Quando Freud e Jung ‘scoprirono’ la mitologia

Quando Freud e Jung ‘scoprirono’ la mitologia

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Nell’autunno del 1909, a due settimane dal ritorno dall’America, Jung disse a Freud: “L’archeologia, o piuttosto la mitologia, mi ha assolutamente conquistato”.

Al che Freud rispose: “Mi fa proprio piacere che anche Lei si stia interessando alla mitologia” aggiungendo: “Un po’ di solitudine in meno… Spero che presto lei converrà cone me che assai probabilmente la mitologia è incentrata sullo stesso nucleo delle nevrosi”.

Quattro giorni dopo Jung rispose: “Per me non esiste più alcun dubbio su ciò che i miti più antichi e più spontanei tentano di esprimere: parlano nel modo più “naturale” del nucleo delle nevrosi”.

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Per comprendere i problemi delle nevrosi dunque si apriva una nuova strada: quella della antica mitologia e della storia della civiltà.

Jung, notte dopo notte, mese dopo mese, si immergeva nella lettura dei miti e questo gli faceva venire nuove idee circa il significato della psicoanalisi come movimento intellettuale. Jung intendeva riaccendere nelle persone di cultura la sensibilità al simbolo e al mito. Anche la stessa figura di Cristo poteva essere, secondo lo psicoanalista svizzero, utilizzata in questo senso: riportando Cristo al vecchio, profetico Dio della vigna, sarebbe stato possibile convogliare gli istinti estatici della Cristianità in un solo progetto, tornando a rendere il culto e il mito sacro ciò che erano un tempo, una festa di gioia e di ebbrezza, dove l’uomo riguadagnava la moralità e la sacralità di un animale.

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Freud era un po’ preoccupato per queste pericolose associazioni che l’amico Jung faceva fra mito, religione e psicoanalisi. Non voleva essere considerato il fondatore di un mito religioso: le sue intenzioni non si spingevano certamente così in là… Freud specificò chiaramente a Jung che non stava cercando di fare della psicoanalisi un sostituto della religione.

Bibliografia:

Lettere fra Freud e Jung 1906-1913, Boringhieri
Donn, Freud e Jung, Leonardo

Dott.ssa Giuliana Proietti

 

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3 commenti

  1. Con tutto il rispetto per Jung e Freud, non credo affatto che i miti siano frutto di nevrosi. Anzi,ritengono che non solo loro due, ma molti pseudoscienziati abbiano tentato di fare della psicoanalisi un sostituto della religione.

  2. Se quello che ci sta chiedendo è l’effettiva validità scientifica dei test di personalità presenti online la risposta è: scarsissima!

    Un test valido deve essere infatti somministrato ad un campione rappresentativo della popolazione generale e deve presentare dei risultati ripetibili anche su campioni diversi, o in condizioni diverse (es. diverso somministratore).

    Lei capisce che questo non è possibile per ogni singolo test che viene messo online. Questi devono essere considerati più un divertimento che un modo per fare scienza.

  3. Gentile staff di Psicolinea,
    visto che spesso anche in questo blog si parla o si nominano TEST ON-LINE o QUESTIONARI ON-LINE e premesso che in genere chi utilizza i test online lo fa per il proprio interesse primariamente, mi chiedevo se siete a conoscenza di modi (ammesso che sia possibile) per avere la certezza che un test on-line sia effettivamente svolto dalla persona interessata. Ho visto che alcune università lo fanno e proprio per questo mi chiedo se c’è un metodo per assicurare la “bontà” del risultato.

    Grazie
    Roberto

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