Freud dopo il 1900: un saggio, un eroe
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Nel periodo del massimo successo di Freud, tra gli anni ’10 e ’30, la personalità del fondatore della psicoanalisi fu trasformata dalla sua fama mondiale e dalle sofferenze fisiche causate dalla sua malattia incurabile.
Le lettere del padre della psicoanalisi, come pure le testimonianze dei suoi discepoli, lo presentano come buon marito, padre, figlio, amico e medico: comprensivo, pieno di tatto nello scrivere lettere e nella scelta di doni, privo di ogni sorta di affettazione o teatralismo, come maestro capace di guidare un movimento in mezzo a circostanze difficili, e come uomo che affronta col massimo coraggio le sofferenze fisiche e la consapevolezza della morte incombente.
Lo psicoanalista dunque appariva a coloro che gli erano vicini come una rara personificazione di un saggio, o di un eroe.
Sebbene l’establishment psichiatrico odierno abbia in gran parte rinnegato Freud, la sua reputazione di uomo saggio sopravvive, in parte grazie al suo immenso talento letterario (non a caso fu proposto per il Premio Nobel per la letteratura, tanto bene sono scritti i suoi libri) e al fatto che in molti ambienti viene ancora considerato uno scienziato, piuttosto che un filosofo.
Dott.ssa Giuliana Proietti
Intervento del 14-09-2024 su Sessualità e Terza Età
Dr. Giuliana Proietti
Fonte principale:
Ellenberger, La scoperta dell’inconscio, Boringhieri