Martin Lutero – Biografia

Martin Lutero – Biografia


Accanto alla caduta di Costantinopoli (1453) e alla scoperta dell’America (1492), per tracciare una linea netta fra mondo occidentale antico e moderno, potremmo sicuramente citare anche l’affissione delle Novantacinque Tesi di Martin Lutero sulla porta della Chiesa del Castello di Wittenberg (1517), tanto esse influenzarono la storia dei popoli.

Martin Lutero è un personaggio controverso: da molti viene considerato come una sorta di “Ercole Tedesco”, colui che liberò la Germania dalla schiavitù nei confronti della Chiesa di Roma e salvò la vera fede; per altri non fu altro che un emissario del demonio, mandato a distruggere l’unità della religione cristiana.

Ne raccontiamo la storia:

Martin Lutero nacque il 10 Novembre 1483 a Eisleben (Sassonia), figlio primogenito di Hans e Margarethe Luther. Il padre era un contadino, ma aveva fatto fortuna lavorando come minatore e poi come locatario di una miniera di rame.

Quando nacque Martin, la Sassonia stava attraversando un periodo di grande e rapida crescita economica grazie alla scoperta di ricchi giacimenti di rame: gli storici hanno paragonato questo evento alla febbre dell’oro nella California dell’Ottocento.

A diciotto anni dunque, nel 1501, dopo aver frequentato le scuole superiori a Mansfeld e a Magdeburgo, Martin poté iscriversi alla prestigiosa università di Erfurt. Nel 1505, durante un temporale, in cui fu colpito da un fulmine, Lutero decise di farsi monaco, contro la volontà del padre, che non credeva alla sua vocazione.

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Entrò nel Convento agostiniano di Erfurt (gli agostiniani erano uno degli ordini più rispettati dell’epoca). Lutero si sentiva inadeguato come monaco e veniva spesso travolto da uno sconfinato terrore del sacro: digiunava per giorni interi, faceva veglie di preghiera, si imponeva grosse privazioni e penitenze. (Probabilmente era un ossessivo: la personalità di Lutero, così complessa, fu studiata in termini psicologici e psicoanalitici da Paul Reiter e Erik Erikson, anche se questi approcci tengono poco conto del contesto storico culturale in cui si mosse il riformatore).

Era tuttavia un grande studioso: in particolare approfondì gli scritti di Sant’Agostino, i quali lo colpirono profondamente, a causa del loro radicale pessimismo antropologico. Agostino infatti sosteneva che il peccatore può giungere alla salvezza solo per grazia divina, e che nessun merito individuale può renderlo degno di attenzione agli occhi di Dio.

Le doti culturali del giovane monaco furono presto notate dal vicario dell’ordine, Johann Von Staupitz, il quale, per intercessione del principe Federico III di Sassonia, che aveva appena fondato l’Università di Wittenberg, fu mandato in questa Università come Lettore.


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Per le sue doti fu anche scelto come rappresentante degli agostiniani di Erfurt in un viaggio a Roma, presso la corte papale, che Lutero fece nel 1510 e che durò circa un anno, fra andata e ritorno.

Lutero capitò a Roma in un periodo in cui il Papa, Giulio II, era assente, impegnato in una delle sue tante battaglie. Il monaco tedesco salì la Scala Santa, osservò il comportamento dei preti italiani, che riuscivano a borbottare sei o sette messe private per l’anima dei defunti di chi gliele commissionava, nel tempo che lui impiegava a recitarne una.

I suoi dubbi sulla religione crescevano: se il Papa poteva liberare le anime dei defunti, perché non avrebbe dovuto farlo subito, e gratuitamente? Partendo da questa domanda Lutero iniziò a distaccarsi dalle regole imposte dalla Chiesa di Roma, specialmente riguardo alle indulgenze. Al suo ritorno, Lutero si trasferì definitivamente a Wittenberg, dove divenne docente di studi biblici.

Quando, nel 1517, Leone X concesse l’indulgenza plenaria a quanti, confessi o pentiti, avessero versato un’elemosina adeguata ai loro mezzi  (“appena il soldo in cassa ribalta, l’anima via dal Purgatorio salta” era lo slogan scelto dall’arcivescovo di Magonza e Magdeburgo, il quale aveva ottenuto da Roma il privilegio di dispensare le indulgenze). Per Lutero era troppo.

Nel 1518 scrisse così le Novantacinque Tesi, in latino, e le affisse sulla porta della Chiesa del Castello di Wittenberg, per protestare contro la vendita delle indulgenze in Germania.

L’anno successivo il Papa, informato della ribellione che si stava creando in Germania intorno a Lutero, convocò il monaco sassone a Roma per farlo rispondere all’accusa di eresia. Intervenne allora il Principe di Sassonia, il quale ottenne che l’udienza si svolgesse in Germania, precisamente ad Augusta, dal 12 al 14 Ottobre, con il Cardinale Caetano (Tommaso de Vio, generale dell’ordine domenicano, originario di Gaeta e per questo detto Caetano). L’incontro fra i due teologi non ebbe esiti positivi.

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Nel 1519 intanto morì l’imperatore Massimiliano I e venne eletto come successore, con voto unanime dei sette elettori tedeschi, Carlo V, (1500 – 1558) figlio dell’arciduca d’Austria Filippo il Bello (perciò nipote dell’imperatore Massimiliano d’Asburgo) e di Giovanna la Pazza (figlia di Ferdinando d’Aragona e di Isabella di Castiglia),

Nel 1520 la bolla di Papa Leone X, Exsurge Domine, paragonò l’eresia di Lutero ad un cinghiale nella vigna del Signore. Il Papa dava a Lutero sessanta giorni di tempo per fare atto di sottomissione, ma il monaco tedesco, per tutta risposta, bruciò la bolla, insieme al corpus del diritto canonico.

Come conseguenza di questi atti, nel 1521 Lutero venne scomunicato dal Papa e venne convocata la dieta di Worms, cui presenziarono l’imperatore Carlo V, il nunzio papale e tutti i principi tedeschi (16-18 Aprile). Lutero, invitato a ritrattare, dopo qualche esitazione affermò:

Non posso e non voglio ritrattare nulla, perché non è né giusto, né sano andare contro la coscienza. Iddio mi aiuti. Amen”.

Bandito da Carlo V per queste affermazioni, considerate eretiche, Lutero fu costretto a fuggire, ma fu “rapito” dal Principe Federico il Savio, che lo mise al sicuro nella fortezza di Wartburg, in mezzo alle foreste della Turingia, sfidando così sia il Papa, sia l’Imperatore. Nel silenzio di questa fortezza, Lutero si dedicò alla versione della Bibbia in tedesco.

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Nel 1522 tornò a Wittenberg e assunse la guida della Riforma, che prevedeva, fra l’altro, la chiusura dei conventi, l’abolizione delle messe private a beneficio dell’anima dei defunti, l’abbandono degli abiti talari per i sacerdoti, che ora potevano sposarsi e predicare in tedesco anziché in latino. Fu abolita anche la messa, sostituita da nuove forme di culto; le immagini sacre furono eliminate dalle chiese. Venne inoltre pubblicata una prima stesura della traduzione tedesca del Nuovo Testamento.

La Riforma si diffuse in brevissimo tempo, ma prese una piega inaspettata per Lutero, perché sollevò le masse popolari e contadine contro il potere costituito.

Da un fatto prevalentemente religioso, come lo intendeva Lutero, la Riforma stava diventando il fulcro di una rivoluzione sociale violenta. Nel 1525 la Germania fu dunque sconvolta dalla rivolta dei contadini. Lutero si schierò nettamente contro i contadini ed anzi, incitò i principi a schiacciare la loro rivolta contro queste “schiere infernali”, che dovevano essere “colpite, scannate, massacrate”.

Lutero riteneva che l’ordine costituito era volontà di Dio e questa rivolta era dunque un atto di insubordinazione verso Dio, oltre che verso l’autorità feudale. La sconfitta dei contadini provocò 6.000 morti in battaglia e 500 contadini torturati e uccisi come prigionieri. Senza l’appoggio dei contadini, ora Lutero poteva contare solo sul sostegno dei principi territoriali tedeschi per la diffusione della Riforma.

E’ di questo periodo l’incontro di Lutero con una ex monaca, fuggita con altre sorelle da un Convento: Katharina von Bora, figlia di nobili impoveriti. Il 13 giugno 1525 Lutero sposò Katharina e, con queste nozze, si riconciliò col padre, che non accettava di saperlo monaco.

Nel 1529 Lutero scrisse il Piccolo e il Grande Catechismo (rispettivamente rivolto ai bambini e agli adulti), libri di istruzione religiosa ad uso dei fedeli: questo fu probabilmente il progetto più ambizioso e lungimirante di Lutero, cioè quello di dare un’educazione religiosa e civica di ogni membro della comunità evangelica.

Si erano intanto creati due blocchi religiosi in Germania: uno in difesa della chiesa di Roma, promosso da alcune casate feudali, come gli Asburgo e i Wittelsbach di Baviera, fondatori di una lega per contrastare l’eresia luterana (Dieta di Spira, 1526); l’altro era quello dei riformatori, i quali erano però divisi in tante correnti territoriali.

L’imperatore Carlo V a questo punto, cercando di prevenire un’eventuale guerra fra i due blocchi, cercò di riaffermare la validità dell’editto di Worms e dunque la condanna di Lutero e del luteranesimo. La maggioranza dei principi tedeschi tuttavia si rifiutò di abolire le riforme ecclesiastiche nei propri stati e protestò solennemente contro l’Imperatore (da qui il termine “protestante”).

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Nel 1529 Lutero incontrò il riformatore svizzero Huldreich Zwingli, a Marburgo, per discutere la possibilità di una riconciliazione fra riformatori tedeschi e svizzeri. Come Lutero, anche Zwingli aveva pubblicamente criticato il culto dei santi e delle reliquie, la superstizione popolare e l’avidità del clero ed anche lui riteneva che la riflessione sul testo biblico fosse l’unico modo per giungere alla verità, senza intermediazioni.

Lutero tuttavia era partito dall’esigenza interiore della riscoperta della fede, ed era passato del tutto involontariamente ad occuparsi della riforma della chiesa e della società. Al contrario, Zwingli, che era un letterato umanista, vedeva nella riforma religiosa una necessaria reazione contro gli abusi sociali del potere ecclesiastico.

Come riformatore si era concentrato massimamente sulla organizzazione sociale della comunità civile. Nelle sue Sessantasette Tesi aveva ipotizzato l’istruzione primaria gratuita per tutti i cittadini, affinché potessero avere accesso alla lettura della Bibbia, un sistema di assistenza pubblica per tutti, una scuola di teologia, un tribunale matrimoniale per gestire la moralità pubblica. I due riformatori, nonostante le somiglianze delle due riforme, non trovarono un accordo.

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Nel 1531, in attesa di uno scontro militare con l’impero, i principi luterani si unirono in una confederazione politica, la Lega di Smalcalda. Lo scontro temuto tuttavia non avvenne perché nel 1532 i Turchi lanciarono una offensiva contro l’Ungheria, giungendo alle porte di Vienna. Carlo V, pur di ottenere l’aiuto finanziario della nobiltà tedesca, decise di raggiungere un compromesso con la Lega di Smalcalda.

Il 25 Settembre 1555 fu firmata la pace di Augusta, che segnò la fine dell’unità religiosa dell’Impero. Da quel momento in Germania vennero riconosciute due confessioni: la cattolica e la luterana. Ai sudditi fu imposto di seguire la fede dei loro principi territoriali.

Nel frattempo a Roma venne eletto Papa Paolo III, che convocò il Concilio di Trento, nel 1542, con l’intento di discutere la Riforma, ma gli stati protestanti tedeschi si rifiutarono di parteciparvi.

La Chiesa rispose alla riforma luterana con l’Inquisizione e con la forza militare, per cercare di ridurre al silenzio gli eretici, o per costringerli ad emigrare nei paesi protestanti, ma dette anche avvio ad una serie di riforme interne, destinate a togliere argomenti all’avversario.

Da questo momento la Chiesa di Roma iniziò una intensa attività missionaria, alla conquista di nuovi territori. Queste riforme hanno probabilmente permesso alla Chiesa di giungere fino ai nostri giorni.

Il padre della Riforma protestante morì nel 1546 all’età di sessantadue anni, a Eisleben, sua città natale, dove era tornato per fungere da mediatore in una lite all’interno della nobiltà locale.

Probabilmente morì a causa dell’affaticamento e per i problemi causati da una sua vecchia malattia cardiaca. Ci furono voci tuttavia, non confermate, secondo le quali il riformatore protestante si fosse ucciso, probabilmente a causa dei forti dolori. La sua salma fu trasportata e sepolta a Wittensberg.

Clinica della Timidezza

Ciò che pochi sanno di Martin Lutero è che, oltre che un rigido conservatore al servizio della nobilità tedesca, fu anche il precursore dello stigma contro gli ebrei, che poi ebbe così tanta influenza sulla società tedesca e nel mondo a causa della persecuzione contro gli ebrei.

Molti degli ultimi scritti di Lutero mostrano un’aggressività rabbiosa contro chiunque non concordasse con le sue tesi. Fra questi vi erano gli ebrei, che si ostinavano a credere nella loro religione, nonostante i cambiamenti indotti dalla riforma luterana sulla chiesa di Roma.

Nell’opuscolo “Degli ebrei e delle loro menzogne” (1543) il riformatore consigliava ai fedeli di cacciare gli ebrei dalle loro case e città, confiscare i loro libri e bruciare le loro sinagoghe. Questi discorsi furono al centro della sua ultima predica, che tenne a Eisleben tre giorni prima di morire. I nazisti lo considerarono un testamento morale e fecero di Lutero uno degli ispiratori del loro movimento.

Giuliana Proietti

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Immagine:
Ritratto di Martin Lutero di Lucas Cranach (1529), Wikipedia

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