1913 Freud studia il Mosè di Michelangelo
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In genere “l’incomparabile bellezza di Roma” riusciva a ritemprare lo spirito di Freud. E fu per questo che, dopo la dolorosa separazione da Jung, Freud decise di fare un altro viaggio in Italia.
Questa volta però non aveva voglia di perdersi fra i ruderi dei templi antichi: la sua attenzione era tutta per il Mosè di Michelangelo che fa parte del complesso monumentale per la tomba di papa Giulio II a Roma, nella basilica di San Pietro in Vincoli.
Il fondatore della psicoanalisi quasi ogni giorno, per diverse ore, andava a contemplare il gigante di pietra, che incuteva una “calma solenne, quasi oppressiva”.
Non essendo un esperto d’arte, Freud si avvicinò alla statua con gli strumenti della psicoanalisi, cercando di interpretare i sentimenti e i motivi profondi che l’artista potrebbe aver espresso attraverso la sua opera.
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Freud si concentrò in particolare sulla posizione delle mani di Mosè e sul suo atteggiamento complessivo, cercando di comprendere il conflitto interiore che Mosè sembra esprimere. Egli interpretò la figura di Mosè come quella di una persona che lotta contro la rabbia e la furia che sente in se, essendo rimasto profondamente deluso dal suo popolo (episodio del vitello d’oro), ma che riesce a trattenersi, non spezzando le tavole della legge che tiene in mano.
Freud vede in questo autocontrollo la chiave dell’opera di Michelangelo: l’artista avrebbe ritratto un Mosè non solo pieno di ira, ma anche capace di dominarla, un’immagine di grande forza interiore.
Freud pensava che il Mosè in pietra fosse molto diverso da quello biblico, in quanto Michelangelo era riuscito ad imprimere alla parte inferiore del corpo un senso di stabilità che contrastava con la rabbia di Mosè raccontata nella Bibbia, con quella sua voglia di scagliare le tavole dei comandamenti sul popolo di Israele.
Nel suo primo accesso di furia – pensava Freud – Mosè provò il desiderio di agire, di balzare in piedi, vendicarsi e dimenticare le tavole. Nella posizione seduta però, aveva ormai dimenticato la furia e il suo destino era quello di restare seduto, immobile, nella rabbia pietrificata, in un misto di dolore e disprezzo. Un po’ come lui stesso nei confronti del suo allievo prediletto Jung, che lo aveva da poco abbandonato.
La gigantesca struttura di marmo, con la sua tremenda forza fisica, diventò per Freud una espressione concreta del più alto risultato che un uomo possa conseguire con la mente e cioè “condurre con successo la lotta contro le passioni interiori per il bene della causa a cui egli si è dedicato”.
Contemplare il Mosè era dunque un modo per dar voce all’inesprimibile dolore del sacrificio e della collera.
Questa lettura psicoanalitica di un’opera d’arte ha avuto una grande influenza non solo sullo studio dell’arte, ma anche sul modo in cui si possono esplorare le emozioni e le motivazioni umane attraverso le opere artistiche.
Nel 1913 Freud scrisse anche un saggio su Il Mosè di Michelangelo, che pubblicò in forma anonima. Venti anni più tardi scrisse: “Provo per quest’opera lo stesso sentimento per un figlio illegittimo. Per tre solitarie settimane del settembre 1913 sono andato ogni giorno nella chiesa a contemplare la statua e l’ho studiata, misurata, disegnata, fino a che non ho catturato la scintilla di comprensione che poi, nel saggio, ho osato esprimere soltanto restando anonimo. E’ dovuto passare molto tempo prima che riuscissi a legittimare questo figlio nato fuori dalla psicoanalisi”.
Il saggio “Il Mosè di Michelangelo” fu pubblicato nel 1914 sulla rivista tedesca Imago, la rivista di psicoanalisi da lui stesso fondata.
Fonti:
Donn L. Freud e Jung, Leonardo
Freud, Il Mosé di Michelangelo, Boringhieri
Dott.ssa Giuliana Proietti
Intervento al Convegno Fisiolmed del 14-09-2024 su Sessualità e Terza Età
Dr. Giuliana Proietti
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Dr. Giuliana Proietti
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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.
- Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
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Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.
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