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Author: Dr. Walter La Gatta

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Non posso avere rapporti sessuali - Consulenza online

Non posso avere rapporti sessuali – Consulenza online

Non posso avere rapporti sessuali – Consulenza online

Dr. Walter La Gatta consulenza onlineDr. Walter La Gatta
Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
TERAPIE INDIVIDUALI E DI COPPIA ONLINE
Tel. 348 3314908

Salve,
Sono una ragazza di quasi 27 anni, proveniente da una famiglia musulmana trasferitasi in Italia quando io ero poco più di una neonata. Per quanto i miei siano sempre stati aperti mentalmente (di fatto, posso uscire vestita come mi pare e, anzi, spesso è mia madre stessa a comprarmi vestitini e top), tengono molto alla sfera sessuale: niente rapporti sessuali prima del matrimonio.

Da quel che immagino, pur essendo una regola dettata dalla religione, come tante altre che non seguiamo (come già detto, ad es., quello dell’abbigliamento), per loro ha più una portata culturale. E io confesso che non ne posso più: come ogni essere umano anche io ho dei bisogni e gli ormoni funzionano correttamente, la masturbazione a volte non basta e, soprattutto, anche il mio corpo vuole di più.

Sarebbe facile consigliare di non badare alle richieste assurde di casa, ma, dall’altro canto, ci sono altri aspetti che mi preoccupano. In primis, mi è sempre stato detto che, durante un rapporto, per una ragazza, si nota se si tratta della prima volta: oltre al fatto che da bambina vedevo film, trasmessi su canali del mio paese d’origine, in cui una neosposa, che aveva avuto rapporti fisici con qualcuno prima del matrimonio, o mentiva al marito, insospettitosi durante la notte di nozze insieme, affermando di aver subito un incidente o, addirittura, si procurava un taglio sul braccio per macchiare le lenzuola, ho chiesto anche ad una ginecologa, a cui mi sono rivolta, se un uomo, nell’atto, capisse se ha a che fare con una vergine e la sua risposta è stata affermativa (non le ho parlato del mio disagio, ma l’ho posta come domanda di curiosità).

Inoltre, anche in libri come “Mille splendidi soli” (scritto da un medico) e “La casa degli spiriti” ci sono dei personaggi femminili che, per camuffare il fatto di aver già copulato, sporcano il letto con piccole recisioni di altre parti del corpo. A me dispiace presentarmi qui con un tale discorso, che sembra retrogrado anche a me, che sono cresciuta qui e che sono italiana a tutti gli effetti. C’è dell’altro purtroppo.

Permetto che nessuno dei miei genitori mi obbligherebbe mai al matrimonio con chi non voglio. Ad ogni modo, vista la mia età e considerando che in determinati paesi ci si sposa presto (io sono quasi al limite ormai), continuano a propormi dei tipi più o meno miei coetanei, della mia stessa origine, di cui conoscono i genitori e che abitano anche loro in Stati europei, suggerendomi di conversare con questi ragazzi (che non conosco e non mi conoscono) telefonicamente, per messaggio.

Ovviamente, ogni volta mi rifiuto perché il mio animo, dannatamente romantico, mi impedisce di intraprendere conversazioni con questo preciso scopo, oltre al fatto che mi pesa parlare con persone con cui non ho alcun tipo di legame. Eppure, io mi innamoro, gradualmente e follemente, magari di qualcuno che prima conosco, con cui comincio a parlare un po’ e legare (e.g. sono oltre due anni che sono infatuata di un ragazzo, il quale non ha nulla a che fare con la mia religione ed è a conoscenza dei miei sentimenti, che ovviamente non ricambia; prima di lui ho avuto una “cotta” per quasi quattro anni per un altro ragazzo).

Detto ciò, sarebbe facile suggerire di avere una prima esperienza sessuale con qualcuno ma io, se non provo sentimenti verso questo qualcuno e se non ne sono attratta mentalmente, non riesco nemmeno a provare per lui una qualsiasi attrazione fisica.

Inoltre, anche se riuscissi ad andare a letto con qualcuno per gioco (cosa, ripeto, improbabile), non avendo una sfera di cristallo, sicuramente, per via di tutto il discorso iniziale, nemmeno più in là, potrei intraprendere una relazione con qualcuno della mia stessa fede, il quale sicuramente metterebbe alla gogna me e la mia famiglia (so che i miei ne soffrirebbero parecchio).

Eccomi qua, dunque, a quasi 27 anni non ho mai avuto un ragazzo, nemmeno per pochi giorni, e continuo ad anelare a quel primo bacio che tutte le persone attorno a me (di qualsiasi sesso, etnia, religione) hanno già esperito. Per gli altri, non capendo quanto sia frustrante tutta la mia situazione perché non ci sono passati, è facile dire ”troverai qualcuno”, “hai ancora tempo”, etc., o mostrarmi esempi di rapporti terminati, ma per una volta vorrei amare e sentirmi amata anche io, raggiungere quell’intimità mentale e confidenza che si ha solo con un partner.

Questa perenne mancanza mi fa sentire davvero sola, nonostante la famiglia e gli amici. Tale sofferenza è anche accentuata dal mio aspetto fisico che abbassa ulteriormente la mia autostima: pur curandomi, vestendomi sempre bene, resto brutta, come mi è stato ribadito gratuitamente non solo da bambina, ma anche una volta divenuta adulta. E non posso biasimare nessuno, anche l’occhio vuole la sua parte. Purtroppo, il trucco non riesce a migliorare il mio viso deforme e, per quanto mi dicano che sia una ragazza altruista (a volte fin troppo), intelligente, simpatica, non sono mai stata corrisposta da nessuno e continuamente penso che la causa sia il mio volto.

Non solo avrei, però, timore di stravolgere il mio viso con la chirurgia, ma la mia situazione economica non mi permette davvero di fare nulla. Possono dirmi che la bellezza è passeggera, ma non mi aiuta. Cosa vuol dire? Che devo continuare a stare sola, senza una via di fuga, fino alla tarda età? Che, vista la mia situazione, a breve devo cedere ed accettare qualcuno dei tipi che mi propongono a casa e sposarmi con qualcuno che non amo?

Spesso capita che, quando mi sale il desiderio, il mio umore cala pensando a tutta la mia situazione, al fatto che alla mia età non ho alcuna esperienza in ambito amoroso (non per scelta mia), che non so come comportarmi e che non riesco ad esprimere i miei problemi a casa (certi discorsi sono un tabù e a me manca il coraggio) e al fatto che, per quanto mi sforzi, il mio aspetto non migliora. Non so più come muovermi.

Mi scuso per il testo lunghissimo, ma era l’unico modo per descrivere la mia situazione e avevo davvero bisogno di parlarne in modo completo.

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Gentilissima,

Grazie anzitutto di aver condiviso con noi tutti questi pensieri, anche se mancano molti dettagli utili della sua vita che occorrerebbe conoscere per farsi una idea più precisa. Dalla sua scrittura si capisce che lei ha potuto studiare, forse laurearsi, e quindi mi chiedo come mai a 27 anni lei non abbia cercato una sua via di emancipazione attraverso il lavoro e l’indipendenza economica.

E’ vero, la sua famiglia potrebbe avere idee antiquate su molte situazioni che riguardano la sessualità e il matrimonio, ma lei, giovane ragazza cresciuta in Italia e con un buon bagaglio culturale, cosa sta facendo per se stessa? Come sta cercando di pianificare la sua vita ?

Non tutti hanno la fortuna di nascere nella famiglia che avrebbero desiderato, e questo accade anche a chi è nato in Italia, da genitori italiani. Se lei si sente diversa dai suoi genitori, pur continuando ad amarli e a rispettarli come tali, può sempre cercare una sua strada personale, in cui decidere ciò che è bene e ciò che è male in autonomia e senza dover necessariamente condividere ogni scelta che la riguarda con qualcuno.

Lei ha 27 anni, non 13, ed è una ragazza di buona cultura, quindi le suggerirei di abbandonare questo atteggiamento vittimistico, dove tutti i mali sembrano dovuti alla famiglia, alle tradizioni, alla fede, ai pettegolezzi, alle persone che non la ricambiano, ecc.

Cosa sta facendo per cambiare una vita che non le piace e non la soddisfa?

A mio parere gli step da seguire sono i seguenti, prendendosi tutto il tempo che le è necessario: completare gli studi (se non si è ancora laureata o diplomata), cercarsi un lavoro e rendersi indipendente, iniziare un percorso di psicoterapia per imparare ad accettarsi e ad avere maggiore fiducia in se stessa.  Solo a questo punto lei sarà in grado di decidere se le interessa seguire le orme tracciate dalla sua cultura di origine e dalla sua famiglia, oppure decidere le cose secondo il suo istinto e il suo raziocinio, ivi incluse le scelte sessuali.

A questo proposito, mi sembra che lei sia non troppo informata sulla sessualità, dal momento che ha ancora delle incertezze sulla verginità e il primo rapporto sessuale: la invito a prepararsi meglio su questi temi, anche leggendo i nostri articoli,  affinché possa essere più sicura sulle scelte da fare, senza ispirarsi a quello che facevano le donne del passato per celare la perdita della verginità.

La sua verginità non appartiene a nessuno, se non a lei: è lei che deve decidere cosa farne, e capire se per lei essa rappresenta davvero un valore, oppure è qualcosa di cui sbarazzarsi al più presto possibile.

Le auguro di riuscire a vincere questa battaglia con se stessa e cambiare la sua vita in meglio, con forza e coraggio.

Buone cose.

Dr. Walter La Gatta


Ipnosi Clinica

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Dr. Walter La Gatta

Dr. Walter La Gatta

Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Delegato Regionale del Centro Italiano di Sessuologia per le Regioni Marche Abruzzo e Molise.
Libero professionista, svolge terapie individuali e di coppia
ONLINE E IN PRESENZA (Ancona, Terni, Fabriano, Civitanova Marche)

Il Dr. Walter La Gatta si occupa di:

Psicoterapie individuali e di coppia
Terapie Sessuali
Tecniche di Rilassamento e Ipnosi
Disturbi d’ansia, Timidezza e Fobie sociali.

Per appuntamenti telefonare direttamente al:
348 – 331 4908
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La Timidezza nelle esperienze di vita e nelle relazioni personali

La Timidezza nelle esperienze di vita e nelle relazioni personali

La Timidezza nelle esperienze di vita e nelle relazioni personali

Dr. Walter La Gatta

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Tariffe Psicoterapia

La timidezza è una caratteristica umana diffusa che può avere profondi effetti sulla vita delle persone. Comprendere le basi psicologiche, biologiche e sociali della timidezza è essenziale per sviluppare strategie efficaci di gestione e intervento. Sebbene la timidezza possa essere una difficoltà nella vita, con il giusto supporto e le tecniche appropriate, è possibile ridurne l’impatto negativo e migliorare la qualità della vita delle persone timide. Cerchiamo allora di saperne di più.

Cosa è la timidezza?

La timidezza è la tendenza a sentirsi goffi, preoccupati o tesi quando si è in relazione con altre persone, specialmente quando si tratta di persone non familiari.

Quali sono i sintomi della timidezza?

I timidi possono avvertire sintomi fisici come rossore al viso, sudore, palpitazioni o mal di stomaco; sentimenti negativi su se stessi,  timore di essere criticati e tendenza a ritirarsi dalle interazioni sociali.

La timidezza influenza in particolare la vita di relazione del timido, che è in genere molto povera, dal momento che qualsiasi situazione esterna che lo ponga al centro dell’attenzione è accuratamente evitata.

Adolescenza

Editore: Xenia, Collana: I tascabili
Anno edizione: 2004 Pagine: 128 p., Brossura
Autori: Giuliana Proietti - Walter La Gatta

Come si comporta la persona timida nelle relazioni sociali?

Le reazioni del timido al suo disagio nelle relazioni sociali possono essere di due tipi:

  • Sottomissione: il timido si sente sempre inadeguato, inferiore agli altri, ha desiderio di diventare invisibile;
  • Aggressività:  tendenza a mettersi continuamente al centro dell’attenzione, atteggiamento provocatorio.

Quanto è diffusa la timidezza?

La timidezza fa parte della natura umana e non è una malattia: la maggior parte delle persone ha sperimentato la timidezza almeno in un periodo o in una situazione della vita, oppure la prova ancora in determinate circostanze, con determinate persone.

Quando la timidezza diventa una patologia?

In alcune persone la timidezza si presenta in modo così intenso e doloroso, che può diventare un ostacolo all’interazione con gli altri, fino a diventare una vera e propria patologia: la fobia sociale.

Chiedere aiuto è il primo passo!

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In cosa consiste l’evitamento sociale?

Il timido può decidere volontariamente di evitare gli incontri sociali, per evitare di sentirsi a disagio.

A differenza degli introversi tuttavia, i timidi desidererebbero stare insieme ad altre persone e frequentare le varie situazioni sociali, solo che le inibizioni e i sensi di inferiorità alla fine prevalgono e i comportamenti tipici possono essere i seguenti:

  • Evitamento delle situazioni sociali;
  • Annullamento degli eventi sociali all’ultimo momento;
  • Ridotto numero di amicizie;
  • Tendenza alla passività e al pessimismo;
  • Eccessivo uso dei media per evitare la relazione uno a uno.

Quali sono le cause della timidezza?

Le cause della timidezza possono avere una diversa origine. Esse possono essere dovute a:

  • Caratteristiche biologiche;
  • Eventi di vista stressanti e traumi infantili;
  • Bullismo;
  • Esperienze di intensa vergogna e stress dovuti a bruschi cambiamenti o interazioni familiari caotiche o trascuratezza;
  • Frequenti critiche da parte dei genitori;
  • Ambiente scolastico altamente competitivo, critico o ostile;
  • Eccessiva protezione da parte dei genitori.

Quali sono le basi psicologiche della timidezza?

La timidezza è spesso associata a una serie di caratteristiche psicologiche, tra cui l’autostima bassa, l’ansia sociale e la paura del giudizio negativo. Gli individui timidi tendono a preoccuparsi eccessivamente delle opinioni degli altri e possono evitare situazioni sociali per paura di essere valutati negativamente. Questi comportamenti evitanti possono rinforzare la timidezza, creando un circolo vizioso.


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Quali sono le basi biologiche della timidezza?

Le ricerche suggeriscono che la timidezza possa avere una componente genetica. Studi sui gemelli indicano che circa il 30-50% della variabilità nella timidezza può essere attribuita a fattori genetici. Inoltre, differenze neurobiologiche, come l’attività dell’amigdala, una regione del cervello coinvolta nella regolazione delle emozioni e della paura, possono contribuire alla predisposizione alla timidezza.

Quali sono le situazioni sociali e ambientali che portano allo sviluppo della timidezza?

Le esperienze di vita e l’ambiente sociale giocano un ruolo cruciale nello sviluppo della timidezza. I bambini che crescono in ambienti iperprotettivi o che sperimentano una mancanza di supporto emotivo possono essere più propensi a sviluppare comportamenti timidi. Le esperienze di esclusione sociale o di bullismo durante l’infanzia e l’adolescenza possono anche contribuire a una maggiore timidezza in età adulta.

In che modo la timidezza influenza gli aspetti della vita quotidiana?

La timidezza può influenzare vari aspetti della vita quotidiana. Negli ambienti scolastici, i bambini timidi possono evitare di partecipare a discussioni in classe o attività di gruppo, compromettendo così il loro apprendimento e sviluppo sociale. Sul lavoro, la timidezza può limitare le opportunità di legami sociali fra colleghi e avanzamento di carriera. Le relazioni interpersonali possono essere complicate dalla difficoltà di esprimere emozioni e bisogni, portando a sentimenti di solitudine e isolamento.

Quali sono i migliori approcci terapeutici per la timidezza?

La psicoterapia permette di esplorare i propri punti di forza, le proprie vulnerabilità, i bisogni, le attitudini, i desideri, i progetti di vita attraverso la costruzione di prospettive positive e modelli comportamentali efficaci.

Una terapia efficace riesce ad abbassare le barriere che nella persona timida impediscono l’azione e ad aumentare, nello stesso tempo, la consapevolezza e l’autodeterminazione.

Diversi approcci possono aiutare a gestire la timidezza: la terapia cognitivo-comportamentale è considerata particolarmente efficace nel modificare i pensieri negativi e i comportamenti evitanti associati alla timidezza.

Essa comprende tecniche di esposizione graduale a situazioni sociali temute e l’insegnamento di abilità sociali, che possono migliorare la fiducia in se stessi e ridurre l’ansia sociale.

Inoltre, possono essere incluse pratiche di mindfulness e rilassamento, che possono aiutare a gestire i sintomi fisici dell’ansia.

In genere si possono ottenere sensibili miglioramenti nell’arco di dieci-venti sedute, a seconda della gravità dei sintomi.

Una intervista sulla Timidezza

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Cosa si può fare da soli per gestire meglio la timidezza?

Ecco qualche suggerimento pratico per aiutarsi da soli ad essere meno bloccati dalla timidezza:

  • Sforzarsi (ed in un certo senso ‘sfidarsi’) ad affrontare gradualmente le situazioni e le persone più temute, in modo da raggiungere dei risultati chiari, soprattutto a se stessi;
  • Evitare accuratamente di rivolgere la propria attenzione unicamente al passato, specie se questo è negativo, ma imparare a vivere nel presente;
  • Non dare troppo peso agli insuccessi subiti, ma cercare di imparare da essi per preparare nuovi obiettivi;
  • Imparare a ridere di se stessi;
  • Prepararsi adeguatamente ogni volta che si deve affrontare una situazione difficile: non buttarsi allo sbaraglio, ma prepararsi bene e poi lasciarsi ‘scivolare’ con naturalezza nella situazione ansiogena;
  • Non lasciarsi travolgere passivamente dagli eventi della vita;
  • Evitare comportamenti troppo aggressivi o esibizionistici, che non fanno che confermare agli altri il proprio vissuto di inferiorità;
  • Parlare dei propri sentimenti ed emozioni con semplicità e spontaneità, senza timore di essere giudicati male dagli altri;
  • Sforzarsi di sostenere un contraddittorio con altri interlocutori quando non si è d’accordo con loro. Questo non significa che, per avere la prova di non essere più timidi, si debba sempre contraddire gli altri, in tutte le circostanze: le persone che fanno questo sono terribilmente noiose ed antipatiche;
  • Imparare ad accettare i complimenti, evitando frasi tipo: ‘è tutto merito del parrucchiere’, ‘non era poi così difficile’, ‘non è merito mio, è merito della squadra…’;
  • Abituarsi a fare dei complimenti agli altri, ovviamente se e quando li meritano;
  • Abituarsi a considerare il giudizio degli altri come uno dei tanti punti di vista, che non è mai né troppo gratificante, né troppo doloroso.

Quali sono gli obiettivi da raggiungere per sentirsi meno timidi?

Gli obiettivi da raggiungere sono i seguenti:

  • Autosufficienza nei rapporti interpersonali;
  • Capacità di esprimere senza vergogna sentimenti ed emozioni;
  • Comportamenti equilibrati, né aggressivi né passivi;
  • Comunicazione chiara e sicura, anche nei momenti di difficoltà emotiva;
  • Gestione dell’ansia.

Clinica della Timidezza
Dal 2002 parole che curano, orientano e fanno pensare.

La Clinica della Timidezza

Clinica della Timidezza è anzitutto un sito, online dal 2002. Fondatori e Curatori del sito sono il Dr. Walter La Gatta e la Dr.ssa Giuliana Proietti,

Lo slogan del Sito, sin dalla sua nascita è: “Fare della timidezza un punto di forza”. L’intento è infatti quello offrire informazioni e supporto agli utenti ed alle persone assistite in terapia, affinché possano superare gli aspetti limitanti della timidezza, creandosi una migliore immagine di sé e sviluppando un diverso modo di percepire la realtà e di gestire le emozioni, attraverso l’apprendimento di specifiche tecniche.

Le persone che scelgono di navigare fra le pagine della Clinica della Timidezza, possono comprendere meglio se stesse, potendo imparare a riconoscere non solo i propri difetti, ma anche le proprie qualità, i propri desideri e i propri bisogni, al fine di trovare un equilibrio più profondo ed un livello di maggiore benessere, nei rapporti con gli altri e, soprattutto, con se stesse.

La Clinica della Timidezza NON è un ospedale, NON è un luogo di degenza: è il sito di uno Studio Associato di psicoterapeuti esperti del settore, i quali svolgono la loro attività attraverso interventi di psicoterapia breve e consulenza sessuologica  (individuale e di gruppo) per il trattamento dell’ansia, delle fobie sociali, degli attacchi di panico e dell’ansia legata alla sessualità.

Le sedute di psicoterapia si tengono prevalentemente online, con persone residenti in ogni parte del mondo, o in presenza, nello studio di Ancona.

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Una intervista sulla violenza domestica

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Le scienze occulte

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Tariffe Psicoterapia

Le scienze occulte sono un insieme di pratiche, credenze e conoscenze esoteriche che si occupano di aspetti nascosti e misteriosi della realtà, comprendono molte discipline e tradizioni e sono spesso caratterizzate da un approccio mistico e spirituale alla comprensione dell’universo e della natura umana. Cerchiamo di saperne di più.

Cosa significa “occulto”?

Il termine “occulto” deriva dal latino “occultus”, che significa “non visibile”, “nascosto” o “segreto”.

Quali sono le principali discipline delle scienze occulte?

Sono le seguenti:

L’astrologia, cioè la pratica di interpretare la posizione e il movimento dei corpi celesti per prevedere eventi terrestri e comprendere la personalità umana. Gli astrologi credono che i pianeti e le stelle influenzino le vite degli individui e il destino dell’umanità.

L’alchimia, una proto-scienza che combina elementi di chimica, metallurgia, filosofia, astrologia e spiritualità. Gli alchimisti cercavano di trasformare i metalli vili in oro e di scoprire l’elisir di lunga vita. Tuttavia, l’alchimia aveva anche un lato spirituale, rappresentando un percorso di trasformazione interiore.

La magia, che comprende pratiche che mirano a manipolare le forze naturali attraverso rituali, incantesimi e simboli. Esistono diverse forme di magia, tra cui la magia cerimoniale, la stregoneria e la magia popolare. La magia cerimoniale, spesso associata a ordini esoterici come l’Ordine Ermetico dell’Alba Dorata, utilizza rituali complessi e simbolismi elaborati.

La cabala è una tradizione mistica ebraica che cerca di comprendere la natura di Dio e dell’universo attraverso l’interpretazione esoterica delle Scritture ebraiche. La cabala si basa su concetti come l’Albero della Vita, una mappa simbolica delle energie divine.

La divinazione, cioè l’arte di predire il futuro o ottenere informazioni nascoste attraverso metodi vari, come la lettura dei tarocchi, l’interpretazione dei sogni, la geomanzia e l’uso della sfera di cristallo.

IPNOSI CLINICA: una intervista al Dr. Walter La Gatta

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Tariffe Psicoterapia

Quale è la tradizione occidentale dell’occultismo?

La tradizione occidentale dell’occultismo riguarda un’antica “filosofia segreta”, che è alla base di tutte le pratiche occulte. Questa filosofia segreta deriva dalla magia e dall’alchimia ellenistiche da un lato e dal misticismo ebraico dall’altro.

La principale fonte ellenistica è la Corpus Hermeticum,  testi associati a Hermes Trismegistos, che si occupano di astrologia e altre scienze occulte, oltre che di rigenerazione spirituale.

L’elemento ebraico è fornito dalla Kabbala (la dottrina per la mistica interpretazione della Torah), che era conosciuta agli studiosi europei sin dal Medioevo e che poi è stata legata ai testi ermetici durante il Rinascimento.

La risultante tradizione ermetico-cabalistica, o ermetismo incorpora sia la teoria che la pratica magica: quest’ultima presentata come magia naturale, e quindi buona, in contrasto con la magia malvagia della stregoneria.

Anche l’alchimia fu assorbita dall’ermetismo, e questo legame è stato rafforzato, all’inizio del XVII secolo, con l’apparizione del rosacrocismo, una fratellanza segreta che utilizzava il simbolismo alchemico e insegnava una saggezza segreta ai suoi seguaci, creando un’alchimia spirituale, sopravvissuta all’ascesa della scienza empirica e al periodo dell’Illuminismo .

Nel corso del XVIII secolo la tradizione fu ripresa dai massoni e da intellettuali che, rifiutando la religione ortodossa, cercavano la salvezza con altri mezzi, incluso l’occultismo.

Si sviluppò così lo Spiritismo (presunta comunicazione tra i vivi e gli spiriti dei morti attraverso un “mezzo” vivente) e la Teosofia (miscela di occultismo occidentale e misticismo orientale).

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Le scienze occulte hanno ancora un posto nella cultura moderna?

Si, esse periodicamente riaffiorano sotto forme diverse. Nel XX secolo il pensiero magico, alternativo alla scienza ufficiale, si è infatti manifestato in moltissime pratiche, come l’astrologia, il satanismo, le sette esoteriche e, a fine millennio, è esploso con il fenomeno della New Age, un movimento spirituale che ha integrato molti elementi delle scienze occulte, promuovendo la meditazione, la guarigione energetica e l’astrologia.

I giornali popolari non hanno fatto altro che diffondere ed amplificare il forte richiamo del movimento, divulgando sistemi profani di psicoterapia ed auto-miglioramento, dai quali in molti si aspettano la guarigione, sia da malattie fisiche, anche gravi, sia da disagi psicologici e interrelazionali.

Attraverso la forza del pensiero, l’empatia e pratiche auto-ipnotiche, molte persone cercano il ‘vero sé’, nascosto nei meandri della psiche, ma in contatto diretto con l’universo.

Molte opere letterarie, artistiche e cinematografiche si sono ispirate a temi occulti. Ad esempio, la serie di romanzi di Harry Potter di J.K. Rowling, con le sue descrizioni di magie e creature fantastiche, ha riportato l’attenzione del pubblico sulle tematiche occulte.

Inoltre, l’interesse per le scienze occulte persiste in molti ambienti contemporanei. Gruppi e organizzazioni esoteriche, come la Società Teosofica e varie logge massoniche, continuano a esplorare e praticare queste tradizioni.

Che rapporto c’è fra religione cristiana e scienze occulte?

La religione cristiana disapprova l’occultismo, in alcune sue forme, o in toto. In questi casi  l’occulto viene considerato qualcosa di soprannaturale o paranormale che non è raggiunto da o attraverso Dio, per cui la sua presenza viene attribuita ad un’entità opposta e malevola (il diavolo).

Una intervista sulla Eiaculazione Precoce

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La psicologia ha avuto a che fare con le scienze occulte?

Si, anche la psicologia ha subito l’influenza del fascino delle scienze esoteriche, a cominciare dall’eredità lasciata tra i cultori della neonata scienza della psiche umana da Franz Anton Mesmer, che nel settecento aveva rispolverato la pratica dei metodi ipnotici.

Mesmer vedeva nell’occultismo un modo per far interagire lo spirito umano con l’universo: i suoi metodi ebbero molto successo e da essi derivarono, nell’ottocento, l’interesse per l’ipnotismo, lo spiritismo, il simbolismo, che tanta influenza ebbero sul pensiero di Freud, ma soprattutto di Jung, la cui credenza negli spiriti è un fatto noto.



Come mai lo spiritismo era così diffuso al tempo di Freud e Jung?

Freud e Jung vissero in un periodo in cui lo spiritismo si era largamente diffuso in Europa e in America (a partire dal 1850), a seguito di fenomeni apparentemente inspiegabili di cui era protagonista una bambina statunitense, Margaret Fox (che però in età adulta confessò i suoi trucchi ed ammise di non avere alcun potere particolare), una medium che, in stato di trance, sembrava potesse svolgere attività intellettuali che normalmente gli erano precluse.

Perché, nonostante i risultati della scienza, molte persone continuano a credere all’occultismo?

Si può rispondere a questa domanda citando Goodrick-Clarke, storico e docente di esoterismo occidentale, il quale ha suggerito che le varie forme di occultismo condividono tutte

“un forte desiderio di conciliare i risultati della moderna scienza naturale con una visione religiosa, che possa ristabilire l’uomo in una posizione di centralità e dignità nell’universo”.

Forse quello che ancora tutti cerchiamo, in vario modo e con vari mezzi, è stato ed è il senso della vita.

Dr. Walter La Gatta

Dr. Giuliana Proietti Tel 347 0375949
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Schizofrenia: uno sguardo complessivo sulla malattia mentale

Schizofrenia: uno sguardo complessivo sulla malattia mentale

Schizofrenia: uno sguardo complessivo sulla malattia mentale


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La schizofrenia è una malattia mentale complessa e debilitante che affligge milioni di persone in tutto il mondo, influenzando profondamente il loro benessere emotivo, cognitivo e sociale.

Caratterizzata da sintomi eterogenei che spaziano dall’allucinazioni e deliri alla disgregazione del pensiero e del comportamento, la schizofrenia presenta difficoltà significative per i pazienti, i loro familiari e gli operatori sanitari.

In questo articolo si parlerà delle cause, dei sintomi, dei fattori di rischio, delle opzioni di trattamento al fine di divulgare quanto più possibile il significato di questa malattia e combattere lo stigma che ancora suscita.

ORIGINI E STORIA

Quando è stata descritta questa malattia per la prima volta?

La schizofrenia ha una storia lunga e complessa: le prime descrizioni della malattia risalgono all’antichità. Tuttavia, è solo nel XIX secolo che la schizofrenia è stata definita come entità nosologica specifica, grazie al lavoro pionieristico dello psichiatra svizzero Eugen Bleuler ( 1911 ).

La “schizofrenia” (termine che letteralmente significa “mente divisa”) rappresentava una estensione e sostituzione di quella che era stata precedentemente chiamata ‘demenza precoce’ da Emil Kraepelin (1896).

L’intenzione di Bleuler, ispirata alla psicoanalisi, era quella di introdurre un concetto di malattia più ampio. Bleuler parlava infatti del  “gruppo delle schizofrenie”, pensando a un gruppo eterogeneo di malattie con diversa eziopatogenesi, decorso ed esito, introducendo così un concetto prognostico molto più chiaro rispetto alla malattia descritta da Kraepelin.

Bleuler fece una distinzione tra sintomi primari e secondari: i primi ritenuti più vicini alla neurobiologia sottostante e dunque fondamentali, mentre gli altri erano accessori (Bleuler, 1911 ).

Successivamente, Kurt Schneider, introdusse l’operazionalizzazione nella classificazione psichiatrica (descrizione di comportamenti in termini osservabili e misurabili), definendo dei sintomi di prima importanza e sintomi di secondaria importanza, ipotizzando che i primi fossero chiaramente indicativi della presenza di schizofrenia (Schneider, 1967 ).

A causa della loro chiara definizione e del valore diagnostico atteso, questi sintomi principali sono stati incorporati nelle versioni successive dei sistemi di classificazione dei disturbi mentali e comportamentali sviluppati dalla metà del XX secolo (Tandon et al ., 2009 ).

Sebbene nei principali sistemi di classificazione ICD (International Classification of Diseases) e DSM (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders) il nome “schizofrenia” sia stato mantenuto sin dalla sua introduzione, il concetto diagnostico ha subito diverse revisioni nei decenni successivi.

Nel corso del tempo, dunque, la comprensione della schizofrenia è progredita, ma molti aspetti della malattia rimangono ancora poco chiari.

Per questo motivo, la schizofrenia è ancora classificata tra i disturbi mentali e comportamentali e non ancora come una malattia con eziopatogenesi nota, nonostante l’enorme quantità di dati raccolti nei diversi settori di valutazione.

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Cosa significa, esattamente, schizofrenia?

La schizofrenia ha le sue radici nei termini greci “schízein” (scissione) e “phrḗn” (mente).

Il nome è simile in molte lingue, ad esempio “schizophrénie” in francese, “esquizophrenia” in spagnolo, “schizofrenia” in polacco o “şizofreni” in turco, ed è concettualizzato in modo simile in tutto il mondo (Lasalvia, 2018).

In contrasto con queste versioni con radice greca, in Giappone una traduzione letterale di “malattia della divisione mentale” (“seishin-bunretsu-byo”) è stata introdotta nel 1937. Questa è stata modificata nel 1997 e sostituita da “togo-shitcho-sho” (disturbo dell’integrazione) (Maruta e Matsumoto, 2017 ).

Nel 2011, la Corea del Sud ha seguito questo sviluppo e ha sostituito la “malattia della divisione mentale” con il “disturbo della sintonizzazione” (Lasalvia et al ., 2015 ). A Taiwan la “malattia da scissione mentale” è stata sostituita da “disregolazione del pensiero e della percezione” nel 2012. Hong-Kong ha introdotto un nuovo nome (“disfunzione del pensiero e della percezione”) insieme al vecchio termine “scissione della mente” che è ancora in uso (Maruta e Matsumoto, 2017 ).

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SINTOMI E MANIFESTAZIONI CLINICHE

La diagnosi di schizofrenia indica una malattia certa?

No. La schizofrenia, come i disturbi schizo-affettivi o deliranti, la depressione o il disturbo bipolare  non rappresenta la diagnosi di una malattia certa, perché le cause rimangono sconosciute. Queste diagnosi descrivono solo un gruppo di sintomi, per permettere di classificare i soggetti in categorie di pazienti.

Quali sono i sintomi della schizofrenia?

La schizofrenia è caratterizzata da diversi sintomi, che possono variare notevolmente da persona a persona. In particolare, si possono sperimentare sintomi “positivi” e “negativi” della schizofrenia.

I sintomi positivi si verificano quando si sperimentano cose in aggiunta alla realtà.

Ad esempio, si potrebbero vedere, sentire o credere a cose che gli altri non percepiscono.

I sintomi negativi si verificano quando si perde la capacità di fare qualcosa.

Ad esempio, perdere la motivazione a fare le cose o diventare introversi. Spesso durano più a lungo dei sintomi positivi e possono manifestarsi diversi anni prima che qualcuno sperimenti il ​​primo episodio di psicosi.

Quando può essere diagnosticata la schizofrenia?

Potrebbe essere diagnosticata la schizofrenia se si verificano alcuni dei seguenti sintomi:

  • Allucinazioni (percezioni sensoriali distorte),
  • Deliri (credenze irrazionali o false),
  • Disturbi del pensiero (come la disgregazione del linguaggio e della logica),
  • Disturbi cognitivi (come la riduzione della memoria e dell’attenzione)
  • Mancanza di motivazione
  • Movimenti lenti
  • Cambiamento nei modelli di sonno
  • Scarsa cura o igiene
  • Cambiamenti nel linguaggio del corpo e nelle emozioni
  • Perdita di interesse per le attività sociali

Una diagnosi di schizofrenia non significa che si manifesteranno tutti i tipi di sintomi. Il modo in cui colpisce la malattia dipende dal tipo di schizofrenia di cui si soffre. Ad esempio, non tutti coloro che soffrono di schizofrenia sperimentano allucinazioni o deliri.

IPNOSI CLINICA: una intervista al Dr. Walter La Gatta

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Quali sono le allucinazioni più comuni?

  • sentire voci,
  • vedere cose che gli altri non vedono,
  • sentire qualcuno che ti tocca e che non c’è,
  • sentire odori che le altre persone non sentono.

Sentire voci o altri suoni è l’allucinazione più comune nella schizofrenia. Ad esempio, le voci possono essere:

  • femmina o maschio,
  • qualcuno che si conosce o qualcuno che non si conosce,
  • suoni come ronzii,
  • parole in una lingua diversa o con un accento diverso dal proprio,
  • sussurri o grida

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Quali sono i deliri più comuni?

I deliri sono convinzioni che non si basano sulla realtà, anche se alla persona sembrano reali.

Esempi:

  • vedere le cose in un modo molto diverso da tutti gli altri,
  • non avere dubbi su qualcosa, anche se le altre persone vedono la propria convinzione come strana o sbagliata,
  • le spiegazioni delle proprie convinzioni non hanno senso per gli altri.

Quali sono i sintomi negativi più comuni?

Ricordiamo che non c’è niente di giusto o di sbagliato nei sintomi positivi o negativi. Quelli negativi sono i sintomi che indicano una perdita, a differenza di quelli positivi che riguardano una aggiunta alla propria realtà. I sintomi negativi più comuni sono:

  • Mancanza di motivazione
  • Perdita di interesse per la vita e le attività
  • Non voler lasciare la propria casa
  • Modifiche ai propri schemi di sonno
  • Problemi di concentrazione
  • Non voler avere conversazioni con le persone
  • Sentire di non avere niente da dire
  • Perdere i propri pensieri e sentimenti normali
  • Sentirsi a disagio con le persone
  • Sentirsi senza energia
  • Avere scarsa cura o igiene per la propria persona

Relazione sulla Terapia di Coppia dopo un Tradimento - Festival della Coppia 2023

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Cos’è il deterioramento cognitivo?

Il deterioramento cognitivo è un altro tipo di “sintomo negativo”. Il deterioramento cognitivo si verifica quando si hanno problemi con:

  • ricordare le cose,
  • imparare cose nuove,
  • concentrarsi,
  • prendere decisioni.

Come si manifesta il pensiero confuso dello schizofrenico?

Potrebbe cambiare argomento in continuazione o parlare con parole confuse ( “insalata di parole”). Ciò può rendere difficile la comprensione delle conversazioni da parte di altre persone.

Cos’è la psicosi e come è correlata alla schizofrenia?

“Psicosi” è un termine medico. Chi convive con  la psicosi, elabora il mondo intorno a se in modo diverso rispetto alle altre persone. Ciò può includere il modo in cui sperimenta, crede o vede le cose.

L’esperienza della psicosi è solitamente parte della schizofrenia. Anche le persone che convivono con altri disturbi di salute mentale possono sperimentare la psicosi.

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FATTORI DI RISCHIO E CAUSE

Quali sono le cause appurate della schizofrenia?

La schizofrenia è una malattia multifattoriale che coinvolge una combinazione di fattori genetici, neurobiologici, ambientali e psicosociali. Sicuramente la predisposizione genetica gioca un ruolo significativo nello sviluppo della schizofrenia, ma anche fattori ambientali come lo stress cronico, l’abuso di sostanze e le esperienze traumatiche possono aumentare il rischio di sviluppare la malattia.

TRATTAMENTO E GESTIONE

Come si diagnostica la schizofrenia?

Non esiste un unico test per la schizofrenia e la condizione viene solitamente diagnosticata dopo uno o più colloqui anamnestici.

I due manuali principali solitamente utilizzati dai professionisti sono:

  • Classificazione internazionale delle malattie (ICD-11) , prodotta dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), e
  • Manuale diagnostico e statistico (DSM-5) , prodotto dall’American Psychiatric Association (APA).

I manuali spiegano quali sintomi dovrebbero essere presenti e per quanto tempo per poter fare una diagnosi.

Come si cura la schizofrenia?

Il trattamento della schizofrenia è multidisciplinare, dal momento che coinvolge una combinazione di farmacoterapia, psicoterapia, supporto sociale e interventi psicoeducativi.

I farmaci antipsicotici sono spesso prescritti per controllare i sintomi psicotici, mentre la psicoterapia può aiutare i pazienti a gestire i sintomi negativi e migliorare le loro capacità di adattamento.

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PROSPETTIVE FUTURE E RICERCA

Ci sono novità nella ricerca sulla schizofrenia?

La ricerca sulla schizofrenia è in continua evoluzione, con l’obiettivo di identificare nuovi trattamenti più efficaci, comprendere meglio le cause sottostanti della malattia e sviluppare interventi preventivi.

Gli avanzamenti nelle neuroscienze, nella genetica e nelle tecnologie di imaging cerebrale offrono nuove opportunità per esplorare le basi biologiche della schizofrenia e sviluppare approcci terapeutici mirati.

In futuro, le scansioni cerebrali e altri strumenti potrebbero essere utilizzati per diagnosticare meglio i diversi tipi di schizofrenia. Si spera che ciò consentirà alle persone che convivono con la schizofrenia di ricevere trattamenti più personalizzati ed efficaci.

Questi approcci, tuttavia, sono ancora in fase di sviluppo.

Quali sono i falsi miti sui pazienti con schizofrenia?

  • “I pazienti con schizofrenia hanno una doppia personalità”. Questo è dovuto al termine, che significa “mente scissa”, ma che non ha alcun nesso con lo sdoppiamento di personalità.
  • “Se convivi con la schizofrenia non puoi lavorare”
    Molte persone che convivono con la schizofrenia possono lavorare, a tempo pieno o part-time. Soprattutto se la loro condizione è stabile e hanno il giusto sostegno. Coloro che convivono con la schizofrenia spesso desiderano lavorare e svolgere un ruolo attivo nella società. Il lavoro può essere un elemento chiave nella ripresa.
  • “Le persone che convivono con la schizofrenia sono pericolose”
    Coloro che convivono con la schizofrenia di solito non sono pericolosi. Le persone che convivono con la schizofrenia hanno molte più probabilità di subire danni da altre persone piuttosto che danneggiare gli altri.

    A volte, tuttavia, le persone che convivono con la schizofrenia commettono crimini violenti. I media spesso li riportano in un modo che enfatizza la diagnosi di schizofrenia e ciò può creare paura e stigmatizzazione nel grande pubblico. E’ bene tuttavia ricordare che i crimini violenti vengono commessi anche da persone che non convivono con la schizofrenia.



Perché qualcuno pensa di cambiarle nome?

Il motivo si basa sul fatto che la schizofrenia è associata allo stigma e alla discriminazione legati alla pericolosità e all’imprevedibilità degli schizofrenici agli occhi del pubblico (Sheehan et al ., 2017 ). I fautori vedono il cambio di nome come un mezzo e un’opportunità per ridurre le convinzioni stigmatizzanti, migliorando così la situazione dei pazienti, delle famiglie e degli operatori sanitari (Lasalvia et al ., 2015).

Tuttavia, gli oppositori sostengono che non è cambiando il termine che si cambiano le convinzioni negative, i pregiudizi e le discriminazioni (Lieberman e First, 2007 ; Tracy, 2017 ).

Nei Paesi in cui il nome è stato cambiato, come dimostrano alcuni studi, si è rilevato l’effetto positivo e la riduzione dello stigma, in particolare in Giappone e Corea del Sud. È stato riferito che i nuovi nomi evocano meno pregiudizi, migliorano la comunicazione tra medici e pazienti e promuovono l’integrazione sociale (Lasalvia et al ., 2015 ; Lasalvia, 2018 ).

Tuttavia si è anche scoperto che il nuovo termine non era di facile comprensione per il pubblico senza ulteriori spiegazioni. Inoltre, i media hanno continuato a utilizzare il nome consolidato del disturbo (Lasalvia et al ., 2015 ).

Cosa deve essere cambiato per evitare lo stigma sociale legato alla schizofrenia?

È necessario garantire che tutti i membri della società siano trattati con rispetto e abbiano pari diritti.  Idee sbagliate e stereotipi devono essere superati con l’istruzione, la difesa positiva e con il buon esempio, non necessariamente con un cambio di nome.(Tracy, 2017 ).

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Una intervista sulla Timidezza

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Fonti principali

https://www.cambridge.org/core/journals/epidemiology-and-psychiatric-sciences/article/debate-about-renaming-schizophrenia-a-new-name-would-not-resolve-the-stigma/03F2CEAAB35D5914B5AACC205C8E8A29/core-reader

https://www.rethink.org/advice-and-information/about-mental-illness/learn-more-about-conditions/schizophrenia/

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La risposta sessuale: le fasi e i fattori che influenzano il desiderio

La risposta sessuale: le fasi e i fattori che influenzano il desiderio

La risposta sessuale: le fasi e i fattori che influenzano il desiderio


La risposta sessuale umana è un processo che coinvolge una serie di reazioni fisiche ed emotive. Comprendere le dinamiche della risposta sessuale è fondamentale per promuovere una vita sessuale sana e soddisfacente. In questo articolo esploreremo le diverse fasi della risposta sessuale, i fattori che la influenzano e le problematiche comuni che possono interferire con il desiderio sessuale.

Cosa è la risposta sessuale?

La risposta sessuale è la risposta di un organismo ad uno stimolo sessuale. Il ciclo della risposta sessuale si riferisce alla sequenza di cambiamenti fisici ed emotivi che si verificano quando una persona si eccita sessualmente e partecipa ad attività sessualmente stimolanti, tra cui il rapporto sessuale e la masturbazione.

Da quanto tempo viene studiato il ciclo della risposta sessuale nell’essere umano?

La risposta sessuale nell’essere umano viene studiata solo dagli anni Sessanta del secolo scorso: prima di allora si era studiato il comportamento sessuale degli animali, ma non erano mai stati affrontati i temi dell’eccitazione e dell’orgasmo, almeno dal punto di vista scientifico.

Furono in particolare i sessuologi americani William Masters (ginecologo) e Virginia Johnson (psicologa) a raccogliere dati sperimentali sulla sessualità umana (oltre 10.000 episodi di attività sessuale umana) utilizzando macchine e strumenti di laboratorio e a descrivere le varie fasi della risposta sessuale nel libro “La risposta sessuale dell’uomo e della donna”, del 1966.

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Quali sono le fasi della risposta sessuale?

Secondo il modello tradizionale sviluppato da Masters e Johnson, la risposta sessuale si articola in quattro fasi principali: eccitazione, plateau, orgasmo e risoluzione. Ogni fase è caratterizzata da specifiche reazioni fisiologiche e psicologiche:

1. Eccitazione: Durante questa fase iniziale, il corpo risponde a stimoli sessuali attraverso l’aumento della frequenza cardiaca, della pressione sanguigna e della vasocongestione dei genitali. Il desiderio e l’eccitazione mentale giocano un ruolo cruciale in questa fase.

2. Plateau: In questa fase, l’eccitazione raggiunge un livello elevato e stabile. I cambiamenti fisici continuano a intensificarsi, preparando il corpo all’orgasmo.

3. Orgasmo: L’orgasmo è il culmine della risposta sessuale, caratterizzato da una serie di contrazioni muscolari involontarie e da un’intensa sensazione di piacere. È spesso accompagnato da un senso di euforia e di rilassamento.

4. Risoluzione: Durante questa fase finale, il corpo ritorna gradualmente al suo stato di riposo pre-eccitazione. Questa fase può includere una sensazione di benessere e di rilassamento profondo.

Questo schema è stato modificato nel tempo?

Si. La sessuologa Helen Singer Kaplan (1979), ha sviluppato una visione alternativa del ciclo della risposta sessuale, aggiungendovi la fase del desiderio, caratterizzata dalla presenza di fantasie sessuali e dal desiderio di intraprendere attività sessuali.

Quali sono le fasi della risposta sessuale secondo la Kaplan?

Il ciclo di risposta sessuale si compone di quattro fasi:

  • Desiderio
  • Eccitazione
  • Orgasmo
  • Risoluzione.

N.b. Questa suddivisione è oggi quella maggiormente usata in sessuologia.

Cosa succede, a livello fisico, nella fase del desiderio?

Il desiderio sessuale, come tutti gli appetiti umani, quali la fame e la sete, il bisogno di dormire ecc. è sentito in ugual misura da entrambi i sessi. L’eccitazione sessuale può derivare sia da stimoli fisici (attraverso il senso del tatto, della vista, dell’odorato), sia da stimoli psicologici, cui le donne rispondono in maniera maggiore degli uomini (ad es. pensieri, ricordi, emozioni).

Le caratteristiche generali di questa fase, che può durare da pochi minuti a diverse ore, includono quanto segue:

  • Aumento della tensione muscolare,
  • Accelerazione della frequenza cardiaca e respiratoria,
  • Arrossamento della pelle (sul petto e sulla schiena)
  • Indurimento o erezione dei capezzoli,
  • Nella donna aumento del flusso sanguigno ai genitali che causa gonfiore del clitoride e delle piccole labbra, lubrificazione vaginale,
  • Nell’uomo c’è erezione del pene, i testicoli aumentano di volume e si alzano leggermente, lo scroto si restringe.

Quali fattori influenzano il desiderio sessuale?

Il desiderio sessuale può essere influenzato da diversi fattori, che variano notevolmente tra le persone e nel corso della vita di ciascuna persona. Tra i principali fattori troviamo:

– Fattori fisici: la salute generale, i livelli ormonali, l’età e la presenza di eventuali malattie possono avere un impatto significativo sulla libido.

– Fattori psicologici: lo stress, l’ansia, la depressione e l’autostima sono solo alcuni dei fattori psicologici che possono influenzare il desiderio sessuale.

– Fattori Relazionali: la qualità della relazione con il partner, la comunicazione e la presenza di conflitti o insoddisfazioni possono giocare un ruolo cruciale nel desiderio sessuale.

– Fattori Sociali e Culturali: le norme culturali, le credenze religiose e le influenze sociali possono modellare l’atteggiamento di una persona verso il sesso e il desiderio sessuale.

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Cosa accade, a livello fisico, nella fase di eccitazione?

Le caratteristiche generali di questa fase, che si estende fino all’orgasmo, riguardano l’intensificazione dei cambiamenti presenti nella fase 1 e in particolare:

Nella donna

  • Vi è un aumento del flusso sanguigno nella vagina: i due terzi più interni della vagina si allungano e si espandono, in una specie di erezione interna.
  • I tessuti intorno alla vagina si inspessiscono, colorandosi di rosso;
  • Le pareti della vagina si inumidiscono (per facilitare l’accoglienza del pene)
  • Il clitoride diventa molto sensibile e si inturgidisce, come effetto della vasocostrizione
  •  Il corpo dell’utero si sposta all’indietro,
  • Le grandi labbra si appiattiscono e si aprono,
  • Le piccole labbra si espandonoN. b. L’eccitazione sessuale femminile, a differenza di quella maschile che è tutta concentrata nel pene, si diffonde praticamente a tutta la pelvi (vagina, vulva, piccole e grandi labbra, utero): per questo è più difficile, rispetto all’uomo, identificare nettamente quale sia il centro del piacere femminile.

Nell’uomo

  • Il primo segnale di eccitazione sessuale è l’erezione del pene: essa avviene dopo pochi secondi dall’inizio della stimolazione ed è dovuta all’afflusso di sangue nei corpi cavernosi del pene, che sono dei tessuti spugnosi.
  • Il diametro del glande si ingrossa nella zona della corona e cambia colorazione. Può comparire un liquido, proveniente dall’uretra, che ha lo scopo di facilitare la lubrificazione nel coito, ma che può anche contenere spermatozoi vitali.
  • I testicoli, divenuti molto più grandi, si alzano, segnalando l’imminenza dell’orgasmo.

N.b. In condizioni di ansia da prestazione o a seguito di particolare affaticamento l’uomo, pur essendo eccitato, può perdere l’erezione.

Nella donna e nell’uomo:

  • La respirazione, la frequenza cardiaca e la pressione sanguigna continuano ad aumentare,
  • tensione muscolare e possono iniziare spasmi muscolari nei piedi, nel viso e nelle mani,
  • Possono esservi arrossamenti al petto e al viso

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Cosa accade, a livello fisico, nella fase dell’orgasmo?

Questa fase rappresenta l’apice del ciclo della risposta sessuale. È la più breve delle fasi e generalmente dura solo pochi secondi ed è caratterizzata da contrazioni muscolari ritmiche che producono intense sensazioni corporee.

Nella donna

  • Si contraggono il terzo esterno della vagina, l’utero e lo sfintere anale. Le prime contrazioni sono intense e ravvicinate, per poi ridursi, sia in ritmicità, sia in intensità
  • Possono esservi più orgasmi in sequenza, a distanza di un tempo più o meno breve l’uno dall’altro.

N.b.

  1. Secondo alcuni, nella donna esisterebbe un’area particolarmente erogena, rappresentata dal così detto punto G (dal nome del ginecologo tedesco Grafenberg, che negli anni ’50 la descrisse per primo) grande come una monetina, nella parete vaginale anteriore. In realtà questo punto G non è stato ancora trovato.
  2. In alcune donne, nel momento dell’orgasmo, avverrebbe una vera e propria eiaculazione, con emissione dall’uretra di un liquido simile allo sperma (femmes fontaine), specialmente a seguito della stimolazione del punto G, che molti considerano per questo una sorta di prostata femminile. Anche su questo punto vi è molta incertezza e il dibattito continua a livello scientifico.
  3. I dati sperimentali raccolti da Masters e Johnson hanno dimostrato che solo il 30% delle donne raggiunge l’orgasmo durante la penetrazione, per cui è errato considerare ‘normale’ l’orgasmo vaginale e ‘immaturo’ quello clitorideo tanto che si tende ormai a pensare che anche quando si ha un orgasmo durante il coito esso sia dovuto alla stimolazione indiretta del clitoride. Freud aveva invece ipotizzato che il piacere sessuale nella donna si spostasse dal clitoride alla vagina con il raggiungimento della piena maturità sessuale. Il dibattito è ancora aperto, ma sembra ormai appurato che le stimolazioni principali giungano principalmente dal clitoride e dal terzo esterno della vagina e della vulva.

Nell’uomo

  • Poco prima dell’orgasmo si manifesta il riflesso di emissione, per cui i muscoli degli organi riproduttivi interni quali la prostata, i vasi deferenti e le vescicole seminali, si contraggono, consentendo la fuoriuscita del liquido spermatico, che arriva alla radice del pene, nella parte posteriore dell’uretra,
  • L’uomo avverte come inevitabile l’imminenza dell’orgasmo, che infatti arriva dopo una frazione di secondo, seguito da piacevoli contrazioni.
  • Dopo circa dieci minuti il pene ritorna allo stato flaccido di riposo.

Nella donna e nell’uomo

In entrambi i sessi avvengono contrazioni anche in altre parti del corpo, vi sono delle modificazioni a livello cerebrale, si provano intense sensazioni di calore e una quasi completa sospensione del pensiero.

La mente si rivolge su se stessa, per godere di questo piacere, consistente nell’aumento degli stimoli provenienti dai genitali, seguiti da un senso di completo rilassamento e di abbandono.

N.b. L’orgasmo non è una esperienza che si prova esclusivamente a livello genitale, in quanto essa soprattutto viene esperita nel cervello, dove vengono elaborate sia le informazioni che arrivano dai recettori esterni, sia le fantasie, le rappresentazioni mentali, i desideri, l’erotismo.

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Cosa avviene durante la fase di risoluzione?

Durante questa fase, il corpo ritorna lentamente al suo normale livello di funzionamento e tutte le parti del corpo tornano alle dimensioni e al colore precedenti. Questa fase è caratterizzata da un generale senso di benessere e, spesso, di affaticamento.

Alcune donne sono in grado di tornare rapidamente alla fase dell’orgasmo, a seguito di ulteriore stimolazione sessuale e possono sperimentare orgasmi multipli.

Gli uomini invece hanno bisogno di un tempo di recupero dopo l’orgasmo, chiamato periodo refrattario, durante il quale non riescono a raggiungere l’orgasmo. La durata del periodo refrattario varia tra individuo e individuo e cambia con l’età.

Tutti gli uomini e tutte le donne sperimentano queste fasi?

In genere si, sia gli uomini che le donne sperimentano queste fasi, sebbene i tempi di solito siano diversi. Per esempio, è improbabile che entrambi i partner raggiungano l’orgasmo contemporaneamente. Inoltre, l’intensità della risposta e il tempo trascorso in ciascuna fase varia da persona a persona.

Molte donne non attraversano le fasi sessuali in questo ordine: l’eccitazione può, in alcuni casi, precedere il desiderio.


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Quali sono le problematiche più comuni nella risposta sessuale?

Molte persone sperimentano problemi legati alla risposta sessuale in qualche momento della loro vita. Alcuni dei problemi più comuni sono:

– Disfunzioni Sessuali: tra queste rientrano la disfunzione erettile, l’eiaculazione precoce, il vaginismo e l’anorgasmia, che possono interferire con la capacità di raggiungere o mantenere l’eccitazione o l’orgasmo.

– Desiderio Sessuale Ipoattivo: una diminuzione persistente del desiderio sessuale può essere fonte di preoccupazione e tensione nelle relazioni.

– Dolore Durante il Sesso: condizioni come la dispareunia e l’atrofia vaginale possono causare dolore durante il rapporto sessuale, riducendo il piacere e il desiderio di impegnarsi in attività sessuali.

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