Freud e la telepatia
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Freud, nel 1925, rimase talmente impressionato dagli esperimenti di telepatia condotti da Cecil Murray presso la Society for Psychical Research, che si sentì “pronto a rinunciare alle sue resistenze nei confronti della possibilità di trasferire il pensiero”.
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Scrisse a tale proposito a Jones:
“Come ricorderai, avevo già espresso un parere favorevole nei confronti della telepatia, durante il nostro viaggio a Harz”.
(NB Nel 1921 i sette principali esponenti della psicoanalisi si erano recati, senza le rispettive famiglie, in una gita di piacere sui monti Harz, nella Germania orientale, per una settimana, alloggiando in alberghi confortevoli e visitando mostre di antichità. La zona di Harz è famosa per le sue leggende sulle streghe e dunque era il luogo ideale per parlare di cose magiche. Fu lì che Freud lesse un suo saggio sulla telepatia, nel quale lamentava tra l’altro che gli psicoanalisti, in quanto studiosi dell’occulto, avevano ricevuto un comportamento altezzoso e sprezzante da parte della scienza ufficiale, ma che ciò non doveva stupire in quanto la psicoanalisi si opponeva a tutto ciò che era convenzionalmente limitato, deciso una volta per tutte, universalmente accettato. Gli altri psicoanalisti però trovarono questo saggio troppo controverso e Freud rinunciò alla sua pubblicazione).
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Tornando alla lettera di Freud in cui ricorda la sua convinzione sull’esistenza della telepatia:
“Ma non c’era bisogno di dirlo pubblicamente; la mia convinzione non era particolarmente forte, ed ha prevalso la scelta diplomatica di non accostare troppo la psicoanalisi all’occultismo. Ora, la revisione dell’Interpretazione dei sogni per la nuova edizione, mi ha dato la spinta a riconsiderare il problema della telepatia. Nel frattempo comunque, ho fatto degli esperimenti, con Ferenczi e con mia figlia, e questo mi ha convinto, al punto che le considerazioni diplomatiche sono state messe da parte”.
Sul finire della lettera a Jones però Freud mostra che la preoccupazione di fare un salto troppo ardito e compromettente, che avrebbe potuto far abbassare la considerazione della psicoanalisi da materia scientifica a scienza occulta, era ancora troppo forte in lui, tanto che raccomanda a Jones, in caso di critiche sulla telepatia, di “rispondere in modo tranquillo, spiegando che questa accettazione della telepatia è una cosa mia personale, come il mio essere ebreo o la mia passione per il fumo, e che la telepatia non è legata alla psicoanalisi” [Freud-Jones 7.3.1926]
Sigmund Freud aveva sviluppato diverse ipotesi sulla trasmissione del pensiero, o telepatia, ritenendolo un modo arcaico di comunicazione tra individui e forse anche un processo fisico che si stabiliva fra le menti di due persone. Questa la sua definizione: “Il processo della telepatia avviene quando un atto psichico di una persona si realizza nelle stesse forme psichiche in un’altra persona” (1933a [1932]).
Anche in altre occasioni ribadì che il suo era un interesse personale, che aveva da tempo, sin da quando si era convinto che poteva comunicare a distanza con la sua fidanzata Martha (cioè quando era a Parigi, a studiare l’ipnosi con Charcot). (Jones, 1957, vol. 3).
Il suo approccio voleva rimanere scientifico, non mistico, tanto che, considerando la telepatia praticata dai medium, Freud raccomandava che venisse studiata la loro psicologia, così come quella dei loro clienti.
In conclusione, sembra evidente che Freud era convinto che la telepatia fosse un fenomeno possibile, anche se non dimostrabile.
Oltre al saggio di cui si è detto, “Psicoanalisi e Telepatia”, letto sui monti Herz ai suoi seguaci nel 1921, Freud tornò sull’argomento con il saggio “Sogni e telepatia” (1922),ed ancora nel 1925 su “Il significato occulto dei sogni” (1925), pubblicato sulla Nuova Introduzione alla psicoanalisi(1933).
Dr. Giuliana Proietti
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Fonti:
Freud museum
Telepathy enotes
Eli Zaretsky, Storia sociale e culturale della psicoanalisi, Feltrinelli
Immagine: Nevit, Wikimedia
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Dr. Giuliana Proietti
Psicoterapeuta Sessuologa
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