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Modelli di ruolo femminili: la discussione assente

Modelli di ruolo femminili: la discussione assente

Modelli di ruolo femminili: la discussione assente

Psicolinea for open minded people

Per lavoro ho studiato i figli di famiglie in cui l’unico genitore è la madre o famiglie in cui ci sono due madri ed in questo ambito ho riscontrato una profonda preoccupazione per la mancanza di modelli di ruolo maschile per questi ragazzi. Invece, per quanto riguarda il cambiamento di sesso e per i modelli di ruolo femminili, la discussione appare piuttosto rara.

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Parte di tutto ciò è dovuto al fatto che l’80 per cento delle famiglie monoparentali degli Stati Uniti sono guidate da donne. Messe insieme con le famiglie in cui ci sono due genitori, è statisticamente probabile che le ragazze abbiano un modello di ruolo femminile in casa.

Eppure, dobbiamo cercare di combattere le potenti correnti culturali rappresentate dai media. La grande ironia post-femminista è che, in un’epoca in cui le donne si sono conquistate con fatica delle opportunità, i media stanno canalizzando queste opportunità in un luogo di stupidità iper-sessualizzata. Non importa chi sei: ciò che importa è quanto sei sexy.

Chiedi ad una ragazza a quali donne fa riferimento e ci sono buone possibilità che – dopo le persone della famiglia – la sua lista sia affollata di celebrità.

Le giovani donne, nel momento emotivamente più delicato della loro vita, cercano di trovare nelle celebrità un suggerimento per  tutto: dall’amore, a come vestire, alla sessualità. Non ci vuole molto, sguazzando nel fango dei media, per vedere come le giovani donne siano rappresentate, in una collezione di ragazze che va dal triste allo spaventoso, la cui aspirazione alla celebrità sta diventando un volgare spettacolo di ultima categoria.

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Ma diamo alle ragazze qualche possibilità.

La maggior parte di loro non prendono come modello di comportamento le donne che escono dai negozi senza pagare o che escono in limousine senza biancheria intima. Si rendono conto che non c’è nessun desiderio di reality show nelle giovani donne che aspirano a costruirsi delle carriere lavorative senza fare filmetti erotici, senza fare sesso in comuni vasche idromassaggio, o passeggiando su un marciapiede di Hollywood alle 3 del mattino.

Ma, nello stesso tempo, non possiamo non considerare il potere conquistato dalle celebrità. Questi oggetti sessuali in ordine sparso sono diventati la deprimente normalità. Esistono anche schiere di donne forti, sicure di sé, preparate. Ma esse cercano di costruire la propria vita al di là della visione marginale della cultura popolare.

Soprattutto per quanto riguarda  le ragazze giovani, va detto che sono i coetanei ad indicare loro ciò che è socialmente accettabile e desiderabile. Gli studi dimostrano molto chiaramente che i media popolari sono come dei super-coetanei, una forza che può letteralmente plasmare le loro identità, nel momento in cui queste identità si stanno formando.

Adolescenza

Editore: Xenia, Collana: I tascabili
Anno edizione: 2004 Pagine: 128 p., Brossura
Autori: Giuliana Proietti - Walter La Gatta

Tutto questo non è nuovo. Quello che c’è di nuovo è che la tecnologia ha reso queste celebrità di basso livello molto forti, incredibilmente vicine.

Mi ricordo quei giorni innocenti quando una madre poteva dire: “Non permetto che i miei figli guardino MTV.” Buona fortuna per quello che succede oggi. Le immagini delle celebrità vengono mostrate alle ragazze 24 ore al giorno, rimbalzando dagli schermi televisivi agli schermi dei computer, agli schermi degli smart phone.

Il web ha abbattuto la separazione che c’era tra l’immagine e la vita reale. Questi cattivi esempi professionali sono completamente interattivi. Basta guardare Bad Girls Club (n.d.t.: provare per credere!), per arrivare a ritenere che la risposta più accettabile – anche preferibile –  sia un pugno in faccia.

Il problema è più chiaro, rispetto alle possibili soluzioni. La cultura dei media è una macchina formidabile.

Eppure, alcuni stanno cercando di tornare indietro. Le sorelle ed entrambe mamme Abi e Emma Moore, hanno creato un sito web chiamato Pinkstinks (pinkstinks.org.uk) per contrastare quel marketing e quei media che si concentrano prevalentemente su modelli di ragazze che devono essere carine, passive, e fissate con lo shopping. Hanno scelto il rosa come il colore predefinito per tutte le cose che riguardano qualcosa di passivo e di femminile.

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La loro mission è quella di utilizzare applicazioni multimediali e partnerships per contrastare i “messaggi dannosi con cui le ragazze vengono bombardate: dai giocattoli, ai vestiti ai media”.

Il sito è stato aperto quando Abi stava girando un documentario per la CNN sulla scienziata Naomi Halas, che in silenzio e anonimamente conduce un lavoro pionieristico con le nano-tecnologie per combattere il cancro. In quello stesso periodo, Paris Hilton usciva dal carcere con uno tsunami di copertura mediatica – tra cui la dichiarazione fatta a Barbara Walters, secondo la quale la Paris aveva trovato la spiritualità in carcere. Ed anche che aveva la pelle secca (n.d.t. in carcere non le veniva permesso di mettersi le creme per la pelle). Questo è stato troppo per le sorelle, e così è nato il loro sito web.

Un sito web – o anche 20 – non potranno arginare la marea. Ma con un impegno comune e diffuso  nel presente – e nella possibilità di diventare, se abbiamo fortuna – dei veri modelli di ruolo, riusciremo a sollevare le ragazze da tutto questo.

Dr. Peggy Drexler

Traduzione: Giuliana Proietti

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Rafael Lucena, Flickr

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Antoine de Saint-Exupery: una biografia
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Riconosci i tuoi desideri sessuali? Test
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Peggy Drexler
Dr. Peggy Drexler

Peggy Drexler è Assistant Professor di Psicologia, presso lo Psychiatry Weill Medical College della Cornell University ed in precedenza è stata Gender Scholar presso la Stanford University. Autrice di Our Fathers Ourselves. Daughters, Fathers, And The Changing American Family.

www.peggydrexler.com
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  • 23 Mag 2012
  • Dr. Peggy Drexler
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In quale scarpa ti senti te stessa? Test

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I Test di Psicolinea

A cura di:
Dr. Giuliana Proietti - Dr. Walter La Gatta

Altri test sono disponibili su:
Clinica della Coppia  |   Clinica della Timidezza

Le donne, le scarpe. Questo test è dedicato alle donne, e alla loro passione/ossessione per le scarpe.

Certamente, quando ti stai preparando per una serata in discoteca è probabile che tu scelga una scarpa elegante, con tacco alto; viceversa, per andare a fare una passeggiata in campagna o per trascorrere il pomeriggio in casa potresti scegliere una scarpa comoda, senza tacco…

Se però non pensassi al contesto, ma semplicemente ti concentrassi sulla scarpa che più ti piace, su quella che ti fa sentire veramente bene con te stessa, quale sceglieresti?

1) BALLERINA

2) SCARPA DA TENNIS

3) SCARPA ELEGANTE

 

 

Clinica della Timidezza
Dal 2002 parole che curano, orientano e fanno pensare.

PROFILI

1) TIPO “BALLERINA”

Sei una persona che ha bisogno di un contatto autentico con la realtà, in modo simile al contatto che hai con te stessa, grazie ad una particolare sensibilità che ti porta a conoscere perfettamente i tuoi punti di forza e le tue reali possibilità. La scelta di questa scarpa evoca un’inconscia creatività e sensibilità artistica, la consapevolezza che si possa vivere del proprio talento, senza doversi necessariamente mostrare agli altri per quello che non si è, pur di soddisfare le loro aspettative e i loro stereotipi sulla femminilità.

Non ami essere al centro dell’attenzione, ma ciò nonostante sei ambiziosa, aperta verso le esperienze della vita, le nuove sfide, le relazioni, perché possiedi una notevole sicurezza interiore, che ti permette di aprirti al nuovo e al bello, senza pregiudizi.

La tua idea di femminilità riguarda una eleganza interiore, uno stile personale che non va necessariamente ostentato, ma che è comunque potente, stabile, forte e libero.

2) TIPO “SCARPA DA TENNIS”

Sei una donna che attribuisce un grande valore alla salute e al benessere, che sa prendersi cura di sé ed ha una buona relazione con l’ambiente naturale. Per te una persona non può sfruttare al meglio le sue potenzialità se non è messa anzitutto in condizione di stare bene nel corpo, così come nella mente.

Solo un corpo soddisfatto dal punto di vista del benessere può permettere alla mente di guidare al meglio i comportamenti in campo sociale e relazionale. Ciò cui maggiormente tieni è pertanto la possibilità di poter mostrare liberamente le tue abilità, nel massimo comfort, in un perfetto equilibrio mente-corpo.

Ami la modernità, la tecnologia, la progettazione, anche perché sai che tutto ciò ti permetterà di esprimerti sempre di più e sempre meglio, facendoti sentire giovane, dinamica e attiva. La tua femminilità si esprime maggiormente negli aspetti pratici, nella semplicità della comunicazione interpersonale, nell’informalità. La tua idea di seduzione non nasce dalle eccessive ricercatezze o dalle finte apparenze, ma dallo stare realmente bene con te stessa, dalla salute che crea bellezza.

3) TIPO “SCARPA ELEGANTE”

Se per gli altri il relax è un valore e un bisogno per dare il meglio di sé, per te le cose stanno esattamente al contrario. Non credi che una persona possa raggiungere i suoi obiettivi se si affida alla spontaneità e al caso: al contrario credi fermamente nella preparazione e nella capacità di mostrare sicurezza, anche in situazioni che agli altri possono apparire scomode o rischiose.

In un certo senso le tue scarpe tacco 12 ti servono da stimolo, perché ti ricordano che non sei in una situazione “normale” dove ogni comportamento potrebbe essere ammesso: i tuoi tacchi, anche per la necessità di adattamento che richiedono nell’andatura e nella postura, sono sempre lì a ricordarti che sei in una condizione in cui devi riuscire a dare il meglio di te.

Nei tuoi movimenti spaziali, così come nei tuoi atteggiamenti mentali fai ricorso a metodiche e strategie altamente osservate e studiate negli altri, provate e riprovate nella propria solitudine, al fine di apparire disinvolta e credibile nelle situazioni sociali. Sui tuoi tacchi altissimi, come per magia, ti senti trasformata in una persona regale, assertiva e sexy. Hai bisogno, per sentirti bene con te stessa, di allontanarti dalla mediocrità della massa e elevarti come donna, per esprimere quella che per te è la tua maggiore dote: la femminilità all’ennesima potenza.

Dr. Giuliana Proietti

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E’ assolutamente vietato riprodurre questo test, in qualsiasi forma
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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.

  • Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
  • Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.

Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.

Per appuntamenti:
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mail: g.proietti@psicolinea.it

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  • 28 Feb 2018
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La verginità oggi

La verginità oggi

Verginità e tempi moderni

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Che cosa è la verginità?

La verginità è lo stato di una persona che non ha mai avuto rapporti sessuali. Molte tradizioni culturali e religiose attribuiscono un valore e un significato speciale a questo stato, soprattutto per quanto riguarda le donne nubili: le donne vergini vengono considerate donne “pure” e dunque di maggior valore.

Quanto conta la verginità oggi sul piano sociale e legale?

Sebbene la verginità abbia avuto implicazioni sociali e legali in alcune società nel passato, oggi non ha conseguenze legali nella maggior parte delle società.

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Quando si perde la verginità?

In genere la donna non è più vergine se vi è stata penetrazione vaginale da parte del pene. Per estensione, si può intendere la perdita della verginità anche per altre attività sessuali, come ad esempio il sesso orale o anale, oppure la masturbazione reciproca.

Quando è il momento giusto per perdere la verginità?

Non esiste un momento giusto per perdere la verginità: la cosa importante è tentare di vivere questo momento quando ci si sente pronte e si è trovato un partner degno di fiducia. E’ bene ricordare che i primi rapporti sessuali non sono quasi mai piacevoli per le ragazze, perché il piacere femminile dipende moltissimo sia dalla relazione che si ha con il partner, sia da quanto il partner si preoccupi, durante il rapporto, del piacere femminile.

A cosa è dovuta la perdita precoce della verginità?

È stato dimostrato che la perdita precoce della verginità è legata a fattori quali il livello di istruzione, l’indipendenza personale, la supervisione da parte dei genitori o l’affiliazione a una fede religiosa.


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Che cosa è l’imenoplastica?

Si tratta di un’operazione per la ricostruzione dell’imene. L’operazione, che viene richiesta solo per motivi psicologici e sociali, non certo per la salute della donna, dura circa mezz’ora. L’imene ricostruito, si lacererà e sanguinerà di nuovo al primo rapporto sessuale.

Quali donne chiedono l’imenoplastica?

La maggior parte delle clienti sembrano di origine musulmana, ma la ragione che le spinge non è tanto religiosa, quanto culturale: se la sposa non è vergine e non sanguina durante la prima notte di nozze, è una vergogna non solo per lo sposo, ma per tutta la famiglia allargata. Discorsi che noi italiani conosciamo bene e che, per fortuna, solo da poco ci siamo lasciati alle spalle.

Oggi la verginità è ancora un problema per le ragazze italiane?

Oggi in Italia il problema delle ragazze non sembra quello di “non essere più vergini”, ma di “esserlo ancora”: gli adolescenti, maschi e femmine, ammettono questa cosa con grande vergogna, come se si trattasse di una colpa, o di una grave sfortuna e, per questo, fanno di tutto per avere al più presto il primo rapporto sessuale, in modo da togliersi definitivamente il pensiero.


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I genitori tengono ancora alla verginità delle figlie?

No. I genitori italiani non si mostrano oggi particolarmente preoccupati di preservare la verginità delle loro figlie e sono davvero pochi coloro che impongono ai figli e alle figlie di astenersi dai rapporti prematrimoniali: molto spesso le case vengono lasciate libere su richiesta, in modo che i giovani siano liberi di sperimentare la sessualità senza traumi o pericoli.

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  • 13 Feb 2023
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Pericolo: uomini e donne rispondono in modo diverso

Uomini e donne rispondono in modo diverso al pericolo


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Usando la tecnica della risonanza magnetica (fMRI) per studiare le attività del cervello, alcuni ricercatori hanno scoperto che uomini e donne rispondono in modo differente agli stimoli positivi e negativi. Lo studio è stato presentato oggi al meeting annuale della Società di Radiologia del Nord America (RSNA).

“Gli uomini possono prestare maggiore attenzione agli aspetti sensoriali degli stimoli emotivi e tendono ad elaborare questi stimoli in termini di implicazioni per le azioni necessarie, mentre le donne rivolgono la loro attenzione alle sensazioni generate da questi stimoli” ha affermato Andrzej Urbanik, ricercatore presso la cattedra di Radiologia nell’Ospedale universitario di Cracovia, in Polonia.

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Per lo studio, il Dr. Urbanik ed i suoi colleghi hanno reclutato 40 persone non mancine, 21 uomini e 19 donne, di età compresa fra 18 e 36 anni. I volontari si sono sottoposti a fMRI mentre osservavano immagini comunemente utilizzate per generare particolari stati emotivi (International Affective Picture System – IAPS). Nella prima parte sono state mostrate immagini della vita ordinaria che generavano sentimenti ed emozioni negative, nella seconda parte si è dato spazio alle emozioni positive.

Le donne, vedendo le immagini della prima parte, hanno mostrato una maggiore e più intensa attivazione della zona del talamo di sinistra, che trasmette le informazioni sensoriali da e verso la corteccia cerebrale, ivi compresi i centri del dolore e del piacere. Gli uomini hanno invece mostrato una maggiore attivazione nell'”insula” di sinistra, che si interessa del mantenimento dello stato fisiologico di tutto il corpo e che genera sensazioni soggettive che possono portare a delle azioni. Le informazioni derivanti dall’insula raggiungono altre strutture cerebrali coinvolte con il processo decisionale.

“L’attivazione cerebrale osservata nelle donne può indicare un maggiore coinvolgimento del circuito neurale, associato con l’identificazione degli stimoli emotivi”, ha affermato il Dr. Urbanik precisando che “L’attivazione più pronunciata della corteccia insulare negli uomini potrebbe essere dovuta a componenti autonome, come un più elevato battito cardiaco o una maggiore sudorazione, che accompagnanp la visione di materiale emotivo.

Il sistema nervoso autonomo controlla le funzioni involontarie, come la respirazione, il battito cardiaco e la digestione, ed aiuta nel regolare determinate funzioni in risposta allo stress o agli stimoli ambientali. E’ responsabile delle condotte di attacco e di fuga nelle situazioni di minaccia.

“Negli uomini le immagini negative mostrate erano più potenti nell’attivare il sistema nervoso autonomo, il che potrebbe significare che quando gli uomini si confrontano con una situazione pericolosa, sono maggiormente predisposti a passare all’atto di quanto non siano le donne”.

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Nel vedere le immagini positive le donne hanno risposto in maniera più forte degli uomini quanto ad attivazione della parte superiore destra del giro temporale, che si interessa dei sistemi auditivi e della memoria. Gli uomini hanno mostrato maggiore attivazione nei lobi bilaterali occipitali, che sono associati con l’elaborazione visiva.

In conclusione, il Dr. Urbanik ritiene che queste differenze indicano che le donne possono analizzare gli stimoli positivi in un contesto sociale più ampio ed associare le immagini positive con un particolare ricordo. Ad esempio, vedere la foto di un bambino piccolo che sorride, fa ricordare loro i propri figli, quando avevano quell’età, mentre gli uomini hanno una risposta più percettiva.

Fonte: Eurekalert

Links:
RadiologyInfo.org.
Radiological Society of North America

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  • 29 Nov 2009
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La donna e la casa: quale relazione?

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Relazione La sessualità femminile fra sapere e potere

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Convegno Diventare Donne
18 Marzo 2023, Castelferretti Ancona
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Il rapporto fra la donna e la casa è stato storicamente uno dei temi più rilevanti nelle dinamiche sociali e familiari. Da secoli, il ruolo delle donne è stato strettamente legato alle mura domestiche, ma con l’avvento dei tempi moderni, questo rapporto ha subito trasformazioni significative. Cerchiamo allora di comprendere l’evoluzione storica di questo rapporto e i cambiamenti che lo caratterizzano oggi.

Il Ruolo Storico delle Donne nella Casa

Società primitive. Dal punto di vista storico sappiamo che, a partire dal neolitico, ma soprattutto con l’affermarsi dell’età dei metalli, la donna cominciò a dedicarsi esclusivamente alla cura della casa, all’allevamento dei figli, alla filatura e alla tessitura, riducendo così al minimo i rapporti con l’esterno.

Antiche Civiltà. Anche nelle società antiche più celebrate, come quella egizia, greca o romana, le donne erano escluse dalla vita pubblica e confinate fra le quattro mura domestiche.

Aristotele, la donna, la casa. Aristotele affermava che l’uomo è per natura superiore e deve comandare, mentre la donna è un essere debole e per questo deve essere comandata. Alla base della dottrina aristotelica sta una tripartizione tra la sfera della casa, luogo dei bisogni primari e quotidiani, lo spazio della città e il regno.

La politica inizia dalla città, dalla polis, per cui la casa, e con essa la donna, vengono considerate una sorta di pre-condizione per la politica, intesa qui nel senso di cultura, vita civile, progresso. All’interno della casa le donne si differenziano in vergini, madri, vedove, mentre gli uomini si differenziano in relazione a ciò che essi sono fuori della casa: nobili, giuristi, letterati, religiosi, contadini, mercanti.

Quando Aristotele parla della famiglia, la chiama oikos (casa) ed elenca quattro figure che ne fanno parte: il padre, la madre, i figli e gli schiavi. Il padre naturalmente ha autorità su tutte queste persone. L’economia è il governo della casa: il processo con cui si procurano i beni per far funzionare la casa.

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Il Cristianesimo. Il Cristianesimo dette nuova dignità alla donna, rendendola compagna unica e inseparabile dell’uomo, collocandola nella casa come madre ed educatrice, sull’esempio della Vergine Maria.

Società medievali. Le donne erano generalmente responsabili della gestione della casa e della cura della famiglia. Il loro ruolo era principalmente quello di mogli e madri, con compiti che includevano la preparazione del cibo, la pulizia e la cura dei bambini. La casa era vista come il dominio naturale delle donne, mentre gli uomini erano impegnati nelle attività pubbliche e lavorative.

Rivoluzione Industriale. Con la Rivoluzione Industriale, molte donne delle classi lavoratrici iniziarono a lavorare nelle fabbriche. Tuttavia, la gestione domestica rimase prevalentemente una loro responsabilità. Le donne delle classi medie e alte continuarono a essere viste come le custodi del focolare domestico, un ruolo rafforzato dalle ideologie vittoriane che esaltavano le virtù della femminilità domestica.

L’economia domestica e il Fascismo. L’economia domestica, che fu poi molto valorizzata dal fascismo, fu introdotta all’inizio del secolo scorso, da parte di gruppi di donne borghesi impegnate in organizzazioni cattoliche, che organizzavano corsi nei quartieri operai già prima della grande guerra, ispirandosi a galatei e manuali di buone maniere ottocenteschi.

Un corso di economia domestica prevedeva la trattazione di argomenti quali la famiglia, la missione della donna, i doveri della donna verso Dio, nozioni di amministrazione e contabilità domestica.

Molto spazio era dedicato all’abitazione, oltre a nozioni morali di ispirazione cristiana per il matrimonio e l’allevamento dei figli.

Questa scienza conteneva i saperi su una buona gestione della casa: “come condurre gli affari domestici, governare saggiamente la famiglia, allevare igienicamente i bambini, essere insomma buone mamme e massaie”. 

Relazione sull'Innamoramento - Festival della Coppia 2023

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La donna fascista. Con l’affermarsi del regime fascista l’economia domestica si trasformò da arte della casa in organizzazione scientifica della casa, secondo le teorie tayloristiche, allora in voga, poiché diversi erano diventati gli obiettivi.

Leggiamo in un libro della propaganda fascista (AAVV, 1930, citato in Cosseta, 2000), “La rieducazione della donna del popolo è certamente opera complessa: i problemi che involve sono di ordine morale, fisico, intellettuale, religioso, economico, ma qui uno ci interessa più che mai: il ripristino di tradizioni che facevano della donna simbolo di ordine, di prosperità, di benessere nella famiglia operaia, la ricostruzione del focolare domestico. All’uopo, le scuole di Educazione e di Economia Domestica sono leve potentissime in quanto si propongono il ripristino, nella famiglia operaia, di quei coefficienti, di quelle energie che fortunatamente per un certo tempo opposero una pur tenace resistenza all’opera dissolvitrice”.

Nel libro di Erminia De Benedetti, Consigli per il buon governo della casa, pubblicato nel 1928 e dunque in epoca fascista, notiamo ancora questo principio ispiratore di paternalismo ottocentesco verso i ceti inferiori: “Io vi parlerò senza studio, con sincerità e semplicità, per avvicinarmi a voi, semplici creature, care donne d’Italia, dal cuore affettuoso ed espansivo, dall’intelligenza pronta (…) disposte al sacrificio, anche a quello umile di ogni giorno, di ogni ora, che è eroico appunto perché è oscuro”.

Le scuole di economia domestica divennero dunque delle scuole di vero e proprio indottrinamento femminile.

Un’idea di quanto accadeva in questi corsi ce la si può fare leggendo il romanzo autobiografico di Elena Canino: Clotilde fra le due guerre (Canino, 1956, citato in Cosseta, 2000): “Tre volte alla settimana vado il pomeriggio alla casa del Fascio, dove si è aperto un corso di economia domestica, tenuto dalle signore più in vista della città. L’economia consiste nello sprecare molto gas e svariati ingredienti per insegnare alle donne del popolo a cucinare, e tutte noi a lavorare per cucire vestine e corredini da neonati in favore dei figli delle medesime”.

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L’organizzazione scientifica del lavoro in casa. Per quanto riguarda l’organizzazione scientifica del lavoro in casa e dunque la riduzione dei tempi morti (vedi C. Accame, La donna e la casa: il taylorismo nella vita domestica. Libro destinato a tutte le donne d’Italia per facilitar loro il lavoro della casa, Torino 1928), la Montinari (1943) scrive: “In una cucina nella quale l’arredamento è distribuito secondo i principi scientifici del lavoro, le distanze sono ridotte per evitare alla massaia le corse continue da un punto all’altro, senza contare che, con una disposizione razionale, l’ambiente può essere molto più piccolo, con vantaggio delle altre stanze” .

In un altro passaggio si legge: “La direzione della casa spetta esclusivamente alla donna, la quale deve essere gelosa di questo diritto. La donna è l’angelo tutelare della famiglia e come tale deve far si che la casa costituisca il paradiso nel quale i familiari troveranno riposo alle diurne fatiche, pace, serenità e conforto” (Montinari, 1943).

Alla donna venivano chieste, per tale ruolo, anche delle competenze sul piano emotivo: “deve mostrarsi di umore sempre uguale, non irritabile al più piccolo urto” in quanto “l’uomo che torna stanco dal lavoro ha bisogno di trovare in casa la donna sempre sorridente, calma, disposta a tollerare anche qualche scenata un po’ violenta nei momenti in cui è nervoso” (Montinari, 1943)

Università. In quegli anni molte donne cominciavano timidamente a varcare le porte delle università, ma neanche per quanto riguarda gli spazi che venivano loro attribuiti come naturali, come quelli della casa, la donna poteva mostrare di avere competenze superiori a quelle degli uomini. Ad esempio, non poteva diventare architetto: “la donna è estranea all’architettura”, proclamava Mussolini nel 1927, sottolineando una volta di più le sue convinzioni sull’inferiorità intellettuale delle donne.


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Guerre Mondiali. Le due guerre mondiali portarono cambiamenti significativi. Con gli uomini al fronte, molte donne entrarono nel mondo del lavoro per la prima volta. Dopo le guerre, anche se molte donne furono incoraggiate a tornare a casa, il seme del cambiamento era stato piantato. Le donne avevano dimostrato di poter svolgere lavori tradizionalmente maschili e iniziarono a rivendicare maggiore autonomia e diritti.

Movimenti Femministi. Dal secondo dopoguerra, i movimenti femministi hanno svolto un ruolo cruciale nel ridefinire il rapporto tra la donna e la casa. Le lotte per la parità di genere hanno portato a una maggiore partecipazione delle donne nel mondo del lavoro, nell’istruzione e nella politica. La casa non è più stata vista come l’unico spazio legittimo per le donne. In Italia, l’economia domestica, obbligatoria a scuola per le studentesse, venne spazzata via dalle scuole dopo il 1968.

Famiglie a Doppio Reddito. Oggi, molte famiglie sono a doppio reddito, con entrambi i partner che lavorano fuori casa. Questo ha portato a una redistribuzione dei ruoli domestici, con una maggiore condivisione delle responsabilità tra uomini e donne. Anche se la divisione non è sempre equa, c’è una crescente consapevolezza dell’importanza di un equilibrio.

Avanzamento Tecnologico. L’avanzamento tecnologico ha ridotto il tempo necessario per le faccende domestiche. Elettrodomestici moderni, servizi di consegna e app per la gestione della casa hanno semplificato molti compiti tradizionalmente svolti dalle donne, liberando tempo per altre attività.

Nuovi Modelli Familiari. I cambiamenti nei modelli familiari, con un aumento delle famiglie monoparentali, delle coppie senza figli e delle famiglie con ruoli di genere fluidi, stanno ridefinendo ulteriormente il rapporto delle donne con la casa. Questi nuovi modelli sfidano le tradizionali divisioni di ruolo e promuovono una maggiore flessibilità.

Lavoro online. La pandemia di COVID-19 ha accelerato l’adozione del lavoro da casa, portando a nuove dinamiche nel rapporto tra lavoro e vita domestica. Le donne, in particolare, hanno dovuto bilanciare il lavoro professionale con le responsabilità domestiche, ma questa situazione ha anche aperto nuove opportunità per una maggiore equità nella gestione della casa.

Una intervista sull'anorgasmia femminile

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Fin qui la storia. Come è evidente, nei secoli che ci hanno preceduto, il ruolo apparentemente autorevole di direttrice della casa nascondeva in realtà un ruolo del tutto subalterno all’uomo, che si esplicava principalmente nel mettersi al suo servizio, anche dal punto di vista emotivo e riproduttivo. E le cose sono andate avanti così ancora a lungo, ben oltre la rivoluzione femminista.

Leggiamo, ad esempio, come inizia il capitolo “La donna e la casa” inserito nel libro “Ti amo” di Francesco Alberoni, un libro del 1997 (praticamente l’altro ieri): “Per una donna innamorata costruire ed arredare la casa è un atto d’amore. Molto spesso è lei che sceglie i singoli mobili e tutti gli innumerevoli oggetti che serviranno nella loro vita futura. Li sceglie in modo che la casa piaccia al suo uomo, perché egli vi si trovi a suo agio, perché si senta bene in ogni momento della loro vita. Nella sua mente vede già dove saranno seduti per guardare insieme la televisione. Immagina la stanza con la tovaglia ricamata dove riceveranno gli amici, quale sarà il posto del marito, quale il suo”. 

Per fortuna oggi le cose stanno molto cambiando: la scelta dell’arredo è ormai frutto di una lunga negoziazione con il partner, per trovare dei compromessi fra le diverse esigenze. Tra le questioni più dibattute il colore delle pareti, la scelta del divano, delle tende e degli elettrodomestici della cucina.

Pensiamo anche a questo: una volta, quando si “metteva su casa” la maggiore attenzione veniva riposta nella sistemazione della sala da pranzo, luogo dell’apparire, dove si dava sfoggio del proprio sé sociale. La cucina invece, luogo dove si esplicitava principalmente il lavoro femminile, era uno spazio piccolo e umile, lasciato tale proprio per valorizzare le altre stanze. Oggi il luogo principale della casa è invece rappresentato proprio dalla cucina, luogo “caldo” per eccellenza, che non è più solo un luogo di lavoro, che non è più un ambiente tipicamente femminile, ma è luogo di incontri informali, basati su rapporti di familiarità e di amicizia, nei quali conta più l’essere che l’apparire.

Secondo il filosofo Walter Benjamin, abitare significa lasciare impronte. E la donna, nella casa, è ormai una persona che lascia molte impronte, non limitandosi più a cancellare le tracce dell’abitare degli altri, senza imprimere le proprie.

Giuliana Proietti


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Fonti:

Katrin Cosseta, Ragione e sentimento dell’abitare, Franco Angeli, 2000
Francesco Alberoni, Ti amo, Rizzoli, 1996
Gisella Bassanini, Tracce silenziose dell’abitare, Franco Angeli, 1991

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Psicoterapeuta Sessuologa
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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.

  • Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
  • Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.

Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.

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