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La mediazione familiare: in che consiste e a cosa serve

La mediazione familiare: in che consiste e a cosa serve

La mediazione familiare: in che consiste e a cosa serve

Dr. Walter La Gatta

ANCONA FABRIANO TERNI CIVITANOVA MARCHE E ONLINE

Tariffe Psicoterapia


La mediazione familiare è un intervento di supporto volto ad aiutare le coppie e le famiglie a risolvere conflitti in modo collaborativo e rispettoso, soprattutto in situazioni di separazione o divorzio. Si tratta di un approccio che mira a favorire la comunicazione tra le parti e a promuovere soluzioni condivise, senza ricorrere necessariamente alle vie legali. La mediazione familiare non solo contribuisce a ridurre le tensioni, ma si rivela anche un metodo efficace per tutelare il benessere dei figli e per mantenere relazioni sane e costruttive all’interno della famiglia, anche dopo una separazione. Cerchiamo di saperne di più.

Che cosa è la mediazione familiare^

La mediazione familiare è un momento di ascolto, scambio e negoziazione che consente di tenere conto in modo molto concreto dei bisogni di ciascuno (bambini, terze parti, nonni, genitori, eredi …).

Tariffe Psicoterapia

Quando è nata la mediazione familiare?

Le prime esperienze di mediazione furono avviate in America negli anni settanta, sia da parte di psicologi che da parte di avvocati matrimonialisti, che non riuscivano a ‘mettere d’accordo’ i loro clienti più litigiosi, carichi di rancore verso l’ex partner al punto di cercare continue ripicche per ferire l’altro, anche attraverso il coinvolgimento dei figli.

La mediazione familiare è arrivata in Italia negli anni ’90 e si è diffusa specialmente nei consultori, dove dei professionisti aiutano la coppia nel prendere le decisioni più opportune, nell’interesse di tutti, per la riorganizzazione familiare.

Chi è il mediatore familiare e quale è il suo ruolo?

Il mediatore familiare è un professionista qualificato, con competenze in psicologia e diritto. Non giudica e non ha potere decisionale; aiuta a trovare una soluzione nei conflitti, rispettando i principi di riservatezza, imparzialità e neutralità.  Il mediatore familiare può provenire da molti tipi di formazione professionale (legale, psicologica, umanistica) ecc. Questa figura opera in completa autonomia rispetto al potere giudiziario, non è tenuto a relazionare al giudice e non può essere chiamato a testimoniare in tribunale.

Quali sono gli obiettivi della mediazione familiare?

Gli obiettivi della mediazione familiare sono diversi e si concentrano sulla risoluzione pacifica dei conflitti, per raggiungere una soluzione reciprocamente accettabile. In particolare la mediazione serve per:

– Promuovere la comunicazione: spesso, in caso di separazione, le parti smettono di comunicare efficacemente e si concentrano sui disaccordi. La mediazione familiare crea uno spazio neutro in cui ciascuno può esprimere i propri bisogni e punti di vista.

– Ridurre i conflitti: la figura del mediatore aiuta a comprendere le cause profonde dei conflitti e a lavorare su soluzioni che possano soddisfare entrambe le parti, limitando così le incomprensioni e l’ostilità.

– Tutelare il benessere dei figli: uno degli obiettivi principali è salvaguardare i figli dagli effetti negativi delle dispute familiari, evitando che diventino oggetto di contese e tensioni tra i genitori.

– Favorire accordi equi e duraturi: il mediatore guida le parti a trovare soluzioni concrete e realistiche che rispondano ai bisogni di tutti i membri della famiglia, assicurando che gli accordi presi siano duraturi e sostenibili.

Quali tecniche vengono utilizzate nella mediazione familiare?

Si utilizzano tecniche di comunicazione e ascolto attivo per identificare le preoccupazioni e i bisogni delle parti, aiutandole a esplorare diverse opzioni e a valutare le conseguenze delle loro scelte. In questo modo, il mediatore facilita la costruzione di un dialogo costruttivo e stimola la collaborazione, sempre nell’interesse del benessere di tutta la famiglia.

Quando è utile la mediazione familiare?

La mediazione familiare è particolarmente utile in diverse situazioni, tra cui:

– Separazione e divorzio: è una delle circostanze più comuni per cui ci si rivolge alla mediazione. Durante il processo di separazione, il mediatore può aiutare a definire questioni come l’affidamento dei figli, la gestione del tempo e delle responsabilità genitoriali, nonché gli accordi economici e patrimoniali.

– Conflitti tra genitori e figli: la mediazione può aiutare a risolvere tensioni e incomprensioni tra genitori e figli, in particolare durante l’adolescenza o in situazioni di disaccordo sui comportamenti o sulle decisioni importanti della vita familiare.

– Famiglie ricostituite: quando due famiglie si uniscono, possono sorgere difficoltà legate ai nuovi ruoli e alle dinamiche familiari. La mediazione aiuta a definire aspettative e responsabilità, favorendo l’integrazione dei nuovi membri.

– Conflitti tra parenti: in alcune situazioni, la mediazione può essere utile per risolvere controversie tra familiari, come quelle legate a questioni ereditarie o alla gestione di beni familiari.

IPNOSI CLINICA: una intervista al Dr. Walter La Gatta

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ANCONA FABRIANO TERNI CIVITANOVA MARCHE E ONLINE
 

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Come si svolge la mediazione familiare?

La mediazione familiare si svolge in questo modo:

  1. Primo colloquio informativo, durante il quale il mediatore familiare presenta gli obiettivi, il contenuto e gli argomenti che si vuole affrontare. Si può accettare o rifiutare di impegnarsi nel percorso di mediazione familiare. Questo primo colloquio è senza impegno  per le parti coinvolte.
  2. I colloqui di mediazione familiare durano in genere da un’ora e mezza a 2 ore, si svolgono in un periodo che va dai 3 ai 6 mesi. Il loro numero varia a seconda della situazione e degli argomenti che si desidera affrontare: modalità di contatto, residenza dei bambini, questioni economiche, vacanze, proprietà condivise, cura per gli animali, istruzione dei figli ecc. Tutto questo può essere discusso serenamente in un ambiente protetto e neutrale, che fa di tutto per essere imparziale e costruttivo, tenendo conto dei bisogni e dei desideri di tutti i membri coinvolti.
  3. Se si raggiunge un accordo, si può chiedere al giudice di approvarlo.
  4. Se la coppia non riesce ad arrivare ad un’intesa, il mediatore esce di scena e la coppia segue il percorso tradizionale.

Quali sono i vantaggi della mediazione familiare?

I benefici vantaggi mediazione familiare sono molti e influenzano sia i singoli individui che l’intero nucleo familiare:

– Minor stress emotivo: rispetto ai procedimenti legali, la mediazione tende a ridurre lo stress associato alle dispute, offrendo uno spazio per esprimere emozioni e preoccupazioni senza essere giudicati.

– Costi ridotti: il processo di mediazione è generalmente più economico rispetto alle lunghe e spesso costose battaglie legali, permettendo di risolvere le questioni in modo meno oneroso.

– Risultati duraturi: gli accordi raggiunti attraverso la mediazione tendono a durare più a lungo, poiché le parti hanno contribuito attivamente alla loro formulazione. Questo senso di partecipazione e collaborazione rende gli accordi più solidi e sostenibili nel tempo.

– Benefici per i figli: mantenere un clima sereno e collaborativo tra i genitori è essenziale per il benessere psicologico dei figli. La mediazione contribuisce a creare un ambiente familiare più stabile e meno conflittuale.

Una intervista sulla Eiaculazione Precoce

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La mediazione familiare presenta vantaggi anche a livello sociale?

Si. L’importanza di questo istituto è quello di prevenire che i due ex coniugi mettano in atto comportamenti lesivi per l’altro, per i figli o per sé stessi, serve per elaborare il lutto del distacco e per prevenire gli stati depressivi dovuti alla sensazione di non avere alternative per la soluzione dei propri problemi. La possibilità di confrontarsi in questi incontri protetti e mediati può servire a contenere l’angoscia che sempre segue ad una separazione e può quindi avere anche finalità terapeutiche, se viene intesa come un’esperienza di transizione, di passaggio fra una forma di equilibrio ad un’altra.

Quali sono i limiti?

Sebbene la mediazione familiare sia uno strumento prezioso, non è sempre la soluzione ideale. Alcune situazioni possono richiedere l’intervento del sistema giudiziario o di altri professionisti, come nel caso di violenza o abuso: qui la mediazione può non essere adatta, poiché uno dei membri della coppia potrebbe sentirsi intimidito o incapace di esprimere liberamente i propri bisogni. In questi casi, è più indicato rivolgersi a un legale.

Dr. Walter La Gatta

Una intervista sui rapporti familiari

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Immagine: ROMAN ODINTSOV 

Dr. Walter La Gatta

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  • 11 Nov 2024
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Meditazione e compassione nella pratica psicoterapeutica

Meditazione e compassione nella pratica psicoterapeutica

Meditazione e compassione nella pratica psicoterapeutica

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ANCONA FABRIANO TERNI CIVITANOVA MARCHE E ONLINE

Christopher Germer è docente di psicologia ad Harvard e membro fondatore dell’ Institute for Meditation and Psychotherapy, una organizzazione non-profit dedicata alla istruzione e alla formazione dei terapeuti interessati ad integrare la meditazione nella pratica psicoterapeutica.

Ne parliamo perché ha pubblicato un  nuovo libro in lingua inglese, Wisdom and Compassion in Psychotherapy, scritto con lo psicologo Ronald Siegel, che si ispira alla conferenza tenuta ad Harvard dal Dalai Lama nel 2009, dal titolo Meditazione e Psicoterapia. In questo volume, esperti di meditazione e uomini di scienza, cercano di rispondere ad una domanda ambiziosa: è possibile coltivare la saggezza e la compassione nei terapeuti e nei loro clienti?

Il libro, di 407 pagine, probabilmente non diventerà mai un best seller (e forse non verrà neanche tradotto in italiano), ma contiene spunti di riflessione che possono essere utili a chi ha a che fare con la psicoterapia, come professionista o come paziente, e per questo vi sintetizziamo i contenuti di una sua intervista, rilasciata recentemente all’Huffington Post.

La persona “sapiente” è quella che conosce in profondità il vivere bene, mentre la persona “compassionevole” è quella che sa riconoscere la sofferenza ed ha il desiderio di alleviarla. La sofferenza può essere anche propria: in questo caso il desiderio di alleviarla è dato dall’auto-compassione. Quando invece la sofferenza riguarda gli altri e si prova il desiderio di fare qualcosa per alleviarla, allora si parla di compassione: cioè quando l’amore incontra la sofferenza, e rimane tuttavia amorevole. Di solito infatti l’amore si blocca di fronte alla sofferenza.

Una Conferenza sulla Paura

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C’è una espressione tibetana che definisce la compassione “idiota” (in verità un’espressione poco “compassionevole”, ammette Germer…): la compassione idiota è quella che spinge a comportarsi in modo neutro e accomodante, quando invece sarebbe giusto prendere una posizione ferma e decisa.  Quando qualcuno sta danneggiando un altro, e si empatizza con la vittima, ma non si fa nulla per evitare il danno,  la compassione è idiota. La cosa più compassionevole da fare in questo caso, sia per la vittima che per il carnefice, è quella di fermare il danno.

Un insegnamento che l’autore del libro sente di aver appreso dal Dalai Lama e dalla cultura tibetana, è che tutti gli esseri viventi nascono con il desiderio di essere felici e liberi dalla sofferenza. Per questo, quando siamo eccessivamente duri e critici con noi stessi, lo facciamo perché pensiamo, in modo sbagliato, che ciò ci porterà a qualcosa di positivo, ad esempio ad essere più felici e liberi dalla sofferenza. In realtà, poiché tutti nasciamo, secondo la cultura tibetana, con il desiderio di essere felici e liberi dalla sofferenza, è attraverso la pratica dell’auto-compassione , cioè il saper coltivare la buona volontà e le buone intenzioni, che possiamo riuscire a mettere in pratica questi aspetti profondi della nostra natura umana.

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La mindfulness meditation consiste nel saper guardare all’esperienza momento per momento, senza esprimere giudizi, e questa è da considerarsi la strada maestra per la saggezza. Fondamentalmente, attraverso questo tipo di meditazione, impariamo la natura delle cose, e da questo nasce la saggezza.

Molte persone fraintendono la mindfulness meditation, intendendola come una pratica di consapevolezza. In realtà non si può essere consapevoli, meditazione e compassionese non si è capaci di amare. Quando la consapevolezza raggiunge il suo massimo livello, essa è indistinguibile dall’amore. Allo stesso modo, quando l’amore si esprime al suo massimo livello, ciò ci rende pienamente consapevoli. Tuttavia, all’inizio, quando cominciamo a fare pratica, non siamo generalmente in grado di fare tutto questo allo stesso tempo. E’ come imparare a sciare su una pista difficile: impariamo una cosa, ne impariamo un altra, poi mettiamo tutto insieme, e alla fine riusciamo a sciare attraverso dossi e alberi, senza difficoltà.

Parlando di psicoterapia, l’autore osserva che gli psicoterapeuti possono avere molta compassione, ma poca saggezza. Oppure possono abbondare in saggezza, ma avere scarsa compassione. Se abbiamo molta saggezza, ma scarsa compassione, afferma Germer, possiamo capire un paziente, ma non essere effettivamente in grado di sentire la sua sofferenza ed empatizzare con lei/lui. Se siamo capaci di compassione, ma abbiamo in noi scarsa saggezza, potremmo empatizzare, ma non essere capaci di trasformare la sua sofferenza… Ciò che un terapeuta dovrebbe dunque avere in sé è la giusta combinazione di consapevolezza ed empatia, dal momento che i pazienti meritano entrambe le cose.

Come scegliere un terapeuta con queste caratteristiche? Le persone che scelgono un terapeuta, ricorda, di solito vanno a naso. Se sentono che il terapeuta ha almeno una conoscenza preliminare del loro problema, sentono di avere a che fare con una persona che ha un certo grado di saggezza e di compassione.

Relazione La sessualità femminile fra sapere e potere

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Convegno Diventare Donne
18 Marzo 2023, Castelferretti Ancona
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Ciò che Germer ci tiene a precisare è che la mindfulness meditation non va considerata importante per se stessa, ma in quanto serve ad alleviare la sofferenza: avere un livello elevato di consapevolezza porta con sé le qualità della saggezza e della compassione, che sono a loro volta capaci di alleviare la sofferenza.

Quando pratichiamo la consapevolezza e la compassione, in particolare l’auto-compassione, dobbiamo darci degli obiettivi di lungo termine. Ad esempio, quando un bambino ha l’influenza, che in genere dura cinque giorni, i suoi genitori non si aspettano che il bambino guarisca immediatamente ed aspettano con pazienza che l’influenza se ne vada: questo è quello che dobbiamo fare quando stiamo male.

Così come sappiamo offrire al bambino influenzato una quantità di cure e di attenzioni, sapendo che l’influenza non potrà andarsene immediatamente, dobbiamo imparare a trattare noi stessi: con compassione, proprio come faremmo con un caro amico o con un bambino.

Dr. Giuliana Proietti

Intervento del 14-09-2024 su Sessualità e Terza Età
Dr. Giuliana Proietti

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Per maggiori informazioni sull’autore, visita il suo sito internet.

Fonte:

Self-Compassion Expert Chris Germer on Lessons Learned From the Dalai Lama, Huffington Post

Altri libri dell’autore, in inglese (nessun libro tradotto in italiano).

Chiedere aiuto è il primo passo!

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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.

  • Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
  • Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.

Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.

Per appuntamenti:
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  • 5 Mag 2012
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La meditazione trascendentale

La meditazione trascendentale

La meditazione trascendentale

Saluto del CIS - Dr. Walter La Gatta

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La meditazione trascendentale è una tecnica di meditazione basata sulla ripetizione silenziosa di un mantra, mirata a favorire uno stato di profondo rilassamento e ridurre lo stress. Fondata da Maharishi Mahesh Yogi, questa pratica è utilizzata per migliorare il benessere psicofisico e la consapevolezza. Cerchiamo di saperne di più

Cosa è la Meditazione Trascendentale?

La Meditazione Trascendentale (TM) è una specifica forma di meditazione  che mira a sviluppare le potenzialità della mente. Nata nella tradizione vedica, è stata sviluppata e poi introdotta in occidente nella seconda metà degli anni cinquanta dal maestro Maharishi Mahesh Yogi.

In cosa consiste la tradizione vedica?

Con il termine vedismo (o religione dei Veda) si intende la religione e la cultura dei popoli indoeuropei denominati Arii che intorno al XV secolo a.C. migrarono verso l’India nord-occidentale per sviluppare, nell’area dell’attuale Afghanistan settentrionale, la cultura e la religione vedica. Elemento centrale della cultura sociale e religiosa degli Arii era la dimensione della purezza, conservata all’interno del villaggio. L’uomo vedico conservava nel suo spazio sacro la purezza e i riti purificanti. Erano considerati impuri: sangue, unghie recise, capelli tagliati o caduti, sperma, cerume, muco, sudore e vomito, ma anche i feti abortiti e il mestruo. Impuri erano anche coloro che, per la propria attività, venivano in contatto con tali elementi, come i macellai, i lavandai, i boia. La “purezza” era dunque alla base della civiltà degli “arii” il cui stile di vita doveva essere contraddistinto dalla rettitudine  e dalla semplicità.

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Chi era il maestro Maharishi Mahesh Yogi?

Nato nel 1918, morto nel 2008, Maharishi Mahesh Yogi (Mahesh era il suo nome, mentre Maharishi e Yogi sono due titoli onorifici) è stato un filosofo indiano mistico e guru. Fondò la tecnica della Meditazione Trascendentale e il suo relativo movimento, che ha molti fedeli in tutto il mondo. Nel 1941 Maharishi divenne assistente di Swami Brahmananda Saraswati, leader spirituale sull’Himalaya indiano, dal 1941 al 1953. Maharishi cominciò poi a diffondere gli insegnamenti del suo maestro a metà degli anni cinquanta, facendo veri e propri tour mondiali. Negli anni sessanta-settanta raggiunse un’enorme popolarità, anche grazie al fatto di avere avuto tra i suoi discepoli numerose celebrità dell’epoca, fra cui i  Beatles.

Quanto è diffusa oggi la meditazione trascendentale nel mondo?

Secondo i dati pubblicati dal movimento di MT, vi sono nel mondo oltre 1000 centri di MT (una trentina in Italia) e in alcuni paesi come gli Stati Uniti, il Regno Unito, la Svizzera e l’India esistono anche scuole e università gestite interamente dal movimento MT.

Si può definire la MT un movimento religioso, una setta?

L’organizzazione è stata oggetto di numerose controversie ed è stata definita come una setta da diverse inchieste parlamentari o movimenti anti-sette nel mondo.  Altri tuttavia sostengono che la MT e il suo movimento non devono essere considerati un culto, dal momento che i partecipanti ai programmi di MT non sono tenuti ad adottare un sistema di credenze e possono essere atei, agnostici e persone di varie affiliazioni religiose.

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A cosa serve la meditazione trascendentale?

Si tratta di una tecnica di rilassamento che ha lo scopo di ridurre lo stress e promuovere l’autosviluppo.

Quali sono le tecniche di meditazione oggi più conosciute?

Uno studio pubblicato su Consciousness and Cognition ne ha identificate tre, basandole sugli effetti che esse producono sulle onde cerebrali. Esse sono:

  • Concentrazione o Focus: Zen, Vipassana, ecc. (Onde Beta, Pensiero Logico, Problem Solving, forte sforzo di concentrazione)
  • Open monitoring: Mindfulness, Kriya Yoga, etc. (Onde Theta, stato simile al sogno, sforzo moderato)
  • Self-transcending: Meditazione Trascendentale (Onde Alfa, stato di benessere e di rilassamento, senza sforzo)

Quali sono gli effetti della meditazione sul dolore?

Diversi studi mostrano che la meditazione trascendentale può essere utile, in alcuni soggetti, a ridurre la risposta al dolore.

In che cosa consiste la pratica?

La MT si basa sulla ripetizione per alcuni minuti, due volte al giorno, di uno specifico suono (mantra), per raggiungere uno stato naturale di “consapevolezza senza oggetto” o “senza pensieri” chiamato “trascendenza”, che ha, in alcuni soggetti, effetti benefici sulla mente e sul corpo.

Dr. Walter La Gatta

IPNOSI CLINICA: una intervista al Dr. Walter La Gatta

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  • 5 Mar 2019
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La meditazione compassionevole

La Meditazione Compassionevole

La meditazione compassionevole

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ANCONA FABRIANO TERNI CIVITANOVA MARCHE E ONLINE

Cosa è la meditazione compassionevole?

La compassione è definita come una profonda, genuina empatia nei confronti di coloro che stanno soffrendo, insieme al desiderio di aiutare ad alleviare questa sofferenza.

La meditazione compassionevole è una tecnica che possiamo usare per dissolvere l’egocentrismo e l’isolamento e per coltivare la compassione, rendendoci conto che non siamo soli nella nostra esperienza di sofferenza.

Quale è la differenza fra mindulness e meditazione compassionevole?

A differenza di altre forme di meditazione, le pratiche basate sulla compassione implicano il focalizzare la propria attenzione su una persona particolare o su una frase benevola, invece di non avere alcun oggetto specifico di contemplazione.

Possiamo citare in proposito Hofmann, Grossman e Hinton, 2011:

Mentre altri tipi di meditazione consapevole incoraggiano la consapevolezza non giudicante delle esperienze nel momento presente concentrandosi su esperienze corporee o sensoriali, stati affettivi, pensieri o immagini, la meditazione compassionevole focalizza la consapevolezza sull’alleviamento della sofferenza di tutti gli esseri senzienti.

Una lezione divulgativa su Freud e il suo libro "Totem e Tabù"

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Di cosa si tratta?

È un metodo per connettersi con la sofferenza – la propria e quella degli altri –  per risvegliare la compassione che è insita in tutti noi.

La premessa di questa pratica è tale che se la vita comporta una sofferenza inevitabile, dovremmo abbracciarla ed essere compassionevoli verso la sofferenza di noi stessi e degli altri.

Ci sono altri nomi per la meditazione compassionevole?

Si, nella filosofia buddista si chiama anche Meditazione Karuna. C’è anche la meditazione amorevole e gentile (LKM), che aiuta a sviluppare l’abitudine mentale all’amore altruistico, incoraggiando chi medita a comprendere e accettare se stesso e gli altri.

Mentre la Meditazione Compassionevole (CM) mira ad alleviare la sofferenza, l’obiettivo della meditazione amorevole e gentile (LKM) è quello di inviare amore incondizionato e inclusivo.

Entrambi i tipi di meditazione sono orientati a migliorare gli stati emotivi positivi e incondizionati di gentilezza e compassione e sono associati ad un aumento dell’affetto positivo e ad una diminuzione dell’affetto negativo (Hofmann et al., 2011).

Cosa e quali sono gli stati sublimi del Buddismo?

Il Buddha ha esortato le persone ad adottare alcuni stati sublimi come stato mentale abituale, al fine di creare il miglior rapporto possibile con il mondo e con tutti coloro che vi abitano. Le qualità mentali della compassione e della gentilezza amorevole fanno parte dei quattro stati sublimi del buddismo. (Hofmann et al., 2011):

  • Gentilezza amorevole (metta)
  • Compassione (karuna)
  • Gioia riconoscente (mudita)
  • Equanimità (upekkha)

E’ necessario abbandonare la propria religione per fare queste pratiche?

No. Queste pratiche meditative sebbene abbiano origine dalla tradizione buddista, possono essere adattate e praticate da chiunque, indipendentemente dall’appartenenza religiosa.

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Come si coltiva la compassione per tutti gli esseri senzienti?

Si fa uso di visualizzazioni per risvegliare la compassione e liberarsi da vecchi schemi di egoismo. Proveniente dal buddismo tibetano, la parola ” Tonglen ” in tibetano significa “dare e prendere” (o inviare e ricevere).

Per praticare Tonglen, si visualizza se stessi mentre si prende la sofferenza degli altri, durante l’inspirazione e si invia sollievo durante l’espirazione.

Respiriamo sentimenti di cui in genere speriamo di sbarazzarci ed espiriamo ciò che troviamo piacevole.

Nel praticare Tonglen si usa il proprio respiro per riconoscere gli stati emotivi oscuri e si visualizza quella sofferenza che si trasforma in amore e compassione.

Invertendo la logica dell’evitare la sofferenza e della ricerca del piacere, occorre  abbattere il modello abituale di egoismo, introducendo una visione molto più ampia della realtà. Questo ci aiuta a passare dal giudizio, dall’isolamento e dall’ignoranza, alla cura, alla connessione e alla comprensione.


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Ci sono studi dedicati?

La scienza della meditazione è cresciuta enormemente negli ultimi due decenni e ha raccolto molta attenzione per i suoi effetti benefici sulla mente e sul corpo. Le neuroscienze hanno osservato che la meditazione può effettivamente modificare i  circuiti cerebrali.

Questo crescente corpo di ricerca suggerisce che le pratiche di meditazione basate sulla compassione possono portare a miglioramenti dell’umore, riduzione dello stress, relazioni migliori, maggiore empatia e compassione.

Ecco uno sguardo ad alcuni diversi studi e alle loro scoperte sulla meditazione compassionevole.

  • Uno studio del 2008 dell’Università del Wisconsin-Madison ha utilizzato la risonanza magnetica funzionale (o scansioni fMRI) per indagare sui circuiti cerebrali di persone con una vasta esperienza nella pratica della meditazione compassionevole.

Questo è stato il primo studio in assoluto a utilizzare le scansioni fMRI per indicare che le emozioni positive come la compassione e la gentilezza amorevole possono essere apprese, nello stesso modo in cui si impara a suonare uno strumento musicale.

Lo studio ha rivelato che i circuiti cerebrali utilizzati per rilevare emozioni e sentimenti sono stati drasticamente modificati in soggetti che avevano una vasta esperienza nella pratica della meditazione compassionevole.

Durante lo studio, 32 soggetti (16 monaci tibetani con un minimo di 10.000 ore di esperienza di meditazione e 16 controlli di pari età a cui sono stati insegnati i fondamenti della meditazione compassionevole due settimane prima della scansione cerebrale) sono stati esposti a vocalizzazioni umane negative e positive progettate per evocare risposte empatiche.

Le scansioni hanno rivelato un’attività significativa nell’insula – una regione vicino alla porzione frontale del cervello che svolge un ruolo chiave nelle rappresentazioni corporee delle emozioni – quando i meditatori a lungo termine generavano compassione ed erano esposti a vocalizzazioni emotive.

La forza dell’attivazione dell’insula è stata anche associata all’intensità della meditazione valutata dai partecipanti (Land, 2008).

  • Recenti studi del 2017 hanno scoperto che diversi tipi di meditazione alterano il cervello in modo diverso. Durante un programma di meditazione di nove mesi condotto dall’Istituto Max Planck di scienze cognitive e cerebrali umane in Germania, 300 partecipanti hanno praticato tre diversi tipi di meditazione, in blocchi di tre mesi.

Ogni meditazione aveva un focus particolare, come migliorare la compassione, l’attenzione o le capacità cognitive. Utilizzando una serie di approcci diversi, inclusa la risonanza magnetica, i ricercatori hanno scoperto alterazioni cerebrali significative durante ogni blocco di tre mesi.

In una parte dello studio, ai partecipanti è stato chiesto di rispondere a una situazione stressante come un colloquio di lavoro o un esame scolastico. È interessante notare che coloro che praticavano Meditazione basata sulla compassione hanno mostrato livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, inferiori del 51% rispetto ai soggetti che hanno partecipato ad altri tipi di mediazione (Ratner, 2017).

  • Uno studio del 2015 in Brasile ha rilevato che la pratica dello yoga insieme alla meditazione compassionevole tre volte alla settimana per otto settimane ha migliorato la qualità della vita, l’attenzione e l’autocompassione tra i familiari che si prendono cura dei pazienti con malattia di Alzheimer.

46 partecipanti sono stati divisi in due gruppi: quelli che partecipavano al programma di meditazione compassionevole di 8 settimane e quelli del gruppo di controllo. Il programma comprendeva tre pratiche di yoga e meditazione a settimana, ciascuna della durata di 1:15 min.

I meditatori hanno mostrato miglioramenti statisticamente significativi (P <0,05) sui punteggi di qualità della vita, attenzione, vitalità e autocompassione rispetto al gruppo di controllo, che non ha mostrato differenze significative (Danucalov et al., 2015).

  • Uno studio del 2005 del Duke University Medical Center ha testato un programma di meditazione amorevole di 8 settimane per pazienti con lombalgia cronica.

La logica per testare la meditazione gentile e compassionevole in questa popolazione è che può aiutare a produrre uno spostamento affettivo da una maggiore predominanza verso le emozioni negative a una maggiore predominanza verso le emozioni positive.

Esempi di emozioni negative sono rabbia, tristezza e ansia ed emozioni positive come amore e gioia. Lo studio ha assegnato in modo casuale 43 pazienti al programma LKM o all’assistenza standard.

I risultati hanno mostrato miglioramenti significativi nel dolore e nel disagio psicologico nel gruppo che praticava la gentilezza amorevole ma non ha trovato alcun cambiamento nel gruppo di cure standard.

Inoltre, i dati giornalieri hanno mostrato che un aumento nella pratica della gentilezza amorevole in un dato giorno era correlato a una diminuzione del dolore quel giorno, nonché a una minore incidenza di rabbia il giorno successivo.

Dato che le teorie sul dolore supportano che le emozioni negative possono aumentare il dolore e viceversa le emozioni positive possono diminuire il dolore, un cambiamento affettivo positivo di questo tipo potrebbe essere cruciale per chi soffre di lombalgia cronica (Carson et al., 2005).

Una Conferenza sulla Paura

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Quali sono i vantaggi di una pratica basata sulla compassione?

La meditazione compassionevole e amorevole mira specificamente a coltivare un senso di altruismo e cordialità nei confronti dei nostri simili; e più ci preoccupiamo del benessere degli altri, maggiore diventa il nostro senso di benessere.

Inoltre, quando si pratica Tonglen verso gli altri – inviando benedizioni, forza, felicità e libertà dal dolore – la propria mente sperimenta per prima questi stati positivi.

La compassione ha l’effetto di mettere a proprio agio la mente, aiutando ad alleviare paure e insicurezze, dando la forza per affrontare gli ostacoli della vita quotidiana.

In effetti, la compassione è considerata una qualità così vitale che ora esiste una forma di psicoterapia chiamata Compassion Focused Therapy (CFT), che sottolinea l’importanza di applicare la compassione per vivere una vita sana e felice.

I comprovati benefici di una pratica di meditazione basata sulla compassione vanno dall’aumento del benessere, al sollievo dalla malattia e al miglioramento dell’intelligenza emotiva.

Forse il vantaggio più ovvio è che aiuta a capire che “l’io individuale” e “il tu individuale” sono idee sbagliate, poiché la sofferenza è universale. La pratica regolare attiva rafforza le aree del cervello responsabili dell’empatia e dell’intelligenza emotiva.

La pratica della meditazione compassionevole migliora le relazioni?

Si, poiché aumenta la capacità di perdono e la connessione con gli altri, diminuendo la rabbia e il pregiudizio verso gli altri.

Può essere d’aiuto anche nella riduzione di altri sintomi?

Si. E’ stato dimostrato che la meditazione compassionevole riduce i sintomi del disturbo post traumatico da stress (PTSD), così come i sintomi negativi nei disturbi dello spettro schizofrenico.

I meditatori compassionevoli con disturbi dello spettro schizofrenico hanno anche mostrato un aumento delle emozioni positive e recupero psicologico (Johnson et al, 2011).

Riduce anche lo stress?

Si, perché ci si concentra in un atteggiamento di accettazione, amore e gentilezza verso se stessi e gli altri (Gardner, 2018).

Inoltre, spostando temporaneamente la propria  attenzione da se stessi, per concentrarsi sulla sofferenza degli altri, aiuta a vedere le cose in prospettiva.

Relazione La sessualità femminile fra sapere e potere

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Convegno Diventare Donne
18 Marzo 2023, Castelferretti Ancona
ANCONA FABRIANO TERNI CIVITANOVA MARCHE E ONLINE

Può alleviare il dolore?

Si. Alcuni studi suggeriscono che una pratica basata sulla compassione può essere utile nel ridurre il dolore lombare persistente (Carson et al.2005), ed è stato anche dimostrato che aiuta a ridurre il dolore emicranico e ad alleviare la tensione emotiva associata all’emicrania cronica (Tonelli & Wachholtz, 2014).

Come praticare al meglio la meditazione?

Una raccomandazione generale per la meditazione compassionevole è di praticare 20-30 minuti al giorno, alcune volte alla settimana o ogni giorno, se possibile, ma non c’è limite a quanto dovresti praticare.

Un utile punto di partenza è praticare per pochi istanti alla volta e aumentare gradualmente la durata della meditazione nel tempo.

  • Non aspettarsi nulla in cambio

Il vero amore, secondo il buddismo zen, è il desiderio che gli altri siano felici senza aspettarsi nulla in cambio da loro; è altruista e senza condizioni.

  • Allenarsi come si fa con la muscolatura

Le pratiche di meditazione basate sulla compassione adottano un approccio sistematico che aiuta i meditatori a sviluppare il loro “muscolo” della compassione in un modo simile a quello in cui si lavora con pesi più pesanti in una palestra: il peso più leggero è una persona cara e il peso più pesante è molto persona difficile nella nostra vita (es. un nemico).

  • Inspirare il dolore e la sofferenza di tutte le persone che hanno a che fare con la stessa emozione, ed espirare sollievo, o “spazio”, affinché i cuori e le menti dei sofferenti possano vivere con il loro disagio, la paura, l’angoscia, ecc. .

E’ necessario praticare la meditazione a gambe incrociate?

No, si può anche fare la meditazione “Tonglen on the Spot”. Ogni volta che ci si trova in ​​una situazione difficile o dolorosa si può iniziare la pratica del Tonglen: dare e prendere, inviare e ricevere.

È semplice e diretto: vedere la sofferenza, assorbirla con l’inspirazione e mandare sollievo con l’espirazione.

Clinica della Timidezza
Dal 2002 parole che curano, orientano e fanno pensare.

Cosa si fa in una tipica meditazione di gentilezza amorevole?

Occorre dirigere la propria attenzione al respiro mentre si recitano mentalmente le frasi tradizionali suggerite.

Per questa meditazione, si dovrebbe sempre iniziare da se stessi, perché la compassione per gli altri inizia con la gentilezza verso di sé. Non si può estendere la compassione verso gli altri finché  non si impara a essere compassionevoli verso se stessi. Dopo aver fatto questo si potrà estendere questa gentilezza amorevole esternamente ai propri cari, agli estranei e persino alle persone che potrebbero essere considerate antipatiche.

Mentre si pronuncia ogni frase, immaginare di respirare calore e compassione nello spazio del proprio cuore, quindi espirare calore e compassione verso se stessi, permettendo alla compassione di permeare il proprio corpo.

Lo script (o il copione) più utilizzato per la meditazione compassionevole e gentile è semplice e conciso, ma potente:

Che io possa essere felice.
Che io possa stare in pace.
Possa io essere sempre libero dalla sofferenza.

Ecco alcuni altri suggerimenti di frasi tradizionali che si possono usare durante la meditazione amorevole e gentile, in qualsiasi combinazione:

Possa io essere pieno di amorevole gentilezza.
Possa io essere al sicuro dai pericoli interni ed esterni.
Che io possa stare bene nel corpo e nella mente.
Che io possa essere a mio agio e felice.
Possa io camminare in pace.

Una volta scelto il copione, ripetere queste frasi più e più volte nella propria mente come si farebbe con un mantra in altre forme di meditazione, respirando calore e compassione dentro e fuori dallo spazio del proprio cuore.

Una volta che lo si è fatto un paio di volte e ci si sente pronti per andare avanti, si dirigeranno i propri desideri di gentilezza amorevole verso qualcuno che si ama molto.

Che tu possa essere felice.
Possa tu vivere in pace.
Possa tu essere libero dalla sofferenza.

Questa volta si sta immaginando la persona amata inviandole tutto il proprio amore e calore.

Ripetere il ​​copione nella propria mente un paio di volte finché non ci si sente pronti per passare a un’altra persona cara, e così via.

Infine, è il momento di dirigere la gentilezza amorevole verso una persona neutra e poi una persona con cui si è in conflitto. Il  desiderio è che anche loro possano essere pieni di amorevole gentilezza e pace.

Il desiderio sessuale nella donna infertile
Relazione presentata al Congresso Nazionale Aige/Fiss del 7-8 Marzo 2025 a Firenze. 

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Esercizio n. 1: una lettera di autocompassione

Scrivere a se stess,  dal punto di vista di un altro compassionevole ti aiuta a capire che il supporto di cui hai bisogno è sempre dentro di te. È stato anche scoperto che una lettera di autocompassione influenza la felicità ed è una grande motivazione per l’auto-miglioramento.

Esercizio n. 2: meditazione amorevole e gentile per gruppi esterni

Come il precedente, ma diretto a gruppi verso i quali ci si identifica.

Esercizio n. 3 pratica della meditazione Tonglen

Mettersi in una posizione comoda e iniziare a seguire il proprio respiro e a calmare la mente. Dopo pochi minuti o una volta che ci si sente rilassati, si può ricordare un amico o una persona cara che si sa sta vivendo disagio o sofferenza emotiva. Immaginare che la persona sia in piedi di fronte a sé e visualizzare la sua sofferenza come una nuvola scura e pesante che la circonda.

Spostare la propria consapevolezza nell’area del cuore e inspirare profondamente, immaginando di inalare quelle sensazioni oscure, pesanti, scomode e torbide, direttamente nel proprio cuore. Mentre si espira dall’area del cuore, immaginare che il proprio cuore sia una fonte di luce brillante, calda e compassionevole. Immaginare che i sentimenti oscuri scompaiano, senza lasciare traccia nella luce del proprio cuore; le nuvole scure si trasformano in una luce calda e brillante al centro del cuore, alleviando la sofferenza.

Successivamente, estendere la propria compassione a una popolazione estranea o generale che potrebbe provare sentimenti oscuri e pesanti in questo momento. Come si è fatto per la persona amata, immaginare di inalare questi sentimenti torbidi e oscuri; mentre questi sentimenti oscuri si stabiliscono nel cuore, si possono immaginare queste persone o le persone avvolte dalla luce calma e confortante che si sta espirando dal proprio cuore.

Continuare il processo di invio e ricezione di cui sopra, ma questa volta estendere la compassione a qualcuno con cui non si ha una vita facile.

 Esercizio n.4:

Iniziare concentrandosi sul respiro

1. (Circa 3 minuti)

Immaginarsi in uno spazio sicuro. Portare la propria attenzione alla morbidezza del battito cardiaco.

2. (Circa 3 minuti)

Pensare a un problema che si sta affrontando al momento. Riportare la propria consapevolezza sul respiro e, mentre si inspira, iniziare a visualizzare le cose negative che entrano nel proprio corpo: fumo, nuvole scure o solo una sensazione generale di ostruzione e oscurità.

Mentre si espira, immaginare di espirare aria luminosa, pura e nutriente, come se il proprio corpo fosse una pianta, che riceve inquinamento e invia energia pulita.

Se la mente vaga, tornare a concentrarsi sul respiro e riprendere.

3. (Circa 10 minuti)

Dedicare alcuni minuti di meditazione a ogni persona su cui ci si vuole concentrare, iniziando da se stessi.

4. (Circa 3-5 minuti)

Seguire il respiro e durante l’espirazione, rilasciare ogni tensione che può essersi formata durante la meditazione. Continuare con alcuni respiri profondi o addirittura sospiri se ci si sente di farlo. Rilassarsi e lasciarsi andare, tornando nel momento presente.

Tariffe Psicoterapia

Conclusione

La compassione è molto più di una semplice preoccupazione per la sofferenza degli altri. È un’abilità preziosa che può essere coltivata nel tempo attraverso pratiche come la gentilezza amorevole e la meditazione compassionevole.

Le pratiche basate sulla compassione creano un chiaro percorso verso la pace e la felicità, insegnando il perdono, l’accettazione e l’amore verso se stessi e gli altri.

Invece di perdersi nella propria sofferenza, usarla come forma di intuizione e comprensione su ciò che le persone di tutto il mondo stanno attraversando.

Utilizza la propria sofferenza personale come percorso verso la compassione per tutti gli esseri umani, mentre la propria vita si andrà trasformando.

Dr. Giuliana Proietti

Relazione sull'Innamoramento - Festival della Coppia 2023

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Meditare camminando, o la meditazione camminata
La meditazione compassionevole
La meditazione trascendentale
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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.

  • Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
  • Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.

Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.

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  • 8 Mar 2021
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Meditare camminando, o la meditazione camminata

Meditare camminando, o la meditazione camminata

Meditare camminando, o la meditazione camminata


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Cosa è la meditazione camminata?

Il termine significa “andare attraverso” (come un filo in un ago). La meditazione camminata serve per mettere in sincronia il corpo e la mente, mentre si sta camminando. Nel buddhismo Zen, la meditazione camminata si chiama kinhin: questa sembra che sia la prima meditazione trasmessa dal Buddha riguardo alle diverse posizioni del corpo mentre si medita. 

La pratica di Kinhin può variare da una tradizione Zen all’altra?

Si, solitamente dopo due rintocchi di campana, i praticanti si alzano, si girano verso il centro tenendo le mani in shashu: una mano è chiusa a pugno mentre l’altra copre il pugno. Entrambe sono poggiate sul plesso solare. In alcune scuole, però, la postura può variare: in questi casi, il pugno destro è di fronte alla mano sinistra, che lo copre fino al polso.

Come si svolge la meditazione camminata nella pratica Zen ?

Dopo un inchino ai compagni di pratica, con le mani giunte, i partecipanti girano in senso orario, e seguono il passo della persona di fronte, camminando intorno al perimetro della stanza. Nella tradizione Rinzai solitamente il kinhin viene compiuto con un passo molto veloce, scandito dai colpi di un piccolo tamburo di legno tenuto dalla persona che guida la fila, nella tradizione Soto, i passi vengono mossi molto lentamente, in corrispondenza con il proprio respiro e con il passo del praticante davanti.

Quale è lo scopo di queste pratiche?

L’intento è quello di rappresentare, nella meditazione, quell’unità e quella coordinazione che sono uno specchio dell’armonia cui il buddhismo può condurre nella realizzazione dell’unità, nell’interdipendenza tra tutti gli esseri.

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Questa meditazione si svolge sempre al chiuso?

No. Nella scuola Theravada, viene trasmessa una meditazione camminata chiamata Jongrom, simile al kinhin. A differenza di quest’ultimo, il Jongrom viene praticato individualmente ed all’aperto. Nel monasteri Theravada si può trovare un percorso lungo e stretto, di quasi due metri di lunghezza, su cui i monaci muovono un passo dopo l’altro, alternandoli alla meditazione, esercitando nel contempo la consapevolezza del corpo e dell’ambiente.

Quando è consigliabile usare questo tipo di meditazione?

Si può usare la meditazione camminata se la posizione tipica della meditazione (seduti, con gli occhi chiusi) non piace: la meditazione camminata è un’ottima alternativa, che allena ugualmente la mente alla consapevolezza.

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Quale è la differenza con la meditazione più tradizionale?

Se nella meditazione tradizionale ci si concentra in particolare sul respiro, qui ci si concentra principalmente sul ritmo della propria andatura, ma non solo.

Su cosa altro occorre concentrarsi?

Su diverse cose. Eccole in dettaglio:

  • Controllo del corpo

Quando si inizia a camminare, notare come si sente il corpo. E’ pesante o leggero, rigido o rilassato?

  • Osservare l’andatura

Senza cercare di cambiare il modo in cui si cammina, osservare semplicemente la propria andatura.

  • Sintonizzarsi su ciò da cui si è circondati

Sintonizzarsi su ciò che accade intorno a sé: macchine che passano, altre persone, vetrine, alberi, il movimento e la quiete delle cose, o qualsiasi altro luogo che entri nel proprio campo di consapevolezza. Non occorre meditare su queste cose, ma riconoscere che ci sono, che esistono.

  • Notare i suoni

Notare i suoni o i rumori: anche qui, non occorre soffermarsi su di essi, ma riconoscerli.

  • Odori familiari

Rivolgere la  propria attenzione a qualsiasi odore, piacevole o sgradevole.

  • Sensazioni fisiche

Fare attenzione a qualsiasi sensazione fisica, da come ci si sente quando la pianta dei piedi tocca il suolo.  Basta notare, riconoscere e lasciar andare.

  • Movimento

Contemplare la sensazione di movimento nel corpo: come le braccia pendono o oscillano al proprio fianco, o come il peso si sposta costantemente da destra a sinistra. Osservare il proprio passo e il proprio ritmo.

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Dove si può praticare questa meditazione in città?

I passaggi descritti sono linee guida, non regole, quindi vanno adattati alla propria passeggiata, ovunque si vada, o per quanto tempo si desidera. Ad esempio, durante una passeggiata in città, all’inizio di ogni isolato, si può ricordare a se stessi la propria intenzione di camminare, senza distrazioni, fino a raggiungere il prossimo incrocio, respirare e poi tornare indietro.

Cosa accade se la mente si distrae?

Non appena ci si rende conto che la mente si è deconcentrata sul presente, riportare delicatamente la propria attenzione alla sensazione proveniente dalla pianta dei piedi. Quindi concentrarsi nuovamente su:
a) il sollevamento di un piede;
b) lo spostamento del piede in avanti;
c) l’appoggio del piede a terra, il tallone per primo;
d) lo spostamento del peso del corpo sulla gamba anteriore mentre il tallone posteriore si solleva e le dita del piede rimangono a contatto con il pavimento o il suolo.

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Quale è il miglior posto per meditare?

Occorre trovare un luogo relativamente tranquillo, dove non si possa essere disturbati o non ci si senta osservati, La passeggiata in realtà non dovrebbe essere troppo lunga, poiché l’obiettivo non è raggiungere una destinazione specifica, ma solo praticare una forma di camminata molto intenzionale in cui si torna sui propri passi.

Quanto occorre essere veloci?

Si può camminare a qualsiasi velocità, ma la meditazione camminata è in genere lenta e comporta piccoli passi. La cosa più importante è che sia naturale, non esagerata.

Come mettere mani e braccia?

Si possono mettere le mani dietro la schiena o lasciarle andare nel modo più comodo e naturale.

Come integrare la meditazione camminata nella propria vita di tutti i giorni?

La meditazione camminata lenta può essere un lusso: in questo caso si può provare a portare la consapevolezza anche nel camminare veloce e persino nella corsa, sperimentando il senso di presenza che è a nostra disposizione in ogni momento della vita.

Dr. Giuliana Proietti

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