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DENTRO E FUORI DI TE
Archivio Storico 2012-2018
Pagina n. 24
Persecuzioni e insicurezza
#1 07-10-2014, 08:02 PM
Salve, scrivo per la mia amica Marisa, che vive una situazione terribile.
Da circa quattro anni sta con uomo, e fin dall’inizio della loro relazione ha vissuto minacce, persecuzioni e soprattutto offese sul suo aspetto e sulla sua persona soprattutto virtuali dalla ex ragazza del suo ragazzo.
All’inizio sia lei che il ragazzo hanno vissuto la cosa con scetticismo a causa del celarsi di lei dietro profili con nomi falsi, poi Marisa si è convinta subito, il suo ragazzo ha aspettato molti anni, praticamente fino a quando le stesse cattiverie gli sono giunte da lei in persona dritte sul suo cellulare.
Marisa io l’ho sempre creduta una donna molto forte, è una tosta 🙂
Ma ultimamente, ora che finalmente il ragazzo ha usato maniere più rigide con la sua ex, ossia le ha detto che se non li lascia stare prenderà vie legali, ora che sembra che questa donna sia finalmente sparita, Marisa è insicura, abbattuta, mi ha confessato di avere paura che le cose orribili che quella donna ha detto siano vere. Tra l’altro questa donna ha dato prova di essere letteralmente ossessionata da Marisa, ha chiesto informazioni su Marisa ed è arrivata fino a suoi vecchi compagni di scuola e amici, una cosa inquietante.
Marisa non vuole alcun sostegno psicologico, ma io so che piange, che vive inquieta. Durante la battaglia è stata ferma e senza tentennamenti, e ora che sembra tutto finito, solo ora sta male? Non capisco.
Attendo cordiale riscontro,
Stefano
Gentilissimo,
Forse la consapevolezza è cresciuta pian piano e, all’inizio, neanche Marisa si rendeva conto di dove questa persona avrebbe potuto arrivare. La possibilità di non avere più dei segreti, delle cose che, magari solo per pudore o riservatezza, non avrebbe voluto svelare al mondo, può renderla molto inquieta.
Per questo, i social network sono terribili: non so se questa persona avrebbe potuto altrimenti arrivare agli ex compagni di scuola della sua amica! Forse, chi desidera un po’ di riservatezza, dovrebbe cominciare col chiudere qualche account…
Quanto a Marisa, se il suo tono dell’umore non dovesse risollevarsi, qualche seduta con uno psicologo, legato al segreto professionale (che a questo punto è fondamentale per lei) potrà sicuramente farle bene.
Cordialmente,
A20
Stanca della vita a 16 anni
#1 07-31-2014, 12:39 AM
Salve dottoressa. Sono lieta di avere l’opportunità di scriverle,e sarò ancora più sollevata se riuscirà a rispondermi. Cercherò di non dilungarmi troppo,di fare un respiro e rendere il tutto più comprensibile e meno noioso;non è facile,considerato il caos che ho in testa. Mi sento stanca della vita. Della MIA vita. Quando esco,nella mia piccola città,vedo sempre le stesse facce e faccio lo stesso giro per tre,quattro volte finchè la serata non termina. Questo mi fa davvero sentire in gabbia,mi fa stare male. Tuttavia nel profondo sento che non si tratta di un problema dovuto esclusivamente all’ambiente monotono in cui vivo (dal momento che il resto delle adolescenti è felice e spensierato), ma da ciò che ho dentro. Io,sul serio,non riesco a decifrare tutte le sensazioni negative che ormai padroneggiano dentro di me: sono abbastanza insicura, chiusa in una gabbia stretta: mi sembra che le sole persone in grado di capirmi siano altrove,lontano da me; amo il mondo,la vita,la natura,mi piace osservare,leggere,conoscere,e anche questo mi causa sensazioni sgradevoli,perchè mi sembra che mi piacciano troppe cose,e non riesca a decidere quale “strada” intraprendere fino in fondo,perfino quando si tratta di coltivare un hobby. Non mi piace l’idea di dover compiere scelte,probabilmente perchè non ne sarei in grado,sopraffatta dai dubbi. Inoltre,negli ultimi 2-3 anni sono diventata talmente dipendente dal giudizio degli altri da aver perso di vista la mia vera personalità. Sento che tutti sono “incasellati”,inseriti nella società,mentre io a volte non riesco neanche a sentirmi a mio agio quando cammmino per strada. La cosa che fa più male è che,di mio,sono un a ragazza piena di vita,appunto,che ama l’arte, e ama guardare al mondo secondo più punti di vista possibile. A quanto pare nessuno si accorge del mio sguardo in cerca di aiuto; a volte mi giudicano simpatica,altre isterica,altre timida,e questo perchè ho paura di mostrare la vera me. Probabilmente non ne sarei nemmeno più capace,dal momento che ho perso di vista chi sono veramente. Ogni volta che vedo un turista con le valige vorrei dirgli “per favore portami via. Salvami. Non chiedo altro”.Tutte queste sensazioni contrastanti mi rendono confusa,ho iniziato a fumare(è una cosa che nel mio piccolo mi fa sentire libera e padrona di me stessa,ma so bene che è solo un’illusione),e credo di essere sull’orlo di una crisi.
Ho 16 anni e sono stanca della mia vita. Ho 16 anni e non mi sento libera.
Spero solo che lei sia riuscita a capirmi,nonostante io abbia la certezza che le mie parole non siano state del tutto efficaci per rendere bene l’idea del caos che ho nella mia mente.
Gentilissima,
… Ed io sono lieta di risponderti (spero mi permetterai il tu, data la tua giovane età). Intanto complimenti, perché da come scrivi dimostri di essere una persona profonda, colta ed intelligente. Probabilmente stai vivendo un momento di incertezza perché non sai che strada prendere e la vita nella tua piccola città non è quella che desidereresti vivere. Questo però non esclude che, prima o poi, potrai lasciare quella cittadina e avventurarti per le strade del mondo: se lo vorrai veramente, questo potrà davvero succedere. (Non sono una veggente, mi baso solo sull’esperienza di tante persone che si sono date degli obiettivi e che hanno fatto di tutto per raggiungerli, riuscendoci).
Quanto al fatto che ti piacciono troppe cose, credo che questo più o meno succeda a tutte le persone che hanno diversi interessi e che sono curiose di scoprire i tanti aspetti della vita: secondo me dovresti pensare a questo tuo tratto di personalità come ad un punto di forza e non di debolezza, visto che denota la capacità di sapersi dare più opzioni.
Certo, ad un certo punto è necessario anche scegliere fra tutte queste opzioni… I dubbi e le insicurezze che oggi prevalgono però dipendono soprattutto dalla tua ancora scarsa esperienza di vita: hai solo 16 anni e probabilmente i tuoi sogni ed i tuoi desideri sono più grandi e più intensi delle poche esperienze che hai per il momento potuto fare nel tuo ambiente, data anche la tua giovane età. Crescendo, è un fatto naturale sentirsi più sicuri e più determinati.
Sui discorsi della “vera te” che non esce fuori, non mi trovi molto d’accordo: la “vera te” non esce fuori perché non c’è: sei una persona ancora in formazione, che sta studiando, che si sta studiando. La consapevolezza di sé che ha una persona adulta non viene dal cielo, ma nasce proprio da tutte queste riflessioni su di sé che si cominciano a fare nell’infanzia e che si moltiplicano nell’età dell’adolescenza, cioè nell’età che stai oggi vivendo. Il giudizio degli altri infine non è indispensabile e non è prevalente, ma è sicuramente importante, perché le persone si valutano e si giudicano mettendo a confronto ciò che pensano di sé stesse e ciò che ne pensano gli altri. Se qualcuno dunque esprime giudizi su di te, ascoltalo sempre con interesse e, se c’è qualcosa di critico che ti viene detto, prova a pensare se effettivamente alcuni cambiamenti al tuo modo di fare potrebbero esserti utili per migliorarti. (Se non servono, o non sono giusti, dimenticali, ma solo dopo averli presi seriamente in considerazione).
Per concludere, io ti suggerirei di evitare fughe in comportamenti autodistruttivi come il fumare, che danneggiano quanto hai di più prezioso, cioè la salute, e ti inviterei piuttosto a goderti questi ultimi anni di formazione nella tua città e con la tua gente: questi momenti che oggi giudichi noiosi e privi di senso probabilmente ti torneranno in mente ogni volta che ti capiterà di girare per strade sconosciute, incontrando solo persone sconosciute (e magari ti verrà anche un po’ di nostalgia…)
Ciao, stai bene 😉
Paura della famiglia
#1 07-12-2014, 03:10 PM
Salve, sono una ragazza di 18 anni ed ho un fidanzato di 21 anni e stiamo insieme da due anni. Nella mia famiglia lo conoscono tutti.. Nonni zii cugini l’ho presentato praticamente a tutti! Nella sua famiglia invece non sanno neanche della mia esistenza e se vediamo dei suoi cugini subito si nasconde o cambia immediatamente strada o mi lascia la mano e si allontana ed a me questo fatto da molto fastidio perché mi fa rimanere molto male.. Mentre quando era fidanzato con un’altra ragazza la sua famiglia sapeva che lui fosse fidanzato. Questa cosa mi fa stare molto male perché mi fa pensare che sono meno importante. Ora siccome mi sono stancata di questa situazione e ne abbiamo parlato e dice che vuole far capire alla sua famiglia che è fidanzato ma non vuole dirglielo lui stesso.. Come posso affrontare questa situazione? O almeno come posso aiutarlo a far capire alla sua famiglia che io esisto?
Gentilissima,
Forse bisognerebbe conoscere le ragioni di tutto ciò e in particolare capire se lui non vuole far sapere alla famiglia che sta frequentando una ragazza, oppure non vuole far sapere che sta frequentando te.
C’è qualcosa che lo mette a disagio? Parlatene apertamente. Se fosse solo un problema di timidezza e inibizione da parte di lui potresti provare a telefonargli a casa invece che sul cellulare, per far conoscere intanto ai suoi, almeno in voce, l’esistenza di questa cara amica del figlio… E se son rose, vedrai, fioriranno !
Avversione per il sesso
#1 07-21-2014, 01:47 AM
Gentilissima dottoressa,avrei bisogno di un consiglio,mia moglie eta’ 53 anni,da ormai tre anni si rifiuta di avere rapporti sessuali dicendo che a causa di problemi avuti nel corso degli anni adesso proprio non riesce ad avere rapporti ,prova un senso di schifo e anche se prova nei miei confronti molto affetto rifiuta categoricamente ogni tipo di contatto fisico
Gentilissimo,
Il problema in questi casi è che la donna ha voglia di fare sesso solo nei momenti in cui lo desidera veramente (che spesso possono effettivamente non essere frequentissimi); il fatto però che l’uomo pretenda (e spesso imponga) i rapporti sessuali molto più spesso, cioè anche quando la donna non ne ha la minima voglia, è un modo per far allontanare ancora di più la donna, che comincia ad associare pensieri negativi alle pratiche sessuali.
Comincia così un inesorabile circolo vizioso che porta molte coppie alla castità.
Che fare? Chiedere aiuto, attraverso una terapia di coppia.
Problema con il cibo
#1 07-11-2014, 01:07 PM
Buongiorno,
Sono un uomo di 43 anni e al momento godo di buona salute, nel senso che non ho particolari problemi, tranne uno psicologico (almeno credo) che mi affligge da quando ero molto piccolo. Questo problema è il rapporto che ho con il cibo: riesco a mangiare quasi tutto, ma non tutto! In particolare non mangio la frutta (per essere espliciti: TUTTA LA FRUTTA, DI QUALSIASI SPECIE E NATURA… tranne alcuni frutti secchi). Perché? Boh! Quando me lo chiedono rispondo semplicemente “perché non mi piace!”… ecco, questo è il mio grosso problema. E problema lo è diventato semplicemente perché a 43 anni lo ritengo inaccettabile: al di là di riuscire ad avere una sana alimentazione, sono convinto che si dovrebbe riuscire a mangiare di tutto, magari sforzandosi di farselo piacere per forza, non foss’altro per semplice buona creanza… ecco il punto: “per forza!”. Presto fatto, provo ma proprio non riesco, non va giù, non mi piace, mi viene da vomitare… possibile con TUTTI i tipi di frutta? Sì, con tutti… ma non capisco perché! Non è la consistenza, non è il sapore… non è la buccia, o se troppo o poco “umidi”… mi fa senso e nausea anche il semplice contatto, anche se non è marcia o ammaccata. Persino l’odore di molti frutti non sopporto… esempio? L’odore di cocomero per me è nauseabondo… quello di melone lo è ancor di più… nei pranzi, alla fine, quando arriva la frutta a volte scappo letteralmente e mi rifugio in bagno! Sarà la capoccia? Non mi rimane altro da pensare.
Aggiungo alcuni dettagli:
– Ne avverto la presenza anche se risulta “dissimulata” in molteplici altri ingredianti (ma una volta riuscii a mangiare un minestrone con le pere e mi piacque… ma mica lo sapevo che conteneva pere e non me ne accorsi, almeno quella volta… se l’avessi saputo? Non so dire, ammetto che forse non l’avrei nemmeno assaggiato).
– Non riesco a mangiare nemmeno le torte di compleanno se queste sono a base di frutta.
– Frullati? Non ne parliamo!
– Sbucciata, con la buccia, a pezzi, omogeneizzata… che ne so… cotta o cruda… non ci riesco proprio!
– Marmellate? Sì, riesco alcuni tipi: arancia, albicocca… ciliegia… pesca… ma non riesco se queste sono del tipo “naturale” o con troppi pezzi di frutta, o magari dolcificate con fruttosio. Le marmellate praticamente solo sulle fette biscottate o sulle crostate.
– Non mi piacciono nemmeno le bevande dolcificate al fruttosio. Riesco a bere thé alla pesca, ma se devo dire che mi piace direi una bugia.
– Bevo aranciate fatte con le arance (giusto per essere espliciti) ma le bevo con disgusto, come se mi facessi violenza contro me stesso.
Credo di avere un problema psicologico: è possibile “guarire”? Come? L’ipnosi può agire in modo da farmela assaggiare per forza e farmela piacere?
Vi ringrazio in anticipo dell’aiuto che mi potrete dare.
Grazie
Gentilissimo,
E’ quasi certo che dipenda esclusivamente da un problema psicologico. Probabilmente, scavando nella sua infanzia, anche attraverso l’ipnosi, che in questi casi funziona benissimo, sarà possibile rintracciare un episodio in cui lei sia stato forzato a mangiare frutta contro la sua volontà o abbia assistito a qualche scena traumatizzante mentre nell’aria si sentiva un aroma di frutta, o sia venuto a conoscenza di qualcosa che l’ha profondamente turbata mentre mangiava un frutto, oppure potrà ricordare una persona che l’ha profondamente spaventata o disgustata in qualche momento, mentre stava mangiando frutta… E così via.
Se riuscirà, come le auguro, a comprendere quale è il trauma che le ha impedito per tutti questi anni di gustare uno degli alimenti più prelibati che la natura ci offre, sicuramente riuscirà, a cibarsi anche di frutta, iniziando da quella che per lei è meno disgustosa, nella forma, nel colore, nel sapore e nell’odore, per poi arrivare gradualmente a quella che le produce attualmente il maggiore disturbo.
Buona vita e buona frutta!
Famiglia allargata
#1 08-10-2014, 11:48 AM
Salve
Sono una donna di 40 separata da 3 con due figlie una di 9 e una di 4.
Da circa due anni ho un compagno e da qualche mese si è trasferito a vivere con noi.
Fino a qui tutto bene… Le bambine lo adorano.
Da circa una settimana è arrivato anche il suo bambino di 6 anni per trascorrere un po’ di tempo con il padre poiché vive al nord con la mamma.
Anche questo aspetto ha entusiasmato tutti e lo abbiamo accolto con tanto di striscione…. Se nonché insieme al bambino sono arrivati anche i nonni paterni che vivono a circa un’ora di strada da casa nostra.
Capisco il desiderio di stare con il nipotino che non vendono mai ma francamente non capisco la loro invadenza… Per me e le mie figlie in fondo sono degli estranei.
La vita in casa e’ impossibile e io non so come sbloccare questa situazione senza ferire nessuno
Aiutoooo
Gentilissima,
Un sacrificio di qualche giorno durante il periodo delle ferie non mi sembra poi un fatto così grave… Del resto, se i suoi quasi-suoceri sono arrivati a casa sua, qualcuno deve averli pure invitati, giusto? Un po’ di tolleranza dunque può essere una risorsa per prevenire inutili screzi e superare gli immancabili disagi di queste famiglie così allargate, che talvolta possono davvero apparire senza confini.
Ovviamente, se lei si accorgesse che qualcuno desidera approfittare della sua disponibilità, dovrà necessariamente cambiare il suo atteggiamento, parlandone in primis con il suo compagno.
Auguri!
Non so cosa fare della mia inutile vita…
#1 08-14-2014, 05:24 AM
Mi chiamo Ivan è ho 25 anni. Sto passando un periodo non troppo bello che perdura da un paio di anni (forse 5) ma che solo ultimamente sta incidendo al massimo negativamente. Devo ammettere (anche se a fatica) che sono gay… sono un tipo solitario, infatti non ho amici, e molto ansioso, lo stato d’ansia si ripercuote, inconsciamente penso, su di me sottoforma di dolori allo stomaco. svenimenti, tremore e perdita del tatto alle mani, il che a sua volta innesca un circolo vizioso. Strettamente connesso al mio orientamento sessuale e la mancanza di esperienze, so da me che questo mi etichetta “da sfigato” (aggiungiamoci la fimosi al pene) ma purtroppo vivo una vita solitaria in quanto i rapporti amicali sono molto pochi, forse ciò è dovuto al mio carattere, sono sempre stato chiuso, ma ultimamente sta nascendo in me la voglia di farmi “amicizie” con ragazzi, non ho mai avuto amici con cui confrontarmi, venivo sempre deriso, umiliato, offeso e ciò ha inciso molto su di me…mi sento inutile, se mi rapporto agli altri ragazzi che vedo, che conosco di vista, con cui raramente ho scambiato qualche conversazione, sto male… inizio a pensare che io non dovrei vivere, che io a confronto con altri sono pari a zero, che se succedesse qualcosa sarebbe meglio se morissi io anziché altri. Non ho molta autostima, penso di non averla mai avuta, in compenso ho un forte ego, che me butta giù. Da un paio di anni a questa parte, dormire è diventato impossibile, la notte il mio cervello inizia a pensare, a buttarmi giù, mi pongo tante domande, tanti interrogativi, durante la giornata sono molto triste, ma è una tristezza “strana” più mi abbatto psicologicamente più mi sento sollevato, più mi sento una merda (scusate il termine) più sono felice di ciò. Dal punto di vista familiare… la situazione non è bella, vorrei andare a lavorare, ma mia madre mi impone di studiare.. sono arrivato alla conclusione che per mia madre io sia un mero trofeo da vantare quando vengono i “parenti”. Mio padre non è stato molto presente nella mia vita, anzi quelle poche volte che c’era, non erano affatto piacevoli.. ho passato l’età che va dai 15 ai 17 anni non parlandogli, ciò è dovuto a un “educazione” impartitami fin troppo pesante e manesca, aggiungiamoci insulti gratuiti, che di certo non hanno aiutato… ma il vero problema che ultimamente mi sta allarmando è l’attrazione sessuale che provo verso mio padre, non so perché ma vorrei farci sesso. Sono arrivato ultimamente a tagliarmi, trovo un sollievo enorme, quasi quanto a insultarmi da solo, solo per stare meglio mentalmente. cosa mi sta succedendo?
Gentilissimo Ivan,
Quando una persona si chiude al mondo esterno e si lascia cullare esclusivamente dai propri pensieri, positivi o negativi che siano, perde il senso della realtà e si avvia sulla strada della psicopatologia.
La prima cosa che le suggerirei di fare dunque è quella di tornare a confrontarsi con qualcuno: ottimo naturalmente sarebbe un terapeuta (magari anche sessuologo, per poter discutere liberamente anche dell’omosessualità): in mancanza, provi a cercare qualcuno con cui poter confrontare le sue idee ed esca dalla cella di isolamento nella quale si è volontariamente cacciato, per fuggire da una realtà che non le piace.
La realtà può essere cambiata: non è un destino quello di nascere vivere e morire nello stesso posto, o frequentare le stesse persone tutta la vita. Se lei non si sente sé stesso, se non è riuscito a diventare quello che voleva essere, se non è felice, è questo il momento di cambiare strada.
Cerchi dunque di accelerare gli esami per prendersi la sua laurea[i] (che prende esclusivamente per lei e per la sua vita)[/i] e poi cominci a chiedersi cosa renderebbe meno inutile la sua vita, cosa le piacerebbe realizzare e, soprattutto, come, dove e quando.
Quanto all’orientamento sessuale, le suggerisco di sperimentare e di sperimentarsi un po’, prima di appiccicarsi un’etichetta: troppo facile dire io sono così o non sono così, oppure mi piace fare questo o mi piace fare quest’altro, se non si ha la minima idea di quali sensazioni si possano provare in un rapporto intimo. Anche l’attrazione sessuale verso suo padre potrebbe non essere in realtà attrazione sessuale, ma solo desiderio (misto a rabbia) di stabilire con lui un rapporto più affettuoso, più intimo, rispetto a quello che ha avuto finora con una sorta di padre-padrone.
Per la fimosi al pene le suggerisco di contattare un urologo o un andrologo: in genere l’intervento permette alla persona di recuperare a pieno la sua funzionalità sessuale in pochi giorni e dunque non è assolutamente accettabile soffrire in silenzio per un problema che può essere curato con facilità.
Capisco sicuramente che può essere un piacere masochistico godere delle proprie sofferenze, sia psicologiche, sia fisiche, sia relazionali, ma le ricordo che aspettarsi che siano gli altri a venirla a tirare fuori dai guai è spesso una chimera. E’ lei che deve essere il primo a rispettarsi, a volersi bene, a perdonarsi e a permettersi di provare e di sbagliare, iniziando un cammino virtuoso che la porti fuori dal tunnel.
Se non potrà permettersi il supporto di uno psicologo, provi almeno a leggere un buon libro di auto-aiuto: a volte, per le persone introverse come lei, che fanno fatica a parlare di sé stesse con gli altri, può essere utilissimo leggere il pensiero di un altro su un libro, ricevendone informazioni o suggerimenti, oppure confrontarsi online con persone che hanno problemi simili ai suoi.
Ricevere la vita è come ricevere in premio un automobile: sta a noi prendercene cura, perché la nostra auto sia sempre bella ed efficiente, ma soprattutto perché sia in grado di portarci là dove desideriamo andare.
Coraggio!
Sono stato lasciato, sono un fallito
#1 07-25-2014, 09:27 PM
Buongiorno,
ho 33 anni e dopo 6 anni di Amore (2 abbondanti di fidanzamento e 4 di Matrimonio) alla fine è successo…
E’ successo ciò che capita a tanti ma che per ogni persona coinvolta rappresenta un grandissimo dramma…
Dopo che l’anno scorso (2013) mia moglie ha avuto prima una “mini” crisi a febbraio che sembrava rientrata e dopo che nell’estate (sempre del 2013) aveva avuto una grande crisi, apparentemente rientrata dopo mesi e mesi difficilissimi…
La settimana scorsa, in una soleggiata mattinata di Luglio, mentre facevamo colazione tardi (siamo stati in ferie 1 settimana) ho abbracciato e dato un bacio a mia moglie e ho visto che i suoi occhi erano spenti…
Stupito le ho chiesto e dai e ridai (credo che nessuno si accontenterebbe di un “mmm….niente…”) come un fulmine a ciel sereno (non abbiamo mai avuto liti grosse e il giorni prima eravamo andati alle terme ed in piscina) mi ha detto che non è felice, che NON MI AMA PIÙ e che si è innamorata di un collega che ogni tanto vede al lavoro.
Per questo collega (20 anni più grande) aveva già avuto un invaghimento molti anni fa ben prima che ci conoscessimo ma non c’era stato niente all’epoca e, a detta sua, lui non sa nulla neanche ora…
Mi ha detto che l’anno scorso ci aveva riprovato con me ma non sa se la crisi le è mai veramente passata e, oltre a ciò, mi ha di nuovo rinfacciato (come l’anno scorso) che le sembra che in casa sia sempre lei a dover fare e dare indicazioni su tutto…questo tra l’altro non mi risulta visto che in casa le faccende/pulizie le ho sempre fatte di mia iniziativa (nonostante i miei problemi di salute dato che da 14 anni sono malato di Sclerosi Multipla) al punto che sono io a doverle ricordare quando prendere le medicine…ma questo, sinceramente, mi sembra una scusa…o comunque un argomento facilmente superabile…
Ha detto anche che la (inevitabile secondo me) routine quotidiana non la rende felice e che vuole qualcosa di diverso (che cosa non lo sa…a detta sua).
Le ho proposto di parlarne, di andare a fare terapia di coppia ma lei non ha voluto perché “quando manca il sentimento non c’è nulla da fare”.
Personalmente ho sempre fortemente creduto nel Matrimonio e ora, a poco più di 1 anno dalla sua crisi scorsa e con l’aggravante che si è innamorata di un altro, vorrei solo sparire…
Non vorrei passare per bigotto ma personalmente credo fortemente nel valore del Matrimonio (così come credo che gli stessi diritti andrebbero estesi anche a conviventi, coppie di fatto, etero, omosessuali, etc…e come credo che il divorzio sia un diritto segno di progresso e civiltà…questo per farvi capire che non sono bigotto) e, nonostante mi stia distruggendo, nei giorni successivi ho cercato in tutti i modi di recuperare.
Per giorni abbiamo parlato, parlato, parlato…lei ha pianto, pianto, pianto…e io mi ero messo una maschera per cercare di tirarla su di morale (oltre a portarla fuori la sera, mettere musica allegra, cercare di farla sorridere e tutto quanto è stato in mio potere). Non nascondo che delle volte ho avuto una tremenda difficoltà e la maschera per qualche attimo scivolava via ma provvedevo prontamente di rimettermela.
Domenica è stata chiarissima, mi ha detto “non ti amo più ed è inutile che ti prenda in giro. Se riprovassi non mancherebbe nulla per essere felice se non per il fatto che non c’è più il sentimento” e a nulla sono valse le mie parole in cui cercavo con estrema lucidità (ma che dolore) di farle capire il mio punto di vista…ovvero che tra “cotta”, “innamoramento” e “Amore” c’è una grande differenza. Tra le varie cose le ho spiegato il mio punto di vista ovvero che l’Amore è come una pianta che va curata giorno per giorno e quando manca il nutrimento potrebbe sembrare morta salvo che, con la ripresa delle giuste attenzioni, può ricominciare a vivere grazie alle radici che ha e che può avere un Amore che ha portato a costruire un progetto di Vita.
Niente da fare…
La notte tra lunedì e martedì non sono riuscito a chiudere occhio dato che ho pianto a dirotto come un bambino per tutto il tempo…
Ed è dalla mattina di martedì che gradualmente, durante la giornata, e dolorosamente ho sviluppato la consapevolezza che non voglio più umiliarmi in quel modo davanti a lei pertanto la sera stessa con un grandissimo sforzo e con la morte dell’animo ho iniziato a parlare con lei dei temi pratici inerenti questa separazione.
Mi è sembrata stupita di questo mio comportamento e, assurdamente (almeno per me), è rimasta colpita del fatto che le abbia detto che non voglio più sentirla dopo che ognuno avrà preso la propria strada.
Mercoledì ho visto un avvocato e nel tardo pomeriggio lei mi mandava messaggi insistendo che voleva parlarmi, io dentro di me mi sono illuso che ci avesse ripensato, ma purtroppo le interessava solo sapere cosa aveva detto l’avvocato.
Quello che mi sta rendendo il tutto ancora più straziante è il fatto che ad Agosto il tribunale è chiuso e quindi per almeno un altro mese dovrò stare lì.
Dopo vedremo…dato che l’abitazione è cointestata così come il mutuo fatto per acquistarla nel 2009 io non ho le possibilità economiche per rilevare la sua quota della casa così come non potrei pagare il mutuo per intero quindi o lo fa lei o la venderemo…e sto ancora peggio al pensiero che il nido che avevamo costruito con tanto amore e tanto impegno non sarà più il porto sicuro in cui abitare.
Purtroppo per questioni economiche non posso permettermi di pagare le sedute da uno psicologo (ho uno stipendio “base” che non me lo permetterebbe e, oltre ai soldi del mutuo, spendo molti soldi per acquistare i farmaci contro la Sclerosi Multipla dato che solo una parte di questi li ho in esenzione).
Almeno non dovrò pagare gli alimenti perché guadagniamo (quasi) lo stesso stipendio mensile.
Mi rendo anche conto che i miei genitori a causa della situazione sono distrutti e nervosissimi quindi non posso nemmeno appoggiarmi troppo e il “grande amico della vita” pochi mesi fa ha deciso di non voler avere più niente a che fare con me (dopo che per 20 anni siamo stati come fratelli) in seguito ad un banalissimo litigio sulle vacanze estive (ho provato più volte a mandargli sms in questi giorni ma non risponde).
Sono proprio solo e l’unica persona con cui posso veramente lasciarmi andare…è il sottoscritto…
Mi sto riducendo in brandelli e che da un momento all’altro potrei crollare completamente con esiti non prevedibili per il mio organismo già minato dalla Sclerosi Multipla ma non riesco a fare diversamente…
Cominciamo dal titolo: essere lasciati non equivale ad essere falliti. Probabilmente la persona che l’ha lasciata si sente fallita come e più di lei, visto che è da tempo che solleva il problema della sua infelicità.
Purtroppo la vita non è sempre facile e sicuramente le malattie e le difficoltà economiche incidono parecchio sul tono dell’umore delle persone, per cui a volte si può semplicemente sognare una via d’uscita innamorandosi di una persona che rappresenta un elemento di novità e che promette una vita più facile, gradevole e tranquilla.
Non si lasci sfuggire anzitutto il particolare della grande differenza di età della persona scelta “a sua insaputa” da parte di sua moglie: potrebbe indicare il desiderio di una regressione ad un periodo della sua infanzia o dell’adolescenza in cui i problemi apparivano sullo sfondo e c’era sempre questa figura adulta ed autorevole (un padre? Un insegnante? Un allenatore sportivo?), che garantiva stabilità e serenità nella sua piccola comunità.
Mi sembra che la sua decisione di andare dall’avvocato dopo qualche semplice discussione e qualche pianto sia stata semplicemente troppo precipitosa. Capisco che lei voleva ottenere l’obiettivo di un immediato ripensamento da parte di sua moglie, ma secondo me, così facendo, ha preso la strada più sbagliata e controproducente che potesse scegliere.
Un avvocato non può costarle meno di uno psicologo e ricevere qualche sano consiglio in questo momento di smarrimento e di confusione l’avrebbe probabilmente aiutata a ragionare serenamente e a cercare qualche mezzo per salvare il matrimonio (il quale purtroppo non può resistere all’usura del tempo e alle difficoltà della vita semplicemente perché uno dei due partners coltiva “il valore del matrimonio”).
Se sua moglie si sente depressa e infelice, non sarà della buona musica a tirarla su, ma sarà invece importante costruire insieme qualcosa che possa aiutarvi a superare le difficoltà del momento e a guardare oltre.
Qualche seduta di terapia di coppia potrebbe permettervi di comunicare meglio, di affrontare, in un ambiente protetto e col sostegno del terapeuta, anche i discorsi più difficili, allo scopo intanto di liberarsi delle tante segrete preoccupazioni ed angosce che si sono nel tempo accumulate e, in secondo luogo, di trovare le giuste soluzioni ai vostri problemi, alimentando la speranza di un futuro migliore.
Infine, tenga conto che se si è profondamente depressi, ci si cura: oltre alla psicoterapia esistono anche i farmaci, che in un primo momento possono essere utilissimi per abbandonare la palude di pensieri negativi e devastanti in cui il depresso si sente impigliato. (E questo vale tanto per sé che per sua moglie).
Mi perdoni per il tono franco, che però ho voluto volontariamente usare per… Darle una “scossa”.
Il consiglio è quello di salutare il suo avvocato e provare a risolvere i suoi problemi in tutt’altro modo.
Le auguro, in ogni caso, tanta salute e tanta buona fortuna.
Violenza domestica
#1 08-29-2014, 10:33 AM
scrivo perchè consultando internet ho trovato il vostro sito e sinceramente nessuno finora mi è stato d’aiuto per un problema grave che riguarda me e la mia migliore amica.
In breve: ho 46anni e ho una coetanea che conosco dall’età di 3 anni. Siamo cresciuti insieme, a scuola insieme, vacanze, compiti, ecc. Mai litigato, mai uno screzio, anzi lei mi adorava come un fratello. Ci siamo persi di vista 20anni finchè nel 2001, dopo la sua separazione, ci siam ritrovati, come amici e ci siamo frequentati. Questa persona ha un tentato suicidio a seguito della separazione e ha subito violenza fisica da parte di un fidanzato che per fortuna ha lasciato. In seguito si è messa con un uomo, ma non le ha impedito, scettica sul futuro, di chiedermi un figlio, in caso la sua relazione naufragasse, seppure io fossi impegnato sentimentalmente con un’altra donna. Ha invece finalmente avuto un figlio da quest’uomo. La ritrovo l’anno scorso dopo 6anni, nell’imminenza della morte di mia madre a cui anche lei era legata.
La rinnovata amicizia appare subito inquinata dall’atteggiamento del marito il quale mal sopporta da subito sms relativi al funerale di mia madre, ricordi comuni d’infanzia, genitori di lei, ecc., poichè in vacanza al mare “davano fastidio”…
Tutto ciò la induce a dirmi di mandare sms solo in certi orari e ci costringe a incontrarci innocentemente x mesi, di nascosto, a cancellare i sms dal suo telefono, e ad impedirmi di incontrare i suoi genitori nonchè conoscere la sua bimba. Nonostante non abbiamo mai avuto rapporti sessuali, il ns rapporto è stato in questi mesi stretto, come l’affetto, la consolazione per il mio lutto e le dichiarazioni di lei che mi “acchiapperebbe” se non fosse innamorata di suo marito.
Poche settimane fa dopo aver rifiutato una sua proposta di incontro “casuale” col marito, l’epilogo:
vengo contattato al telefono dal marito, a sua insaputa, che mi insulta e minaccia in quanto ha preso il cellulare della moglie e letto i sms che lei si era dimenticata di cancellare, invocando il “diritto” di farlo in quanto marito, e non tollera che nessun uomo per nessun motivo, telefoni, messaggi o si incontri con la moglie.
Contatto lei che di fatto dà un colpo di spugna a 44 anni di amicizia, preoccupata di non venire “inguaiata di più da me”. La mattina il marito mi ricontatta ribadendo il tutto, concedendomi di parlare con la moglie che parla per frasi fatte, preoccupata di sua figlia e del suo futuro (è casalinga) e di aver dovuto fare una scelta. Accusa me, ma contemporaneamente dicendo di avermi difeso tutta notte e che il suo matrimonio non sarà più lo stesso visto la reazione del marito che mai avrebbe immaginato, ma che nemmeno una denuncia da parte mia riuscirebbe a fargli cambiare atteggiamento. Alla fine dice di chiamarla solo per problemi seri o “fra 10 anni”.
Non commento, chiedo scusa se sono stato prolisso, ma vorrei semplicemente sapere cosa fare, se adire x vie legali, per il bene della mia amica, con la “scusa” che vengo danneggiato anch’io, e poter avviare una qualche soluzione, o in altra maniera.
Distinti saluti
Gentilissimo,
Questa non mi pare “violenza domestica”, ma semplicemente “gelosia”.
In un rapporto di coppia ci sono infatti patti non scritti in cui certi comportamenti sono ammessi ed altri non lo sono (poiché vi sono coinvolti i sentimenti, non tutti i patti di coppia hanno la razionalità di un codice civile…).
Probabilmente la sua amica ha consapevolmente violato questo patto di coppia, in nome del grande affetto che nutre per lei, ma l’amore – che pure esiste – verso il marito e la responsabilità verso una figlia ancora da crescere l’hanno portata poi a decidere che, per il momento, la cosa migliore per lei e per la sua famiglia è quella di allontanarla.
In nome dello stesso affetto, che vi legherà per la vita, anche senza sms o incontri clandestini, credo lei farebbe molto bene a fare un passo indietro e a rispettare fino in fondo la scelta della sua amica (anche per evitare di diventare lei il “violento” della situazione).
Cordialmente,
Shock d’amore. Ho perso le emozioni, non le ricordo più…
#1 08-20-2014, 08:49 AM
Buongiorno!
È normale avere un’amnesia delle emozioni per una specie di intossicazione affettiva?
Sto passando dei giorni tremendi… L’uomo che ho frequentato per un anno — un uomo adorabile e passionale da un lato, ed emotivamente indisponibile dall’altro — ha interrotto la nostra relazione dopo che gli avevo a fatica espresso la mia insoddisfazione per la mancata condivisione di progetti tra di noi. Non ha voluto vedermi, mi ha scritto tramite messaggi che era offeso dal mio comportamento e non voleva vedermi per non complicarsi la testa. So che non mi ha mai amata e che si è concentrato solo sulla nostra intimità fisica: emotivamente era un muro, sebbene non mi pare che fosse un uomo insensibile ai sentimenti in genere. Non ha amato, a detta sua e di chi lo conosce, da 15 anni. Ora ne ha 37… ha avuto molte brevi storie, ed è stato sempre lasciato per i soliti problemi (il suo carattere sfuggente). Ma non è questo il problema. Io mi aggrappo disperatamente, con fantasie e sacrifici, a queste storie “a metà”. In questi giorni ho scoperto che sta frequentando un’altra donna, l’ha portata in vacanza e mi ha detto che è preso mentre lo supplicavo di vederlo per fare il punto di quel che è stato e rinunciare definitivamente a lui… Con freddezza me l’ha impedito e per orgoglio non ho insistito (scambierebbe il mio terrore per capricci). Sono crollata. La vita ha perso di senso, ho sintomi fisici dolorosi come un forte bruciore tra gola e pancia, panico da claustrofobia, e una specie di amnesia delle emozioni della mia vita (ricordo i fatti della mia vita ma non gli stati d’animo ad essi connessi). Ho fantasticato così tanto su di lui, mi fidavo di lui e credevo che non mi avrebbe mai trattata così anche se fosse stato sul punto di lasciarmi. Lo credevo umano, invece non ha saputo gestire il mio dolore e questo mi strazia. Per lunghi mesi l’avevo giustificato dicendomi che non si era mai innamorato, che aveva blocchi emotivi e corazza caratteriale… il fatto che ora sia “preso” da un’altra donna mi fa sentire indegna e disperata. Ho in orrore il modo freddo in cui mi ha trattata, non riesco più a ricordare la passionalità e la gentilezza che mi riservava… vedo solo una sbiadita figura ostile che mi ha liquidata tramite messaggistica. Ma di ogni cosa mi spaventa moltissimo il non ricordare alcuna emozione della mia vita: ho una memoria emotiva di appena dieci giorni… Ho già avuto un crollo simile, ma lì la sofferenza (episodio depressivo) per quanto profonda e cupa, non aveva fatto sbiadire la persona che l’aveva innescata, perché di quella persona non avevo mai avuto stima. Di quest’uomo, invece, mi fidavo ciecamente… Ora la sofferenza è più che dispiacere e mancanza e gelosia: è una sorda angoscia che ha preso il posto di ogni altro colore emotivo. È il vuoto.
Grazie per l’ascolto…
Gentilissima,
La conclusione della sua lettera: “grazie per l’ascolto” fa capire che lei non si aspetta nessuna risposta e che desiderava semplicemente esprimere in qualche modo questa sua delusione e questo suo dolore, gridandoli al mondo.
Le donne hanno a volte la particolarità di convincersi di poter cambiare gli uomini ed anche di poter trasformare una storia di solo sesso in una bella storia d’amore.
Spesso questa operazione riesce, a volte no. Non è colpa di nessuno, non è un suo fallimento. Forse era semplicemente una missione impossibile.
Vedrà che, con il tempo, le ritornerà il ricordo di tutte le sue emozioni, che ora tiene a distanza solo perché ha paura di farsi del male.
Cordiali saluti.
Rancore per una delusione molto pesante
#1 08-28-2014, 01:38 PM
Salve dott.essa,
sento proprio bisogno di avere un aiuto,ho provato a tirare ne fuori da solo, ma proprio non ci riesco.
Ho 26 anni e a 20 mi sono fidanzato con una ragazza che allora ne aveva 16, il rapporto andava molto bene, tanto che siamo stati insieme 6 anni, e negli ultimi 3 abbiamo convissuto a casa sua.
andavamo spesso a mangiare fuori con i suoi parenti e c’era un buon rapporto anche con loro.
detto questo..
Ovviamente nell’ultimo periodo le cose non andavano più bene, eravamo come su due binari diversi, un po per colpa mia e un po sua..io era disposto a parlarne e cercare di rimediare perché tenevo un sacco al nostro rapporto, e certe cose non si cambiano da u n giorno all’altro, bisogna ripetersele…
però mi sembrava che a lei non importa se più di tanto, abbiamo parlato 2 forse 3 volte e poi io mi sono stancato della situazione e sono tornato a stare a casa mia.
da quel momento lei a deciso di non vedermi più, ee anche io a dir la verità ero abbastanza stanco di questa situazione.
Finita la storia sono stato malissimo, e mi sono detto che probabilmente era l’abitudine a stare Con lei a farmi stare male, perché ora non c’era più.
Sono stato molto male e passando il tempo il malessere si attenuata leggermente giorno dopo giorno,. Fino a quanto o saputo direttamente da lei che dopo 1 mese che non stavamo più insieme abitava già a casa di un altro uomo, e che tante volte andava lui a casa di lei.e per di più gli aveva già fatto conosce i genitori. (suppongo quindi che si conoscevano già da tempo)
Ecco proprio questa cosa mi ha fatto crollare il mondo addosso, non riesco più a vivere, ci penso tutto il giorno da ormai 2 mesi, cerco di distrarmi il più possibile, ma niente da fare ogni momento e buono perché tutto mi ritorni in mente.
Sono arrivato al punto di pensare pensare che è solo rancore perché io non la amo più, anzi non l’amaro più da tempo.(penso che sia rancore , perché se dovessi incontrarla vorrei solo mandarla a quel paese!)
Ma questo rancore e straziante, mi sta prendendo la vita poco a poco! Non riesco più più a reagire a nulla, mi sento davvero impotente. ? Aggiungiamo il fatto che poi pur avendo un buon rapporto con i suoi genitori e parenti nessuno si è mai degnato di un piccolo messaggio o una telefonata di 2 secondi per chiedermi come stavo, questo fa sicuramente aumentare il rancore che porto dentro.
sono qui per chiedere un piccolo consiglio, un aiuto ad affrontare tutto ciò che mi sta rovinando.
Gentilissimo,
Dunque, se capisco bene, quando lei lascia la sua fidanzata e se ne torna a casa sua perché stufo di una storia che non la interessa più va tutto bene… Se invece lei si accorge di aver lasciato una persona che, come poi ha dimostrato, era stufa del rapporto quanto e più di lei, questo la fa soffrire…
Credo che lei dovrebbe mettere da parte questo sentimento di rancore, che serve solo a toglierle la tranquillità e il benessere, e ragionare sul fatto che la vostra storia è semplicemente cominciata troppo presto, quando eravate due persone in formazione, che non sapevano ancora chi volevano diventare e cosa fare della propria vita.
Spesso gli incontri giovanili si rivelano positivi, anche se compiuti praticamente ad occhi chiusi, ma si tratta solo di rari casi fortunati. [size=small]Nella maggior parte dei casi invece, crescendo, ci si accorge di avere esigenze diverse da quelle della propria adolescenza o giovinezza e, di fronte a questo, non resta che concludere la storia nel migliore dei modi, perché ne resti un buon ricordo e magari anche una buona amicizia.[/size]
Forse è stato prematuro e inopportuno iniziare a vivere insieme o a frequentare così assiduamente i parenti di lei. Non provi rancore nei loro confronti: essi non fanno altro che comportarsi nel modo in cui possono rendere più felice la loro figlia e dunque anche sé stessi (cosa che, immagino, anche lei potrebbe aspettarsi da parte dei suoi genitori, nel caso portasse in casa una nuova fidanzata…)
Guardi dunque avanti, senza voltarsi indietro, perché la sua vita adulta sta per cominciare.
Cordialmente,
Gelosia e rancore
#1 09-14-2014, 02:30 AM
Buonasera, scrivo come da titolo x un problema di rancore e gelosia
I fatti:
Mesi fa, durante la mia prima gravidanza, scopro una nuova amicizia femminile del mio compagno, questa ragazza lavora vicino a lui e si vedono ogni giorno, da subito, prima che diventassero amici, questa persona non mi è mai andata a genio e come è nella mia natura, l’ho fatto subito presente.
Avendomi tenuti nascosti gli sms che si scambiavano e avendoli cancellati sempre tutti posso solo fidarmi e credere che fosse realmente solo un’amicizia.
Quando ho casualmente scoperto lui che si messaggiava, chiamo quello ke credevo un amico comune per rintracciare lei e chiedere la sua versione dei fatti, questo “amico” mi ride in faccia e mi prende in giro, la mia risposta è stata di odio assoluto e da allora x me è una persona morta.
Purtroppo questo personaggio ha avuto il potere (dato che x un paio di giorni ho discusso anche con il mio compagno in sua presenza, ma mai dei clienti) di farmi perdere il lavoro, lavoravo nel locale dove di giorno lavora il mio compagno e anche io ci lavoravo part time di mattina e al sabato sera.
Ora, il mio compagno giura di non aver più avuto rapporti con la ragazza che comunque é ogni giorno li da lui a bere il caffè con gli altri colleghi di lui.
Adesso xo al mio compagno è stato chiesto di lavorare (sottopagato) anche la sera, e la ragazza va li anche la sera.
Il locale chiude molto tardi (anche alle 4 di notte) e io ogni volta ci perdo il sonno.
tra l’avermi nascosto questa sua amicizia, l’essere stata presa in giro e lasciata a casa di punto in bianco e adesso dover vedere lui che torna in quel posto io nn so piu come comportarmi come reagire come nom perderci il sonno e come vivere serenamente.
Nn so “lasciar andare” il mio rancore verso tutto quel posto verso quel personaggio meschino..
credo di aver bisogno di una mano xke tenermi questo rancore non mi fa per niente bene…
parlarne con il mio compagno è escluso, dato che ogni volta sfocia in una lite mostruosa, perdonare quell’altro è l’ultima cosa che farei al mondo…
non so come liberarmi…mi sento soffocare da questa cosa…
Spero di essere stata abbastanza chiara nell’esposizione…
GrAzie x aver letto il mio messaggio e scusate la lungaggine..
Gentilissima,
Credo che in effetti potrebbe farle molto bene scaricare tutte queste emozioni negative parlandone con una persona che non le rida in faccia, che non le faccia perdere il lavoro, che non vada a raccontare i suoi segreti a tutti. In altre parole, uno/a psicologo/a.
Basterà qualche seduta, per avere consulenza e sostegno, in modo che lei possa vedere le cose con maggiore lucidità e decidere quale atteggiamento tenere in futuro verso tutte queste persone che ha citato, in modo da creare intorno a sé un ambiente accogliente e sereno.
Cordialmente,
Non so’ piu cosa fare…..
#1 09-25-2014, 09:06 AM
salve , abbiamo 2 figlie , 10 anni di matrimonio e pensavo che mia moglie era felice con me, invece improvvisamente mi comunica piangendo la sua infelicita’ che dura da 5 anni dicendo che sono cambiato che non la consideravo che era impossibile parlare con me che lei ha accettato tutto senza dirmelo,,,,e chiaramente non c’e’ stato piu’ alcun rapporto sessuale.
Io mi ero accorto di questo comportamento e ho cercato nel corso di questi anni di aprlare con lei e cercare di capire che succedeva, ma lei tutte le volte mi diceva che non sis sentiva di prendere l’iniziativa e che aveva un blocco psicologico avvenuto subito dopo il parto ( seconda figlia ).
Ora ha fatto esplodere il tutto dicendo che non sapeva piu’ se mi amava che non voleva piu’ vivere cosi’ che e’ stata trattata male da me in passato che gli facevo pesare tutte le cose che fa criticandola in continuazione.
Ma e’ possibile tutto cio’ ?? mi ha esluso nella maniera piu’ totale la presenza di qualcun altro e allora abbiamo iniziato un percorso di chiarimenti che ha portato pero’ me ad andarmene da casa poiche’ non reggo piu’ l’umiliazione di essere ignorato sotto questo punto di vista ( sessuale ) .Mi ha chiamato allora dicendomi che ha pianto tutte le notti che senza di me non ci puo’ stare che ha bisogno di essere aiutata poiche’ pensa di amarmi ancora e il suo prolema lo vuole risolvere insieme a me andando prima dal suo ginecologo e poi magari da uno specialista…..
potete darmi un consiglio in questo senso?? e’ il percorso giusto?? cosa puo’ essere successo??
e’ chiaro che tutto questo periodo e’ stato condito da mezze verita’, bugie ecc……..
Il percorso della terapia di coppia è sicuramente il più indicato per cercare di ristabilire la comunicazione tra di voi e ritrovare l’equilibrio perduto. In fondo non ci sono (apparentemente!) grossi conflitti fra di voi, tradimenti, perdita della fiducia e della stima reciproca, ecc.
Da come lo descrive il suo matrimonio è semplicemente “stanco” ed il vostro rapporto intimo, la vostra complicità di coppia, hanno via via ceduto il passo ai vostri doveri familiari e genitoriali, lasciando poco spazio e poco tempo per il piacere, lo svago e il divertimento.
Quanto alla sessualità, le potrà sembrare strano, le donne insoddisfatte della relazione con il proprio uomo perdono anche l’interesse sessuale nei suoi confronti.
Tutto dunque dovrà ricominciare da qui: trovare nuovi modi di dedicarsi del tempo, ripristinare i comportamenti di seduzione e di corteggiamento, modificare il vostro stile di vita, in modo da ritagliarsi nuovi spazi per stare insieme.
Per fare tutto questo occorre un percorso psicoterapeutico che potrà impegnarvi per sei-dodici mesi, ma che in alcune situazioni è forse l’unico mezzo che ha la coppia per ritrovare un po’ di benessere e magari anche un po’ di felicità.
Saluti e auguri.
PSICOLOGIA - SESSUOLOGIA
Autori: Dr. Giuliana Proietti - Dr. Walter La Gatta
Terapie Individuali e di Coppia
Chiusura totale! Matrimonio finito!!
#1 08-31-2014, 07:21 PM
Salve dott.essa, Mi chiamo Andrea, sto passando un periodo terribile della mia vita, dopo 18 anni insieme , e con un bambino di 8 anni, mia moglie mi ha detto che non mi ama più che il sentimento non c’è più e che mi lascia, per me è stato uno shock e un dolore indescrivibile.
Non vuole darmi nessuna possibilità di sistemare le cose e si è chiusa in se stessa senza lasciarmi nessun margine per poter ricostruire il nostro rapporto, parla già di separazione e divorzio. Io sono crollato emotivamente e psicologicamente perché non pensavo assolutamente ci fossero problemi tra di noi di questo tipo. Abbiamo passato un brutto periodo lavorativo entrambi perdendo il lavoro e dovendo reinventarci in autonomia la maniera di andare avanti, economicamente la pressione era sempre alta e di questo ne soffrivamo entrambi, quando la vedevo giù mi diceva che era stufa e stanca della situazione ed io pensando si trattasse di un problema economico lavorativa la tranquillizzavo e mi buttavo di più nel lavoro per poter tirare avanti, non pensavo fosse un problema tra di noi.
Ho avuto problemi di attacchi di panico in passato e agorafobia che mi hanno cambiato molto, ma con due anni di psicofarmaci sono riuscito ad uscirne fuori grazie a lei e a molta forza di volontà, ma mi rendo conto di non essere ancora l’uomo di prima.
La pressione lavorativa ed economica c’era ma coinvolgendola in progetti decisi insieme pensavo che le cose potessero migliorare così abbiamo venduto casa per comprarne una più grande per farci anche uno studio privato visto che le cose anche se di poco sembravano cominciare ad andare meglio.
Ora che la casa vecchia è stata venduta e la caparra della nuova versata mi dice che non mi ama più che è finito l’amore tra di noi che siamo ancora giovani e possiamo rifarci una vita (abbiamo 37 anni e stiamo insieme da quando ne avevamo 19). Ho provato a convincerla a venire da uno psicoterapeuta di coppia per capire meglio la situazione, ma dopo il primo incontro conoscitivo ,lo psicologo ha detto ad entrambi che con lei non poteva fare niente perché c’è una chiusura totale, ma con me poteva lavorare per gestire il dolore. Io avendo solo quella mano tesa in quel momento ho accettato di cominciare un percorso con questo terapeuta più che altro per sapere come gestire questa cosa in maniera meno traumatica possibile per mio figlio che è la cosa più bella e importante della mia vita. Purtroppo dopo che il terapeuta ha detto che con lei non si poteva fare nulla data la chiusura lei si è sentita ancora più forte in questa decisione presa.
E’ tutto troppo veloce e inaspettato il dolore è troppo forte per me.
Ora mi trovo a dover lasciare la casa dove abitavamo entro 4 mesi, sistemare mio figlio e mia moglie in un’appartamento in affitto senza di me che sono tornato a vivere con i genitori. Lei non mi vuole parlare dei problemi per non “rivangare il passato” recita un mantra che dice che è tutto inutile e ormai ha deciso. Io mi trovo a dover rispondere trattenendo le lacrime ad un bambino di 8 anni che mi dice “Papà io non voglio che vi separiate, la mia vita mi piace così com’è”. Ho cercato l’aiuto di amici e genitori perché il dolore è veramente troppo e ho trovato un grande supporto. Lei mi dice che mi vuole ancora molto bene ed è dispiaciuta per il dolore che mi sta causando ma se non c’è l’amore non ha senso andare avanti. Tutti i miei amici e i miei genitori quando hanno saputo dell’accaduto sono caduti dalle nuvole, non c’erano avvisaglie e non aveva parlato con nessuno di questo malessere. Io devo capire per poter dare un senso a questo disastro, distruggere un nucleo famigliare così unilateralmente senza darmi una possibilità è troppo dolore. Lei non vuole farsi aiutare perché ora dice di essere finalmente serena e leggera, ora che non dovrà imbarcarsi in un mutuo nuovo pesante. Ma se io avessi saputo che stava male con me non le avrei detto di vendere casa per prenderne una più grande ma una più piccola e gestibile!!
L’amore dopo 18 anni insieme non è quello di quando avevamo 19 anni questo io lo so, e pensavo che anche lei avesse la maturità per saperlo, ora mi trovo a 37 anni distrutto che devo riconsiderare la mia vita che pensavo stesse andando bene.
Cerco nelle persone vicine un perché a tutto questo dolore e scopro che andava dalla madre e dalla sorella e da qualche amica a confidarsi a farsi dei pianti e a dire quanto era infelice, ma a me non diceva nulla di questo.
Ho pensato che la pressione per la nuova casa e il lavoro l’abbiano spinta a prendere questa decisione, ma il dolore che sta generando in me e in un bimbo di 8 anni è qualcosa di indescrivibile ora io cerco di pensare al bene di mio figlio e solo a lui perché non si merita quello che sta succedendo.
Io l’amo ancora molto ora le sto lasciando il suo spazio pregando il signore che mi dia una possibilità di poter aggiustare le cose, Lei dice che ci ha provato ma le cose non funzionano più come prima, io non sapevo che ci stava “provando” se me lo avesse detto ci avrei provato anche io, ma ripeto le cose sembravano andar bene e lei sembrava esser felice.
Cosa posso fare? grazie Andrea
Gentilissimo,
Probabilmente il collega avrà capito che sua moglie si era presentata all’incontro conoscitivo senza avere alcuna intenzione di cominciare la terapia vera e propria. Lo psicologo non può mai aiutare chi non vuole farsi aiutare e forse avrà ritenuto che l’unico intervento possibile fosse quello di sostenere lei in questo percorso doloroso che vi sta portando alla separazione.
Lasciarsi perché l’amore della vostra adolescenza è finito mi sembra una decisione un po’ infantile, perché in una coppia di lunga durata quel tipo d’amore termina dopo i primi anni (a volte anche mesi) di convivenza, per lasciare il posto a un sentimento diverso, che implica affetto, vicinanza emotiva, complicità, desiderio di intimità e di condivisione.
Niente che faccia venire le farfalle nello stomaco insomma, ma qualcosa che dà sicurezza, appartenenza, progettualità. Fra l’altro, avete un figlio di 8 anni, che incarna in sé stesso un vostro progetto di vita condiviso, che non può essere abbandonato a sé stesso su due piedi semplicemente perché “l’amore è finito”.
L’amore è un sentimento molto nobile, ma volatile, leggero: se un’unione dovesse contare solo sull’amore passionale del primo periodo non potrebbe durare e le persone sarebbero costrette a passare da un rapporto di coppia ad un altro per ritrovare la perduta felicità.
Tutto questo per dire che occorre non abbattersi di fronte alle prime difficoltà: in un rapporto di coppia che duri, di crisi come queste possono esservene anche molte. Ogni tanto infatti c’è bisogno di cambiare, di ritrovare l’equilibrio, anche in funzione dei cambiamenti che la vita, le esperienze, le circostanze, il fato ecc. hanno prodotto nei due partners, singolarmente e nella relazione.
Concludendo, le consiglierei di tenere duro, di manifestare con chiarezza a sua moglie di essere pronto a rimettersi in discussione, cambiando tutti i comportamenti e gli atteggiamenti che hanno prodotto il senso di delusione che sua moglie sta sperimentando. Ovviamente, questa offerta di cambiamento dovrà essere seguita anche da un atteggiamento simile di sua moglie, che per il momento sembra impossibile, ma che potrà avvenire se lei invece di piangere, di disperarsi, di andare a cercare conforto di qua e di là cominciasse a mettere in pratica i cambiamenti possibili già da ora, riportando il sorriso in casa sua (soprattutto per suo figlio).
I momenti bui, le sue disperazioni, le condivida invece con lo psicologo, che può ascoltarla come nessun altro parente e conoscente ed in più deve rispettare il segreto professionale, per cui tutto quello che lei dirà non potrà mai essere usato contro di lei.
Auguri e… Coraggio!
Identità di genere
#1 09-23-2014, 03:19 AM
Un saluto a tutti.
Ho 26 anni e mi confronto quotidianamente con la sensazione di non sentirmi rappresentato dal mio corpo di uomo.
Non é un corpo che odio o disprezzo; non mi ci sento intrappolato dentro. Solo non ha molto a che vedere con il modo in cui percepisco me stesso.
Questa condizione influenza ogni aspetto della mia vita: quello sessuale, quello relazionale in assoluto, il rapporto con il mondo del lavoro… Mi addolora il fatto che sia impossibile per chi non mi conosce vedermi per quel che sono; non sopporto che la persona con cui sto mi consideri convintamente maschio e che desideri entrare in contatto con i miei organi genitali; non mi piace avere la barba e che sia impossibile renderla invisibile con un semplice rasoio. All’ idea di perdere i capelli divento pazzo. Quando penso al mio futuro vedo me, ma al femminile.
Quando dico “al femminile” non mi riferisco a trucco, abiti e cose simili, ma al mio corpo, tranne che per il pene e i testicoli; non ho alcun rapporto con loro, non ho quasi erezioni spontanee (ne ho con il mio ragazzo ma non ne faccio nulla) e nel complesso la loro presenza non mi infastidisce troppo, quindi non mi sottoporrei ad alcun intervento in questo senso.
Da che ho memoria, mi sono sempre sentito una persona di sesso femminile; mi identificavo in figure femminili, nei miei giochi ho sempre interpretato eroine e personaggi femminili. Gli altri con me non c’entravano nulla, appartenevano ad un altro universo…
Non vivevo con disagio tutto questo, evidentemente la fantasia mi bastava.
Specifico che, pur avendo sperimentato, non mi vesto da donna ne mi trucco. Lo desidererei, ma non da solo. Non sono un crossdresser, e li considero ornamenti superflui. Inoltre a me non interessa avere un aspetto gradevole, della bellezza non mi importa (quasi) nulla.
Ho blaterato tutto ciò per sfogarmi e magari ricevere qualche buon consiglio: dovrei pensare seriamente di sottopormi ad una terapia psicologica e nell’eventualità anche ormonale? O posso convivere con questo disagio, in qualche modo? Ho spesso pensato che il genere fosse solo una limitante sovrastruttura e che non dovesse avere alcun ruolo nella mia vita, ma più vado avanti più mi rendo conto che per me non é cosi semplice…
Pensate anche che al momento non dispongo di soldi miei, e in famiglia nessuno sa davvero nulla.
Che casino. (: Spero di essermi fatto capire, almeno un po’.
Che dire, grazie in anticipo per aver letto, un saluto!
Preciso che un’altra ragione per cui non mi dichiaro ufficialmente come persona transessuale é che nemmeno io sono sicuro di esserlo; posso definirmi transgender, in assoluto, ma non necessariamente transessuale (nonostante questa perpetua sensazione di infelicità in relazione al mio sesso biologico). Spiegare tutto ciò a qualcuno che non sappia niente ma proprio niente in proposito é alquanto difficile.
Ancora un saluto e grazie in anticipo per l’attenzione e la risposta!
Gentilissimo/a (scelga lei!)
Credo che il bisogno di doversi necessariamente classificare come questo o come quello sia un retaggio del passato, di mondi socialmente e tecnologicamente primitivi, che non ammettevano la complessità.
Oggi si va in un’altra direzione e può essere ammesso (e soprattutto, compreso) che una persona possa non sentirsi né uomo né donna, o sentirsi entrambe le cose, anche se in certi momenti particolari si sente invece completamente diverso/a dal suo sesso di appartenenza.
Del resto le differenze tra i generi stanno sempre più sfumando, i bambini e le bambine vengono oggi cresciuti in modi (quasi) uguali e dunque ciò che le consiglierei è di vivere la sua vita con il suo ragazzo (o chi per lui) senza sentire l’ossessivo desiderio di doversi classificare, per giustificare (a chi?) il suo non sentirsi completamente adeguato nel suo ruolo di genere.
Se invece non si trattasse solamente di un lieve disagio che le crea qualche piccolo imbarazzo sociale (come io l’ho interpretato), ma fosse per lei qualcosa di più profondo, che le crea un grave disagio esistenziale e che le impedisce di costruirsi un’identità stabile o di vivere serenamente, allora non ci sarebbe altro da fare che prendere contatto con chi si occupa della ri-attribuzione chirurgica di sesso: una decisione drastica, che secondo me andrebbe fatta solo quando appare come l’unica realmente percorribile.
In ogni caso, le auguro molta felicità.
Dr. Giuliana Proietti
Intervento del 14-09-2024 su Sessualità e Terza Età
Dr. Giuliana Proietti
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