La parola ‘simbolo’ deriva dal greco e significa ‘mettere insieme’. Nell’antica Grecia era diffusa la consuetudine di tagliare in due un anello, una moneta o qualsiasi oggetto e di darne una metà ad un amico o ad un ospite. Queste metà, conservate dall’una e dall’altra parte, di generazione in generazione, consentivano ai discendenti dei due amici di riconoscersi. Questo segno di riconoscimento si chiamava ‘simbolo’.
Platone riferì il mito di Zeus, che volendo castigare l’uomo, senza distruggerlo, lo tagliò in due: Platone concluse affermando che, per questo, la metà cerca sempre l’altra metà, ovvero il simbolo corrispondente (Platone, Convito).
Il simbolo dunque, come il segno, nasce dal rinvio, ma mentre il segno compone in modo convenzionale qualcosa con qualcos’altro, il simbolo, evocando la sua parte corrispondente, rinvia ad una determinata realtà che non è decisa dalla convenzione, ma dalla ricomposizione di un intero.
Nel simbolo dunque c’è un richiamo all’origine, dove resta nascosta e gelosamente custodita la verità originaria o la fonte da cui si dischiudono nuovi sensi e nuovi significati.
Fonte: Galimberti U., Dizionario di Psicologia, De Agostini
Dott.ssa Giuliana Proietti
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Dr. Giuliana Proietti
Psicoterapeuta Sessuologa
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