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Fare l'amore solo sul posto di lavoro - Consulenza online

Fare l’amore solo sul posto di lavoro – Consulenza online

Fare l’amore solo sul posto di lavoro – Consulenza online

Dr. Walter La Gatta consulenza onlineDr. Walter La Gatta
Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
TERAPIE INDIVIDUALI E DI COPPIA ONLINE
Tel. 348 3314908

buona sera
chiedo un aiuto perche’ non riesco piu’ a capire cosa stia succedendo. ho 49 anni sono sposata da 25 anni e non piu’ innamorarta ho due figli gia grandi da piu’ di 6 mesi ho una storia con un collega piu’giovane di me di 5 anni anche lui sposato penso felicemente tra noi c’e’ molta amicizia e complicita’ parliamo di tante cose ma poco della sua famiglia . tra me e’ questo uomo c’e’ una forte attrazione il desiderio e’ forte su luogo del lavoro capita spesso che facciamo l’amore ed e’ bellissimo pero’ non capisco perche’ ogni volta che c’e’ l’occassione per poterci vedere al di fuori dal lavoro non si riesce mai perche’ lui e’ troppo impegnato io ho pensato che abbia paura di coinvolgersi troppo ?

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Gentilissima,

Le sta forse accadendo che, con questo collega, avete trovato un modo per evadere dalla routine e dalla mancanza di emozioni e di prospettive che le vostre rispettive unioni sentimentali in questo momento vi offrono, cercando in questo rapporto una compensazione, uno sfogo, un’espressione di libertà e di vitalità.

Probabilmente in questi rapporti fugaci che avete messo in atto sul posto di lavoro avete avuto modo di soddisfare due esigenze: quella sessuale-trasgressiva di lui, che potrebbe eccitarsi con lei molto più che con sua moglie (vista la pericolosità della situazione, le modalità inconsuete in cui si svolge l’atto, ecc.) e quella sentimentale di lei che, dichiarandosi “non più innamorata” di suo marito, lascia intendere di essere una persona romantica e sognatrice, la quale probabilmente riesce a provare soddisfazione nel sesso, solo laddove vi sia anche una passione travolgente, dovuta ad un amore ancora giovane e misterioso (ben diverso dalla pratica del “dovere coniugale” a cui suo marito l’ha probabilmente finora abituata).

Lì, in quei locali, in quelle situazioni di lavoro e di incontro sessuale, si verifica questa potente alchimia, capace di creare momenti intensi e reciprocamente soddisfacenti, che soddisfano le vostre (diverse) fantasie. Fuori da quei luoghi, probabilmente, sareste due persone assolutamente incompatibili, con le vostre differenti personalità, storie personali, situazioni familiari (ed anche con le vostre differenti aspettative). Ecco perché, probabilmente, lui non sembra avere intenzione di vederla fuori del posto di lavoro ed ecco perché lei, in fondo, non avrebbe alcun guadagno a chiederglielo.
Cordialmente,

Dr. Walter La Gatta



Una intervista sulla Timidezza

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Dr. Walter La Gatta

Dr. Walter La Gatta

Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Delegato Regionale del Centro Italiano di Sessuologia per le Regioni Marche Abruzzo e Molise.
Libero professionista, svolge terapie individuali e di coppia
ONLINE E IN PRESENZA (Ancona, Terni, Fabriano, Civitanova Marche)

Il Dr. Walter La Gatta si occupa di:

Psicoterapie individuali e di coppia
Terapie Sessuali
Tecniche di Rilassamento e Ipnosi
Disturbi d’ansia, Timidezza e Fobie sociali.

Per appuntamenti telefonare direttamente al:
348 – 331 4908
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email: w.lagatta@psicolinea.it

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  • 26 Apr 2011
  • Dr. Walter La Gatta
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Entrare nel mondo del lavoro - Consulenza online

Entrare nel mondo del lavoro – Consulenza online

Entrare nel mondo del lavoro – Consulenza online

Consulenza online GP
TERAPIE INDIVIDUALI E DI COPPIA ONLINE
Tel. 347 0375949

Salve dottoressa, sono una ragazza di 22 anni da pochi mesi laureata alla facoltà di Economia. Da quel momento è iniziato un periodo piuttosto ansioso per me poichè ho iniziato la ricerca di un impiego. Su questo nulla di strano o particolare, il fatto è che io mi sento impaurita e spaventata dal mondo del lavoro.

Ho fatto diverse, esperienze, sopratutto stage, in varie aziende e studi ma ogni volta ho pensato che non era quello che avrei voluto fare nella mia vita. Premetto che la scuola e l’università mi sono sempre piaciute molto e non ho mai avuto ansie o problemi ad andarci, anzi, mi davano carica e buon umore.

Ma così non è per quanto riguarda il lavoro che mi mette angoscia. In particolare mi sento spinta verso la professione impiegatizia dai miei genitori che sono persone molto con i piedi per terra. Io vorrei fare altro nella vita, mi piace scrivere e vorrei diventare una scrittrice ma questo sogno al momento non mi ha mai dato risultati concreti.

Al momento vorrei solo trovare fiducia e in me stessa, essere più forte. Un’altro mio problema è infatti l’emotività, mi agito facilmente in situazioni che al momento mi paiono complesse e vorrei scappare. E’ proprio così, da un po’ di tempo sento una grande voglia di scappare, di scomparire proprio ed evitare così tutti i problemi.

Questo è accentuato dal fatto che ora sto svolgento un tirocinio (veramente mal pagato in cui ho più spese che guadagni) e anche se in fondo non mi trovo male, vorrei smettere ma ho paura e non so bene come affrontare la situazione visto che dopo mi ritroverei a casa e mia madre è una figura pressante che mi farebbe pesare molto il fatto.

In fondo vorrei solo stare bene, essere tranquilla… Credo comunque che il mio problema principale sia il fatto che non sono sicura di me stessa, temo il giudizio degli altri.
Se ha qualche consiglio da darmi ne sarei contenta. Spero di essere stata chiara.
Grazie.
B.

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Gentilissima B.,

Credo che i suoi genitori facciano molto bene a mantenerla con i piedi per terra perché, giustamente, dopo gli anni della formazione, è necessario cominciare ad entrare nel famoso mondo del lavoro.

Purtroppo, sappiamo tutti che oggi non si entra in questo mondo dalla porta principale e che è necessario fare piccoli e grandi sacrifici per imparare un mestiere e per crescere professionalmente, migliorando nel contempo autostima e capacità relazionali.

Dunque, la inviterei ad apprezzare le possibilità lavorative che le vengono offerte, perché è a partire da lì che lei potrà cominciare a costruire il suo progetto di vita. Detto questo, è necessario anche lottare per realizzare i propri sogni e desideri. Se lei si sente una persona introversa e contemplativa, che  non ama eccessivamente il contatto sociale, se lei preferisce il lavoro individuale anziché il lavoro di gruppo, se le piace scrivere parole anziché numeri, potrebbe cercare di specializzarsi come autrice, ad esempio cominciando a collaborare con qualche casa editrice o con qualche agenzia di pubblicità.

All’inizio lo farà probabilmente solo per hobby (o quasi), ma con il tempo potrà seguire un percorso sempre più professionale. Il consiglio dunque è quello di non vivere questo momento di progettualità con pensieri negativi, perché essi non solo non contribuiscono, come vede, alla soluzione dei problemi dell’oggi, ma non la aiutano neanche a sperare in un futuro migliore, più vicino ai suoi desideri: il futuro va costruito, mattoncino su mattoncino, e lei può iniziare questa sfida, se vuole, da subito.
In bocca al lupo!

Dr. Giuliana Proietti

Intervento del 14-09-2024 su Sessualità e Terza Età
Dr. Giuliana Proietti

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Psicolinea 20+anni di attività

Giuliana Proietti
Dr. Giuliana Proietti

Dr. Giuliana Proietti
Psicoterapeuta Sessuologa
TERAPIE INDIVIDUALI E DI COPPIA
ONLINE

La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.

  • Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
  • Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.

Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.

Per appuntamenti:
347 0375949 (anche whatsapp)

mail: g.proietti@psicolinea.it

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  • 23 Gen 2012
  • Dr. Giuliana Proietti
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Ha senso un matrimonio senza sessualità?

Ha senso un matrimonio senza sessualità? – Consulenza on Line

HA SENSO UN MATRIMONIO SENZA SESSUALITÀ?

Dr. Walter La Gatta consulenza onlineDr. Walter La Gatta
Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
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Tel. 348 3314908

Ho conosciuto mia moglie all’età di 20 anni (lei 18). Ci siamo frequantati assiduamente per 8 anni prima di sposarci ed ora lo siamo da più di 27. Tutto bene, allora? Mica tanto. Siamo arrivati al matrimonio senza avere rapporti sessuali: lei non li gradiva ed io ho pensato che rispettare le sue esigenze fosse un valore prioritario nonostante avessi una sessualità piuttosto viva.

Ero convinto che dopo il matrimonio tutto si sarebbe sbloccato ma questo non è avvenuto. Ho sbattuto contro un suo fortissimo disinteresse ma ho deciso di perseverare perchè l’amavo e perchè ero convinto che il tempo mi avrebbe consentito di cambiare la situazione.

Mi sono sentito cercato e desiderato solamente nel periodo in cui abbiamo concepito 2 figli (che amo in maniera profonda), ma al di fuori di questi brevissimi periodi la nostra vita sessuale è stata un nulla. Dopo il concepimento del secondo figlio (20 anni fa) i rapporti si sono praticamente azzerati.

Conosco bene e stimo mia moglie, ma mi son ritrovato a decidere di trovare un’altra donna. Gliel’ho detto ma non ho avuto sue reazioni. 7 anni fa h oiniziatouna relazione durata 6 anni e condotta senza nascondere nulla. Mia moglie non ha detto o fatto nulla per fermarmi tranne quando le ho annunciato che volevo separarmi per vivere pienamente questa nuova vita.

Ha avuto reazioni un po’ isteriche, ma son durate poco anche perchè vertevano soprattutto sulla paura “che si sapesse in giro” (è una donna “in carriera”,molto conosciuta, e con un’immagine pubblica che richiede il consenso della gente). Sostanzialmente mi ha lasciato solo ad affrontare la responsabilità di decidere cosa fare.

Non volevo avere impatti di nessun tipo sulle vite deif igli ed alla fine ho chiuso la mia relazione extraconiugale per non averei mpatti economici negativi sui figli.Ora mi trovo a 54 anni con la sgradevole sensazione di aver gettato la mia vita. Mi sento irrimediabilmente finito e sto lottando con me stesso per non odiare la persona che abita sotto il mio stesso tetto. Sono stato veramente un idiota oppure c’era un minimo di senso nel pensare che il sesso non era tutto?Ha senso un matrimonio senza sessualità? Si può ricominciare a 54 anni?

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Gentilissimo,

La sessualità all’interno di un rapporto stabile di coppia non riveste un ruolo puramente facoltativo e marginale, ma viene ad assumere un significato centrale nell’accordo e nella stabilizzazione della coppia stessa.

Ritengo che la scelta di eliminare una soddisfacente vita sessuale nella coppia non contribuisca alla crescita dei partners e segnali invece un aspetto che dovrebbe essere migliorato fin dal momento della formazione della coppia stessa.

Non credo che il tentativo di trovare una moglie surrogata in altre donne rappresenti la soluzione del problema, che avrebbe dovuto invece essere discusso e risolto al suo esordio, probabilmente con l’aiuto dello specialista sessuologo.

Sebbene il trascorrere del tempo abbia sedimentato questo problema, è possibile, stavolta necessariamente con l’aiuto dello specialista, riprendere il percorso interrotto 27 anni fa e produrre un cambiamento che sia reciprocamente soddisfacente.

Cordialmente,
Dr. Walter La Gatta



Dr. Walter La Gatta

Una intervista sui rapporti familiari

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Dr. Walter La Gatta

Dr. Walter La Gatta

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  • 22 Feb 2008
  • Dr. Walter La Gatta
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Terapeuti scorretti - Consulenza online

Terapeuti scorretti – Consulenza online

Terapeuti scorretti – Consulenza online

Consulenza online GP
TERAPIE INDIVIDUALI E DI COPPIA ONLINE
Tel. 347 0375949

Nel 1985 andai da uno psichiatra per ragioni di anoressia e problemi con il cibo. Avevo 22 anni. Purtroppo io ho vissuto una storia di sesso con questo terapeuta (nel mio caso non posso parlare di amore ma solo di sesso) dal 1985 fino al 1992, storia finita a causa della morte del terapeuta, deceduto nel 1992. Storia complicata anche dal fatto che lo stesso terapeuta seguiva in terapia anche mia sorella. Dopo la morte del terapeuta io ho saputo da mia sorella che il terapeuta oltre ad avere rapporti sessuali con me, aveva anche baciato mia sorella. Inoltre lui mi aveva mandato a lezione suo figlio per parecchi anni, per questa ragione mi sentivo spesso telefonicamente con sua moglie (un vero triangolo amoroso e perverso che forse procurava piacere alla sua mente malata).

Ho accettato tutto questo in modo del tutto succube per tanti anni senza mai farmi delle domande e neanche fare domande a lui. Io non gli ho mai chiesto niente. Non abbiamo mai parlato dei nostri rapporti sessuali, li avevamo e basta. Io e lui ci siamo sempre visti solo ed esclusivamente nel suo studio e io gli ho sempre pagato le sedute.

Quando dopo la sua morte mia sorella mi ha detto che loro due si erano baciati, sono andata a fare un colloquio da una terapeuta, che sapevo essere sua conoscente nonché sua allieva. Dopo avere raccontato la mia storia a questa terapeuta, la stessa mi ha mandato via urlando e senza farmi pagare. Poi ha telefonato alla moglie del mio ex terapeuta raccontandole tutta la storia, che io comunque le avevo detto all’interno del segreto professionale. La moglie del terapeuta mi ha telefonato per chiedermi se ci eravamo visti anche fuori dal suo studio e io le ho detto di no che era anche la verità, ma non ho avuto la prontezza di spirito di negare. Poi ho tentato di suicidarmi. Fortunatamente dal Pronto Soccorso mi hanno mandato da uno psichiatra dell’Osepdale molto bravo, che pur vedendomi soltanto per poche volte ha avuto la capacità di ridarmi quel minimo di fiducia necessaria per andare avanti. Non so proprio come ha fatto. E’ stato bravissimo. Forse se non lo avessi incontrato non sarei sopravissuta.

Poi dal 1994 al 1997 sono andata da una terapeuta, che mi ha aiutato a ricostruirmi una vita. In quegli anni ho usato le mie energie soltanto per sopravvivere e senza accorgermene ho rimosso la storia suddetta alla quale non ho più pensato per tantissimi anni. Non so proprio come ho fatto. Ma sono riuscita a trovare un uomo (mio marito) che amo tantissimo e che anche lui mi ama e che in un certo senso anche lui mi ha salvato la vita (insieme allo psichiatra dell’ospedale), come gli dico tutti i giorni. Mi sono sposata e ho avuto due figli, un maschio e una femmina. Anche nel lavoro sono riuscita a trovare una lavoro che mi piace molto e che mi realizza tantissimo e guadagno anche molto. Ma io sapevo che in fondo in fondo non stavo del tutto bene , anche mio marito lo sapeva.

La mia anima era ed è tuttora malata. Poi negli anni più recenti ho avuto dei problemi con il mio lavoro e allora sono andata da un terapeuta,, questo da marzo fino a settembre 2009. Ho portato a lui solo ed esclusivamente i problemi che avevo nel lavoro, che però nel giro di pochi mesi si sono completamente risolti. A settembre però hanno cominciato anche ad emergere attraverso i miei sogni le vicende sessuali avute con il terapeuta deceduto. Allora ho capito che io dal 1994 al 1997, quando mi sono dedicata a sistemare la mia vita in contemporanea ho completamente rimosso la vicenda con il terapeuta.

Da settembre 2009 dentro di me si è aperto un grosso dolore che non sono riuscita più a rimarginare. A fine ottobre ho abbandonato questo terapeuta perché durante la mia seduta telefonava ed io non mi sono sentita ascoltata. A novembre sono andata da un altro da cui tuttora sono in cura.. Capisco di essere ancora ferita dalla vecchia vicenda. E le chiedo “come può il mio primo terapeuta essere stato così scorretto e così pazzo ? Com’è possibile che non vi siano dei controlli, che non siano obbligatorie delle supervisioni ? E anche la sua collega che ha telefonato a sua moglie come può essere stata così scorretta ? E mi chiedo come posso ancora fidarmi della psicoterapia ? E degli psichiatri o psicoanalisti o psicologi ?

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Gentilissima,

Parto dalla sua domanda finale: direi di si, che lei può sicuramente fidarsi ancora della psicoterapia perché, come lei stessa ha ricordato, è grazie ad essa che oggi ne possiamo ancora parlare…. Il caso che ha raccontato è davvero molto squallido e triste, anche se lei non può certo considerarsi un’eccezione…

Vi sono, anche tra gli psicoterapeuti, delle persone disoneste, che approfittano della loro posizione privilegiata, all’interno del rapporto psicoterapeutico, per ottenere vantaggi di tutti i tipi, fra cui anche quelli sessuali.

Sinceramente non mi stupisco molto di ciò perché, come vediamo in questo periodo, mele marce ve ne sono un po’ ovunque: nella politica e nella religione, fra i militari, come fra gli insegnanti, fra gli uomini, quanto fra le donne… Sarebbe bello pensare che fra le persone che sono state appositamente formate per aiutare gli altri questi “incidenti” non debbano mai capitare, ma purtroppo la realtà ci dimostra che le cose non stanno così.

L’utente-paziente in questi casi viene messo in una condizione di estrema sudditanza, di dipendenza psicologica, per cui non solo non riesce a reagire a questi soprusi, ma non si rende neanche pienamente conto di quello che gli sta accadendo, confondendo e sovrapponendo l’azione terapeutica vera e propria con le richieste ed i vizietti privati del terapeuta.

Di questo smarrimento, di questa incertezza e confusione, per molti versi simile a quella del bambino abusato dal pedofilo, ne è prova il fatto che lei pagasse addirittura le sedute, nonostante in esse fosse in qualche modo “obbligata” a fornire prestazioni sessuali.

I controlli e le supervisioni ci sono, ma ovviamente nessuno può sapere nella realtà che cosa accade in un rapporto tipicamente a due, come è quello psicoterapeutico. Sicuramente la maggior parte degli psicologi-psichiatri-psicoterapeuti sono in grado di gestire professionalmente il rapporto con un/una paziente dell’altro sesso, tuttavia in alcuni casi, anche solo per evitare il sospetto, la fantasia o il timore che possa esservi un interesse sessuale da parte del terapeuta, potrebbe essere opportuno scegliere un professionista del proprio sesso (anche se questo non esclude, ovviamente, che possano esservi interessi di tipo omosessuale…).

Il consiglio che mi sentirei di dare in questi casi è quello di parlarne subito con un altro terapeuta, allo scopo di avere un parere tecnico su quello che sta accadendo e comprendere meglio fino a che punto questa situazione, sulla quale si nutrono dei dubbi, possa considerarsi “normale”.

Quanto alla scorrettezza della collega-allieva del suo ex terapeuta verrebbe da pensare ad una relazione davvero poco professionale, quasi di gelosia… Chissà che il Don Giovanni in questione non abbia avuto una relazione anche con lei? Mah… 🙁

L’unica cosa buona in tutto ciò è che oggi lei è riuscita a realizzarsi penienamente, nel lavoro, come nella vita: cerchi, nel suo interesse, di guardare avanti piuttosto che indietro.

Cordialmente.

Dr. Giuliana Proietti

Tariffe Psicoterapia

Relazione fra sesso e cibo

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Giuliana Proietti
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  • 10 Mag 2010
  • Dr. Giuliana Proietti
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Un alunno difficile - Consulenza on Line

Un alunno difficile – Consulenza on Line

Un alunno difficile – Consulenza on Line

Consulenza online GP
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gentile dottoressa lavoro in una scuola elementare e in una prima c’è un bambino, quindi di 6 anni, proveniente da una famiglia con delle difficoltà, che non sembra capace di accettare il rimprovero e sopportare piccole frustrazioni. Vuole sempre sembrare bravo a costo di copiare tutto dal vicino. Non accetta se gli si dice che ha sbagliato qualcosa, risponde all’adulto con insistenza che è giusto quello che ha fatto, fa dispetti ai compagni, loro si lamentano e lui subito “non è vero”..quando lo si rimprovera un po’ di più per qualche comportamento (ha rotto un oggetto, vuole correggere il voto dell’insegnante, litiga coi compagni..) a volte reagisce sbattendo il quaderno a terra e nascondendosi dietro ai cappotti in fondo all’aula, striscia a terra, una volta ha cercato di uscire dall’aula..e niente riesce a farlo tornare al banco al lavoro..quale può essere una strategia da usare? lo si lascia là ignorandolo per non rinforzare questi comportamenti che mi sembrano volti a venire compatito e fare l’offeso..? o cosa? grazie per l’attenzione

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Gentilissima,

Complimenti anzitutto per il suo interesse e la sua motivazione nel volersi impegnare a modificare gli atteggiamenti di questo bambino, che manifesta notevoli difficoltà di inserimento scolastico e di socializzazione. Credo però che lei non possa fare molto per lui se non coinvolge anche la famiglia, perché chiaramente questi comportamenti sono il sintomo di qualche malessere.

Occorrerebbe dunque capire meglio quali siano le reali condizioni di vita e i disagi familiari che vive attualmente il suo alunno, ma ancora più importante sarebbe comprendere se i genitori si rendono pienamente conto delle difficoltà del loro figlio a scuola e se siano o meno interessati a collaborare con lei per produrre qualche cambiamento.

La prima cosa da fare dovrebbe essere dunque quella di parlare con i familiari del bambino e cercare insieme a loro di mettere a punto un piano in cui scuola e famiglia possano fare ciascuno la propria parte. Per cominciare si potrebbe pensare a coinvolgere il bambino in un lavoro di gruppo, assegnandogli delle responsabilità, in modo che possa sentirsi amato ed apprezzato dall’insegnante e dai compagni di scuola ed accrescere così la sua autostima e le sue abilità sociali.

Dott.ssa Giuliana Proietti

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  • 29 Dic 2008
  • Dr. Giuliana Proietti
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