Freudiana : La famiglia Freud

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Freud e il padre1866 A sinistra: Jacob e Sigmund Freud

Il 24 luglio 1844 Abraham Siskind Hoffman, un mercante ebreo residente nella città di Klogsdorf, nei pressi di Freiberg, in Moravia, essendo ormai vecchio (69 anni) aveva deciso di prendere come aiutante il nipote Jacob Kelemen (Kallamon) Freud, ventinove anni, di Tysminenica, in Galizia (il futuro padre di Sigmund).

Lo zio Hoffman comprava stoffe di lana a Freiberg e dintorni, le faceva tingere e apprettare, poi le inviava in Galizia, da dove importava prodotti regionali, per importarli a Freiberg. Sappiamo tutto ciò perché il vecchio mercante, quell’anno, fece domanda alle autorità per ottenere la residenza a Freiberg per sé e per il nipote Jacob.

La richiesta, su approvazione della corporazione fabbricanti di stoffe, fu accolta. Sappiamo da altri documenti che Jacob era figlio di Salomon Freud, anche lui mercante, e di Pepi Hoffman. Tutta la famiglia Freud era residente a Tysmienica e qui infatti rimase la prima moglie di Jacob, Saly Kanner, quando il marito decise di seguire il vecchio Abraham per motivi di lavoro.

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Freiberg non era una meta definitiva: infatti, dai documenti di viaggio, sappiamo che Jacob ed il suo datore di lavoro si spostavano continuamente dalla città morava alla Galizia, a Dresda, Budapest e Vienna per commerciare i loro prodotti. Nel 1848 la città di Freiberg decise di imporre una tassa ai commercianti ebrei lì residenti. Da un primo censimento fatto risulta che Abraham Hoffman e Jacob Freud erano conosciuti come persone per bene e che il fatto che facessero questi commerci era considerato di grande vantaggio per la popolazione di Freiberg.

Del resto, la condizione degli ebrei in Moravia, prima del 1848 non era delle migliori: privi di cittadinanza e costretti a vivere nei ghetti. Con la rivoluzione del 1848 vi fu un periodo di ritorsioni anche verso gli ebrei, ma a partire dal 1852 le cose migliorarono e anche la popolazione ebraica ottenne qualche concessione: soprattutto maggiore libertà nella scelta della residenza.

Da alcuni documenti sappiamo che gli affari per Jacob andarono molto bene nel 1852, anno in cui la sua seconda moglie Rebecca andò ad abitare con lui a Freiberg con i due figli della prima moglie: Emanuel, di 21 anni e Philipp, di casa di Freud a Pribor oggisedici. Emanuel era già sposato e aveva un figlio.Ma anche la seconda moglie di Jacob, morì giovane (tra il 1852 ed il 1855), per cui Jacob si sposò ancora, per la terza volta, il 29 luglio 1855, a Vienna, con Amalia Nathanson.

Jacob aveva allora quaranta anni, Amalia ne aveva 19. Proveniva da Brody ed era anche lei figlia di un agente commerciale ebreo, Jacob Nathanson, di Vienna. Aveva trascorso parte dell’infanzia a Odessa, nel sud della Russia, poi la sua famiglia si era trasferita nella capitale dell’Impero Asburgico.

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Di lei sappiamo soprattutto tre cose: che era bella, che aveva un carattere autoritario, che stravedeva per il figlio primogenito Sigmund. Praticamente Amalia era coetanea dei primi figli del marito, Emanuel e Philipp, però fra i coniugi Freud ci doveva essere intesa, visto che in dieci anni misero al mondo sette figli. Solo Sigmund e Anna nacquero a Freiberg, gli altri nacquero tutti a Vienna (Rosa, Marie, Adolfine, Paula e Alexander).

In casa si parlava tedesco, quanto alla religione erano ebrei, ma non ortodossi, anche se i genitori lasciarono che i figli ricevessero un’educazione religiosa.

La casa di Freiberg apparteneva al costruttore di serrature Zajic, al numero 117, a Freiberg. Vi erano due stanze al pian terreno per l’officina e due stanze al piano superiore, una per la famiglia del padrone di casa ed una per la famiglia di Jacob e Amalia. Emanuel Freud e la moglie vivevano in un’altra casa e avevano al loro servizio, come cameriera, Monica Zajic, che doveva badare sia ai figli di Emanuel (John, maggiore di Sigmund di un anno) sia a quelli del padre Jacob. Forse fu Monica la bambinaia cui fa riferimento Freud nei suoi scritti.

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La famiglia di Jacob Freud
1878 La famiglia di Jacob Freud Fila dietro: Pauline (Paula) Freud, Anna Freud, Sigmund Freud, Emanuel Freud, Regine (Rosa) Freud, Marie (Mitzi) Freud, Simon Nathanson, Fila davanti: Adolphine (Dolfi) Freud, Bertha Freud, Amalia Freud, Alexander Freud, Sam Freud, e Jacob Freud

Dopo un breve soggiorno a Lipsia, Jacob e Amalia si trasferirono a Vienna (intorno al febbraio 1860) dove Jacob faceva il commerciante di lane. In realtà gli affari non gli andavano granché bene e la famiglia viveva con gli aiuti provenienti dalla famiglia della moglie. I Freud cambiarono casa diverse volte, fra il 1860 e il 1865, fino a che si stabilirono nel quartiere ebreo di Leopolstadt, nella Pfefergass.

Nel 1867 fu concessa ufficialmente agli ebrei la parità di diritti politici, di cui in pratica essi avevano goduto per un decennio. Questo aveva fatto si che vi fosse un grande afflusso di ebrei da tutte le parti del regno verso Vienna e forse per questo anche i Freud avevano seguito il flusso di questa migrazione. A Vienna gli ebrei cercarono di assimilarsi, adottando abiti, maniere e modi di vivere della popolazione in mezzo alla quale si trovavano, abbandonarono l’yddish in favore del tedesco. Vi furono anche conflitti, fra giovani, ormai estranei alla religione dei padri e incapaci di rendersi conto delle condizioni in cui avevano vissuto gli anziani.

Freud racconta ad esempio che, quando aveva dieci anni o dodici anni il padre gli aveva raccontato di una volta in cui, mentre passeggiava per una strada, era passato un gentile (il modo in cui gli ebrei chiamano i non-ebrei) e questo gli aveva buttato giù il berretto con il bastone, dicendogli: ‘Giù dal marciapiede ebreo’! Sigmund chiese al padre cosa avesse risposto e Jacob disse: ‘Andai in mezzo alla strada e raccolsi il berretto’. Sigmund rimase indignato per quella che considerò una viltà da parte del padre.

Amalia Freud anziana
Amalia Freud anziana

Questo abbandono della religione, della lingua, delle usanze degli avi provocò dunque in molti anziani una certa nostalgia per il tempo in cui la vita religiosa e la disciplina morale erano più rigorose. Anche l’età anziana di Jacob fu così triste e solitaria: sappiamo attraverso la testimonianza di Judith Bernays Heller, che visse un anno con i nonni (1892-93) che Jacob non lavorava più e Judith si chiedeva ‘chi mantenesse famiglia e servitù’; egli trascorreva il tempo leggendo il Talmud e molti altri libri ebraici e tedeschi, stando seduto in un caffè o passeggiando per i parchi. Viveva piuttosto appartato dal resto della famiglia e non prendeva parte attiva alle conversazioni durante i pasti.La nonna Amalia viene invece descritta come tirannica, egoista, soggetta a sbalzi d’umore e a sfoghi emotivi.

Bibliografia consultata: Ellenberger, La scoperta dell’inconscio, Boringhieri

Dr. Giuliana Proietti

 

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