Dare un prezzo alle emozioni
Sareste disposti a pagare più soldi per sperimentare una intensa felicità, o per evitare un intenso imbarazzo ? La risposta può dipendere dalla cultura in cui si vive.
Un team guidato da Lau Hi presso l’Università di Hong Kong ha utilizzato questo approccio della “disponibilità a pagare” per scoprire come gli studenti in Gran Bretagna e Hong Kong valutino le diverse emozioni. Nel primo studio, 97 studenti britannici hanno dichiarato quanto sarebbero stati disposti a spendere (da 10 a 150 sterline, con incrementi di 10 sterline) per godere intensamente, per un’ora, di varie emozioni positive, o per evitare varie emozioni negative, per un’ora.
In generale, gli studenti sono apparsi disposti a pagare di più per vivere emozioni positive rispetto alla possibilità di evitare quelle negative. Un’ora d’amore è l’emozione più apprezzata, seguita dal valore di un’ora di felicità e poi di un’ora senza tristezza. Nella parte inferiore dell’elenco troviamo il disgusto: gli studenti erano propensi a pagare una media di sole 43 sterline per evitare un’ora di disgusto (rispetto alle 95 sterline per avere un’ora d’amore).
Successivamente, la ricerca si è occupata delle scelte di 46 studenti di Hong Kong, nonché dei 41 inglesi, ed è stata ampliata la gamma delle emozioni. I risultati per gli studenti britannici sono stati in gran parte una replica del primo studio, con una maggiore disponibilità a pagare per le emozioni positive rispetto ad evitare quelle negative. Gli studenti di Hong Kong hanno mostrato un più equilibrato insieme di risposte, essendo disposti a pagare la stessa cifra per evitare le emozioni negative quanto per avere esperienza di quelle positive. Concentrandosi sulle emozioni specifiche, i britannici hanno dichiarato che avrebbero pagato più degli studenti di Hong Kong per la felicità, la gioia e la calma; gli studenti di Hong Kong invece hanno dichiarato che avrebbero pagato più degli inglesi per evitare il rimpianto, l’imbarazzo e la frustrazione.
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Il gruppo di ricerca di Lau, che comprende la ricercatrice dell’Università di Cambridge Simone Schnall, ha dichiarato che l’approccio da loro utilizzato offre un modo nuovo, vantaggioso, per misurare gli atteggiamenti delle persone nei riguardi delle emozioni. I risultati sono stati completati da una ricerca basata su un questionario sulle credenze popolari rispetto alle emozioni che contano di più per loro e su quali emozioni abbiano il maggiore impatto sul benessere, nel lungo termine. Ci sono alcune prove che l’assenza di emozioni negative sia più importante per il benessere delle emozioni positive, nel qual caso i partecipanti britannici a questo studio potrebbero essere stati imprudenti nelle loro scelte. “Mettendo i cartellini dei prezzi sulle emozioni potremmo avvicinarci a comprendere il valore dell’esperienza umana, al fine di aiutare le politiche sociali a migliorare il benessere,” hanno detto i ricercatori.
Christian Jarrett
Fonte: Lau, H., White, M., and Schnall, S. (2012). Quantifying the Value of Emotions Using a Willingness to Pay Approach. Journal of Happiness Studies DOI: 10.1007/s10902-012-9394-7
Articolo originale: Putting a price on emotions, BPS Research Digest
Traduzione a cura di psicolinea.it
Riproduzione autorizzata
Immagine:
Pexels
Autori:
Dr. Giuliana Proietti - Dr. Walter La Gatta
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Il Dr. Christian Jarrett è psicologo ed autore di The Rough Guide To Psychology (2011) ed attualmente sta scrivendo Great Myths of the Brain (Wiley-Blackwell), che dovrebbe essere completato nel 2013. Ha scritto per The Times, The Guardian, New Scientist, BBC Focus, Psychologies, Wired UK, Outdoor Fitness, etc. Christian scrive anche per la British Psychological Society nel magazine The Psychologist, e Research Digest blog.