Le ricerche psicologiche sono attendibili?

Le ricerche psicologiche sono attendibili?

La maggior parte delle ricerche psicologiche, cui i media ogni giorno prestano attenzione (fra cui anche il nostro Psicolinea) riportandone le conclusioni, si svolge generalmente in condizioni di laboratorio. Praticamente, ciò che si vuole studiare, non viene osservato e misurato nella realtà, ma viene riprodotto in laboratorio.

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Sarebbe naturalmente molto più semplice osservare il comportamento delle persone in determinate situazioni della vita reale, ma si sceglie di riprodurre il tutto in laboratorio allo scopo di avere un maggiore controllo sugli interventi e sulle procedure cui vengono esposti i partecipanti. Questi controlli, precisi e misurabili, rendono dunque “scientifico”  l’esperimento, e credibili le sue conclusioni.

Succede spesso però che questi risultati di laboratorio, seppure precisissimi nel metodo,    vengano ritenuti spesso non riproducibili nella realtà, e questo rende vulnerabile la stessa disciplina psicologica.

Gregory Mitchell della University of Virginia ha studiato questo argomento, prendendo  attentamente in esame la letteratura psicologica pubblicata. Attraverso una meta-analisi dei dati raccolti in precedenti ricerche, ha messo a confronto i risultati raggiunti in laboratorio e gli esperimenti condotti sul campo. Le sua ricerca, costruita su un analogo studio del 1999 (pdf), lo ha portato a concentrarsi su 82 meta-analisi degli ultimi tre decenni, in cui vi erano 217  confronti fra ricerche condotte in laboratorio e ricerche condotte sul campo.

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Nel complesso, Mitchell ha scoperto che in media i risultati di laboratorio di solito si riproducono anche nel mondo reale (r = 0,71, dove 1 rappresenta una replica perfetta), ma il problema è nei dettagli: alcune sotto-discipline della psicologia se la cavano molto meglio di altre, mentre la dimensione reale degli effetti spesso appare molto diversa tra osservazioni condotte in laboratorio e nel mondo reale, al punto che in alcuni casi essa appare preoccupante, dal momento che i risultati sul campo vanno esattamente nella direzione opposta dei risultati ottenuti in laboratorio.

“Molti piccoli effetti della ricerca condotta in laboratorio si rivelano inaffidabili,” Mitchell ha concluso, “e un numero sorprendente di risultati di laboratorio può risultare fuorviante sulla relazione tra variabili al di fuori del laboratorio”.

Guardando i dati in base alle varie sotto-discipline, i risultati ottenuti in laboratorio che vengono più spesso replicati nella vita reale sono quelli che riguardano la psicologia industriale-organizzativa (sulla base di 72 confronti) e meno spesso quelli della psicologia dell’età evolutiva, dove i tre confronti hanno mostrato che il risultato della media andava in realtà nella direzione opposta rispetto ai risultati di laboratorio. La discrepanza massiccia nei confronti operati in queste sotto-discipline rende difficile e  inappropriata una conclusione certa. Per esempio, la psicologia sociale ha avuto un numero simile di confronti (80) alla psicologia industriale-organizzativa, ma ha prodotto un tasso di replicazione molto più basso (r = 0,53 contro r = 0,89).

Vi sono state importanti differenze nei tassi di replicazione (dal laboratorio al campo di studio) anche all’interno delle diverse sotto-discipline psicologiche. Ad esempio, gli studi di psicologia industriale e organizzativa che riguardano le valutazioni della prestazione condotti in laboratorio sono risultati meno attendibili rispetto ad altri argomenti studiati da questa medesima disciplina. Altrettanto poco attendibili si sono rivelate le osservazioni di laboratorio riguardo alle differenze di genere.


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Conclusione del ricercatore: “Dovremmo riconoscere quali sono i settori della ricerca che producono una ricerca valida anche nella vita reale”, ha detto Mitchell, “e dovremmo imparare da questi ambiti a migliorare la generalizzabilità dei dati prodotti in laboratorio ad altri settori”.

Questo è davvero fondamentale, perché la psicologia, con la massa enorme di ricerche che ogni giorno “scodella” alle agenzie di stampa, (che poi diffondono gli studi accademici in tutto il mondo), dovrebbe come prima cosa fornire dati che riguardano la realtà, e non la teoria. La psicologia dovrebbe uscire dai laboratori ed imparare a muoversi fra la gente comune: forse è necessario, a questo punto, fornire meno dati e cercare piuttosto delle nuove metodologie di studio. Vedremo.

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Fonte:
Mitchell, G. (2012). Revisiting Truth or Triviality: The External Validity of Research in the Psychological Laboratory. Perspectives on Psychological Science, 7 (2), 109-117, via Do psychology findings replicate outside the lab?, BPS

Ulteriori approfondimenti: Gregory Mitchell contributed to The Psychologist’s current opinion special on replication in psychology (free access).

Immagine:
Photo by National Cancer Institute on Unsplash

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