Non lasciarmi, o la necrofilia

Non lasciarmi, o la necrofilia

Psicolinea

Un tedesco, che aveva ucciso il suo partner in giochi sadomaso per poi bollirne la testa, è stato condannato il 7 dicembre a Berlino a tre anni e tre mesi in prigione. Ne ha bollito la testa per mantenere il suo amante accanto a sé?

Il 5 Gennaio 2012, un berlinese di 37 anni, Michael S.,  ha legato il suo partner consenziente ad un letto e gli ha messo del nastro adesivo sulla bocca e sul naso, come parte di una sessione sadomaso. Il suo partner, Carsten Srock, 37 anni, era un amante dei giochi di soffocamento. Michael S. sembra abbia utilizzato questo tipo di pratiche anche con altri amanti: essi dicono però che, per ciò che li riguarda, i limiti non sono stati mai superati… Quel giorno, però, il gioco SM gli è sfuggito di mano. Carsten Srock morì. Michael S. ha tagliato a pezzi il suo corpo e lo ha imballato accuratamente nella plastica, facendo bollire la sua testa. Ha conservato il corpo in pezzi nel suo appartamento… E poi, dopo quattro settimane di questa macabra convivenza, si è tagliato le vene, incapace, a quanto pare, di sopportare ancora la situazione. Gli specialisti di medicina di emergenza entrati nell’appartamento hanno scoperto il corpo esanime del suicida, in un bagno di sangue, e il corpo fatto a pezzi dell’amante. Alla fine del processo, Michael S. è stato condannato a tre anni e tre mesi di carcere. I giudici “si sono mostrati clementi nella condanna perché hanno ritenuto che i due uomini fossero impegnati in pratiche pericolose ma consenzienti“, ha annunciato l’agenzia di stampa dpa.

A34/A14

Resta da capire perché Michael S. abbia fatto bollire la testa del suo amante (1). Ha voluto tenerlo con sé? Se è così, possiamo classificare questo comportamento come un atto di necrofilia? “È difficile da dire…” ha risposto Amandine Malivin, storica specializzata nella storia della morte e della sessualità, “si dovrebbe in primo luogo stabilire chiaramente cosa si intende per necrofilia” A partire da quale momento si è necrofili? Nel passaggio all’atto, o quando si fanno fantasie ardite? “Dovrebbe esserci una continuità o una specifica attrazione per i cadaveri con un rifiuto di qualsiasi rapporto tra persone viventi? L’eccitazione erotica prodotta dalla vista dell’inumazione o del funerale (non è così rara) è una forma di necrofilia? Il vedovo che non ha mai sentito attrazione per i morti e viene sorpreso in un ultimo rapporto con la moglie morta è veramente un necrofilo? Che cosa si può pensare degli appassionati di giochi di ruoli in cui uno dei due partner finge di essere morto, o di individui che cercano disperatamente di trovare un/a partner defunto/a nelle caratteristiche vagamente simili di un/a nuovo/a partner vivente? E che dire dei siti Internet girlsandcorpse o postmortempinup? Fino ai casi limite; si conoscono casi di individui che hanno proseguito un rapporto sessuale senza rendersi conto che nel frattempo il/la partner aveva esalato l’ultimo respiro… Ovviamente, ad un certo punto, il rapporto è divenuto necrofilia, anche se è difficile credere che si tratti di una relazione necrofila… Il necrofilo viene definito tale per l’atto che commette o per l’oggetto che suscita in lui un desiderio, senza però mai passare realmente all’atto? Il termine stesso sembra troppo sistematico e copre infatti una moltitudine di abitudini e di atteggiamenti molto diversi e la cui unica similitudine è quella della trasgressione delle norme e della presenza di un legame, che è più comune di quanto si possa pensare, tra morte e sessualità”.

Per Amandine Malivin, siamo tutti più o meno necrofili, perché la morte è un eccitante. C’è chi sogna di incontrare un bel vampiro. Altri godono all’idea di baciare il loro amato/a in un cimitero. Altri ancora hanno dei brividi di piacere durante la visione di film violenti che mostrano un corpo letteralmente aperto a causa di ripetute penetrazioni…

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In maniera abbastanza significativa, la maggior parte dei necrofili passa all’atto come se si trattasse di un incidente di percorso: a priori, i cadaveri non sono eccitanti per loro. Ma per una sfortunata combinazione di circostanze ci finiscono dentro… “I casi che ho studiato, relativi al XIX secolo, mi hanno permesso di osservare percorsi individuali molto differenti, spesso dei personaggi molto tristi e senza alcun carisma, in ogni caso molto distanti dall’idea del grande pervertito o dell’esteta della morte che spesso si immagina”, ha detto Amandine Malivin. “Nessuno dei miei necrofili aveva una particolare predilezione per i morti. Al massimo alcuni hanno confessato di essersi dedicati a questo per ragioni di facilità o perché si sentivano rifiutati dai vivi. Ma per la maggior parte, essi non spiegano il loro passaggio all’atto, dicono tutti di aver dimenticato, di aver agito sotto l’influenza dell’ alcool o della demenza. Forse bisognerebbe vedere in queste perdite di memoria o di controllo un modo di nascondere la vergogna, un rifiuto di raccontare, o forse è la verità. Nessuno si dichiara necrofilo, non è una questione di desiderio o di piacere”. E’ questo il caso di Michael S. ? Per non cedere al panico, ha conservato la testa del suo amante, come per tenerlo vicino a sé, per evitare simbolicamente che “andasse via”?

1. Carsten lavorava part time in una sauna-gay chiamata Boiler.

Agnès Giard

Leggi l’articolo in francese: Ne me quitte pas, Les 400 culs, Liberation
Traduzione a cura di psicolinea.it
Riproduzione autorizzata

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