L’Io e l’Es – Freud (1922)

L'Io e L'Es

L’Io e l’Es – Freud (1922)

Freudiana

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Nell’opera L’Io e l’Es del 1922, Freud individua tre istanze dell’apparato psichico che non chiama più Conscio, Preconscio e Inconscio, come aveva fatto in precedenza (prima topica), ma Io, Es e Super Io (seconda topica).

Non cambiano solo i nomi, cambiano anche i concetti. Il termine Es è il pronome neutro singolare tedesco e corrisponde al latino id. Freud lo usa per indicare quanto nel nostro essere è impersonale, estraneo all’Io. Quell’anno era uscito un libro di G. Groddeck, dal titolo Il libro dell’Es. A Freud quella definizione piacque e la fece sua.

Con il termine Es, Freud indicò non più unicamente il luogo delle rappresentazioni rimosse, ma una sorta di serbatoio dell’energia psichica e delle pulsioni inconsce, in parte ereditate per via genetica, in parte acquisite con l’esperienza e poi rimosse. Può essere inteso come lo spazio dove si formano le nostre potenzialità espressive.

L’Es è definibile soprattutto in una prospettiva economica:

“investimenti pulsionali che esigono una scarica: a parer nostro nell’Es non c’è altro

conclude Freud. L’Es è analogo all’inconscio, solo che l’inconscio viene da questo momento citato più come il luogo del rimosso, mentre l’Es è il luogo dove risiedono tutti gli influssi del passato, ciò che l’individuo ha ereditato. Mentre l’inconscio si oppone al conscio, l’Es, in questa seconda topica, si oppone all’Io.
L’Es è retto dal principio del piacere.

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L’Io può essere paragonato, secondo Freud, al cavaliere che deve domare la prepotente forza del cavallo, con la differenza che il cavaliere tenta di farlo con mezzi propri, mentre l’Io lo fa con i mezzi presi in prestito dall’Es. Infatti, l’Io viene descritto in questo libro come quella parte dell’Es che è stata modificata dalla vicinanza e dall’influsso del mondo esterno. In una prospettiva genetica dunque, all’inizio della vita per Freud c’è l’Es, rappresentato come un nucleo vitale, separato dal mondo esterno da una pellicola sensibile (il sistema percettivo).

Da questa superficie di contatto, l’Io gradualmente si differenzia e si separa, conformandosi come una proiezione psichica della superficie corporea. La percezione ha nell’Io quella funzione dinamica che nell’Es è data dalla pulsione.

In questa nuova topica l’Io dipende dal mondo esterno, è radicato nel corpo, nel suo sistema di energie e di rappresentazioni fantasmatiche. L’Io rappresenta, nei confronti dell’Es, la realtà esterna e, nell’adempiere a tale funzione, deve osservare il mondo, conoscerlo, memorizzarlo, distinguere ciò che è obiettivo dalle deformazioni apportate dai desideri (esame di realtà). Scrive Freud:

” Per incarico dell’Es  l’Io domina gli accessi alla motilità, ma ha inserito tra pensiero e azione la dilazione dell’attività di pensiero (…). In tal modo ha detronizzato il principio del piacere e l’ha sostituito con il principio di realtà, che promette più sicurezza e maggior successo “

Oltre che tenere conto della realtà, l’Io deve anche mediare tra le pressanti richieste dell’Es e quelle del Super Io. Per poter fare questo è dotato della capacità di sintetizzare i contenuti, di gerarchizzare le domande, di riassumere i processi psichici, di unificare ciò che è frammentario e caotico.

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Il Super Io (Uber-Ich) è una formazione in gran parte inconscia, che si contrappone all’Io e lo giudica criticamente. E’ la coscienza morale, che si forma quando il soggetto esce, nel suo sviluppo psicosessuale, dal periodo dell’Edipo (il SuperIo è infatti “l’erede del complesso edipico”, e si forma intorno ai 6 anni), interiorizzando la figura paterna, i suoi dettami ed i suoi insegnamenti.  

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Il SuperIo diventa dunque una sorta di giudice interno, che regola il comportamento messo in atto dall’Io attraverso una serie di valori, dogmi, precetti, censure, sensi di colpa. Freud specifica che il SuperIo si forma non tanto ad immagine del padre, quanto ad immagine del SuperIo paterno, di quella istanza cioè che si è formata nell’infanza del padre, dall’introiezione del nonno: in tal modo si stabilisce una trasmissione generazionale che trascende la famiglia nucleare.

Ne risulta una arcaicità di questa istanza di cui bisogna tenere conto, avverte Freud, nella elaborazione dei cambiamenti sociali. Una parte della personalità infatti sarà sempre riottosa ad accogliere norme e comportamenti nuovi.

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Fonte: Silvia Vegetti Finzi, Storia della Psicoanalisi, Mondadori

Immagine: grafico sulla seconda topografia (Io, Es, SuperIo) che Sigmund Freud pubblicò nel libro L’Io e l’Es, nel 1922 da Wikimedia

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