Lo Tsunami d’argento e l’invecchiamento sano e felice

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L’invecchiamento della popolazione è un dato di fatto: sempre più persone raggiungono e superano gli 80 anni. Tradizionalmente, l’invecchiamento viene considerato come un periodo di progressivo declino della funzione fisica, cognitiva e psicosociale, oltre che come il “problema principale per la salute pubblica”, altresì definito “lo tsunami d’argento”.

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Questo punto di vista negativo sull’invecchiamento contrasta però con i risultati di un’indagine psicologica condotta su 1.006 soggetti anziani residenti a San Diego ( Successful Aging Evaluation – SAGE) , che sono stati intervistati telefonicamente per 25 minuti, cui è seguita la compilazione di un questionario via email.

L’indagine riguardava adulti tra i 50 e 99 anni, con un’età media di poco più di 77 anni. Oltre a misurare la percentuale di malattie croniche e disabilità, l’indagine ha esaminato criteri più soggettivi, come l’impegno sociale, chiedendo ai partecipanti una auto-valutazione del loro stato di salute, in generale.

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Ai partecipanti è stato chiesto di valutare come sentivano di essere invecchiati, valutando il loro “successo” nell’impresa, attraverso una scala di 10 punti e la motivazione del voto. I risultati hanno mostrato che le persone con basso funzionamento fisico, ma con alta resilienza avevano auto-valutazioni sull’invecchiamento del tutto simili a quelle di persone sane, ma con scarsa resisilenza (La resilienza è quella capacità che permette alle persone di attraversare esperienze negative, uscendone rafforzate). Allo stesso modo, le auto-valutazioni degli individui a basso funzionamento fisico, ma senza depressione o con depressione lieve avevano punteggi paragonabili a quelli di persone fisicamente sane, con depressione da moderata a grave.

Una migliore auto-valutazione sull’invecchiamento di successo è stata associata con l’istruzione superiore, con una migliore funzione cognitiva, una migliore percezione della salute fisica e mentale, una depressione minore e un maggiore ottimismo e capacità di recupero (resilienza).

Gli autori concludono che la resilienza e la depressione hanno un impatto significativo su come gli individui valutano l’invecchiamento positivo, con effetti che sono paragonabili a quelli della salute fisica. “Anche se l’età avanzata viene strettamente associata con il peggioramento del funzionamento fisico e cognitivo, essa viene anche legata ad un migliore funzionamento mentale”, ha detto il co-autore Colin Depp,  professore associato di psichiatria presso la San Diego School of Medicine.

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“Sebbene vi sia un crescente interesse per la comprensione e la promozione di un invecchiamento sano, fino ad ora poche ricerche hanno messo in luce la combinazione fra salute fisica e valutazioni cognitive e psicologiche, in un campione ampio e selezionato in modo casuale”, ha detto il ricercatore principale Dilip V. Jeste, Professore di Psichiatria e Neuroscienze, e direttore dello Stein Institute for Research on Aging, oltre che presidente in carica della American Psychiatric Association. “A volte i risultati più importanti vengono dai vissuti dei soggetti stessi. Questo studio mostra che, anche nel mezzo di un declino fisico e cognitivo, gli individui possono riportare la sensazione che il loro benessere sia migliorato con l’età”.

Questa percezione, di aumento del benessere con l’invecchiamento, persisteva anche dopo aver considerato variabili quali reddito, istruzione e stato coniugale.

Il suggerimento dunque è quello di prendersi cura degli anziani in modo più ottimistico, perché questo aiuterà gli anziani stessi a stare meglio in salute, fisica e psicologica (ed anche le generazioni più giovani, che non percepiranno più gli anziani solo come costi per la società…)

Dr. Giuliana Proietti

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Fonte:
American Journal of Psychiatry, via Paradox Of Aging: Older People Report Better Cognitive Functioning, Well-Being, Science 2.0

Immagine:
Pexels

LibriAutori:
Dr. Giuliana Proietti - Dr. Walter La Gatta

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