E se fosse meglio non esprimere le emozioni?

In genere si pensa che tenersi dentro i sentimenti e le emozioni sia sbagliato e dannoso per la salute; una nuova ricerca sostiene, al contrario, che è meglio non esprimere i propri pensieri e sentimenti dopo essere rimasti coinvolti in un trauma collettivo, come ad esempio nelle sparatorie scolastiche che frequentemente avvengono in America, o in un attacco terroristico, come quello dell’11/09.

Secondo lo psicologo Mark Seery, della Università di Buffalo, a distanza di tempo dall’evento traumatico, sembra che le persone che non hanno parlato troppo della situazione vissuta siano in migliore salute di quelli che ne hanno parlato lungamnete. Lo studio appare nel numero di Giugno del Journal of Consulting and Clinical Psychology ed investiga proprio gli effetti, fisici e mentali, dei traumi collettivi in persone che sono state esposte a tragedie, ma che non hanno avuto la perdita diretta di un familiare o di un amico.

La ricerca è stata focalizzata sull’attacco delle Torri Gemelle, ma i suoi risultati possono essere generalizzati ai disastri collettivi che spesso capitano nella vita. Seery dice che non fa male esprimere le proprie emozioni: non vi è nessuna controindicazione al riguardo e dunque, se qualcuno desidera farlo, può e deve farlo.

Ma non tutti siamo uguali e possono esserci persone che invece non desiderano parlare del trauma subito.

Secondo lo psicologo, in questi casi non bisogna forzare la persona a raccontare e rivivere l’evento problematico, pensando sia utile per superare il trauma: sarebbe un errore.

I risultati della ricerca evidenziano infatti che le persone che si erano mostrate più riservate, a distanza di tempo mostravano un recupero più veloce ed efficace.

Fonte: Medical News Today

Link: University at Buffalo

Dott.ssa Giuliana Proietti

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