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https://www.psicolinea.it/sei-una-persona-competitiva-test/

Sei una persona competitiva? Test

Sei una persona competitiva? Scoprilo con questo test

I Test di Psicolinea

A cura di:
Dr. Giuliana Proietti - Dr. Walter La Gatta

Altri test sono disponibili su:
Clinica della Coppia  |   Clinica della Timidezza

La competizione è una forza che può spronare al miglioramento oppure generare stress e conflitto. Sei una persona competitiva, che gareggia sempre con gli altri, oppure preferisci la collaborazione? Questo test ti aiuta a capirlo.

TEST

1- Quando qualcuno ha successo, tu…
I. Sei contentə per lui/lei.
II. Ti senti sfidatə.
III. Vuoi fare di meglio per superarlə.

2- Durante i giochi di società, tu…
I. Ti impegni, ma non esageri.
II. Partecipi solo per divertimento.
III. Vuoi assolutamente vincere.

3- Se vieni criticatə, tu…
I. Rifletti sul commento.
II. Ti senti motivatə a dimostrare il contrario.
III. Lo vivi come una sfida personale.

4- Come reagisci quando un tuo collega viene promosso?
I. Ti chiedi se poteva essere il tuo turno.
II. Pensi che se lo meriti.
III. Ti attivi subito per ottenere di più.

5- Quando giochi a uno sport di squadra…
I. Punti sempre alla vittoria.
II. Ti interessa divertirti con gli altri.
III. Dai sempre il massimo, non sai fare diversamente

Saluto del CIS - Dr. Walter La Gatta

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6- Quando qualcuno fa meglio di te…
I. Ti ispira.
II. Vuoi migliorarti.
III. Ti scatta la voglia di batterlo.

7- Come ti senti nei confronti delle classifiche?
I. Le guardi ogni tanto.
II. Ci tieni a stare tra i primi
III. Non le consideri importanti

8- Quando collabori in gruppo, tu…
 I. Vuoi che la tua idea sia quella vincente.
II. Dai il tuo contributo con equilibrio.
III. Cerchi l’armonia

9- Come vivi le sconfitte?
 I. Ti metti subito in moto per rifarti.
II. Ti danno fastidio ma impari da esse.
III. Le accetti come parte del gioco.

10- Ti capita di confrontarti con gli altri sull’aspetto fisico?

I. Raramente.
II. Qualche volta.
III. Molto spesso.

11- Per te competere significa…
I Vincere.
II. Migliorarsi.
III. Crescere insieme.

12- Ti capita di confrontarti con chi ha lo stesso tuo ruolo?
I. Solo se utile a migliorarmi.
II. No, ogni percorso è personale.
III. Sì, per vedere se valgo di più.

13- Quando partecipi a un concorso…
I. Lo vivi come un’esperienza.
II. Ci tieni a fare bene.
III. Miri a essere il/la migliore.

14- Per te il successo è…
I. Essere davanti agli altri.
II. Soddisfazione personale.
III. Crescita e riconoscimento

15- In una discussione, vuoi…
 I. Comprendere.
II. Trovare soluzioni.
III. Avere ragione.

Psicolinea 20+anni di attività

Inserisci le risposte che hai dato nel test in questa tabella 

Domanda I II III
1 a b c
2 b a c
3 a b c
4 b a c
5 b c a
6 a b c
7 a c b
8 c b a
9 c b a
10 a b c
11 c b a
12 b a c
13 a b c
14 c b a
15 a b c

Dr. Walter La Gatta

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Soluzione del Test

Hai scelto più spesso la a, la b o la c ?

Conta quante volte hai selezionato ciascuna opzione e scopri il profilo corrispondente alla lettera che hai indicato più frequentemente.

Profili

Ecco le versioni estese da 200 parole circa per ciascun profilo del test sulla competitività:

a. Il Collaboratorə Zen
Vincere, per te, non è mai stato un’ossessione. Non ami misurarti con lə altrə per prevalere, ma piuttosto per collaborare, scoprire punti di forza comuni e trovare un equilibrio armonioso nei rapporti. Il tuo approccio alla vita è ispirato alla calma, alla comprensione e al rispetto reciproco. Preferisci contesti in cui si valorizzano l’ascolto e l’empatia, piuttosto che situazioni in cui primeggiare è tutto. Ti realizzi quando senti di contribuire al benessere collettivo, anche se questo significa rimanere un passo indietro. Sei la persona che mantiene la rotta nei momenti difficili, che media i conflitti e che cerca sempre una soluzione che tenga conto dei bisogni di tuttə. La tua sfida non è vincere, ma creare spazi in cui nessuno debba perdere. A volte, però, potresti sottovalutare l’importanza di farti valere, di affermare i tuoi obiettivi o difendere i tuoi confini. Ricorda: collaborare non significa annullarsi. Il tuo potenziale sta proprio nel saper unire forza interiore e gentilezza, nel portare la pace anche dove c’è tensione, e nel dimostrare che la cooperazione può essere una forma di leadership molto potente.

b. Il Competitor Gentile
Hai una spinta naturale a migliorarti e raggiungere obiettivi ambiziosi, ma sai farlo con rispetto, equilibrio e autoconsapevolezza. La tua è una competizione sana, che non umilia e non distrugge, ma costruisce. Sai che non tutti i traguardi hanno lo stesso valore e che vincere non significa necessariamente primeggiare sugli altri. Ti misuri con te stessə, e questo ti dà motivazione, lucidità e chiarezza. Sei una persona che ama le sfide, ma che non ne diventa schiava: se capisci che qualcosa non fa per te, sai mollare la presa senza sentirti fallitə. Riesci a incoraggiare anche lə altrə e a gioire dei loro successi senza sentirli come una minaccia. La tua forza sta nella capacità di unire ambizione e rispetto, grinta e sensibilità. Attenzione però a non caricare sempre tutto sulle tue spalle: anche chi ha spirito competitivo ha diritto di fermarsi, ricalibrare le priorità e chiedere supporto. Coltiva i tuoi obiettivi, ma continua a ricordarti che il confronto più importante non è con l’esterno, ma con la versione precedente di te. E anche se ogni tanto perdi una gara, stai già vincendo il campionato della maturità emotiva.

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c. L’Agonista Instancabile
Per te ogni sfida è un campo di battaglia e ogni giorno una possibilità per dimostrare quanto vali. Hai un fuoco dentro che ti spinge a superare limiti, ostacoli e concorrenti. La tua motivazione è alta, la tua determinazione incrollabile: dove altrə si fermano, tu rilanci. La competizione ti stimola, ti nutre, ti dà senso. In ambito lavorativo, sportivo o personale, non ti tiri mai indietro e dai il massimo in ogni situazione. Tuttavia, questo slancio continuo può diventare un’arma a doppio taglio. Il rischio è che tu perda di vista il piacere del percorso, focalizzandoti solo sul risultato. Oppure che l’ansia da prestazione diventi una compagna costante. Sei energicə, ambiziosə e coinvolgente, ma potresti aver bisogno di riscoprire anche il valore della pausa, del respiro, della lentezza. A volte fermarsi non significa arrendersi, ma prendersi cura di sé per poter ripartire ancora più forti. Ricorda che la competizione più gratificante è quella che ti rende più consapevole, non più affaticatə. Non devi dimostrare sempre qualcosa a qualcunə: ciò che sei, vale anche senza medaglie. E a volte, smettere di correre è proprio il modo migliore per arrivare davvero.

Una intervista sulla Eiaculazione Precoce

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SAPERNE DI PIU: La competizione umana: che cosa è?

La competizione è una spinta naturale, legata all’evoluzione e alla sopravvivenza e presente fin dall’infanzia, che ci aiuta a crescere, migliorare e definire chi siamo. Quando è sana, stimola il progresso e alimenta la motivazione, spingendo le persone a dare il meglio di se stesse; quando diventa eccessiva, però, può trasformarsi in fonte di stress, isolamento sociale e insoddisfazione. In un mondo che spesso premia solo i “primi”, è importante imparare a competere senza perdere il contatto con se stessə. Moderare il proprio stile competitivo aiuta a vivere le sfide con più equilibrio e meno ansia, soprattutto quando l’obiettivo è cooperazione e lo scambio di risorse. Il vero traguardo, va detto, non è superare gli altri, ma diventare una versione migliore di sé.

Dr. Walter La Gatta

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Dr. Walter La Gatta

Dr. Walter La Gatta

Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Delegato Regionale del Centro Italiano di Sessuologia per le Regioni Marche Abruzzo e Molise.
Libero professionista, svolge terapie individuali e di coppia
ONLINE E IN PRESENZA (Ancona, Terni, Fabriano, Civitanova Marche)

Il Dr. Walter La Gatta si occupa di:

Psicoterapie individuali e di coppia
Terapie Sessuali
Tecniche di Rilassamento e Ipnosi
Disturbi d’ansia, Timidezza e Fobie sociali.

Per appuntamenti telefonare direttamente al:
348 – 331 4908
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email: w.lagatta@psicolinea.it

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Corpo, mente e cultura nell’attrazione sessuale: un’analisi integrata

Corpo, mente e cultura nell’attrazione sessuale: un’analisi integrata

Corpo, mente e cultura nell’attrazione sessuale: un’analisi integrata

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L’attrazione sessuale è un fenomeno multidimensionale, radicato nella biologia ma profondamente modulato da fattori psicologici e culturali. Una sua comprensione approfondita consente non solo di interpretare meglio i comportamenti relazionali, ma anche di intervenire in modo più efficace nelle situazioni cliniche che coinvolgono la sessualità e l’intimità. Cerchiamo di saperne di più.

Cosa si intende per “attrazione sessuale” ?

L’attrazione sessuale è definita come l’interesse o il desiderio verso un’altra persona percepita come potenziale partner sessuale (Levine, 2003). Essa rappresenta una componente essenziale della sessualità umana, contribuendo alla scelta del partner, alla formazione delle relazioni intime e al mantenimento della coesione di coppia. L’attrazione sessuale coinvolge processi biologici, psicologici, sociali e culturali.

Come viene concepita, a livello sociale, l’attrazione sessuale?

In genere come una cosa potente, misteriosa e  anche pericolosa. Non a caso i greci ritenevano che l’attrazione sessuale fosse come un arma, un dardo, capace di bucare la carne e prendere possesso di un’anima, provocando il caos, sia fra gli umani, sia nel mondo degli Dei.

Da cosa dipende l’attrazione sessuale negli esseri umani?

L’attrazione sessuale negli esseri umani dipende da fattori culturali e/o valoriali che influenzano la percezione dell’altro.

Si riesce a scindere attrazione sessuale dal giudizio morale sulla persona?

Si, ma in questo gli uomini riescono meglio delle donne.  Questa differenza di genere è, dicono gli psicologi evoluzionisti, coerente con una prospettiva evolutiva della sessualità umana.

Relazione sull'Innamoramento - Festival della Coppia 2023

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Quando una persona viene considerata “attraente”?

Una persona è “attraente” quando è capace di accendere l’interesse sessuale o erotico di altre persone.

Da cosa dipende l’attrazione?

L’attrazione può dipendere dalle qualità fisiche o da altre caratteristiche di una persona: può riguardare l’estetica o il portamento di una persona, la sua voce, il suo odore e molti altri fattori.

Quali sono i fattori biologici che contribuiscono all’attrazione?

Numerosi studi hanno evidenziato il ruolo degli ormoni sessuali – in particolare testosterone, estrogeni e ossitocina – nella modulazione del desiderio e dell’attrazione (Fisher, 2004). L’attivazione di specifiche aree cerebrali, come il sistema di ricompensa dopaminergico, è stata associata all’esperienza dell’attrazione sessuale (Aron et al., 2005). Il senso dell’olfatto, attraverso feromoni e segnali chimici, può influenzare inconsciamente la percezione di attrattività.

Quali sono i fattori psicologici che contribuiscono all’attrazione?

Dal punto di vista psicologico, l’attrazione sessuale è influenzata da elementi cognitivi (idealizzazione, immaginazione erotica), emotivi (sentimenti di intimità, eccitazione) e relazionali (prossimità, somiglianza, familiarità) (Hatfield & Sprecher, 1986). L’apprendimento precoce, le esperienze affettive e i modelli interiorizzati di relazione (attachment style) giocano un ruolo significativo nella formazione delle preferenze e nella percezione dell’altro come desiderabile.

Quali sono i fattori sociali che contribuiscono all’attrazione?

Le norme culturali e i contesti sociali influenzano fortemente ciò che viene considerato attraente. Ideali di bellezza, ruoli di genere e rappresentazioni mediatiche plasmano le aspettative e i comportamenti sessuali (Baumeister & Vohs, 2004). L’attrazione sessuale, quindi, non è un’entità fissa, ma un fenomeno dinamico, sensibile alle variazioni storiche e socioculturali.

Quanto conta il giudizio estetico?

Il giudizio estetico svolge sicuramente un ruolo molto importante nell’attrazione sessuale.
Ciò che ci sembra bello nel partner è solo in parte influenzato dalla cultura, dalla società e dai media: la capacità di riconoscere la bellezza è infatti una capacità innata e universale che si basa su alcune fondamentali regole di sopravvivenza, modellate dalla selezione naturale.

Relazione La sessualità femminile fra sapere e potere

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Convegno Diventare Donne
18 Marzo 2023, Castelferretti Ancona
ANCONA FABRIANO TERNI CIVITANOVA MARCHE E ONLINE

Ci sono differenze fra uomini e donne sul giudizio estetico?

Si. I maschi sono particolarmente attratti da questi fattori: pelle pulita, occhi e labbra grandi, denti sani, zigomi delicati, mento piccolo. Queste caratteristiche sono indice di un livello ormonale più o meno ottimale e dunque di una possibile fertilità (Enquist M. e Ghirlanda S.,Evolutionary biology. The secrets of faces, Nature, 27, 394 1998).

Stessa cosa per il corpo, che deve essere giovane, proporzionato, con un rapporto fra la vita ed i fianchi di 0,7 (Furnham A., McClelland, Omer A., A cross-cultural of ratings of perceived fecondity and sexual attractiveness as a function of body weight and waist to-hip ratio, Psychological Health, 8, 2003).

La distribuzione di grasso corporeo che questo numero (0,7) riflette è anch’essa associata ad una buona capacità riproduttiva, perché è il segno di un equilibrio ormonale ottimale (Singh D., Female mate value at a glance.Relationship of waiste-to-hip ratio to health, fecundity and attractiveness Neuroendocrinol. Lett. 23 (suppl. 4), 2002). Tale rapporto è anche un indicatore delle condizioni di salute nel lungo periodo, perché molte patologie sono risultate associate ad una diversa distribuzione del grasso corporeo dissimile da questa.

Gli uomini estroversi sono attratti da figure di donne nude e formose, gli individui depressi e sottomessi al contrario preferiscono le donne vestite e con i seni più piccoli (Wiggins J.S.Wiggins N., Conger J.C., Correlates of Heterosexual Somatic Preference, J. Pers. Soc. Psychol. 10, 1968 e Mathews A.M., Bancroft J.H.J., Slater P., The Principal Components of Sexual Preference Br. J. Soc. Clin. Psychol. 14 1972).

Per quanto riguarda le donne, esse preferiscono uomini dal corpo alto, slanciato e muscoloso, riflettente affidabilità, garanzia di tutela e buone caratteristiche genetiche, tale da assicurare la nascita di una prole capace di sopravvivere al meglio. Il modello maschile dominante è stato per molto tempo quello dell’uomo peloso, con muscoli ben sviluppati, lineamenti squadrati, naso pronunciato, guance e zigomi alti e voce profonda (Maisey D.S., Vale E.I., Cornelissen P.I., Tovée M.J. Characteristics of male attractiveness for women, Lancet 1, 353, 1999).

Alcuni studi si sono concentrati sulla voce maschile considerata più attraente dalle donne: essa era piena, declinata, non monotonica, più sottile e intensa di quella dei maschi non considerati attraenti. (Anolli L., Ciceri R., Analysis of the vocal profiles of male seduction: from exhibition to self-disclosure, Journal of General Psychology 129 2002).

CITTA' DI RICEVIMENTO - COSTI

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I criteri selettivi naturali si stanno modificando nella società odierna?

Si. Lo sviluppo della società, l’evoluzione della condizione della donna e la sua minore dipendenza dalla tutela maschile stanno modificando alcuni di questi criteri selettivi. Il maschio maggiormente attraente oggi non è più solo muscoloso e fisicamente dominante: le donne oggi cercano dei tratti più addolciti, che rimandano ad un carattere più gentile e a una maggiore disponibilità alla cooperazione.

Come si scelgono le coppie?

Le coppie si scelgono in base alla somiglianza fisica o psicologica, la simpatia reciproca, il considerarsi persone simili sul piano dell’estetica, dell’intelligenza, dell’istruzione, del ceto sociale. Laddove qualcosa non fosse pari, la persona in deficit in genere può offrire qualcosa in più: ad esempio la bellezza, la giovinezza, la posizione economica, la cultura, lo status sociale, ecc.

Le coppie che mostrano di non tener conto di tali regole e pregiudizi, vengono considerate con diffidenza e sono spesso stigmatizzate a livello sociale.

Una persona può rendersi più attraente?

Certamente, attraverso gli ornamenti, gli abiti, i trucchi, il profumo, lo stile personale.

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Cosa è l’asessualità?

L’asessualità si riferisce a coloro che non provano attrazione sessuale per nessuno dei due sessi, sebbene possano avere un’attrazione sentimentale, o una libido non diretta..


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Perché si prova attrazione a prima vista per qualcuno?

A volte si può provare un’attrazione a prima vista per una persona, perché sembra che essa somigli al proprio ideale.  Non sempre le aspettative sono realistiche: molte donne tendono ad esempio a costruire la loro figura ideale di uomo sulla base dei romanzi rosa, mentre molti uomini si fanno aspettative di tipo sessuale sulle scene di pornografia.

Quanto tempo si impiega per valutare l’attrazione sessuale che si prova per qualcuno?

Per valutare le potenzialità di attrazione verso una determinata persona occorre solo qualche secondo, al massimo qualche minuto.

L’attrazione a prima vista è più sessuale o sentimentale?

Le persone differiscono significativamente per orientamento sessuale, intensità dell’attrazione e preferenze erotiche. Alcuni individui possono sperimentare attrazione prevalentemente sentimentale, altri sessuale, altri entrambe, in modalità variabili. Anche fattori come il ciclo vitale, lo stress e lo stato relazionale influenzano l’esperienza dell’attrazione.

Perché, sul piano clinico, è importante conoscere il tema dell’attrazione sessuale?

Perché, nella pratica clinica, questo permette di affrontare meglio tematiche come il calo del desiderio, le fantasie intrusive, la discrepanza del desiderio nella coppia e i conflitti legati all’orientamento sessuale. 

Dr. Giuliana Proietti

Intervento del 14-09-2024 su Sessualità e Terza Età
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LibriAutori:
Dr. Giuliana Proietti - Dr. Walter La Gatta

Giuliana Proietti
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Dr. Giuliana Proietti
Psicoterapeuta Sessuologa
TERAPIE INDIVIDUALI E DI COPPIA
ONLINE

La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.

  • Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
  • Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.

Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.

Per appuntamenti:
347 0375949 (anche whatsapp)

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  • 7 Mag 2025
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depressione

La depressione secondo l’OMS

La depressione secondo l’OMS

Saluto del CIS - Dr. Walter La Gatta

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Il disturbo depressivo (noto anche come depressione) è un disturbo mentale comune. Cerchiamo di saperne di più.

Come si manifesta?

Si manifesta con umore depresso o perdita di piacere o interesse per le attività per lunghi periodi di tempo.

La depressione è diversa dai normali sbalzi d’umore e dalle emozioni che si provano nella vita di tutti i giorni?

Si. Può influenzare tutti gli aspetti della vita, compresi i rapporti con la famiglia, gli amici e la comunità. Può derivare o causare problemi a scuola e al lavoro.

LGBT Friendly PsicolineaSuicidio

La depressione può colpire chiunque?

Si. Le persone che hanno subito abusi, gravi perdite o altri eventi stressanti hanno maggiori probabilità di sviluppare depressione. Le donne hanno più probabilità di soffrire di depressione rispetto agli uomini.

Quante persone soffrono di depressione?

Si stima che il 3,8% della popolazione soffra di depressione, incluso il 5% degli adulti (4% tra gli uomini e 6% tra le donne) e il 5,7% degli adulti di età superiore ai 60 anni. Circa 280 milioni di persone nel mondo soffrono di depressione (1) . La depressione è circa il 50% più comune tra le donne che tra gli uomini. In tutto il mondo, oltre il 10% delle donne incinte e delle donne che hanno appena partorito soffre di depressione (2) . Ogni anno più di 700.000 persone muoiono per suicidio. Il suicidio è la quarta causa di morte tra i 15 e i 29 anni.

Sebbene esistano trattamenti noti ed efficaci per i disturbi mentali, oltre il 75% delle persone nei paesi a basso e medio reddito non riceve alcun trattamento (3) . Gli ostacoli a un’assistenza efficace includono la mancanza di investimenti nell’assistenza sanitaria mentale, la mancanza di operatori sanitari qualificati e lo stigma sociale associato ai disturbi mentali.

Durante un episodio depressivo, cosa sperimenta la persona che ne soffre?

Sperimenta un umore depresso (tristezza, irritabilità, vuoto). Può avvertire una perdita di piacere o di interesse per le attività.

Un episodio depressivo è diverso dalle normali fluttuazioni dell’umore?

Si. Dura quasi tutto il giorno, quasi tutti i giorni, per almeno due settimane.

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Quali altri sintomi porta con se la depressione?

Si osservano:

  • scarsa concentrazione
  • sentimenti di colpa eccessivi o bassa autostima
  • disperazione per il futuro
  • pensieri di morte o suicidio
  • sonno interrotto
  • cambiamenti nell’appetito o nel peso
  • sentirsi molto stanchi o con poca energia.

La depressione può causare difficoltà in tutti gli aspetti della vita, anche nella comunità, a casa, al lavoro e a scuola.

Come può essere classificato un episodio depressivo?

Un episodio depressivo può essere classificato come lieve, moderato o grave a seconda del numero e della gravità dei sintomi, nonché dell’impatto sul funzionamento dell’individuo. 

Esistono diversi modelli di episodi depressivi, tra cui:

  • disturbo depressivo a episodio singolo, ovvero il primo e unico episodio della persona;
  • disturbo depressivo ricorrente, ovvero la persona ha una storia di almeno due episodi depressivi; 
  • disturbo bipolare, ovvero episodi depressivi si alternano a periodi di sintomi maniacali, che includono euforia o irritabilità, aumento di attività o energia e altri sintomi come maggiore loquacità, pensieri ossessivi, aumento di autostima, ridotto bisogno di dormire, distraibilità e comportamento impulsivo e sconsiderato. 

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Quali fattori contribuiscono alla depressione?

La depressione è il risultato di una complessa interazione di fattori sociali, psicologici e biologici. Le persone che hanno vissuto eventi avversi (disoccupazione, lutto, eventi traumatici) hanno maggiori probabilità di sviluppare depressione. La depressione, a sua volta, può portare a maggiore stress e disfunzione e peggiorare la situazione di vita della persona colpita e la depressione stessa.

La depressione è in relazione con la salute fisica?

La depressione è strettamente correlata e influenzata dalla salute fisica. Molti dei fattori che influenzano la depressione (come l’inattività fisica o l’abuso di alcol) sono anche noti fattori di rischio per malattie come malattie cardiovascolari, cancro, diabete e malattie respiratorie. A loro volta, le persone affette da queste patologie possono anche ritrovarsi a soffrire di depressione a causa delle difficoltà associate alla gestione della propria condizione.

I programmi di prevenzione riducono la depressione?

Si. È stato dimostrato che i programmi di prevenzione riducono la depressione. Approcci comunitari efficaci per prevenire la depressione includono programmi scolastici volti a migliorare un modello di coping positivo nei bambini e negli adolescenti. Gli interventi per i genitori di bambini con problemi comportamentali possono ridurre i sintomi depressivi dei genitori e migliorare i risultati per i loro figli. Anche i programmi di esercizio fisico per gli anziani possono essere efficaci nella prevenzione della depressione.

IPNOSI CLINICA: una intervista al Dr. Walter La Gatta

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Esistono trattamenti efficaci per la depressione?

Si, tra cui terapia psicologica e farmaci. Occorre consultare un medico/psicoterapeuta se si manifestano sintomi di depressione.

I trattamenti psicologici sono i primi trattamenti per la depressione. Possono essere associati ai farmaci antidepressivi nella depressione moderata e grave. I farmaci antidepressivi non sono necessari nella depressione lieve.

I trattamenti psicologici possono insegnare nuovi modi di pensare, affrontare le situazioni e relazionarsi con gli altri. Possono includere la terapia della parola con professionisti e terapeuti non professionisti supervisionati. La terapia della parola può essere svolta di persona o online. I trattamenti psicologici sono accessibili tramite manuali di auto-aiuto, siti web e app. 

I trattamenti psicologici efficaci per la depressione riguardano:   

  • attivazione comportamentale
  • terapia cognitivo-comportamentale
  • psicoterapia interpersonale
  • terapia di risoluzione dei problemi.

I farmaci antidepressivi includono gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI), come la fluoxetina.

Gli operatori sanitari devono tenere presenti i possibili effetti avversi associati ai farmaci antidepressivi, la capacità di erogare entrambi gli interventi (in termini di competenza e/o disponibilità del trattamento) e le preferenze individuali.

Gli antidepressivi possono essere usati per curare la depressione nei bambini?

No. Gli antidepressivi non devono essere utilizzati per curare la depressione nei bambini e non costituiscono la prima linea di trattamento negli adolescenti, nei quali devono essere usati con estrema cautela.

Dr. Walter La Gatta

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Cosa si può fare per aiutarsi da soli?

Ecco qualche consiglio:

  • provare a continuare a fare le attività di proprio gusto
  • rimanere in contatto con amici e familiari
  • fare esercizio fisico regolarmente, anche se si tratta solo di una breve passeggiata
  • attenersi il più possibile a abitudini alimentari e di sonno regolari
  • evitare o ridurre l’alcol e non usare droghe, che possono peggiorare la depressione
  • parlare con qualcuno di cui ci si fida
  • cercare aiuto da un professionista

Riferimenti

  1. Institute of Health Metrics and Evaluation. Global Health Data Exchange (GHDx).  https://vizhub.healthdata.org/gbd-results/ (Accessed 4 March 2023).
  2. Woody CA, Ferrari AJ, Siskind DJ, Whiteford HA, Harris MG. A systematic review and meta-regression of the prevalence and incidence of perinatal depression. J Affect Disord. 2017;219:86–92.
  3. Evans-Lacko S, Aguilar-Gaxiola S, Al-Hamzawi A, et al. Socio-economic variations in the mental health treatment gap for people with anxiety, mood, and substance use disorders: results from the WHO World Mental Health (WMH) surveys. Psychol Med. 2018;48(9):1560-1571. 

Fonte: OMS

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Test di screening per la depressione:

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Numerosi studi hanno evidenziato una stretta correlazione tra la presenza di patologie croniche e lo sviluppo di sintomi depressivi. Cerchiamo allora di comprendere meglio il legame tra depressione e malattie croniche, i meccanismi psicobiologici sottostanti, le implicazioni cliniche e gli approcci terapeutici integrati.

Cosa comportano le malattie croniche?

Le malattie croniche, come il diabete, le patologie cardiovascolari, le malattie respiratorie e l’artrite reumatoide, comportano un carico costante per la persona, sia dal punto di vista fisico che psicologico. La presenza prolungata di sintomi, le limitazioni funzionali e i cambiamenti nello stile di vita rappresentano fattori di vulnerabilità psicologica, aumentando significativamente il rischio di sviluppare disturbi dell’umore, in particolare la depressione. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la depressione è due volte più frequente nei soggetti affetti da patologie croniche rispetto alla popolazione generale (WHO, 2021).

Cosa indicano le ricerche epidemiologiche?

Le ricerche epidemiologiche indicano che circa il 20–30% delle persone con malattie croniche presenta sintomi depressivi clinicamente rilevanti (Moussavi et al., 2007). In particolare, l’incidenza della depressione è elevata nei pazienti con diabete di tipo 2 (Anderson et al., 2001), insufficienza cardiaca (Rutledge et al., 2006) e broncopneumopatia cronica ostruttiva (Yohannes & Alexopoulos, 2014). La comorbilità peggiora la prognosi, riduce l’aderenza terapeutica e aumenta il rischio di mortalità.

Possiamo dire che l’interazione tra depressione e malattie croniche è bidirezionale e multifattoriale?

Si. Da un lato, la diagnosi di una malattia cronica può generare stress, ansia e sentimenti di impotenza, facilitando l’insorgenza della depressione. Dall’altro lato, i meccanismi biologici della depressione, come l’attivazione cronica dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene (HPA), l’infiammazione sistemica e la disregolazione neuroendocrina, possono influire negativamente sul decorso delle patologie croniche. Ad esempio, livelli elevati di citochine proinfiammatorie come l’IL-6 e il TNF-α sono stati associati sia alla depressione che a peggiori esiti nei pazienti cronici (Dantzer et al., 2008).

A cosa è associata la depressione in un paziente con patologia cronica ?

Possiamo osservare:

  • peggiore qualità della vita;
  • aumento del consumo di risorse sanitarie;
  • ridotta aderenza alle cure;
  • maggiore rischio di ospedalizzazione e mortalità.

Esistono approcci terapeutici integrati?

Si. Gli interventi più efficaci sono quelli multidisciplinari. La terapia cognitivo-comportamentale ha dimostrato efficacia nel trattamento della depressione nei pazienti cronici, migliorando anche l’autogestione della malattia di base (Katon et al., 2010). L’integrazione tra supporto psicologico e trattamento farmacologico è spesso raccomandata. Inoltre, programmi di “collaborative care” che coinvolgono medici di base, psichiatri e psicologi clinici si sono rivelati efficaci nel migliorare gli esiti clinici e psicologici.

La terapia cognitiva potrebbe essere dannosa per la depressione?

Assolutamente no: la terapia cognitiva di Aaron Beck è stata sviluppata proprio come trattamento di elezione per la depressione. Quando i suoi esperimenti non riuscivano a convalidare le concettualizzazioni psicoanalitiche della depressione, Beck cercava metodi alternativi per studiare la malattia psichica.

Così facendo, partì dall’osservazione che le persone depresse hanno una visione negativa del sé, degli altri, del mondo e del futuro. Piuttosto che un sentimento di rabbia che si rivolge verso l’interno, la depressione vista da Beck è caratterizzata da sentimenti di perdita esterna, che potrebbero derivare anche da una disposizione interna, capace di rendere più sensibile un individuo alle situazioni che sta vivendo.

Cosa si intende per perdita?

Per perdita si intende ad esempio la perdita della salute, della indipendenza, del lavoro, dei soldi, della famiglia, del partner, di una persona cara, della sicurezza di sé, ecc.

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Cosa comporta la perdita?

La perdita comporta:

  • Visione negativa del Sé
    Sentire la perdita come un fatto personale, criticarsi in modo inappropriato, ritenersi inadeguati, non amati, senza valore, falliti.

  •  Visione negativa del mondo
    Si pensa alla perdita come a un fatto pervasivo (capace di diffondersi anche in altri campi). Gli altri vengono visti come persone che non si interessano, o sono incapaci di prestare aiuto. Il mondo appare ingiusto, freddo, distaccato, pieno di cattiveria.

  •  Visione negativa del futuro
    Il sentimento di perdita appare permanente. Il futuro sembra privo di piacere e di gratificazioni, dal momento che le circostanze del presente sembrano incapaci di modificarsi e pertanto si ha la sensazione che non ci si sentirà mai meglio. Il futuro viene visto senza speranza, come un destino che non può essere modificato.

A cosa può essere paragonata la depressione?

La depressione può essere paragonata ad un istinto di ibernazione, dal momento che porta le persone a non sperare in un possibile miglioramento della loro vita, per cui ogni tentativo è uno spreco di tempo e di fatica. La motivazione a fare, l’interesse, il livello di energia diminuiscono e le persone tendono a rallentare, a fermarsi, a ritirarsi nel proprio mondo interiore.

Una presa in carico integrata e centrata sulla persona, che includa il riconoscimento e il trattamento precoce della sofferenza psicologica, è essenziale per migliorare non solo la salute mentale, ma anche gli esiti complessivi della malattia cronica.

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Le persone depresse hanno, di fatto, un’aspettativa di vita minore?

Si, ma non perché la depressione porti alla morte (a parte i casi di suicidio), ma perché porta a non avere più cura di sé, a non curarsi, a non preoccuparsi più della prevenzione. Questo atteggiamento può portare all’insorgere di nuove malattie. Altre volte la depressione è invece causata da una malattia cronica in corso.

Gli individui depressi che affrontano la malattia cronica possono essere preoccupati per le loro vulnerabilità, tanto da perdere di vista altri aspetti positivi della loro vita.

Cosa si può fare per aiutarsi e aiutare a combattere la depressione?

La chiave è concentrarsi sulle capacità residue della persona, piuttosto che sui punti di debolezza.

E’ importante impostare degli obiettivi per riaccendere la speranza, avere una visione per il futuro (nuovi interessi, nuove frequentazioni, nuovi divertimenti, nuovi lavori, nuove occupazioni, ecc.), sondando i terreni degli interessi personali che possono essere messi in atto.

La persona depressa va spinta verso nuove attività?

La depressione produce pensieri negativi che interferiscono con la motivazione ad impegnarsi in questi obiettivi, per cui è importante che la persona depressa venga incoraggiata, anche se non eccessivamente spinta (per non ottenere effetti contrari), verso nuove attività. E’ inoltre importante fare in modo che il depresso non trascuri la sua salute e non si isoli.

Quali strumenti possono aiutare i sanitari a diagnosticare la depressione?

E’ essenziale che essi adottino strategie di screening precoce e integrato, utilizzando strumenti validati come il PHQ-9 o l’HADS nelle visite di controllo per le malattie croniche.

Dr. Giuliana Proietti

Intervento del 14-09-2024 su Sessualità e Terza Età
Dr. Giuliana Proietti

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Fonte principale:
DEPRESSION AND CHRONIC ILLNESS, Istituto Beck

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Giuliana Proietti
Dr. Giuliana Proietti

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La Dottoressa Giuliana Proietti, Psicoterapeuta Sessuologa di Ancona, ha una vasta esperienza pluriennale nel trattamento di singoli e coppie. Lavora prevalentemente online.
In presenza riceve a Ancona Fabriano Civitanova Marche e Terni.

  • Delegata del Centro Italiano di Sessuologia per la Regione Umbria
  • Membro del Comitato Scientifico della Federazione Italiana di Sessuologia.

Oltre al lavoro clinico, ha dedicato la sua carriera professionale alla divulgazione del sapere psicologico e sessuologico nei diversi siti che cura online, nei libri pubblicati, e nelle iniziative pubbliche che organizza e a cui partecipa.

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  • 5 Mag 2025
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Dopo l'adozione, la depressione

Dopo l’adozione, la depressione

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Adottare un bambino è spesso visto come un atto di amore e altruismo, capace di trasformare la vita di una famiglia. Tuttavia, per alcune coppie, l’adozione può portare a sentimenti di depressione. Questo fenomeno può sembrare una contraddizione, ma è una realtà per molti genitori adottivi. Cerchiamo di comprendere le cause della depressione post-adozione e le modalità con cui affrontarla.

Si tratta di una sindrome riconosciuta?

Non ancora. Il termine Post-Adoption Depression Syndrome (PADS) fu coniato da June Bond nel 1995 per descrivere lo stato di ansia, stress e depressione che molti genitori sperimentano dopo l’adozione. Non si tratta, tuttavia, di un termine clinico riconosciuto.

Quanto è diffuso questo tipo di depressione?

Non si tratta di un fenomeno raro, visto che si stima che questo accade al 65% dei genitori adottivi.

IPNOSI CLINICA: una intervista al Dr. Walter La Gatta

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Quali sono le cause della depressione Post-Adozione?

1. Molte coppie hanno aspettative elevate riguardo all’adozione, immaginando un’esperienza perfetta. I genitori adottivi sono pieni di aspettative e credono, dopo i tanti sacrifici cui si sono sottoposti per ottenere un figlio in adozione, che il bambino magicamente riporterà l’armonia e la soluzione di tutti i problemi, le ansie e le infelicità. Quando la realtà non corrisponde a queste aspettative, possono sentirsi delusi e sopraffatti.

2. L’adozione introduce nuove responsabilità e sfide. Adattarsi alla vita con un nuovo membro della famiglia, soprattutto se il bambino ha bisogni speciali o un passato traumatico, può essere estremamente stressante. Si tratta di cambiare repentinamente stile di vita, affrontando situazioni genitoriali cui non si è preparati, specialmente se si adotta un bambino abbastanza grande.

3. I genitori adottivi possono sentirsi isolati, specialmente se non hanno una rete di supporto solida. La mancanza di comprensione e supporto da parte di amici e familiari può aggravare i sentimenti di solitudine e depressione.

4. Sviluppare un legame emotivo con un bambino adottato può richiedere tempo e pazienza. Se i genitori faticano a creare questo legame, possono sentirsi frustrati e inadeguati.

5. Le esperienze di vita e le vulnerabilità emotive dei genitori possono influenzare la loro capacità di affrontare le sfide dell’adozione. Genitori con una storia di depressione o ansia sono più a rischio di sviluppare sintomi simili dopo l’adozione.

6. A volte i bambini adottati sono traumatizzati dalle esperienze di vita fino a quel momento vissute e non è facile stabilire con loro un legame affettivo, specialmente se i piccoli mostrano di non sentirsi particolarmente legati ai nuovi genitori. La reazione dei genitori emotivi a questa difficoltà nello stabilire un legame di attaccamento può essere di semplice malinconia o tristezza, ma nei casi più gravi questa esperienza può innescare una sindrome depressiva abbastanza seria, per il fatto di non sentirsi completamente soddisfatti della scelta fatta, per la paura di aver sbagliato, oppure per aver concentrato tutte le proprie energie su questo progetto genitoriale che poi non sembra portare la felicità sperata.

7. Difficoltà a parlarne con gli altri. I genitori adottivi non sempre hanno la forza di parlare dei loro problemi con gli altri: si vergognano, temono di non essere compresi, si tengono tutto dentro: per questo rischiano la depressione. Ottenere la comprensione degli altri, del resto,  è difficile: come spiegare che, dopo aver tanto lottato per avere questo figlio, ora non se ne è più così contenti e si provano, nei suoi confronti, dei sentimenti ambivalenti, con grande senso di colpa, sia verso se stessi, sia verso il/la partner, sia verso il bambino stesso?

8. Dubbi.  Se l’adozione segue un’infertilità o un aborto ad esempio, i genitori possono continuare a chiedersi se hanno fatto bene a fare questa scelta, o se avessero fatto meglio a riprovare, ad attendere, a pazientare, pur di avere un figlio ‘biologico’…

Una intervista sulla Timidezza

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Quali sono i segnali di malessere di cui tenere conto?

Sono i seguenti:

  • Perdita di interesse e di entusiasmo per tutto ciò che era stato al centro della propria vita;
  • Difficoltà a concentrarsi e a prendere decisioni;
  • Perdita di energia;
  • Difficoltà di addormentamento o insonnia;
  • Disturbi alimentari;
  • Sensi di colpa;
  • Sentimenti di impotenza;
  • Irritabilità.

Dr. Walter La Gatta

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Come affrontare la Depressione Post-Adozione?

1. Parlarne con un terapeuta può fornire un aiuto prezioso. La terapia può offrire strategie per gestire lo stress, migliorare la comunicazione familiare e sviluppare un attaccamento sano.

2. Partecipare a gruppi di supporto per genitori adottivi può ridurre il senso di isolamento. Condividere esperienze e consigli con altre famiglie che stanno affrontando situazioni simili può essere estremamente rassicurante.

3. Informarsi per tempo sui potenziali problemi dell’adozione può preparare meglio i genitori. Libri, workshop e risorse online possono offrire conoscenze utili e realistiche.

4. È fondamentale che i genitori adottivi si prendano del tempo per se stessi. Attività come esercizio fisico, meditazione e hobby possono aiutare a ridurre lo stress e migliorare il benessere mentale.

5. Creare una routine stabile e prevedibile può aiutare il bambino a sentirsi sicuro e ridurre lo stress per tutta la famiglia. Stabilire confini chiari può anche facilitare la gestione delle nuove responsabilità.

6. Parlare apertamente con il/la partner dei sentimenti e delle preoccupazioni può rafforzare il rapporto e fornire un supporto reciproco. È importante affrontare i problemi insieme piuttosto che ignorarli o affrontarli da soli.

7. E’ importante prendersi del tempo per il bambino adottato: non viene tutto in automatico, c’è bisogno di tempo per giocare col bambino o portarlo al parco, oltre che creargli un ambiente sociale caldo e confortevole.

8. Avere comprensione per se stessi: si tratta di sentimenti ed insicurezze molto umane, che possono essere risolte attraverso l’aiuto ed il sostegno psicologico, che non conviene farsi mancare, non solo per se stessi, ma anche per la serenità della nuova vita familiare.

Dr. Walter La Gatta

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Delegato Regionale del Centro Italiano di Sessuologia per le Regioni Marche Abruzzo e Molise.
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Il Dr. Walter La Gatta si occupa di:

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  • 7 Giu 2024
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