Nostalgia: quando tristezza e felicità si incontrano

NOSTALGIA: QUANDO TRISTEZZA E FELICITA’ SI INCONTRANO

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Etimologia

Nostalgia” è una parola con etimologia di derivazione greca. Viene infatti da “nòstos“, cioè “tornare a casa, o alla propria terra natale” e “algos“, che si riferisce invece al “dolore, alla sofferenza” dello stare lontani. Il termine venne creato dal diciottenne alsaziano Johannes Hofer, il quale, nel 1688, inserì questo concetto nella sua tesi di laurea in medicina, presso l’Università di Basilea

Altre lingue

I francesi l’hanno chiamata mal du pays, i tedeschi Heimweh, gli inglesi homesickness: tutti termini che mettono in evidenza il desiderio ossessivo di fare ritorno in patria, a casa propria. In portoghese la nostalgia è invece espressa con la parola saudade, linfa del Fado, un insieme di rimpianto per il passato, mancanza nel presente e desiderio per il futuro. (In molti casi il termine ha una dimensione quasi mistica, come accettazione del passato e fede nel futuro).

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Nascita del concetto di nostalgia

Ben prima del lavoro di Hofer, la nostalgia era già apparsa nella letteratura e nella poesia, a partire dai salmi biblici, per continuare con gli scritti di Omero, Ippocrate, e Cesare.  In tutti i tempi, a tutte le età della vita e in tutti i tipi di personalità, deboli o forti che siano, la nostalgia è un’emozione provata piuttosto di frequente.

Soldati e nostalgia

Il desiderio di tornare alla propria casa è un motivo da sempre ricorrente, che nel periodo classico preoccupava soprattutto le gerarchie militari per l’umore dei soldati, i quali dovevano trascorrere molti anni lontani dalle loro case e dalle persone care, con il rischio di diserzione o di suicidio. Questo interesse verso gli stati emotivi dei soldati si è ripetuto durante le guerre mondiali più recenti, quando furono prese iniziative per prevenire e curare i soldati che soffrivano di nostalgia (Martin 1954; Nawas e Platt 1965).

Nostalgia e senso della continuità

La nostalgia, già a partire dagli anni settanta del secolo scorso, è sembrata un concetto un po’ antiquato per spiegare l’attaccamento che un individuo può avere nei confronti del suo Paese, della sua città o della sua casa, visto che ormai tutti si spostano e le distanze non sono più vissute come un problema (Davis 1979).

Questo potrebbe sembrare ancor più vero negli anni presenti, vista la grande diffusione di mezzi di comunicazione e di strumenti tecnologici. In realtà la nostalgia è ancora presente, dal momento che è un sentimento utile affinché le persone possano mantenere la propria identità anche di fronte ai passaggi importanti che segnano le discontinuità del ciclo di vita (ad esempio, il cambiamento di identità dall’infanzia alla pubertà, dall’adolescenza all’età adulta, dall’essere single all’essere in coppia, dall’essere coniuge all’essere genitore, ecc.). La nostalgia dà il senso della continuità.

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Idealizzazione del passato

Una definizione che accentua l’idealizzazione del passato è questa: la nostalgia è una preferenza verso oggetti (persone luoghi e cose) che erano comuni quando si era giovani (infanzia, adolescenza o perfino prima della nascita). (Holbrook e Schindler, 1991).

Non tutte le esperienze passate hanno la capacità di evocare sentimenti nostalgici: la nostalgia provata per la propria adolescenza e per la prima età adulta, ad esempio, è in genere più forte rispetto a qualsiasi altro periodo della vita. In ogni caso, la nostalgia interessa tutte le età: anche gli adolescenti non sono immuni dalla nostalgia e la provano ogni volta che, di fronte alle paure prodotte dal mondo esterno con il quale cominciano a confrontarsi, rimpiangono le sicurezze del passato.

Pericoli della nostalgia

I nostri ricordi possono essere selettivi, possono portarci a glorificare alcuni fatti e sopprimerne altri, quando a distanza di tempo ci appaiono ormai sbiaditi. La memoria non è statica, come si pensava in passato, ma anzi è qualcosa che cambia, è un fenomeno fluido. Come sostiene Alan Hirsch,  un neurologo che studia la nostalgia e la memoria dall’inizio degli anni ’90, questa fluidità del pensiero ci consente di plasmare la memoria a nostro vantaggio, modificando ricordi persi o confusi con altro materiale.

Un altro pericolo sta nel fatto che non tutti sono nostalgici allo scopo di illuminare la loro visione del presente e cercare un senso alla propria vita. I nostalgici in senso storico tendono infatti a vedere il presente meno favorevolmente rispetto ai nostalgici verso la propria storia di vita.  Le persone che provano nostalgia per un’epoca passata sono persone che percepiscono la situazione attuale come in qualche modo inaccettabile, di cui non sono contente, e per questo fuggono mentalmente in epoche diverse in cui pensano che sarebbero state più felici, perdendo il contatto con la realtà.

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Genere sessuale

Si è sempre pensato che gli uomini fossero più nostalgici rispetto alle donne, dato che nella cultura occidentale essi si sono trovati a vivere più spesso delle donne lontano dalla casa e dalla famiglia (Davis 1979), ma secondo lo studio di Csikszentmihalyi e Rochberg-Halton (1981),più nostalgici sono risultati i soggetti più anziani e le donne.

Lo stesso studio ha evidenziato che gli uomini tendono a conservare oggetti legati all’azione, per nutrire i loro ricordi  (come ad esempio attrezzature sportive, televisori, e veicoli), mentre le donne tendono a conservare oggetti di contemplazione (come fotografie, opere d’arte, piatti e tessili).

Aspetti individuali e sociali

La nostalgia è in genere un sentimento privato, individuale, ma può essere anche collettivo, fra soggetti che appartengono alla stessa generazione (Davis 1979), come quando capita di ricordare le canzoni del passato, quelle che andavano di moda in un determinato periodo della vita o quando si era giovani.

 

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Rimpianti e Rimorsi

Il rimpianto è la versione cognitiva dell’emozione della nostalgia, in quanto comporta memoria e consapevolezza: è una nostalgia che ricorda il passato, ma con la consapevolezza che è ormai irrimediabilmente perduto e che è pieno di occasioni perse.

Il rimorso invece lo si prova quando il passato viene vissuto in modo negativo, ad esempio con sensi di colpa. Il ricordo infatti può essere fonte di soddisfazione, di felicità, ma può altresì essere fonte di ansia, sensi di colpa e disperazione. Per questo motivo Hanley e Baikie (1984) sollevarono il dubbio sull’opportunità di far rievocare ai pazienti depressi alcuni episodi della propria giovinezza, che poteva essere anche contro-producente, data la tendenza di questi soggetti a ricordare solo gli aspetti più negativi del proprio passato.

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Gusto dolce-amaro della nostalgia

La nostalgia può rappresentare il punto di incontro fra due emozioni molto diverse, come quelle della tristezza e della gioia (Power, 1999). La nostalgia infatti è un’emozione negativa e capace di acuire la sofferenza nei confronti del presente e del futuro, quando si tende a cercare soddisfazioni solo nel proprio passato, il che porta inevitabilmente alla depressione. Tutte le volte che si riesce invece a ricordare il passato con gioia, senza lasciare che il presente sia sommerso e sminuito dai ricordi, la nostalgia può diventare un’emozione particolare, dal gusto un po’ dolce e un po’ amaro.

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Studi clinici sulla nostalgia

Il contributo di Hofer è considerato fondamentale nel campo della medicina psicologica e psicosomatica, per almeno due ragioni:

(1) è stato il primo studioso a descrivere la nostalgia come una condizione clinica, e
(2) nel suo scritto ha messo in evidenza gli effetti della mente sul corpo (Martin 1954).

Nonostante la sua onnipresenza clinica però, questo argomento non sembra aver attratto moltissimi studiosi e pochi sono gli studi dedicati a questo tema ed essi sono stati condotti soprattutto in ambito psicoanalitico.

Freud (1906) parlò del desiderio di tornare ad una casa nascosta, ai monumenti inventati dei nostri viaggi attraverso ricordi quasi dimenticati, che appartengono ad un altro tempo, elaborati e migliorati dalle nostre fantasie attuali. Nel bambino, secondo Freud, la nostalgia verso la madre, una libido repressa e insoddisfatta, porta allo sviluppo della paura.

La causa più comune della nevrosi d’angoscia è infatti, secondo il fondatore della psicoanalisi, una richiesta frustata (1933). Un’altra interessante osservazione freudiana sul tema della nostalgia è quella relativa alla credenza dell’esistenza di Dio (1912): una divinità che nasce dalla nostalgia della figura paterna, modello della realtà normativa e sociale, nel quale il bambino si identifica

Negli anni cinquanta del secolo scorso, la nostalgia cominciò ad essere descritta anche come una vera e propria patologia:

“La nostalgia non è una malattia mentale, ma può svilupparsi in modo monomaniacale, diventando uno stato mentale ossessivo che causa infelicità intensa. Si manifesta di solito con un intenso desiderio di tornare al proprio Paese o alla propria città di origine”. (Nandon Fodor, 1950).

Nandon Fodor, che studiò a lungo questo tema, osservò che, per l’essere umano, la nostalgia è una sorta di “tendenza fetale“, in quanto ricorda la bellezza della sua esistenza pre-natale, con sensazioni di sicurezza e di felicità perfetta, quasi divina, cui si vorrebbe fare ritorno.

La scienza recente vede nella nostalgia non solo un bagliore malinconico associato a eventi ed esperienze piacevoli del passato, ma una risposta innata al dolore o all’angoscia e, in un certo senso, un “ritorno a casa”.

Secondo Clay Routledge (Nostalgia: A Psychological Resource) questo sentimento può aiutare le persone a gestire meglio il futuro: permette di riflettere infatti sulle esperienze passate, come una risorsa di coping, e usare queste esperienze come un modo per affrontare le ansie relative al futuro, per mantenere l’equilibrio nei momenti di crisi,  ricordare le relazioni d’amore, e in generale appoggiarsi ai punti luminosi del passato.

In questo senso la nostalgia potrebbe essere considerata un meccanismo di difesa, un modo per mantenere la resilienza durante periodi di ansia, disperazione e sofferenza esistenziale.

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