Carl Gustav Jung: incontrare l’inconscio

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Quando Jung si allontanò da Freud nel 1913 fu per lui una scelta dolorosa. Era di nuovo solo, un’esperienza che gli ricordava la sua infanzia solitaria. Non a caso soffrì di un lungo esaurimento nervoso durante gli anni della prima guerra mondiale. Fu un’esperienza traumatica. Non si trattava però di un semplice crollo psicologico:fu anzi un periodo di grande inventiva, di scoperta. Si dirà più tardi che tutti i futuri lavori di Jung nacquero da questa “malattia creativa”.

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In quel periodo Jung raccolse delle memorie su tutto quello che vedeva, scendendo nel suo mondo sotterraneo, che poi sono state pubblicate nel 2009 nel volume Il Libro Rosso, un incrocio tra Alice nel Paese delle Meraviglie di Carroll e il matrimonio del cielo dell’inferno di Blake.

Questa pubblicazione ha suscitato un interesse molto forte nei circoli junghiani, così potrebbe succedere negli ambienti cristiani, quando viene scoperto un nuovo codice del primo secolo. È di indubbio interesse per gli studiosi, nello stesso modo in cui i taccuini di Leonardo sono illuminanti per gli storici dell’arte. Ed è un lavoro sorprendente per conoscere la complessità e la fantasia di Jung. Ma è anche qualcosa di molto personale e questo fa comprendere perché Jung sia stato contrario alla sua pubblicazione, mentre era in vita. Quindi, trasformarlo in un testo sacro, come alcuni sembrano inclini a fare, sarebbe una follia, simile del resto a quelle che Jung combatté nelle opere che seguirono la sua guarigione.

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In particolare, Jung scrisse due pezzi, noti come i due saggi, che forniscono una breve introduzione al suo lavoro maturo. Nella psicologia dell’inconscio completa la sua separazione da Freud. Egli mostra come ricercare le origini di una crisi personale in un trauma infantile, come faceva Freud, potrebbe far perdere il significato della crisi nel paziente ormai adulto.

Nel saggio l’Io e l’inconscio, egli descrive un processo nel quale una persona può imparare a prestare attenzione alle manifestazioni della vita inconscia nella vita cosciente. E’ un’esperienza altamente personale e tortuosa. “Non c’è nascita della consapevolezza senza dolore”, ha scritto. Ma con essa, l’individuo può diventare più completo.

Jung fa l’esempio di un uomo la cui immagine pubblica è onorevole, il quale però, nella privacy della sua casa, è incline a violenti stati d’animo – tanto da spaventare la moglie e i figli. Egli conduce una doppia vita, come benefattore pubblico e tiranno domestico. Jung sostiene che un l’uomo che si identifica con la sua immagine pubblica trascurando la sua vita inconscia fa si che questa parte da lui ignorata venga fuori da sola, con una forza esplosiva, nei rapporti che lui ha con la famiglia. La via da seguire è dunque quella di prestare attenzione a questa personalità interiore, letteralmente parlando con sé stessi. Si dovrebbe superare qualsiasi imbarazzo nel farlo e consentire a ciascuna parte di sé stessi di parlare con l’altra, in modo che entrambi i “partners” possano sentirsi pienamente ascoltati.

E’ importante mantenere un atteggiamento non giudicante. Se si giudica l’altra parte di sé stessi, essa potrebbe guadagnare potere perché si sente offesa e pertanto giustificata nelle sue lamentele. E’ qui che la terapia può aiutare. “Il corso della terapia è quindi come una conversazione con l’inconscio”, scrive Jung . E quando si sentono ascoltate, le tensioni tra la personalità interna ed esterna si placano, regalando una vita più serena. Inoltre, si avrà più energia per affrontare la vita, perché ci si sentirà meno in guerra con sé stessi e con le persone intorno a sé.

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Il Libro Rosso può essere interpretato come una conversazione di Jung con il suo inconscio. Inutile dire che una discussione con l’inconscio non è semplice. Se la vita cosciente non è del tutto razionale, spinta da emozioni e intuizioni, i modelli e le pulsioni dell’inconscio sono ancora più oscure e misteriose. Peggio ancora, Jung sostiene che il mondo moderno abbia sviluppato una paura positiva dell’inconscio perché esso sfugge la determinazione precisa, l’analisi e il controllo promesso dalla scienza moderna. Il linguaggio naturale dell’ inconscio non è esatto come quello della matematica, ma è flessibile come quello della mitologia.

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E’ a questo punto che i legami tra psicologia junghiana e religione emergono in modo particolarmente chiaro, perché se il simbolismo e la mitologia sono le lingue naturali dell’inconscio, esse sono anche le lingue naturali delle tradizioni spirituali.

Jung trovò ispirazione continua per la sua psicologia negli scritti spirituali. Il Talmud dice che “Il sogno è la propria interpretazione”. Jung concordava. Eraclito, influenzato dalle filosofie orientali, aveva scritto, “Fuori della discordia c’è la più bella armonia”. Jung adottò questo principio di enantiodromia.

Inoltre, Jung aveva capito che le tradizioni spirituali erano una sorta di psicoterapia ante litteram. (O per dirla al contrario, pensava che la psicoterapia era emersa nel 19 ° secolo, proprio perché i sistemi religiosi avevano cominciato a fallire.) Gli esseri umani non possono sopportare di vivere una vita senza significato, sosteneva. La questione decisiva che perseguiamo è: “siamo in relazione con l’infinito o no?” Le tradizioni religiose forniscono quadri all’interno dei quali la questione può essere affrontata, non in senso empirico e razionale, ma piuttosto in un senso esperienziale e pratico.

Per il cristiano, il simbolo di Cristo rappresenta l’umanità completa. Il Buddha rappresenta la stessa speranza per i buddisti. “Il Cristo è un simbolo della massima importanza per la psicologia, in quanto è forse il simbolo più sviluppato e differenziato del sé, oltre alla figura del Buddha“, affermò Jung .

Inoltre, sosteneva che Cristo e Buddha avevano vissuto entrambi i loro scontri contro il proprio inconscio, rispettivamente, nelle tentazioni di Gesù e nell’episodio dell’assalto di Mara nella leggenda del Buddha. Sono esperienze che gli individui non dovrebbero cercare di imitare, ma che potrebbero loro capitare.

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Fonte:

Carl Jung, part 3: Encountering the unconscious, The Guardian

Immagine:Assalto di Mara, Wikimedia

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