10 suggerimenti per parlare con i propri figli dei fatti di Parigi

10 suggerimenti per parlare con i propri figli dei fatti di Parigi

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Quando succede un fatto particolarmente drammatico, come quello di Parigi, il primo pensiero va naturalmente ai propri cari ed in particolare ai propri figli, specie se minori. Come parlare di argomenti così sconvolgenti senza turbarli? Oppure, come trovare le parole e il modo per rasserenarli, pur davanti alla grande tristezza che i genitori stessi non possono non provare di fronte a tanta premeditata violenza?

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Quella che segue è una lista di 10 suggerimenti, che ho motivato per spiegare meglio il pensiero dal quale scaturiscono.

1) Rispondere a tutte le domande ed evitare qualsiasi forma di reticenza

I bambini e gli adolescenti parleranno comunque di questi argomenti a scuola, fra compagni, con le famiglie degli amici che frequentano. Si sentiranno però molto più rassicurati se avranno ricevuto, prima di tutti gli altri, le informazioni e i commenti da parte delle persone di cui in genere hanno maggiore fiducia (i propri genitori).

2) Non fornire più dettagli di quelli che vengono effettivamente richiesti

Prima di fornire dettagli cercare anzitutto di comprendere che cosa ha realmente percepito il bambino, che idea se ne è fatta, quali sono le cose che conosce e quelle che ignora. Se conosce solo parzialmente o non conosce affatto le parti più spaventose della vicenda, non è un atto di eroismo quello di comunicargliele senza pietà (anche se per il genitore può essere piuttosto liberatorio).

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3) Non usare toni eccessivamente emotivi

Come ci spiegano gli studi sulla comunicazione umana, ciò che viene ricordato nel discorso sono i contenuti non verbali (postura, gesti, mimica facciale, ecc.) per il 55%, i contenuti paraverbali (tono della voce, pause, sospiri, silenzi, ecc.) per il 38%. I contenuti verbali vengono ricordati solo per il 7%: ciò significa che le parole contano molto meno di come vengono dette. Piuttosto che scegliere le parole migliori dunque, scegliere un momento in cui ci si sente abbastanza sereni da affrontare l’argomento. I toni eccessivamente emotivi trasmettono ansia e preoccupazione e dunque vanno evitati

4) Scegliere un momento qualsiasi di vita quotidiana per parlarne in tono discorsivo

Come quando si parla di altri argomenti difficili o scabrosi (esempio: la sessualità), i discorsi non vanno fatti in modo solenne riunendosi nel salotto di casa, dopo un annuncio altisonante, ma vanno fatti nella vita quotidiana, mentre si fanno altre cose, in modo discorsivo. Il bambino ha bisogno di non sentirsi studiato nelle sue reazioni, ha bisogno di esprimersi liberamente e di comunicare le sue riflessioni. Ad esempio potrebbe essere un buon momento mentre si sta svolgendo insieme un compito manuale, in cui la conversazione accompagna il compito svolto e ci si può sentire liberi di parlare o di smettere di parlare con maggiore libertà, senza sentirsi osservati dall’altro. (Questo peraltro può essere d’aiuto anche a un genitore in difficoltà).

5) Parlare in termini di probabilità, non in termini assoluti

Se i bambini sono preoccupati, dopo essere venuti a conoscenza di un fatto di cronaca come quello di Parigi, il loro pensiero non va alla concezione filosofica manicheista del bene e del male: ciò che i bambini pensano è: questo fatto inciderà sulla mia vita e su quella dei miei cari? Sono in pericolo? Dobbiamo allora essere rassicuranti e dire che vi sono pochissime probabilità che il bambino stesso dovrà cambiare vita o vedere compromesso il suo futuro. È opportuno parlare di questi fatti come situazioni realmente eccezionali, che saranno ricordate per anni e che, per fortuna, non accadono esattamente in ogni momento. So bene che chi ha una visione pessimistica della realtà potrebbe fare fatica ad accettare di fare un discorso del genere, che può apparire ottusamente ispirato al pensiero positivo… Una riflessione però va fatta in questo senso: che sicurezza abbiamo, al momento, che il bambino effettivamente soffrirà in futuro a causa di questi eventi? E allora, visto che non si possono avere certezze, ma eventualmente solo sensazioni e presentimenti su quello che potrà accadere, perché scegliere di comunicare la versione più negativa?

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6) Non apparire troppo pessimisti sul futuro dell’umanità

Basta aprire i libri di storia per vedere quante guerre e quante catastrofi hanno costellato la storia umana, anche nei periodi più floridi per l’ingegno e la civiltà, come ad esempio nel periodo del Rinascimento. Eppure l’umanità si è sempre rialzata ed ha sempre provato a costruire una società più pacifica, più giusta. Fino a meno di cento anni fa facevamo guerre con i nostri confinanti, oggi siamo alleati e partner economici, abbiamo interessi comuni e scambi culturali. È possibile ed auspicabile che questo un giorno possa accadere anche con i Paesi Arabi, anche i più fondamentalisti, che oggi ci appaiono così diversi. Suscitare sentimenti di speranza e di fiducia nei propri figli è, tra l’altro, uno dei modi più realisti per perseguire questo fine.

7) Se il bambino è talmente turbato da non riuscire ad esprimersi sull’argomento, farlo disegnare

Questa è una tecnica molto conosciuta dagli psicologi, che usano questo mezzo per poter comunicare con bambini particolarmente turbati, ad esempio dopo fatti di violenza o di abusi subiti sulla propria pelle. A maggior ragione dunque questo mezzo sarà efficace per descrivere delle paure suscitate da immagini viste in tv.

8) Se il bambino è eccessivamente emotivo o appare turbato, spegnere la TV

La Tv avrà le sue ragioni per spettacolizzare la violenza, ma per fortuna noi abbiamo ancora il potere di spegnerla. Si può spegnere la tv e dedicarsi ad altro, cercando le notizie su Internet (evitando foto e video) o ascoltandole per radio, in modo da ricevere un messaggio meno coinvolgente.

9) Evitare di parlare di punzioni violente per i colpevoli

La violenza porta solo altra violenza. Se i bambini sin da piccoli imparano che per difendersi dai cattivi o dalla cattiveria occorre essere violenti non solo crescono più insicuri, ma tenderanno a risolvere i conflitti che inevitabilmente incontreranno nel loro cammino con atti di violenza e non con il tentativo di arrivare a mediazioni che possano risolvere le dispute in modo civile. È bene certamente dire che i cattivi non l’avranno vinta, ma che riceveranno una punizione come si usa nel mondo civile, perché è comunque la civiltà ciò che crea il mondo migliore dove si possa vivere (anche con le sue tante imperfezioni).

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10) Cercare di spiegare anche le ragioni degli altri

Un bambino sarà molto più turbato nel sapere che esistono persone malvagie a causa di aspetti genetici o dovuti ad una fede religiosa, piuttosto che sapere che esistono dei buoni che diventano cattivi perché sbagliano, perché non si accorgono che vi sono soluzioni migliori per affermare le proprie ragioni, perché a casa loro, nel loro stato, nelle loro famiglie, non hanno avuto modo di crescere in modo sano, a causa del clima di violenza, di povertà e di emarginazione. Se avessero avuto migliori opportunità si sarebbero sicuramente comportati in modo diverso.

La funzione genitoriale consiste, fra l’altro, nel trasmettere ai figli i propri ideali ed i propri valori, in modo che essi si sentano più forti e più motivati nel progettare il loro futuro, nel raggiungere i propri obiettivi e, soprattutto, nel dare un senso alla propria vita. I consigli degli esperti (fra i quali quelli che avete appena finito di leggere) servono invece non per definire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato (chi ha certezze assolute di questi tempi?) ma per provocare una maggiore riflessione negli adulti, in modo che essi possano fare scelte genitoriali più consapevoli e più responsabili, anche se diverse da quelle consigliate dall’esperto di turno.

Dr. Giuliana Proietti

Relazione sull'Innamoramento - Festival della Coppia

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Pubblicato anche su Huffington Post


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2 commenti

  1. Gentile Dott.ssa,
    mi complimento in primo luogo per la semplicità del linguaggio che rende comprensibili tematiche così complesse e delicate.
    Trovo molto interessante il tema inerente al modo più diretto e meno invasivo per parlare ai figli minori di fatti drammatici.
    Poichè, nella mia professione di avvocato, sono sovente a contatto con genitori che affrontano il delicato momento della separazione, fase di grande cambiamento non solo per i genitori ma soprattutto per i figli, sarei molto interessato ad un articolo inerente il modo in cui i genitori in crisi, i quali abbiano deciso di separarsi, possano comunicare ai figli questa difficile scelta.
    Ringraziandola ancora per gli ottimi articoli presenti in questo blog,
    La saluto cordialmente

    1. Gentilissimo Avvocato,
      La ringraziamo veramente tanto per le cortesi parole da lei spese nei confronti del nostro lavoro.
      Appena possibile cercheremo di pubblicare l’articolo che ci ha suggerito.
      Continui a seguirci e buon lavoro!
      Psicolinea

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