Freud, Introduzione al narcisismo
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Nel 1914 Freud descrisse la sua ‘Introduzione al Narcisismo‘ ad uno dei suoi seguaci della prima ora (Abraham):
‘Le mando domani il Narcisismo, che ha avuto una nascita difficile testimoniata da tutte le trasformazioni del caso. E’ ovvio che non mi piace particolarmente, ma per il momento non posso dare altro. Ha ancora bisogno di parecchi ritocchi’.
Abraham gli rispose che non riusciva a capire perché Freud non apprezzasse questo lavoro, che ai suoi occhi appariva invece ‘splendido e persuasivo in tutti i suoi aspetti’.
Il Maestro così rispose all’allievo:
‘Il fatto che Lei abbia accettato da me anche il Narcisismo mi commuove profondamente e istituisce fra noi un legame ancora più intimo’...
Come Freud aveva in qualche modo temuto, non tutti i suoi discepoli accettarono subito ed incondizionatamente questo nuovo libro, come aveva fatto Abraham, dal momento che esso infliggeva un colpo inatteso alla teoria delle pulsioni, sulla quale la psicoanalisi si era basata fino a quel momento.
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A posteriori, tuttavia, questo saggio è stato unanimamente considerato uno dei lavori teorici più importanti di Freud. Vediamo allora di scoprire il significato di questo libro.
In generale, quando si parla di “narcisismo” si intende il comportamento di una persona che tratta il proprio corpo come se fosse un oggetto sessuale, compiacendosi, sessualmente, di contemplarlo, accarezzarlo e blandirlo, fino a raggiungere con queste pratiche il pieno soddisfacimento.
La teoria psicoanalitica, invece, intende questo termine non come una sorta di perversione, ma come uno stadio psicologico necessario e universale, che si attraversa nell’infanzia.
Si tratta di un investimento libidico (cioè degli istinti, delle passioni) sul proprio Io: il narcisismo infantile è considerato, ad esempio, una splendida stagione dell’esistenza, nella quale non è necessario cercare nell’altro il proprio oggetto d’amore, ma ci si può beare eroticamente del proprio Io.
In seguito, secondo questa nuova concezione, la libido si trasferisce sugli oggetti esterni (n.b. per Freud gli “oggetti” sono anche le persone e comunque tutto ciò che riesce a soddisfare una pulsione): il punto più alto cui possa pervenire la libido oggettuale è lo stato di innamoramento, il quale si presenta come una rinuncia del soggetto alla propria personalità, in favore di un investimento d’oggetto.
Il riapparire in età adulta del narcisismo rappresenta invece una regressione della personalità, come accade ad esempio agli psicotici, che ritirano l’investimento libidico dagli oggetti esterni, per riportarlo sul proprio Io: essi rifiutano le cose, le persone, il mondo esterno in generale e sono concentrati solo su se stessi. Questo può avvenire in caso di malattia, o anche nell’ipocondria, quando un organo “eccitato” diventa erogeno in quanto suscettibile di investimento libidico.
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Un eccesso di narcisismo è, secondo Freud, una delle cause dell’omosessualità, visto che l’oggetto amato rappresenta un’immagine di se stessi.
In precedenza, Freud aveva parlato di due tipi di pulsioni: sessuali e dell’Io, in questo libro invece rielabora il concetto di pulsione presentando la ‘libido oggettuale’, che si dirige sugli oggetti e la ‘libido dell’Io‘, che è invece tutta concentrata sul proprio Io. Questo anche in contrapposizione alle nuove teorie di Jung, che tendevano invece a raggruppare tutte queste pulsioni in un’unica energia psichica.
Il saggio sul Narcisismo fu scritto da Sigmund Freud tra il 1913 e il 1914, anno in cui fu pubblicato sotto il titolo Zur Einführung des Narzißmus nello Jahrbuch der Psychoanalyse.
In questo libro, fra l’altro, Freud introduce anche il concetto di “Ideale dell’Io”, ovvero una istanza psichica della personalità, in gran parte inconscia, che condiziona l’agire della persona.
L’Ideale dell’Io è un modello cui il soggetto cerca di conformarsi (senza peraltro mai riuscirci, perché si tratta, appunto, di un Ideale) e si basa sulle identificazioni con i genitori o con altri adulti che rappresentano un modello per il bambino durante l’età della latenza (dai sei anni alla pubertà). Secondo Freud i sensi di inferiorità derivano proprio da questo confronto fra Io e Ideale dell’Io.
Dott.ssa Giuliana Proietti
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Dr. Giuliana Proietti
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