Mary Richmond e l’invenzione del lavoro sociale

Mary Richmond e l’invenzione del lavoro sociale


Mary Richmond fa parte di una generazione di donne americane, vissute a fine ottocento, che cercava di uscire dalle mura domestiche, per trovare un lavoro socialmente significativo e intellettualmente gratificante.

Solo alcune di loro in realtà ci riuscirono, e la Richmond fu una di queste, dal momento che riuscì a creare da zero una nuova professione: quella dell‘assistente sociale.

Il “social work” ha notevolmente migliorato il livello di assistenza fornita alle persone in difficoltà e ai poveri, ma ha anche elevato lo status del lavoro femminile, trasformando quella che era stata solo un’attività di volontariato per le donne in una carriera legittima e remunerata, riconosciuta per il suo valore sociale.

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Mary Ellen Richmond nacque il 5 agosto 1861 a Belleville, Illinois, da Henry Richmond (un fabbro costruttore di carrozze) e Lavinia (Harris) Richmond. La famiglia si era trasferita a Belleville durante la guerra civile, in quanto il padre aveva riconvertito il suo lavoro di fabbro: dalla costruzione di carrozze alla costruzione di carri armati.

La famiglia in seguito tornò a Baltimora, la loro città d’origine, dove Mary trascorse la sua giovinezza. Fu l’unica, di quattro figli, a sopravvivere all’infanzia. Sua madre Lavinia  però morì di tubercolosi quando Mary aveva solo tre anni. Il padre si risposò, ma morì anche lui di tubercolosi quando la bambina aveva sette anni.

Mary fu dunque affidata alla nonna materna e altre due zie, che gestivano una pensione economica a Baltimora. Sebbene non particolarmente redditizia, la pensione ospitava vari personaggi, che fornivano un’atmosfera intellettualmente stimolante per Mary. Sua nonna e una delle sue zie inoltre sostenevano cause abbastanza “radicali” per il tempo, e di conseguenza Mary ascoltò sin da bambina vivaci discussioni sull’antivivisezione, sul suffragio femminile, sulle questioni razziali, sullo spiritismo.

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La bambina non venne mandata a scuola, ma fu istruita a casa, da sua nonna, anche se la bambina fu, sin da subito, una accanita lettrice.

La scuola pubblica iniziò per lei all’età di 11 anni;  a 13 anni entrò nella Eastern Female High School di Baltimora, un’istituzione impegnativa, che forniva un rigoroso corso di formazione. Nel 1878, all’età di 16 anni, si diplomò con ottimi voti.

Dopo il diploma, la Richmond si trasferì a New York City, insieme a una zia. Le due donne vivevano insieme in un piccolo monolocale poco costoso e lavoravano per una casa editrice che produceva opere su argomenti controversi come l’agnosticismo. La Richmond lavorava 12 ore al giorno come impiegata e poi, la sera, imparava come autodidatta la stenografia.

Quando sua zia tornò a Baltimora a causa di una malattia, la Richmond rimase sola e isolata a New York, dove la noia del suo lavoro e lo stipendio estremamente basso determinarono un periodo particolarmente difficile della sua vita. Tuttavia, la ragazza perseverò nel suo lavoro ancora per due anni, prima di essere costretta a tornare a Baltimora, nel 1880, per guarire dalla malaria.

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Dopo la malattia, la Richmond trovò lavoro come contabile presso una cartoleria di Baltimora. Vi rimase dal 1881 fino al 1888, quando andò a lavorare come contabile e assistente d’ufficio in un hotel, sempre a Baltimora. In questi anni si unì alla Chiesa Unitariana e, all’interno di questa congregazione , si fece numerose amicizie. I membri della chiesa la introdussero alla musica, che sarebbe diventata una sua passione per tutta la vita e le permisero di partecipare a un club letterario oltre che a corsi sulla letteratura e il teatro inglese.

Come risultato di questa maggiore attività intellettuale e sociale, Mary iniziò a cercare un lavoro più gratificante. Alla fine del 1888 rispose a un annuncio pubblicitario per una posizione di assistente tesoriere presso la Baltimore Charity Organization Society (BCOS). Non aveva alcuna formazione o esperienza nel lavoro filantropico, e la paga era la medesima della sua attuale posizione come contabile, ma le sembrò che questo nuovo impego  potesse offrirle maggiori soddisfazioni, per cui lo accettò.


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Prima che la Richmond iniziasse il lavoro, gli amici della chiesa fecero una colletta per pagarle un viaggio di una settimana a Boston, in modo che potesse osservare il lavoro delle organizzazioni di beneficienza Associated Charities e farsi un’idea della natura della sua nuova impresa.

Questo viaggio fece conoscere a Mary molte donne indipendenti che, attraverso il lavoro per l’organizzazione di beneficenza, stavano di fatto iniziando a creare le basi del lavoro sociale. Queste organizzazioni di beneficienza erano state importate dall’Inghilterra, ma non avevano avuto, fino a quel momento, molto successo in America.

Dopo che la depressione del 1873 aveva lasciato molti cittadini disoccupati e impoveriti, vari gruppi filantropici si erano riattivati per rispondere a questa esigenza.

La mancanza di coordinamento fra le varie associazioni rappresentava però un pericolo, in quanto si pensava che i ricchi donatori potessero essere sfruttati da falsi poveri e che i poveri veramente tali non riuscissero a ricevere effettivamente l’assistenza che l’associazione di beneficienza si proponeva di offrire. Per questa ragione fu creato il lavoro del “visitatore amichevole”, un volontario affiliato a una società di beneficenza, cui veniva data la responsabilità di determinare se gli individui fossero o meno tra i “poveri degni di aiuto” e, in tal caso, quale tipo di assistenza sarebbe stato più utile.

Sebbene queste organizzazioni cercassero di migliorare la società e aiutare i poveri, il loro approccio era spesso estremamente critico. Vi era, infatti, una forte sfiducia nei confronti delle persone economicamente svantaggiate, come se avessero delle colpe personali, così come vi era una forte vigilanza nel cercare di scoprire i truffatori che volevano approfittare della generosità dei filantropi. I visitatori amichevoli, a loro volta, non erano ben visti da coloro che stavano cercando di aiutare, poiché alcuni di loro, piuttosto che essere “amichevoli” erano in realtà paternalistici, ficcanaso e invadenti.

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Proprio facendo la “visitatrice amichevole” la Richmond fece carriera presso il suo Istituto e, nel 1891, fu nominata segretaria generale: la nomina era una reale testimonianza delle sue  insolite capacità, visto che in passato la posizione era stata ricoperta da uomini più anziani, con una laurea in economia politica.

Rendendosi conto che i visitatori amichevoli avevano bisogno di una formazione più ampia e standardizzata, la Richmond offrì corsi informali ai volontari che lavoravano con il BCOS, per i quali scrisse anche un manuale. Cominciò inoltre a pensare che delle persone stipendiate, piuttosto che dei “visitatori” volontari, fossero più efficaci nell’aiutare i poveri. Questo fu un passo importante verso lo sviluppo del lavoro sociale come professione.

Un altro passo fu fatto nel 1897, in una conferenza a Toronto, quando chiese l’istituzione di una scuola di formazione per i visitatori amichevoli o, come iniziò a chiamarli, gli assistenti sociali.

In questo periodo, inoltre, la Richmond iniziò a ri-concettualizzare il ruolo del visitatore: piuttosto che concentrare tutta l’attenzione sul diritto alle donazioni  o sulla ricerca di eventuali truffatori, gli operatori secondo lei dovevano avere come obiettivo l’indagine sulle condizioni delle persone bisognose, per poterle meglio aiutare. E, per indagare in modo efficace, gli assistenti sociali avevano bisogno di formazione.

 

Questa esigenza fu soddisfatta l’anno successivo (1898) quando la New York Charity Organization Society iniziò a offrire una Summer School in Applied Philanthropy. L’anno successivo la Richmond divenne insegnante in questa scuola. Sempre nel 1899, uscì il suo primo libro, Friendly Visiting Among the Poor, che descriveva le tecniche più efficaci per i visitatori amichevoli, che fu bene accolto.

Nel 1900, la Richmond accettò un’offerta per diventare segretario generale della Charity Organization Society di Filadelfia. In una città in cui il sistema di beneficenza era disorganizzato e non coordinato, lavorò con successo per centralizzare l’amministrazione degli sforzi di beneficenza, continuando anche a svolgere attività lavorativa, oltre ai suoi compiti amministrativi.

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Questo lavoro non assorbì tutto il tempo della Richmond, che si impegnò anche nella politica di riforma statale e municipale. Lavorò per approvare i rimborsi per l’abbandono e il mancato mantenimento della moglie, nonché le leggi statali che regolavano il lavoro minorile, per istituire un tribunale per i minorenni e per indagare sulle condizioni abitative.

Pur preoccupandosi di approvare alcune leggi per migliorare la società, la Richmond, a differenza di molti riformatori progressisti dell’epoca, credeva che il lavoro individuale con gli individui e le famiglie fosse il mezzo più importante ed efficace per aiutare le persone. Interagendo con i bisognosi, gli assistenti sociali acquisivano familiarità con i problemi più ampi che la società doveva affrontare e potevano lavorare in condizioni migliori.

A Filadelfia, la Richmond continuò a insegnare e a scrivere. Quando la Summer School of Applied Philanthropy iniziò a offrire corsi tutto l’anno, la Richmond divenne insegnante a tempo pieno. (Questo istituto divenne poi la New York School of Social Work e nel 1940 si affiliò alla Columbia University)

Nel 1906 la Richmond tenne un corso presso l’ Università della Pennsylvania. Successivamente, fu istituita la Pennsylvania School of Social and Health Work e molti dei suoi biografi affermano che la fondazione di questa istituzione fu un risultato indiretto del corso della Richmond del 1906.

Presto divenne consulente anche per altre città e altre organizzazioni di beneficenza. Nel 1905 fu pubblicata la rivista Field Department of Charities, di cui la Richmond fu redattrice, una posizione che accrebbe ancora la sua fama e la rese una figura di riferimento nel campo in via di sviluppo del lavoro sociale.

Il suo secondo libro, The Good Neighbor in the Modern City , apparve nel 1907 e fu ben accolto, in particolare dalla comunità che lavorava nel settore della beneficenza e del lavoro sociale.

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Nel 1909, la Richmond lasciò Filadelfia per un posto presso l’influente Russell Sage Foundation di New York, fondata nel 1907 da Margaret Olivia Sage , dove la sua posizione era direttrice del Dipartimento per l’organizzazione della beneficenza.

Durante i suoi anni a New York, tra gli anni ’10 e ’20 la Richmond mise a punto una metodologia e una serie di standard per il lavoro dell’assistente sociale.

Mentre era alla Russell Sage, la Richmond iniziò a raccogliere i rapporti prodotti dagli assistenti sociali e altre informazioni di base, per un libro che aveva pensato di scrivere già anni prima a Baltimora. L’opera risultante, intitolata Diagnosi sociale, fu pubblicata nel 1917 ed è considerata la sua opera migliore.

Il libro Diagnosi sociale spiegava come e dove trovare diversi tipi di informazioni e come utilizzare queste informazioni per aiutare le persone assistite.

Nel 1920, divenne membro fondatore dell’American Association of Social Workers, e nel 1921 lo Smith College riconobbe i suoi sforzi per stabilire il lavoro sociale su solide fondamenta, assegnando alla Richmond un Master of Arts onorario, per “aver stabilito le basi scientifiche di un nuova professione”.

Nel tentativo di diffondere i concetti e gli obiettivi chiave della professione di assistente sociale e di presentarli a un pubblico laico più ampio, nel 1922 scrisse un altro libro: What is Social Case Work? In questo volume, la Richmond riafferma la sua convinzione che il lavoro sociale, se ben praticato, è di profondo beneficio non solo per l’utente, ma anche per l’assistente sociale; idealmente, entrambi i soggetti dovrebbero crescere come risultato della loro relazione.

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Per tutta la vita, la Richmond fu ripetutamente infastidita da una malattia bronchiale; a partire dal 1918 però la sua salute iniziò a peggiorare e questo la portò a ridurre le sue attività.

L’ultimo periodo della sua vita lo dedicò alla questione che maggiormente la preoccupava: le leggi sul matrimonio. La Richmond credeva che molti problemi familiari fossero originati dai matrimoni instabili. Così esortò lo stato ad assumere un ruolo più attivo nell’amministrazione delle leggi coniugali, e condusse una campagna per far sì che gli stati richiedessero esami fisici prima di rilasciare licenze matrimoniali, sostenendo l’innalzamento dell’età minima per il matrimonio.

Come risultato del suo interesse per questo argomento, fu co-autrice di due libri: Child Marriages (1925) e Marriage and the State (pubblicato postumo, nel 1929).

All’inizio del 1928, alla Richmond fu diagnosticato un cancro non operabile. Durante quell’anno, continuò a lavorare sull’ultimo libro, fino a che il 12 settembre 1928 morì nella sua casa di New York.

Il moderno lavoro sociale, sebbene si sia evoluto dai tempi della Richmond, porta ancora il marchio e molti dei valori della sua fondatrice.

Dr. Giuliana Proietti

Dr. Giuliana Proietti

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