Il complesso edipico, ieri e oggi

Il complesso edipico, ieri e oggi

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Sebbene Freud non abbia mai dedicato un libro a questo argomento, il complesso edipico è al centro della psicoanalisi e la sua storia è quasi identica a quella di questa disciplina.

Nel suo ultimo libro, postumo e incompiuto, “Compendio della Psicoanalisi”, pubblicato nel 1940, il fondatore del movimento psicoanalitico ha scritto: “mi permetto di pensare che se la psicoanalisi non avesse al suo attivo che la sola scoperta del complesso d’Edipo rimosso, ciò sarebbe sufficiente a farla schierare tra le nuove, preziose acquisizioni del genere umano (FreudCompendio di Psicoanalisi, 1938). ”

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La scoperta del complesso edipico, nel lavoro e nel pensiero di Freud, ha una lunga tradizione.

Fu durante la sua autoanalisi, intrapresa dopo la morte di suo padre nel 1896, che Freud per la prima volta pensò all’eroe della tragedia di Sofocle “Edipo Re “. L’argomento può essere riassunto in poche righe. Edipo era il figlio di Laio, re di Tebe e Giocasta era sua moglie. La coppia regnava su Tebe. Essendo venuti a sapere che questo figlio avrebbe ucciso il padre e sposato sua madre, i due genitori decidono di abbandonarlo appena nato, affidandolo a un servo. Il bambino viene effettivamente abbandonato nel bosco, ma lo salva un pastore, che lo consegna a Polibo, re di Corinto, che non poteva avere figli da sua moglie Peribia.

Quando anche Edipo consulta l’oracolo e viene a sapere il suo destino, cerca di opporvisi fuggendo a Tebe. Per strada tuttavia uccide un uomo, senza sapere che è suo padre Laio. Arrivato a Tebe, risolve l’enigma della sfinge e, per ringraziarlo, Creonte, fratello della regina vedova Giocasta gli offre la mano della sorella. Così Edipo sposa sua madre.

Troviamo la prima menzione di questa leggenda negli scritti di Freud in una lettera che scrisse nel 1897 a Wilhelm Fliess: ”

Clinica della Timidezza

15 ottobre, 1897

“… Mi è nata una sola idea di valore generale: in me stesso ho trovato l’innamoramento per la madre e la gelosia verso il padre, e ora ritengo che questo sia un evento generale della prima infanziase è così si comprende l’interesse palpitante che suscita l’Edipo ReLa saga greca si rifà a una costrizione che ognuno riconosce per averne avvertita in sé l’esistenza. Ogni membro dell’uditorio è stato, una volta, un tale Edipo in germe e in fantasia e, da questa realizzazione di un sogno trasferita nella realtà, ognuno si ritrae con orrore e con tutto il peso della rimozione che separa lo stato infantile da quello adulto.”.

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Da allora in poi, nel corso degli anni e nei successivi scritti, Freud non smetterà di affinare e integrare questa idea di base: il desiderio del bambino per il genitore dell’altro sesso, l’ostilità verso il genitore dello stesso sesso, al punto di renderlo il concetto-chiave della psicoanalisi.

Il complesso di Edipo troverà in particolare un posto nella teoria freudiana negli stadi dello sviluppo psico-sessuale. Si tratta di 5 fasi: orale (0-18/24 mesi), anale (2-4 anni), fallica (4-6 anni), di latenza (6-10/11 anni) genitale (pubertà).

Durante la fase fallica, il bambino scopre i piaceri che può ricavare dal suo pene e comincia ad esibirlo di fronte a sua madre, vedendo in suo padre un “rivale”; questa fase è seguita dal complesso di castrazione: il bambino teme di essere punito e castrato da suo padre, il che lo porta a rinunciare al suo desiderio libidico per sua madre e, più tardi (durante lo stadio genitale, che si verifica nell’adolescenza), comincia ad interessarsi ad altre donne, di età compatibile con la propria.  Freud vide nella punizione che l’Edipo di Sofocle si procura quando capisce il doppio crimine che ha commesso,  la cecità, un “sostituto” della castrazione paterna.

Psicolinea

Elaborato di libro in libro, il complesso di Edipo è sempre stato, sin dai tempi di Freud, oggetto di violente critiche. Prima di tutto a causa della spinosa questione delle bambine, per le quali il fondatore della psicoanalisi ha cercato di proporre una versione femminile del complesso, ma senza riuscire a convincere altri psicoanalisti, a partire da  Melanie Klein.

Poi, e soprattutto, molti critici hanno messo in discussione la sua universalità, ancora difesa da Freud in “Totem e tabù” (1913). Gli etnologi sono stati in prima linea in questa lotta. Se il francese Claude Levi Strauss sostenne che la proibizione dell’incesto era in effetti il fondamento di tutte le culture umane, un’idea che si adatta perfettamente con il complesso di Edipo agli occhi degli psicoanalisti, altri etnologi sono stati più critici. Alcuni, evocando ad esempio la parentela matrilinea di alcuni popoli melanesiani, sostenevano che il complesso di Edipo non poteva essere applicato a loro, poiché presuppone un’identità di fatto tra il padre biologico e la figura che incarna l’autorità.

Ai nostri tempi tuttavia, è soprattutto la delicata estensione del complesso edipico alle nuove forme di famiglie,
molto lontane da ciò che accadeva nella Vienna del primo Novecento (si pensi alle famiglie monoparentali, ricomposte, con genitori omosessuali…): si può ancora pensare che il complesso edipico possa avere un valore universale?

Dr. Giuliana Proietti

 

Dr. Giuliana Proietti

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