Freud a lezione da Signorelli per studiare la memoria
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Luca Signorelli, pittore del Rinascimento italiano, è rinomato per i suoi affreschi nella Cappella di San Brizio nel Duomo di Orvieto, una piccola cittadina umbra in provincia di Terni.
Queste opere, eseguite tra il 1499 e il 1504, sono considerate tra i suoi capolavori e hanno avuto un’influenza significativa sull’arte rinascimentale successiva, compresi gli affreschi di Michelangelo nella Cappella Sistina.
Gli affreschi di Signorelli raffigurano principalmente scene del Giudizio Universale, la Resurrezione dei Morti e la Fine del Mondo. Sono ricchi di temi apocalittici tratti dal Libro dell’Apocalisse e dalla “Divina Commedia” di Dante.
Gli affreschi di Signorelli sono celebrati non solo per la loro bellezza artistica, ma anche per la loro profondità teologica, che riflette l’intenso fervore religioso e le preoccupazioni escatologiche della fine del XV secolo.
Una intervista sull'ipnosi
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Nel 1897, ad Orvieto, Sigmund Freud ebbe una rivelazione. Nella cattedrale della città, davanti alla rappresentazione del giudizio universale del pittore rinascimentale Luca Signorelli,lo psicoanalista, che aveva allora 41 anni, sentiva di aver trovato “la più grande” rappresentazione del tema che avesse mai visto, fino ad allora.
L’affresco, intenso e violento, portava con sé una strana energia sessuale, e per questo restò scolpito nella sua mente. Tuttavia, alla sua partenza, con sua immensa frustrazione, Freud non riuscì a ricordare il nome dell’artista.
Con sua grande meraviglia, Freud poteva ricordare benissimo alcuni dettagli dell’affresco, perfettamente scolpiti nella sua mente, ma non l’autore del dipinto. Il padre della psicoanalisi non poteva spiegarsi la ragione di questa memoria selettiva e su di essa fece molte riflessioni.
In un primo momento pensò che l’opera fosse di Sandro Botticelli o di Giovanni Antonio Boltraffio, ma poi capì che stava semplicemente confondendo i cognomi.
L’episodio divenne un momento chiave nella sua carriera, tanto che ne parlò nel suo “Meccanismo psichico della dimenticanza” (1898), a proposito dei nomina propria. Lo psicoanalista viennese attraverso questo esempio spiegava i meccanismi attraverso i quali la mente, pur ricordando perfettamente immagini e sensazioni di opere d’arte, può dimenticare i nomi propri degli artisti che le hanno prodotte.
Al posto del Signorelli si presentarono infatti alla mente di Freud delle formazioni sostitutive e cioè quelle dei pittori Botticelli e Boltraffio, che rappresentavano uno spostamento dal termine rimosso.
Quando il nome mancante ‘Signorelli’ gli venne comunicato da altri, Freud lo riconobbe e poté così ricostruire, a posteriori, gli spostamenti che avevano portato sino al nome di Boltraffio.
In questo processo i nomi sono trattati in modo analogo alle lettere di una frase trasformata in rebus: non solo le parole che si associano fra loro, ma pezzi, frammenti di parola, che rimandano dall’una all’altra lungo un reticolo nelle cui intersezioni trapela il contenuto rimosso, strettamente connesso a vissuti fondamentali come la sessualità e la morte.
Freud era così colpito dal lavoro di Signorelli in quanto sentiva che, come ebreo, “apparteneva ai dannati”, coloro cioè che, come nella rappresentazione del Signorelli del Giudizio Universale, dopo morti sarebbero stati gettati all’inferno.
Dr. Walter La Gatta
Immagine:
Giudizio Universale del Signorelli, Wikipedia
Fonte:
Nicholas Fox Weber, Freud’s Trip to Orvieto, Bellevue Literary Press.
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Dr. Walter La Gatta
Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Delegato Regionale del Centro Italiano di Sessuologia per le Regioni Marche Abruzzo e Molise.
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