Videogames: pro e contro

Videogames: pro e contro

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Sui videogames si è detto tutto e il contrario di tutto. Per alcuni gruppi di persone essi rappresentano un pericolo per l’infanzia e l’adolescenza, mentre altri ne parlano con grande entusiasmo. Chi ha ragione? Chi ha torto?

Difficile a dirsi, perché entrambe le posizioni contengono una buona dose di verità. E’ innegabile infatti che i videogiochi spingano, attraverso la realtà simulata, ad identificarsi in eroi violenti ed in comportamenti antisociali, ma è anche vero che essi sviluppano le capacità cognitive, la prontezza dei riflessi, l’intuito. Difficile dunque generalizzare: ci sono dei pro e dei contro con esiti al momento imprevedibili, non solo per la mente dei ragazzi che stanno crescendo con queste nuove tecnologie, ma anche per i cambiamenti che queste nuove abitudini di gioco comporteranno nella società umana.

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Quale effetto potrebbe avere questo impegno persistente sulle facoltà cognitive?

Ci sono molti studi scientifici su questo argomento. I risultati sono generalmente positivi, a volte negativi.
La maggior parte dei risultati riguarda aspetti funzionali del cervello: percezione, memoria, visione periferica e tempi di reazione.

Quali sono i principali pro e contro?

Occorre guardare a questa cosa almeno da tre punti di vista: quello dell’ottimista, del pessimista e dell’artista.

L’ottimista pensa che…

I videogames possono rendere i giocatori più intelligenti, più felici, migliorare il tono dell’ umore, proteggere dai danni psicologici, aiutare a riprendersi dai traumi, facilitano la coordinazione e permettere di combinare immaginazioni, emozioni e ragionamenti. I giochi maggiormente consigliabili sono dunque quelli che incoraggiano il pensiero creativo, la risoluzione di problemi collaborativi e il problem solving. Questi tipi di giochi possono allenare la mente a vedere il mondo come una serie di sfide che possono essere superate lavorando insieme.

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Il pessimista pensa che…

Giocare ai videogiochi offre ai ragazzi la ricompensa associata al raggiungimento di un grande obiettivo,
ma senza alcuna connessione con il mondo reale. Essendo poi i giocatori di videogames soprattutto maschi, questo potrebbe portare i giovani ad essere sempre più socialmente isolati, desensibilizzati da un’iper-stimolazione costante, ripetitiva, senza contesto.

L’artista pensa che…

L’arte migliora sempre le  capacità cognitive. Questo accade perché la bellezza ha un valore intrinseco che non può essere ridotto a uno scopo strumentale, e lo stesso vale anche per i giochi.

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Quanti sono i videogamer?

Sono ormai un esercito, in gran parte formato da adolescenti, ma che conta fra i suoi affezionati anche bambini sotto i dieci anni ed adulti sopra i trenta.

Quali sono i temi trattati nei videogame moderni?

Se i primi prodotti erano delle simulazioni di battaglie durante le quali bisognava sparare al nemico e difendersi dai suoi colpi, ora i videogames sono assai più sofisticati ed assomigliano a film interattivi, con una prorompente grafica tridimensionale, dove il ‘divertimento elettronico’, come viene chiamato, riguarda sempre più sfide emozionantissime, in cui conta l’intelligenza e la prontezza di riflessi.

Esiste la violenza nei videogiochi?

Purtroppo si. I personaggi dei videogiochi spesso sono violenti, una violenza gratuita che potrebbe anche desensibilizzare i soggetti più vulnerabili.

C’è differenza di genere?

Le ricerche mostrano che i genitori tendono a scoraggiare le bambine e le adolescenti dal giocare alla playstation e molte sono le ragazze che crescono senza avere in casa una console. Per i maschi il problema non sembra porsi e la maggior parte di loro possiede una playstation, spesso addirittura in camera (scelta molto discutibile!).

E’ diverso anche il modo di giocare: mentre i maschi si concentrano nel gioco, le ragazze sembrano usare il gioco come un mezzo per favorire l’interazione con gli altri giocatori. Giocando, ad esempio, le ragazze discutono molto sui caratteri dei personaggi, sulle ambientazioni, sulla grafica. Partendo da queste osservazioni finiscono poi per parlare delle persone che conoscono, di quanto succede a scuola, di un programma televisivo. E il videogame resta sullo sfondo.

I maschi si concentrano nel gioco e interagiscono pochissimo fra loro specialmente, si è visto, se appartengono alle classi sociali più svantaggiate. La competizione è altissima, ma soprattutto il videogame rappresenta una sfida che i ragazzi mettono in atto con se stessi, specialmente se sono dei soggetti timidi, che tendono ad isolarsi dal gruppo. Essi si incoraggiano con frasi tipo ‘forza, puoi farcela… Sei grande… Nessuno ti batterà…” : ottimo approccio con se stessi se si tratta di esprimere coraggio identificandosi in un eroe positivo, deplorevole se l’identificazione riguarda atteggiamenti di violenza gratuita.

Leggi anche:  Parlare di sesso ai giovani

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Che atteggiamento hanno i genitori?

Spesso i genitori sono complici dei figli, in quanto spesso lavorano e lasciano i figli a casa da soli, in compagnia della playstation, una baby sitter servizievole ed economica; oppure hanno paura che essi escano di casa per i tanti pericoli della società moderna. In realtà anche essere collegati online per giocare con degli sconosciuti può essere molto pericoloso, specialmente per i ragazzi più giovani.

Sarebbe utile mettere al bando i videogames più violenti?

No: significherebbe ottenere l’effetto opposto. Questo accadde ad esempio con Carmaggedon, giudicato troppo violento da molte associazioni di genitori: il gioco si diffuse in modo esponenziale fra i giovanissimi.

Meglio i videogame o la TV?

Dal punto di vista intellettivo i videogames sono senz’altro migliori: mentre la TV induce ad un atteggiamento passivo, i videogiochi sviluppano l’intuito e l’intelligenza, in quanto sono più interattivi. Per questo motivo però essi sono più pericolosi della tv: a parità di messaggi negativi e diseducativi, quelli appresi con il videogioco si ricordano meglio, proprio grazie alla interattività.

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Come comportarsi con i figli che amano i videogames?

  • Non demonizzarli: sono giochi piacevoli, divertenti, belli da guardare e sviluppano anche l’intelligenza e la prontezza di riflessi;
  • Non comprare mai videogiochi senza sapere di cosa trattano, solo perché il bambino li desidera per emulare un compagno;
  • Non lasciare che il bambino trascorra più di una-tre al giorno alla console;
  • Nel caso il bambino chiedesse un videogame d’azione, che presenta trame emozionanti, violente o orrorifiche, cercare di orientarlo su altri prodotti, ugualmente divertenti ed emozionanti, ma meno violenti.
  • Se i bambini sono piccoli meglio orientarsi su personaggi irrealistici, come mostri o cartoni animati, in modo da ridurre l’impatto violento che questi hanno sul giovane gamer, evitando di stimolare a sproposito la sua aggressività.
  • Evitare che i figli si chiudano in camera per fare i videogiochi: oltre ad essere un’abitudine poco sana, in questo modo se ne perde definitivamente la possibilità di osservazione e controllo.
  • Mantenere a propria volta un atteggiamento responsabile, maturo, per evitare di essere dei modelli sbagliati.

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