichiatra,
  • Albert Londe (1858–1917), fotografo medico e cronofotografo (con indosso un grembiule);
  • Léon Grujon Le Bas (1834–1907),amministratore dell’ospedale Salpêtrière;
  • Albert Gombault (1844–1904), neurologo e anatomista;
  • Paul Arène (1843-1896), romanziere;
  • Jules Claretie (1840–1913), giornalista e scrittore;
  • Alfred Joseph Naquet (1834–1916), medico, chimico e politico;
  • Désiré-Magloire Bourneville (1840–1909), neurologo e politico;
  • Henry Berbez (con penna e taccuino), fratello minore di Paul-Adrien Berbez (seduto di fronte al tavolo);
  • Henri Parinaud (1844–1905), oculista e neurologo;
  • Romain Vigouroux (1831-1911), capo dell’elettrodiagnostica, scopritore dell’attività elettrica della pelle (nella calotta cranica); infine,col grembiule,
  • Georges Gilles de la Tourette*** (1857–1904), neurologo e medico.

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Il dipinto è tornato a Parigi, dopo aver trascorso gran parte della sua vita nell’oscurità, tra Nizza e Lione.

Oggi è appeso, senza cornice, in un corridoio dell’Università Descartes di Parigi , vicino all’ingresso del Museo di Storia della Medicina, che ospita una delle più antiche collezioni di strumentazione chirurgica, diagnostica e fisiologica in Europa.

Nel diciannovesimo secolo furono prodotte un numero considerevole di versioni diverse del dipinto originale, usando diverse tecniche: incisione, litografia. fotografia, ecc.

Sigmund Freud ne possedeva una versione litografica (38,5 cm x 54 cm), creata da Eugène Pirodon (1824–1908). Questo quadro era collocato sopra al lettino dove faceva psicoanalisi, sia a Vienna, sia a Londra.

Dr. Giuliana Proietti

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* L’ apparecchio di elettroterapia di Duchenne era un apparecchio magneto-faradico a doppia corrente, contenuto in una scatola di mogano munita di una maniglia di ottone. Le bobine erano avvolte attorno ai poli di una potente calamita permanente composta. La corrente veniva generata ruotando l’armatura, grazie ad un meccanismo a manovella. Nel cassetto per gli accessori si trovavano due elettrodi che venivano applicati sul corpo del paziente.

** Marie “Blanche” Wittmann conosciuta come la “regina delle isteriche” (1859 – 1913), è stata la più famosa paziente di Jean-Martin Charcot all’ospedale Salpêtrière.

Blanche era il nome di una delle sue sorelle, che Marie Wittman avrebbe ricordato più volte durante le sue crisi.

Era nata a Parigi ed era sarta di professione, quando, il 6 maggio 1877 (all’età di 18 anni) venne ricoverata nel reparto per epilettici non alienati alla Salpêtrière. I resoconti clinici dell’epoca la descrivono bionda, di carnagione linfatica, con seno voluminoso e numerose lentiggini. Era figlia di un falegname svizzero soggetto a violenti attacchi di rabbia. Sua madre lavorava come lavandaia, uno dei lavori meno pagati e più umili disponibili per le donne dell’epoca.

Dopo la morte di Charcot, nel 1893, Marie non soffrì più di convulsioni e trovò impiego in un laboratorio di fotografia. In seguito iniziò a lavorare per Marie Curie e, come conseguenza della sua esposizione alle radiazioni, le furono amputate entrambe le gambe, oltre che il braccio sinistro.

*** Georges Albert Édouard Brutus Gilles de la Tourette

Nel 1887 divenne Chef de clinique nel reparto di Charcot. Praticò poi per alcuni anni varie perizie medico-legali, e nel 1900 divenne medico responsabile durante l’Esposizione universale di Parigi. In seguito ebbe una crisi depressiva per via dei continui drammi a cui aveva assistito (fra cui l’assassinio di un suo stimato collega).

Nel 1903,visitando una giovane paranoica, convinta di essere stata ipnotizzata, venne colpito da quest’ultima con tre colpi d’arma da fuoco, uno dei quali gli provocò un grave danno cerebrale. Questo lo portò ad essere destituito dall’incarico e alla fine, affetto da neurolue, venne ricoverato in un ospedale psichiatrico a Losanna, dove morì abbandonato dalla moglie e da tutta la famiglia

A lui si deve la scoperta della sindrome di Tourette, un disturbo neurologico di cui nel 1884 aveva descritto per la prima volta i sintomi, inscrivendoli nel quadro di una strana malattia neurologica che chiamò “malattia dei tic“, su cui aveva iniziato a compiere ricerche su consiglio del suo maestro Charcot.

L’anno successivo pubblicò un secondo lavoro, più completo, rigoroso e sistematico del primo: comprendeva nove casi che recavano sintomi ascrivibili a questa malattia, tra cui quello famoso della Marchesa di Dampierre.
Seguendo gli insegnamenti e il metodo del suo maestro (differenziare una malattia organica da un disturbo psicologico), Gilles de la Tourette riconobbe così che non si trattava di un disdicevole atteggiamento comportamentale e morale, come sino ad allora si pensava, ma era in realtà un danno neuropsichiatrico.

Fu lo stesso Charcot che successivamente cambiò il nome della malattia e, riconoscendo all’autore l’originalità del lavoro, la definì con l’eponimo: “malattia di Gilles de la Tourette“.

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