Dall’ansia sociale alla Internet Addiction

Dall’ansia sociale alla Internet Addiction

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Articolo datato

Convegno DAL DISAGIO ALLE DIPENDENZE Ancona 24 Novembre 2007

Dall’ansia sociale alla Internet Addiction
Relatrice: Dr. Giuliana Proietti

Paure e Fobie

Per iniziare questo percorso che ci porterà a parlare di fobie sociali e comportamenti compulsivi di ritiro nella realtà virtuale, partiamo dalla definizione psicologica di alcuni concetti essenziali, come le paure e le fobie. In senso psicologico, vi sono delle differenze fra il concetto di ‘paura’ e quello di ‘fobia’. La ‘paura’ ha motivazioni reali, oggettive ed in alcune circostanze può provocare una salvifica situazione di allarme fornendo all’individuo la forza fisica per evitare un pericolo. La ‘fobia’ invece è una paura soggettiva, che viene dall’interno e che non ha motivazioni oggettive. Non per questo è meno dolorosa per chi la vive e non per questo le reazioni di allarme che causa all’organismo sono più lievi di quelle di quella che abbiamo definito semplicemente ‘paura’.

A29/A7

Fobie specifiche

Nel DSM IV, il manuale statistico e diagnostico in uso agli psichiatri di tutto il mondo, le fobie sono considerate dei ‘disturbi d’ansia’ ed esse si distinguono in fobie ‘specifiche’ e fobie ‘sociali’. Le fobie specifiche si riferiscono a specifici oggetti o situazioni. Ricordiamo, a titolo di esempio, la paura dei ragni (aracnofobia) oppure quella di volare (aerodromofobia), o quella dei peli (tricofobia). Sono state individuate centinaia di fobie specifiche. Come si è detto, che si tratti di ‘paure’ o di ‘fobie’ il risultato di attivazione che esse producono nell’organismo non cambia, dal momento che entrambe sono capaci di generare ansia. Sintomi tipici di ansia sono: palpitazioni, debolezza, svenimento, aumento della pressione sanguigna, respirazione rapida, respiro affannoso, pressione al torace, senso di soffocamento, incremento dei riflessi, tremore, spasmi muscolari, bocca e gola secche, sudorazione aumentata, momenti di caldo o freddo, prurito
impulso a urinare, rossore del volto o pallore, perdita di appetito, nausea, dolori addominali, bruciore di stomaco, vomito, rigidità. In alcune persone essi si esprimono tutti insieme, mentre in altre se ne possono manifestare solo alcuni.

Dall’ansia fisiologica all’ansia patologica

Lo stato di ansia dunque può essere utile per l’organismo, in quanto riesce a determinare una condizione ottimale per fronteggiare le situazioni di pericolo e di minaccia attraverso comportamenti di attacco o di fuga. L’essere umano conosce i sintomi ansiosi sin dall’inizio della sua avventura sulla terra. Mentre un tempo l’ansia svolgeva un ruolo utile e adattivo per l’essere umano, ad esempio per difendersi dagli animali feroci, oppure per procurarsi del cibo in una lotta impari con animali molto più dotati di armi letali (si pensi ai veleni dei serpenti, agli artigli dei rapaci, alle mascelle di alcuni carnivori), l’uomo contemporaneo spesso non ha più bisogno, per lo stile di vita che conduce, di questo alto livello di attivazione dell’organismo, prodotto da fattori cognitivi e vari stimoli interni ed esterni. L’ansia per questi motivi può diventare patologica.

L’esasperazione delle reazioni di allarme dovuta alle modificazioni fisiologiche del corpo rende l’ansia patologica. Il soggetto che osserva su sé stesso i sintomi d’ansia può facilmente spaventarsene, innescando il meccanismo che porta dalla paura all’ansia e dall’ansia alla paura. Si finisce dunque per avere ‘paura di avere paura’.

Nel caso dell’ansia sociale, le sensazioni fisiche sperimentate sono fragilità, senso di trasparenza del corpo, come se tutti potessero guardare dentro il proprio sé, incapacità di difendersi, carenza di autocontrollo. Si ha la sensazione, spesso errata, di essere osservati e valutati negativamente degli altri, pensieri negativi su sé stessi e sulle proprie prestazioni. Spesso si sopravvalutano gli altri (sentendoli come più potenti, più competenti ecc.), oppure si sopravvalutano le richieste e le difficoltà specifiche delle situazioni sociali.

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Timidezza e Fobia sociale

Come c’è una differenza fra ‘paure’ e ‘fobie’, c’è una sostanziale differenza anche fra ‘timidezza’ e ‘fobia sociale’. La timidezza infatti può essere presente in alcuni periodi dell’infanzia ed è comune in adolescenza. Malgrado le inibizioni, il timido perviene spesso ad un adattamento sociale soddisfacente ed inoltre l’ansia del timido non è opprimente e non porta ad evitare gli incontri e le relazioni, come accade invece nelle fobie sociali. Le cause della fobia sociale sono biologiche (ereditarie), psicodinamiche (legate alla vicenda personale del soggetto) e sociologiche (connesse all’ambiente, all’epoca e alla cultura di riferimento) e pertanto sarebbe sbagliato considerarne solo gli aspetti organici. Si valuta che soffrano di fobia sociale dal 5 al 25% delle persone (il dato non è preciso, perché non è semplice stabilire quale è la linea di demarcazione fra timidezza e fobia sociale).

Paure tipiche di chi soffre di fobia sociale

Le paure tipiche di chi soffre di fobia sociale sono: paura di parlare (in pubblico, con estranei, con persone autorevoli, ecc.); usare il telefono, consumare i pasti davanti agli altri, partecipare ad attività sociali (sportive, musicali, teatrali, ecc.), frequentare bagni pubblici, ecc. Le conseguenze di tutto ciò portano il soggetto a sviluppare una particolare sensibilità alle critiche, al rifiuto, alla disapprovazione, alla drastica riduzione delle attività sociali. Si provano anche senso di incompetenza o inadeguatezza, oltre che scarsa stima di sé.

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Internet

Come tutti sappiamo Internet è uno strumento utile e capace di offrire all’utente molte opportunità. Su Internet possiamo fare spese, telefonare, raccogliere e condividere testi, immagini, filmati e musica, conoscere nuovi amici, fare ricerche di tutti i tipi, giocare, ecc. Per le persone che hanno problemi nei rapporti sociali però, Internet può offrire particolari opportunità che mancano nella vita reale e diventare per questo uno strumento pericoloso. Esso infatti può offrire l’opportunità di sperimentare una nuova identità, completamente differente da quella reale, di interagire con gli altri in forma anonima, di vivere in un ‘mondo di fantasia’, trovando appoggio sociale, soddisfazione sessuale, riconoscimento e potere. Internet può dunque diventare un rifugio, per evitare di far fronte alle situazioni spiacevoli della vita (es. crisi matrimoniale, problemi sul lavoro, solitudine, ecc.). La sua pericolosità nei confronti delle persone che soffrono di fobie sociali sta nella preferenza che si può arrivare a provare per la vita virtuale, a scapito di quella reale. Se ad esempio una persona nella vita non ha successo personale né lavorativo, non ha amici e non è soddisfatta di sé, mentre nel mondo virtuale vive una situazione esattamente contraria, può accadere che il soggetto, paradossalmente, si senta più gratificato dalla sua vita sul Web che dal suo ambiente reale.

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Internet Addiction Disorder

Precisiamo anzitutto che, quando si parla di Internet Addiction, ci si riferisce all’uso di Internet ma anche al semplice uso del Computer, senza far riferimento ad una particolare attività.
La dipendenza da Internet è una dipendenza comportamentale, non chimica: una ‘dipendenza senza droga’. Non è certamente lo strumento Internet a generare la dipendenza in chi lo usa, ma ormai è risaputo che questo strumento, usato da persone che hanno già dei problemi psicologici e sociali, può portare ad una dipendenza patologica. In questo senso vi è anzitutto un indebolimento del legame autentico con la realtà. Non meno importante è la manifestazione di problemi relativi alla salute fisica e alla vita sociale del soggetto, nonostante i quali la persona non riesce a cessare le sue attività in rete. Chi soffre di fobia sociale può trovare in Internet una ‘cura’ capace di alleviare i suoi disturbi: si entra così in un circolo vizioso di fuga dalla realtà, per rifugiarsi in un mondo virtuale che appare maggiormente soddisfacente. I comportamenti dovuti alla dipendenza cominciano così ad interferire significativamente con le abitudini della vita normale, anche se gli effetti fisici e psicologici subiti non vengono considerati così devastanti come quelli ‘chimici’ e questo può portare a sottovalutare il problema.

Cosa si cerca su Internet?

Dagli studi compiuti in proposito si evince che sul web si frequentano anzitutto siti di giochi e chat oltre che siti pornografici (Morahan-Martin e Schumacher, 2000; Chou and Hsiao, 2000; Chak and Leung, 2004; Leung, 2004; Simkova e Cincera, 2004; Meerkerk et al., 2006).

I soggetti particolarmente interessati all’uso di Internet, secondo alcuni studi, sono generalmente: Isolati (Nalwa and Anand, 2003; Nichols and Nicki, 2004), Depressi (Kim et al., 2006), Timidi e Pessimisti (Chak and Leung, 2004),Privi di autostima (Niemz et al., 2005).

Kimberly Young, una psicologa che ha compiuto ricerche pionieristiche su questa dipendenza, ha da tempo individuato cinque specifiche dipendenze da Internet: relazioni virtuali (coinvolgimento affettivo verso persone conosciute online a scapito dei rapporti con familiari e amici, portando ad instabilità coniugale familiare); giochi virtuali (gioco d’azzardo patologico, videogames, giochi al computer come Solitario e campo minato), sesso virtuale (scaricamento, utilizzo, commercio di materiale pornografico online, chat erotiche ecc.) , ricerca ossessiva di informazioni (ricerca e organizzazione ossessiva di dati dal Web, senza riuscire più neanche a comprenderne l’utilità) ed infine la ricerca ossessiva di notizie relative al lavoro che si svolge nella vita reale.
Recentemente a queste cinque dipendenze la Young ne ha aggiunta una sesta (la dipendenza da e bay: persone che passano giornate intere comprando e vendendo su e-bay)

Va detto che le attività svolte in rete non si trovano solo su Internet, ma in rete esse sono facilitate dall’anonimato e dalla semplicità con cui è possibile praticarle, senza uscire di casa e senza sottoporsi al giudizio altrui.

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I giochi di ruolo online

Altro discorso va fatto per i MMORGs (come ad esempio World of Warcraft EverQuest, Doom 3, ecc.), giochi con milioni di sottoscrittori in tutto il mondo. In questi giochi virtuali, il giocatore può decidere le caratteristiche fisiche e comportamentali del suo personaggio (avatar), i luoghi che visiterà, gli altri personaggi che incontrerà e molto altro ancora. Il nome è un acronimo di Massive Multiplayers Online Role Game: in pratica sono giochi di ruolo, on line, con molti giocatori con i quali si può interagire e con contatti provenienti da tutte le parti del mondo, contemporaneamente. Sintomi di addiction nei bambini che si dedicano a questi giochi sono generalmente considerati i seguenti: gioca più di 3 ore al giorno, anche di continuo; vive momenti di grande euforia durante il gioco; è di cattivo umore quando non è possibile giocare; abbandona le attività sociali e sportive; è negligente nel fare i compiti, é incapace di diminuire il tempo da dedicare al gioco; dice bugie ed escogita sotterfugi per poter giocare indisturbato.

Primi studi e relative conclusioni discordanti

•1998 Alcuni studi hanno messo in luce la correlazione aumento di solitudine e depressione e tempo trascorso online (Kraut et al.);
•2001 Successivi studi sono arrivati a conclusioni opposte (Howard et al., Moody, Wastlund et al.)
•2002 Il follow-up dello studio originario di Kraut del ‘98 ha scoperto che gli effetti negativi riscontrati non erano più presenti e che anzi, l’uso di Internet aveva prodotto ottimi effetti sulla comunicazione, sui rapporti sociali e sul benessere personale (Kraut et al).
•2003 Un altro studio ha scoperto che gli estroversi si mostrano più interessati a Internet degli introversi. Internet ‘amplifica’ le predisposizioni naturali così che gli estroversi socializzano meglio, mentre gli introversi si isolano ancor di più. (Joinson).

Come si vede, sin dall’inizio vi sono state delle difficoltà ad individuare correttamente il disturbo e perfino ad arrivare a delle conclusioni univoche.

Una lezione divulgativa sui Social Media

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Classificazione

La Internet addiction, al momento, non è compresa nel Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM IV). Attualmente viene considerata un disturbo ossessivo-compulsivo (OCD, come ad esempio il lavarsi spesso le mani), oppure una Dipendenza Comportamentale (es. Gioco patologico), o ancora, una Trance Dissociativa da video-terminale (che mina il contatto con la realtà e genera un’esplosione del senso di onnipotenza, dovuta all’assenza di limiti anagrafici, geografici, contestuali. L’identificazione totale con un ”eroe virtuale” porterebbe soggetti già disturbati a perdere il controllo nella vita reale.)
Questa addiction è stata però riconosciuta come ‘disturbo’ dalla American Psychological Association (APA), mentre l’AMA, American Medical Association, ha espresso parere contrario (giu 07) dichiarando di non considerarla un vero disturbo mentale, da inserire nel DSM.

In realtà ci sono forti pressioni perché essa entri nel prossimo DSM V, in quanto questo aprirebbe le porte al rimborso da parte delle compagnie di assicurazione statunitensi (e si aprirebbe un ‘business’ immenso, in quanto si prevede che questa patologia colpirà sempre più persone nel mondo).

Sintomi Fisici

Si calcola che un grande utilizzatore di Internet possa trascorsore in Rete da 40 ad 80 ore, con sessioni singole che possono durare anche 20 ore. Conseguenze:
-Dolori dorsali e cervicali
-Palpitazioni
-Disturbi del sonno,
-Disordini alimentari, salto dei pasti
– Ricorrenti mal di testa
– Negligenza nell’igiene del corpo, vita troppo sedentaria
– Sindrome del tunnel carpale (dolore caratteristico fra mano e avambraccio)
– Senso di affaticamento generale, in particolare agli occhi

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Sintomi Psicologici

– Sensazioni di benessere ed euforia quando si è su Internet;
– Incapacità di sospendere l’attività;
– Bisogno di dedicare sempre più tempo a questa attività;
– Negligenza: mancanza di tempo dedicato a scuola e lavoro;- Depressione, apatia e irritabilità quando non è possibile connettersi;- Mancanza di relazioni sociali e attività esterne.
– Assunzione di rischi non abituali, tradimento dei propri valori grazie all’opportunità di rimanere anonimi;
– Rifiuto di ascoltare i consigli o i rimproveri degli altri
– Nostalgia per le attività svolte in Rete mentre si stanno facendo altre cose
– Rifugio per i momenti di disagio, irritazione, tristezza

Internet Addiction: negazione del problema

Il soggetto colpito da internet addiction nega di essere diventato dipendente. Spesso nasconde o minimizza con gli altri la vera quantità di tempo trascorsa su Internet o le attività che vi ha svolto.

Diagnosi

La Young (1996) ha stabilito dei criteri per individuare un “comportamento dipendente da Internet” prendendo come modello i criteri del gioco patologico presenti nel DSM-IV. Chiaramente non si tratta di una vera diagnosi psichiatrica, né la scala utilizzata possiede validità psicometrica. Nel tempo la Young ha elaborato molti altri test e strumenti di valutazione, che possono essere trovati nel suo sito .
Un’altra pioniera della ricerca sulla Internet Addiction è la Dr.ssa Maressa Hecht-Orzack del McLean Hospital di Belmont, Massachusetts, che ha fondato nel 1996 il Computer/Internet Addiction Service, mentre ‘tutti pensavano che fosse pazza’.)

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Problemi sul Lavoro

Ultimamente fra i giovani si sono diffusi dei siti definiti ‘social networking’ nei quali si conoscono molte persone, ci si scambia immagini e video, si chatta ecc. Il problema dei Social Networking (es. Facebook, MySpace e Bebo) sui luoghi di lavoro è abbastanza recente ed è un fenomeno crescente. Le persone che hanno una addiction da Internet infatti non resistono, davanti al computer dell’ufficio, a collegarsi ai siti preferiti ed a trascorrere il tempo conversando con gli amici virtuali. In Gran Bretagna negli ultimi tre anni almeno 1.722 impiegati pubblici hanno avuto problemi con Internet. Di loro: 132 sono stati licenziati, 41 hanno dovuto dare le dimissioni, 868 hanno ricevuto sanzioni formali 686 hanno ricevuto altre forme di rimprovero o sanzioni (es. riduzione dello stipendio o del livello raggiunto). Questo comportamento in effetti produce una perdita di produttività pari a 130 milioni di sterline al giorno. Altri usi non consentiti del web sul posto di lavoro riguardano la visione di materiale ‘improprio’, come la pornografia. (Fonte: Freedom of Information Act -The Guardian Nov. 07 )

Problemi di Relazione

Gradualmente i soggetti trascorrono sempre maggiore tempo in modo solitario davanti al computer, rinunciando all’interazione con gli altri membri della famiglia. Gli ‘addicted’ sono talmente assorbiti dall’utilizzo di Internet che rinunciano, più o meno consapevolmente, all’adempimento dei compiti quotidiani. Ad esempio possono dimenticare di andare a prendere i figli a scuola, di preparare loro il pranzo ecc.

Aspetti demografici

Mettiamo a confronto due studi, uno del 1999 e uno del 2006.

•1999 Studio su 18.000 utilizzatori di Internet : il 5,7 per cento del campione presentava comportamenti “compulsivi” nell’uso di Internet. (Center for Internet Studies)

•2006 Studio basato su interviste telefoniche di 2513 adulti. La dipendenza da Internet sembra diffusa in gruppi di ogni età, classe sociale, gruppo etnico, livello sociale e culturale, genere sessuale e riguarda il 10% degli utilizzatori di Internet. (Elias Aboujaoude, Stanford University, International Journal of Neuropsychiatric Medicine, Oct 06 )

Come si vede, il numero delle persone ‘dipendenti da Internet’ è in pochi anni raddoppiato. Secondo lo studio di Aboujaoude il tipico individuo è single, colto, bianco, maschio, trentenne; trascorre circa 30 ore alla settimana a svolgere attività non essenziali al PC.


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La Terapia

La terapia più indicata appare al momento la terapia cognitivo-comportamentale, che si basa su interventi pratici, quali il cambiare le abitudini del paziente, lo stabilire degli obiettivi, chiari e raggiungibili, la richiesta di astensione dal tipo di applicazione che lo coinvolge di più, la ricerca di attività alternative e di nuove relazioni sociali nella vita reale. La terapia familiare può essere altresì necessaria per aiutare il paziente e recuperare le situazioni familiari compromesse, informare la famiglia sulla dipendenza, sollecitare maggiore comprensione, migliorare le situazioni che hanno spinto la persona a cercare una soluzione in Internet.

Prognosi

Se il problema non viene trattato la persona può sperimentare un crescente senso di stress che in alcuni casi (è già successo) può portare fino alla morte. I trattamenti psicoterapeutici si sono mostrati efficaci per la soluzione del problema.

Prevenzione

A livello di prevenzione occorre individuare le situazioni al loro primo manifestarsi ed evitare che persone con disturbi di ansia sociale, specialmente bambini e adolescenti, trascorrano troppo tempo davanti al PC. Utile potrà essere la richiesta di frequentare anche attività esterne, come sport, corsi, associazioni ecc.

Quale sarà il futuro della Internet Addiction ?

Forse la I.A.D. verrà riconosciuta come dipendenza patologica ed entrerà a pieno titolo nel DSM V, oppure non verrà riconosciuta come una nuova dipendenza, ma semplicemente come supporto tecnologico estensivo per altre dipendenze (gioco d’azzardo, shopping compulsivo, sex addiction) o altri disturbi psicologici (depressione o disturbo ossessivo-compulsivo).

Il caso della Corea del Sud

Voglio però concludere con alcune considerazioni relativa all’attualità, parlandovi del caso della Corea del Sud e della Jump Up Internet Rescue School. Il 90% delle famiglie sudcoreane ha la connessione a banda larga e pertanto molte persone trascorrono ore ed ore davanti al PC. La I.A.D. è dunque molto diffusa in quel Paese e vi sono stati anche dei decessi (dopo ore e ore passate ininterrottamente davanti al computer). Il Governo della Corea del Sud sostiene che il 30% degli adolescenti (sotto i 18 anni) è a rischio dipendenza.
Per questo ha istituito, nel 2007, 140 specifici consultori negli ospedali ed ha predisposto un ‘campeggio’, qualcosa di mezzo tra la caserma militare e una clinica riabilitativa. Lì i ragazzi devono imparare a vivere senza Internet, sostituito da attivita’ di gruppo, sport, corsi di ceramica. Per diagnosticare una Internet dipendenza bastano ora, nella Corea del Sud, una media di due ore al giorno trascorse davanti al PC.

Verso la Terapia Google

Concludendo, Internet non va demonizzato perché è forse uno degli strumenti più utili ed interessanti dei nostri tempi. Ciò che deve essere prevenuto e curato è il comportamento dipendente, la fuga nel virtuale come negazione della realtà e ricerca di compensazioni e gratificazioni in un mondo in cui si può essere chiunque, parlare con chiunque, amare ed essere amati da chiunque, senza mettersi in gioco realmente. Noi medici e psicologi dobbiamo prendere coscienza del fatto che i nostri pazienti, prima di arrivare da noi, hanno già cercato le informazioni sulle loro patologie in Internet e su Google hanno trovato non solo informazioni, ma anche possibili terapie, oltre che persone che hanno gli stessi problemi, con le quali si sono scambiate indirizzi, nomi di medicinali, indirizzi web, ecc.

Perché Google non si sostituisca completamente al terapeuta è opportuno che gli psicologi ed i medici comincino ad operare anche su Internet, rappresentando una ‘cura’ non autogestita, ma organizzata e basata su criteri scientifici. Molti programmi di terapie a distanza sono oggi presenti nel Web ed alcune sono di particolare valore (ad esempio perché appositamente costruite per il Web. In Italia, per quanto riguarda la Internet Addiction ed il sostegno a chi soffre di fobie sociali vi sono molte iniziative.

Giuliana Proietti

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